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Polonia (polacco Polska Rzeczpospolita, Repubblica di Polonia), stato dell'Europa centrale, delimitato a nord dal mar Baltico e dalla Russia, a est dalla Lituania, dalla Bielorussia e dall'Ucraina, a sud dalla Repubblica Ceca e dalla Slovacchia e a ovest dalla Germania. Ha una superficie di 312,677 km e la capitale è Varsavia
Il nome Polska (Polonia), utilizzato per la prima volta all'inizio dell'XI secolo, deriva da quello dell'antica popolazione slava dei polani (abitatori dei campi o delle pianure), che si stabilì nei bassopiani compresi tra i fiumi Oder e Vistola nel primo Medioevo.
Territorio
Il territorio della Polonia è in prevalenza pianeggiante: l'altitudine media è di soli 175 m circa sul livello del mare, ma ci sono picchi di 2499 m, come il monte Rysy nella catena degli Alti Tatra nel sud, e depressioni che raggiungono gli 1,8 m sotto il livello del mare nel delta della Vistola, a nord.
La sezione settentrionale del paese è una vasta regione pianeggiante o dolcemente collinare, caratterizzata da formazioni moreniche, fitti boschi e numerosi laghi e paludi. La costa, il cui sviluppo è di circa 694 km, è bassa e uniforme, a eccezione del golfo di Pomerania a ovest e del golfo di Danzica a est, e comprende il porto naturale di Stettino, alla foce dell'Oder.
La sezione centrale presenta invece vastissime e fertili pianure coltivate di origine glaciale, che a sud si elevano nelle regioni pedemontane corrispondenti ai bassi versanti dei rilievi che caratterizzano la sezione meridionale del paese. Qui si innalzano a sud-est i rilievi dei Carpazi occidentali, con i Beschidi e i Tatra, e il massiccio Boemo a sud-ovest, dove i Sudeti raggiungono la massima elevazione nei 1602 m del monte dei Giganti.
Idrografia
Quasi tutto il territorio polacco è drenato dai fiumi Oder e Vistola che scorrono verso nord per sfociare nel mar Baltico. Innumerevoli sono i laghi, residui delle antiche glaciazioni e distribuiti soprattutto nella regione settentrionale del paese. I fiumi Vistola, Warta, Bóbr, Bug e Nysa, che segna il confine con la Germania, formano un'importante rete idrografica navigabile per lunghissimi tratti.
Clima
Il clima della Polonia possiede caratteristiche sia dei climi moderati dell'Europa occidentale, sia dei climi continentali più rigidi dell'Europa orientale. Le condizioni meteorologiche subiscono marcate variazioni, specialmente nella stagione invernale, dovute all'influenza mitigatrice dei venti che soffiano da nord. In gennaio le temperature medie variano dai -1 °C delle aree occidentali ai -5 °C delle regioni montuose. In estate, le medie diminuiscono in direzione nordoccidentale, dai 20 °C circa del sud-est ai 17 °C circa nelle regioni costiere del Baltico. Durante l'anno, le temperature più elevate possono superare i 40 °C e le più basse possono scendere fino ai -42 °C.
La media annua delle precipitazioni, che si verificano soprattutto nei mesi estivi, è di soli 610 mm, con una variazione che va dai circa 2000 mm dei rilievi ai 450 mm delle pianure.
Flora e fauna
Le foreste coprono circa il 28% della superficie del paese e sono composte in prevalenza da conifere; in alcune aree del nord-est crescono specie antiche e rare, come la betulla nana e il salice lappone, unici in Europa. Molta parte dell'estensione forestale del paese ha subito opere di disboscamento per lasciare posto a terreni agricoli o è stata gravemente danneggiata dall'inquinamento.
Per quanto riguarda la fauna, le specie più diffuse sono il camoscio, la lince, il gatto selvatico e l'alce. Il bisonte europeo è protetto nel parco nazionale di Bialowieza, situato al confine con la Bielorussia. Lupi e orsi bruni sopravvivono nelle regioni montuose più elevate, alci e cervi sono numerosi nelle zone lacustri. Il gallo cedrone, il fagiano di monte e la cicogna nera abitano le zone paludose e le foreste. I laghi e i fiumi interni ospitano numerose specie ittiche.
