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Il miracolo cinese




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I L M I R A C O L O C I N E S E










Chi va per primo segna il cammino,

coloro che seguono lo percorrono

Proverbio cinese





L'ambizione dell'uomo è come il serpente che, visto un elefante, se lo vorrebbe ingoiare: qualunque meta raggiunga non riesce mai a essere soddisfatta

Antico proverbio cinese


Anche un nano, salendo di gradino in gradino una scala alta abbastanza, può giungere più in alto di un gigante

Antico proverbio cinese




PREFAZIONE



Ho deciso di fare la mia tesina sulla Cina perché è un paese che colpisce per la sua unicità sotto molti aspetti, come uno sviluppo sfrenato e senza precedenti, che prosegue da più di vent'anni, sfidando le leggi della natura e tradizioni secolari del paese, conquistando sempre più velocemente il suo "posto al sole" nel mondo economico e politico mondiale. E' curioso come in un'unica terra riescano a convivere il capitalismo e il consumismo occidentale e le tradizioni secolari dei cinesi. E' sorprendente la loro capacità di assorbire i modelli occidentali, conservando però la propria identità. Il totalitarismo ideologico ha reso questo paese, in origine così spirituale, uno stato rigidamente ateo. E' un paese di forti contrasti: la crescita economica è la più alta al mondo mentre tutto ciò pare che non abbia ben che minima influenza su alcuni redditi, visto che la maggior parte della popolazione non ha accesso a beni essenziali. Il paese ora ha l'accesso alle più alte tecnologia, ma nello stesso tempo esistono ancora le limitazioni alla libertà di informazione, parola e movimento, viene utilizzata la censura persino su Internet, mentre GOOGLE è stato pagato per cancellare le parole libertà e democrazia. Inoltre Internet è stato definito dal governo cinese come uno strumento "poco sano che non va a pari passi con la cultura socialista"

E' un paese con una vastissima presenza di manodopera, ma non sono presenti i sindacati "liberi" ed i sindacalisti sono considerati nemici della patria, sono perseguitati ed arrestati. E' singolare come lo stesso paese rappresenti un'opportunità per il mondo occidentale, ma nello stesso tempo sia considerato una minaccia per l'equilibrio economico, ma anche politico e militare. Inoltre l'economia cinese ha adottato un'unica e vincente, almeno per ora, forma di mercato unendo al socialismo il capitalismo collegando così due politiche apparentemente non collegabili e aprendo le porte al libero mercato.




INTRODUZIONE


Negli ultimi vent'anni l'intero mondo sta assistendo ai progressi sempre più vistosi effettuati dalla Cina. Infatti, il fenomeno cinese colpisce prima di tutto per il suo ritmo di crescita che è ampiamente superiore al tasso medio mondiale, tanto che la Cina è diventata la quarta economia più grande al mondo dopo Stati Uniti, Giappone e Germania, secondo i dati ufficiali della Banca Mondiale, superando così la Gran Bretagna. Nel primo semestre la crescita economica ha raggiunto un record di 11,5%, superando così la Germania e facendo un ulteriore passo per diventare la terza potenza economica mondiale dietro USA e Giappone.

L'aspetto più sorprendente di questa crescita sta nel fatto che la Cina è riuscita a mantenere elevato il ritmo di crescita per un arco di tempo molto lungo. Quello che viene chiamato ora il miracolo cinese non è altro che frutto di grandi ambizioni, ricchezze delle risorse. Però il prezzo pagato è altissimo: crisi dei diritti umani, emergenze sociali, sfruttamento illimitato delle risorse non rinnovabili, l'inquinamento della terra, dell'acqua e dell'aria. La Cina secondo il rapporto International Emergy Agency del 24/04/2007 è il primo paese al mondo per emissioni di anidride carbonica superando anche gli Stati Uniti.

Tutto ciò mette un punto di domanda sulla sostenibilità nel lungo periodo, in quanto l'ambiente non reggerà molto questa pressione industriale, inoltre il continuo sfruttamento delle risorse naturali porterà alla loro rapida scomparsa con tutte le conseguenze derivanti da essa. Oltre a ciò, come sostengono alcuni studiosi, la Cina mette in ginocchio l'economia di alcuni paesi asiatici e non solo, in quanto mantenendo ingiustamente bassi gli stipendi dei lavoratori, rendeno ingiustamente basso il costo del lavoro e di conseguenza il prezzo dei prodotti cinesi. Molti paesi rischiano il fallimento perché i loro prodotti non riescono ad essere concorrenziali. Un altro grave problema è la contraffazione ed i prodotti di scarsa qualità, che possono essere addirittura dannosi per la salute dei consumatori.

Dopo l'entrata nel WTO nel 10 novembre 2001 la Cina si è avvicinata come mai all'economia mondiale, ma purtroppo sotto molti punti è rimasto un paese che non riesce ad adeguarsi agli altri nel settore della tutela dell' ambiente, tutela del lavoro, e nell'ambito del lavoro minorile.

I.        ECONOMIA

Commercio  Internazionale

Per capire meglio l'origine, le ragioni e il successo della crescita del commercio internazionale della Cina con il resto del mondo, bisogna spiegare in cosa consiste il commercio internazionale.

Il commercio internazionale può essere definito come il complesso dei beni e servizi scambiati tra diversi paesi

Mentre il commercio interno è caratterizzato da un'elevata mobilità dei fattori produttivi tra le diverse aree geografiche e settori produttivi di un determinato paese, il commercio internazionale si differenzia con una prevalente immobilità dei fattori produttivi.

Ciò accade perché da una parte i lavoratori a causa di ragioni politiche, linguistiche, abitudini sono disposti a spostarsi solo in presenza di rilevanti differenze salariali; dall'altra parte a causa delle differenti norme legislative, orientamenti bancari e regimi fiscali c'è ancora un po' di difficoltà per quanto riguarda il capitale.


TEORIE SUL COMMERCIO INTERNAZIONALE.

  • Teoria dei costi comparati dell'economista D.Riccardo - Riccardo ha evidenziato come specializzandosi nella produzione del bene in cui ciascun paese vanta un vantaggio assoluto sull'altro entrambi otterranno la stessa quantità di beni utilizzando meno ore di lavoro, oppure una quantità maggiore di beni impiegando lo stesso numero di ore lavorative. Occorre verificare però, che le spese di trasporto e di intermediazione inerenti agli scambi internazionali non siano tali da annullare il vantaggio degli scambi con l'estero. Il costo comparato può essere definito come il rapporto tra i costi di produzione che ogni paese deve sostenere per ottenere uno di due diversi beni (all'interno del paese stesso);
  • Teoria degli economisti svedesi Eli Heckscher e Bertin Ohlin - ogni paese esporta le merci la cui produzione richiede un impiego più intenso del fattore di cui esso abbonda, mentre attraverso le importazioni provvede a procurarsi le merci la cui produzione richiede fattori di cui scarseggia.
  • Paradosso del Leontief - analizzando il commercio estero statunitense verso la fine degli anni quaranta