Popolazione
Negli anni tra le due guerre, il 30% circa della popolazione polacca era composto da minoranze etniche. A causa dello sterminio degli ebrei a opera del regime nazista tedesco e alla forte emigrazione verificatasi nel periodo bellico, la composizione etnica del paese è divenuta più omogenea. Oggi i polacchi costituiscono infatti il 98% della popolazione; minoranze etniche sono rappresentate soprattutto da tedeschi, ucraini e bielorussi, oltre che da esigue minoranze di slovacchi, cechi, lituani ed ebrei.
In base alla stima del 1995, la Polonia ha una popolazione di 38.736.000 abitanti, con una densità di 124 persone per km . Gli insediamenti più popolati si trovano negli altipiani meridionali dove si trovano i principali distretti industriali, mentre scarsamente abitate sono le regioni della Pomerania e della Masuria, poco adatte alle coltivazioni.
Oltre alla capitale, Varsavia (1.642.700 abitanti nel 1993), città importanti sono Cracovia (745.100 abitanti); Pozna (582.800 abitanti); Danzica (463.100 abitanti); Stettino (417.700 abitanti); Bydgoszcz (384.800 abitanti); Katowice (359.400 abitanti) e Lublino
Lingua e religione
Il polacco è la lingua ufficiale, parlata dalla maggioranza della popolazione; sono inoltre diffusi nel paese dialetti di derivazione polacca, ucraina e tedesca. Il cattolicesimo è la religione praticata dal 95% della popolazione. Nel paese, che ha dato i natali al papa Giovanni Paolo II, sono professate numerose altre confessioni religiose; le minoranze più cospicue sono rappresentate da ortodossi ed ebrei.
Istruzione
Durante i periodi di dominazione straniera, l'istruzione nel paese rimase limitata a un'élite privilegiata. Dopo la prima guerra mondiale, quando fu ristabilita l'indipendenza della Polonia, fu introdotto un sistema di istruzione centralizzato e nel secondo dopoguerra il governo comunista impose un sistema scolastico modellato su quello sovietico. Oggi quasi tutta la popolazione di età superiore ai 15 anni è alfabetizzata.
L'istruzione è gratuita e obbligatoria dai 7 ai 14 anni. Il paese vanta una lunga tradizione di istruzione superiore; l'Università di Cracovia (fondata nel 1364) fu la seconda dell'Europa centrale. Altri importanti atenei si trovano a Varsavia (1818), Pozna (1919), Lublino (1916), ód Toru (1945) e Katowice (1968).
Cultura
La Polonia ha una prestigiosa tradizione in campo musicale che annovera nomi quali Chopin e Karol Szymanowski. Dopo la seconda guerra mondiale si affermò una scuola di composizione fortemente indirizzata verso la musica d'avanguardia; conosciuti internazionalmente sono la clavicembalista Wanda Landowska e il pianista Ignacy Jan Paderewski. Per quanto riguarda l'ambito letterario, vedi Letteratura polacca
In campo cinematografico, registi quali Andrzej Wajda Roman Polanski e Krzysztof Kieowski hanno ottenuto un considerevole riconoscimento internazionale.
Molti sono i musei di grande interesse presenti nel paese: tra questi, il Museo nazionale (1862), il Museo della tecnica (1875) e il Museo archeologico statale (1923), tutti a Varsavia; il Museo nazionale e la Collezione d'arte Wawel (1879) a Cracovia; il Museo archeologico ed etnografico (1956) di ód e il Museo dell'Alta Slesia (1927) di Katowice. Varsavia è inoltre sede di una Biblioteca nazionale (1928) e di una Biblioteca pubblica (1907).
Economia
Dopo la seconda guerra mondiale la Polonia adottò un'economia socialista di tipo sovietico, nazionalizzando quasi tutti i principali mezzi di produzione, le risorse, i trasporti, le finanze e il commercio. La proprietà privata rimase confinata al settore agricolo, all'artigianato e ad alcuni servizi. La produzione industriale divenne l'attività economica dominante, seguita dall'agricoltura e dall'edilizia. A partire dalla fine degli anni Settanta la Polonia incontrò gravi difficoltà economiche causate da una serie di scarsi raccolti, agitazioni in seno alla classe lavoratrice, tecniche arretrate, crescente inflazione ed elevato debito estero.
Nel dicembre del 1989 il governo varò un programma di riforme atto a promuovere nel paese lo sviluppo di un'economia di libero mercato. La conseguente privatizzazione di molte aziende statali, la rimozione del controllo sui prezzi e la drastica riduzione dei finanziamenti alle imprese di stato portarono a un aumento della disoccupazione e a un forzato abbassamento del tenore di vita. Dopo la crisi iniziale, l'economia polacca registrò una graduale ripresa: alla fine del 1993 circa il 40% della forza lavoro era impiegato nel settore privato e il prodotto nazionale lordo era di 87,4 miliardi di dollari USA, corrispondenti a 2270 dollari pro capite.
Agricoltura
Nonostante la Polonia sia una delle nazioni leader in Europa per la produzione agricola, il settore rimane insufficiente a soddisfare il fabbisogno interno alimentare. Le condizioni climatiche limitano la gamma dei prodotti coltivabili e le siccità periodiche causano fluttuazioni nell'entità dei raccolti. Nelle zone maggiormente coltivate del paese, corrispondenti alle vaste pianure centrali, si producono principalmente cereali (segale, frumento, orzo, avena), barbabietole da zucchero, patate e tabacco, oltre a frutta quali mele, fragole e ribes.
L'allevamento rappresenta una risorsa economica importante: volatili da cortile, bovini, suini e ovini alimentano una fiorente industria della carne e lattiero-casearia. Nel paese si allevano inoltre cavalli impiegati essenzialmente come animali da traino.
Silvicoltura e pesca
Nei primi anni Novanta il quantitativo di legname ricavato dal patrimonio forestale era di circa 20,6 milioni di metri cubi, impiegati nell'industria delle costruzioni e cartaria, oltre che come materiale combustibile.
La pesca è praticata soprattutto nel mare di Ohotsk, dal quale proviene il 75% della quantità di pescato annuo; principali prodotti sono aringhe, calamari e merluzzi. I principali porti pescherecci sono winoujcie e Stettino.
Industria
L'industria mineraria impiega circa il 2% della forza lavoro polacca. L'estrazione del carbone è il settore più importante e la Polonia è uno dei primi produttori mondiali di antracite e zolfo. Il paese produce inoltre grandi quantità di lignite, rame, piombo, zinco e magnesio. Agli inizi degli anni Novanta l'estrazione annua di petrolio era di 1,3 milioni di barili, quella di gas naturale di 4 miliardi di metri cubi.
Prima della seconda guerra mondiale, la base dell'industria manifatturiera polacca era costituita dai settori tessile, siderurgico, chimico, alimentare e dei componenti meccanici. Nel dopoguerra lo sviluppo industriale interessò inoltre i settori petrolchimico, delle macchine utensili, dei componenti elettronici, l'industria navale e quella dei fertilizzanti. Gli investimenti industriali rimangono concentrati nei vecchi centri dell'Alta Slesia, a Varsavia, ód e Cracovia.
Flussi monetari e commercio
L'unità monetaria polacca è il nuovo zloty, emesso dalla Banca nazionale polacca fondata nel 1945. In un importante passo verso l'apertura dell'economia polacca al libero mercato, nel maggio 1995 il nuovo zloty venne introdotto nel mercato valutario internazionale. Numerose banche straniere hanno già iniziato a operare nel paese.
Nel 1993 le importazioni annue totalizzarono circa 15,6 miliardi di dollari; i principali prodotti importati sono componenti e apparecchi meccanici, petrolio greggio e raffinato, energia elettrica, prodotti chimici, beni di consumo e prodotti agricoli. Il mercato delle esportazioni è basato su componenti meccanici, metalli di base, prodotti chimici, tessili e abbigliamento. Durante il periodo comunista la Polonia intrattenne scambi commerciali soprattutto con altri paesi comunisti e specialmente con l'URSS, la Germania Orientale e la Cecoslovacchia. Gli attuali partner commerciali comprendono la Germania, la Russia, l'Olanda, l'Italia e la Gran Bretagna. Nel 1993 la Polonia registrò un debito estero di 47 miliardi di dollari; il paese è riuscito a ottenere il condono o la rinegoziazione del debito da parte di molti suoi creditori.
Trasporti
In Polonia è presente una fitta rete di strade per uno sviluppo di circa 370.000 km, di cui il 61% circa è asfaltato, mentre il sistema ferroviario si estende per circa 23.500 km. Il paese possiede circa 4000 km di idrovie navigabili che necessitano di un consistente sforzo di modernizzazione prima che questo sistema possa essere pienamente sfruttato a livello commerciale. I maggiori porti interni sono quelli di Gliwice, di Wrocaw e di Varsavia. I grandi porti marini di Stettino e Danzica smaltiscono la quasi totalità del commercio via mare.
La compagnia aerea di bandiera, la Polskie Linie Lotnicze (LOT), provvede ai voli nazionali e internazionali; l'aeroporto principale del paese ha sede a Varsavia.
Ordinamento dello stato
La Polonia è governata in base a una Costituzione adottata nel 1952 e successivamente modificata. Con le riforme varate nel 1989 fu abolito il monopolio di potere del Partito comunista e furono introdotte regole e principi democratici.
Il potere legislativo è affidato a un corpo bicamerale che consiste in una Camera bassa, o Sejm, di 460 membri eletti con mandato quadriennale, e di una Camera alta, o Senat, di 100 membri, anch'essi eletti per quattro anni. Nelle elezioni generali del giugno 1989, il 65% dei seggi della Camera bassa fu riservato al Partito comunista e ai suoi alleati, lasciando il 35% all'opposizione, guidata dal sindacato di Solidarno; non vi furono invece limiti imposti di questo tipo in occasione delle elezioni parlamentari dell'ottobre 1991. Le elezioni del 1993 introdussero soglie minime di consenso per i partiti che aspiravano a essere rappresentati in Parlamento.
La giustizia è amministrata dalla Corte suprema, dai tribunali dei voivodati (tribunali provinciali), dai tribunali distrettuali e dai tribunali speciali. La Corte suprema è la più alta e sovrintende al lavoro di tutti i tribunali inferiori. Il tribunale di stato e la Corte costituzionale sono garanti della costituzione contro le eventuali violazioni da parte dei poteri esecutivo e legislativo.
La Polonia è suddivisa in 49 voivodati (province), che prendono il nome dalla città che ne ospita le sedi operative. Le province sono divise in città e comuni. I membri dei consigli comunali vengono eletti liberamente.
Partiti politici
I maggiori partiti, rappresentati nella legislatura uscita dalle elezioni del 1993, comprendono l'Alleanza della sinistra democratica, che alle elezioni del 1993 ha ottenuto il maggior numero dei voti, il Partito dei contadini, l'Unione democratica, l'Unione del lavoro, la Confederazione per una Polonia indipendente e il Blocco apartitico per il sostegno alle riforme (il partito di Lech Walesa).
Organizzazioni internazionali
La Polonia è membro delle Nazioni Unite e delle sue agenzie specializzate, così come dell'Organizzazione mondiale per il commercio. In seguito alle elezioni libere del 1991, la Polonia entrò a far parte del Consiglio d'Europa. Le fu accordato lo status di socio della Comunità Europea (attuale Unione Europea) nel 1992, con la promessa di diventarne membro a tutti gli effetti entro l'anno 2002. All'inizio del 1994 la Polonia annunciò il suo ingresso a pieno titolo nell'Organizzazione del Patto del Nord Atlantico (NATO), ratificato nel 1997.
Storia
Attorno all'840 d.C., alcune tribù slave si unirono sotto il governo di un re chiamato Piasti; in seguito Mieszko, durante il suo regno (962-992), convertì le sue tribù, avvicinandole alla cristianità per meglio fronteggiare l'ostilità delle popolazioni germaniche.
La dinastia Piasti
Suo figlio Boleslao I, lottando contro l'imperatore Enrico II, allargò considerevolmente i confini della Polonia, elevata a regno nel 1025, oltre i monti Carpazi e i fiumi Oder e Dnestr
Boleslao III conquistò la Pomerania sconfiggendo i prussiani e difese con successo la Slesia contro le pretese dell'imperatore Enrico V, ma alla sua morte la Polonia si suddivise in numerosi piccoli principati indipendenti. Seguirono (1240-41) le invasioni dei mongoli e il dominio dei cavalieri dell'ordine teutonico cui pose fine il re Ladislao I Piasti il Breve. La riunificazione del regno favorì l'aprirsi di una nuova fase di prosperità, culminata nel regno di Casimiro III (1333-1370), ultimo della dinastia Piasti.
La dinastia degli Jagelloni
Nel 1386 Jogaila, granduca di Lituania, sposò Edvige, regina di Polonia, pronipote di Casimiro III, e ascese al trono polacco con il nome di Ladislao II, convertendosi al cristianesimo. Nel 1410 le sue armate sconfissero i cavalieri dell'ordine teutonico a Tannenberg, assicurando al paese indipendenza e prosperità. Nel 1466 Casimiro IV pose fine al lungo conflitto con i cavalieri teutonici e si assicurò il controllo della Pomerania e di altri territori.
Alla morte di Sigismondo II Augusto (1572), ultimo degli Jagelloni, la nobiltà polacca impose un regime di re eletti ove il potere elettivo era conferito al Sejm, corpo bicamerale suddiviso tra la bassa e l'alta nobiltà.
Declino della Polonia
Per due secoli la Polonia subì un progressivo declino. Guerre disastrose con la Svezia e la Russia e contro i cosacchi, il Brandeburgo e i turchi ottomani portarono alla perdita di importanti territori e alla devastazione di gran parte del paese. Nel 1683 Giovanni III Sobieski sgominò un esercito turco alle porte di Vienna; la sua vittoria, tuttavia, non riuscì ad arrestare il declino della Polonia. Dal XVIII secolo i russi riuscirono gradualmente a ridurre il paese all'impotenza. Con l'aiuto di una fazione del Sejm e dell'intervento armato della Russia, Federico Augusto II, elettore di Sassonia, salì al trono polacco nel 1733 con il nome di Augusto III. Questi eventi portarono al conflitto conosciuto storicamente come la guerra di successione polacca. Nel 1764 le truppe russe invasero la Polonia e imposero l'incoronazione al trono di Stanislao II Augusto, amante di Caterina II, imperatrice di Russia.
Spartizioni della Polonia
La pressione dei paesi vicini portò nel 1772 alla prima spartizione della Polonia. In base agli accordi del trattato, la Russia, l'Austria e la Prussia acquisivano circa un quarto dell'intera superficie del paese, che venne denominato ufficialmente Confederazione Polacca. La ratifica del trattato da parte del Sejm fu ottenuta in gran parte con la corruzione.
Nonostante ciò, nel decennio che seguì alla spartizione, le strutture educative nazionali furono secolarizzate e modernizzate. In questo periodo si sviluppò anche un movimento per le riforme costituzionali: dal 1788 il Sejm lavorò a una nuova costituzione la cui bozza, che proclamava la Polonia una monarchia ereditaria e tendeva a rafforzare e liberalizzare le istituzioni, fu adottata il 3 maggio 1791.
Seconda e terza spartizione
La seconda spartizione avvenne in seguito alla strenua resistenza della costituzione del 1791 guidata dal principe Poniatowski e durata più di tre mesi; tra la fine del 1792 e l'inizio del 1793 le armate russe occuparono la Polonia orientale e i prussiani occuparono la parte occidentale del paese. Queste occupazioni furono sancite formalmente in una seconda spartizione, ratificata nel settembre del 1793.
Nel 1794 le armate polacche, guidate da Tadeusz Kociuszko che aveva combattuto nella guerra d'indipendenza americana, vinsero diverse battaglie contro i russi che subirono un'umiliante sconfitta a Varsavia. Tuttavia, una serie di circostanze, tra cui l'intervento austriaco e prussiano, tolse ogni speranza alla causa polacca. Nell'ottobre 1794 i russi vinsero una battaglia decisiva a Maciejowice e, al comando del maresciallo Aleksandr Suvorov, riconquistarono Varsavia: ciò che rimaneva delle armate rivoluzionarie capitolò nel giro di poche settimane. Le tre potenze vittoriose tra il 1795 e il 1797 realizzarono la terza spartizione della Polonia, che scompariva dalla carta dell'Europa.
Un lungo dominio straniero
Il popolo polacco rimase sotto il giogo della dominazione straniera per quasi 125 anni. Napoleone, che aveva promesso di ricostituire la nazione, ottenne un aiuto importante da parte dei polacchi che combatterono a migliaia nelle sue armate. Nel 1807, in base alla pace di Tilsit, egli creò il Ducato di Varsavia che consisteva nel territorio occupato dalla Prussia nel 1793 e nel 1795. Due anni più tardi Napoleone obbligò l'Austria a cedere al ducato la Galizia Occidentale.
Nel 1815 il Congresso di Vienna creò il Regno di Polonia che aveva come re l'imperatore russo; diede a Cracovia lo stato di città libera e spartì i rimanenti territori polacchi tra Russia, Austria e Prussia. Alessandro I di Russia concesse al nuovo regno una costituzione liberale, ma i nazionalisti polacchi diedero vita a un movimento per l'indipendenza che il 29 novembre 1830 culminò nella rivolta armata. I polacchi espulsero le autorità imperiali e nel gennaio del 1831 proclamarono l'indipendenza. I russi, tuttavia, entrarono a Varsavia l'8 settembre di quell'anno. La costituzione e il Sejm furono aboliti; i polacchi furono privati delle libertà civili, il paese fu depredato dei tesori artistici e furono prese misure rigorose per la russificazione di istituzioni pubbliche e governo.
Altri tentativi di insurrezioni nazionaliste si ebbero negli anni 1846, 1848, 1861 e, soprattutto, nel 1863. L'impero russo, allora, introdusse lo studio obbligatorio del russo nelle scuole, pose restrizioni all'uso del polacco e iniziò a ostacolare le attività della Chiesa cattolica. I polacchi della zona annessa alla Prussia furono sottoposti a una politica di germanizzazione altrettanto rigorosa.
Dopo la caduta dell'impero russo nel marzo del 1917, si creò a Parigi un governo polacco provvisorio. Il crollo degli imperi centrali nell'autunno del 1918 consentì la nascita della Repubblica di Polonia, con Jozef Pilsudski a capo dello stato.
Gli anni fra le due guerre mondiali
Il trattato di Versailles (1919) concesse alla Polonia un territorio corrispondente all'incirca a quello precedente alla prima spartizione del 1772, più una stretta striscia di territorio (il cosiddetto 'corridoio polacco') che si stendeva lungo il fiume Vistola fino al mar Baltico. Il trattato conferiva inoltre alla Polonia importanti diritti economici sulla città libera di Danzica. Negli anni seguenti la Polonia ebbe dei contrasti con gli stati vicini riguardanti la definizione dei confini, soprattutto con la Germania e con l'Unione Sovietica; un conflitto armato con quest'ultima si risolse con la pace di Riga nel 1921.
I primi anni Venti furono caratterizzati da una grave crisi finanziaria e dalla forte instabilità politica. A seguito del colpo di stato di Jozef Pilsudski nel 1926, Ignazio Moscicki fu insediato come presidente; Pilsudski acquisì gradualmente un controllo dittatoriale sul governo e nel 1935 fu adottata una nuova costituzione che istituzionalizzava formalmente il suo regime autoritario. Pilsudski morì meno di un mese dopo l'inaugurazione del nuovo sistema e fu sostituito dal generale Edward Smigly-Rydz.
Negli anni Trenta il trionfo del nazionalsocialismo in Germania e la politica espansionista di Adolf Hitler minacciarono la sovranità polacca. Dopo il patto di Monaco e l'annessione dei Sudeti, la Polonia, nonostante un patto di non aggressione firmato con la Germania nel 1934, divenne il bersaglio tedesco. Il rifiuto polacco di acconsentire alla cessione di Danzica alla Germania fu seguito, il 31 marzo, dall'impegno di aiuto anglo-francese in caso di aggressione tedesca. Il 28 aprile 1939 Hitler denunciò il patto polacco-tedesco del 1934 e il 1° settembre la Germania attaccò la Polonia, provocando lo scoppio della seconda guerra mondiale
La seconda guerra mondiale
Le armate tedesche dilagarono in Polonia, mentre truppe sovietiche invasero da est il paese, che fu diviso fra gli invasori. Membri del governo e dell'esercito riuscirono a fuggire dal paese: circa 100.000 persone raggiunsero la Francia dove fu nominato un governo in esilio che, alla caduta della Francia nel 1940, stabilì la sua sede a Londra.
Le armate tedesche perseguirono una politica di sterminio sistematico della popolazione, in particolare degli ebrei, molti dei quali perirono nei campi di sterminio di Auschwitz, Treblinka, Majdenek, Sobibor e altre località sparse in tutto il paese. Alla fine delle ostilità le vittime civili furono stimate in più di cinque milioni: la maggior parte fu uccisa dai tedeschi. Nell'aprile del 1943 gli ebrei del ghetto di Varsavia insorsero, pur senza speranza.
La fine della guerra
La liberazione della Polonia dalla dominazione tedesca iniziò poco dopo l'invasione alleata della Francia nel giugno 1944. Prima di settembre l'esercito sovietico iniziò le operazioni sul suolo polacco. In agosto le forze della resistenza polacca presero il controllo di Varsavia (vedi Rivolta di Varsavia); i tedeschi, rioccupata la città in ottobre, ne furono cacciati dall'esercito sovietico nelle prime settimane del 1945. Un Comitato polacco di liberazione nazionale, organismo dominato dai comunisti, si costituì in governo provvisorio della Polonia nel dicembre 1944. Nel 1945 venne formato un governo di unità nazionale, al quale parteciparono membri del governo in esilio.
Nel corso della conferenza di Potsdam vennero stabiliti i nuovi confini della Polonia, che perse molti territori a favore dell'Unione Sovietica, occupando invece a occidente aree della Slesia, del Brandeburgo, della Pomerania e della Prussia orientale.
La componente comunista nel governo continuò a rafforzarsi nel corso del 1946 e del 1947. Nelle elezioni parlamentari del 1947, in un clima di forte tensione, la coalizione socialcomunista ottenne più dell'85% dei voti.
La svolta stalinista
A partire dal settembre 1948 nel Partito comunista polacco prese avvio l'epurazione degli esponenti del cosiddetto 'deviazionismo nazionalista'; Wadysaw Gomuka, segretario del partito e vice primo ministro dal 1943, fu tra gli epurati. In dicembre socialisti e comunisti si fusero per formare il Partito operaio unificato polacco (POUP). Dal 1949 la Polonia aderì al COMECON e divenne uno dei più fedeli satelliti dell'Unione Sovietica.
Conflitto fra Chiesa e Stato
Dopo che il Vaticano proclamò la scomunica per tutti i comunisti nel 1949, il governo polacco confiscò molte proprietà della Chiesa e ordinò la chiusura delle scuole cattoliche. Il governo si assunse la supervisione della nomina dei sacerdoti, richiedendo a ciascuno di essi un giuramento di fedeltà. Il cardinale Stefan Wyszynski, arcivescovo di Varsavia e primate della Polonia, si oppose a questa misura e fu sospeso dall'ufficio e costretto a ritirarsi in un monastero, riacquistando la libertà solo nel 1956.
Il ritorno di Gomuka
Nel 1952 il paese adottò una nuova costituzione e venne proclamata la Repubblica popolare di Polonia.
Dopo la morte di Stalin nel 1953, i polacchi avanzarono richieste di riforme istituzionali e di maggiore autonomia dai sovietici. Nel giugno 1956 una protesta di lavoratori nella città di Pozna fu duramente repressa dalle forze di polizia, il cui intervento causò 53 morti e diverse centinaia di feriti. In ottobre Gomuka, che era stato riammesso nel partito, fu nominato primo segretario, mentre alti funzionari staliniani furono allontanati. In occasione delle elezioni del 1957 furono introdotte moderate riforme politiche.
Lo scontento popolare scoppiò nuovamente nella primavera del 1968, quando alle richieste volte a ottenere maggiore libertà di espressione il governo rispose con la repressione. Le dimostrazioni studentesche, iniziate a Varsavia, si estesero subito alle università di Pozna, Lublino e Cracovia. Gli studenti richiedevano riforme liberali simili a quelle introdotte in Cecoslovacchia in quegli anni. Nel 1968, durante le conferenze di Varsavia in giugno e di Bratislava in agosto, la Polonia si unì alle altre potenze del Patto di Varsavia nella condanna del programma di riforme cecoslovacco, e il 20 agosto partecipò all'occupazione della Cecoslovacchia, inviando un contingente di circa 45.000 uomini.
Il regime di Gierek
Nel 1970 la crisi economica assunse proporzioni molto gravi. L'aumento di alcuni generi di prima necessità provocò rivolte operaie a Danzica, Stettino, Gdynia, che furono represse con la forza, ma condussero anche alle dimissioni di Gomuka. Nello stesso anno Edward Gierek divenne segretario del partito.
Le relazioni con l'Occidente migliorarono con le visite in Polonia dei presidenti americani Richard Nixon nel 1972, Gerald Ford nel 1975 e Jimmy Carter nel 1977. Nel 1978 il cardinale di Cracovia, Karol Wojtyla, fu eletto papa con il nome di Giovanni Paolo II
Nel 1980 gli aumenti di prezzo dei generi alimentari provocarono una nuova ondata di protesta. Il paese rimase paralizzato quando i lavoratori di Danzica e di altre località portuali del Baltico occuparono i porti per tre settimane e iniziarono a esporre le loro richieste politiche. Alla fine di agosto, le autorità comuniste furono obbligate a fare concessioni senza precedenti. Tra queste, il diritto di sciopero, aumenti salariali, il rilascio dei prigionieri politici e la drastica riduzione della censura. Il riconoscimento del diritto di organizzare sindacati indipendenti portò alla fondazione di Solidarno. A Gierek succedette Stanislaw Kania.
Il trionfo di Solidarno
Il confronto politico tra il sindacato Solidarno e il Partito comunista ebbe luogo in un periodo di grave crisi economica e di conflitto sociale, e sotto la minaccia di intervento militare da parte dell'URSS. Nel febbraio 1981, il generale Wojciech Jaruzelski fu nominato primo ministro, e in ottobre divenne capo del partito. In un clima sempre più conflittuale, Solidarno fu sospesa e il suo leader, Lech Walesa, e migliaia di suoi aderenti furono arrestati. Ogni opposizione politica fu bandita e soppressa. Le autorità mantennero molti dei poteri eccezionali di emergenza anche dopo la revoca della legge marziale nel 1983. Solidarno sopravvisse come movimento d'opposizione clandestino, con un seguito popolare sufficiente a obbligare il regime a continue e graduali concessioni. Ricevette inoltre il sostegno della Chiesa, che era stata rafforzata dalle visite papali del 1983 e 1987.
Il processo di riforma avviato in URSS da Michail Gorbaciov consentì in Polonia una ripresa del dialogo tra il governo e le opposizioni: infatti Jaruzelski e il Comitato civico di Walesa negoziarono i termini di un accordo nei primi mesi del 1989. Furono concesse libertà politiche e civili e Solidarno fu nuovamente legalizzata. Nelle elezioni del 1989, il POUP fu duramente sconfitto. Jaruzelski fu eletto alla presidenza del paese mentre veniva formato un governo di coalizione guidato da Tadeusz Mazowiecki, esponente di Solidarno.
Ritorno della democrazia
Le elezioni presidenziali del 1990 furono vinte da Walesa. La Polonia postcomunista si trovò però a imboccare la strada di un processo politico confuso, instabile e conflittuale, e la legge elettorale proporzionale adottata per le elezioni del 1991 produsse un Sejm composto da 29 partiti politici diversi.
Il sistema elettorale adottato nelle elezioni del 1993 semplificò il panorama politico. I partiti eredi del comunismo, tra cui l'Alleanza della sinistra democratica (ASD) e il Partito dei contadini (PSL), beneficiarono dell'insoddisfazione popolare nei confronti dei precedenti governi e conquistarono una forte maggioranza. Waldemar Pawlak, il leader del PSL, divenne primo ministro, ma il suo governo fu bersaglio di continui attacchi da parte del presidente Walesa che nel 1995 minacciò di sciogliere il Parlamento se il governo Pawlak non fosse stato sostituito. Pawlak si dimise dall'incarico di primo ministro, cedendo il posto nel febbraio del 1995 a Józef Olesky. In aprile Walesa annunciò ufficialmente la sua candidatura alle elezioni presidenziali di autunno, nelle quali venne sconfitto dal candidato dell'ASD, Aleksander Kwaniewski.
Nel 1997 la Polonia si diede una nuova costituzione. Nello stesso anno le elezioni furono vinte dai cristiano-democratici dell'Azione elettorale di solidarietà, che vennero incaricati di formare il nuovo governo.
Relazioni internazionali
Dopo il ritorno alla democrazia la Polonia ha stabilito nuove relazioni con l'Unione Europea e con le repubbliche della ex Unione Sovietica, con il Vaticano e con Israele. La Polonia è diventata nel 1994 stato associato dell'Unione Europea, di cui diventerà membro a pieno titolo entro il 2002.
Nel 1997, con la Repubblica Ceca e l'Ungheria, la Polonia è stata ammessa nel gruppo di allargamento della NATO, come atto preliminare all'ammissione nell'organizzazione. Il ritiro delle guarnigioni russe dal territorio polacco è stato completato nel 1993.
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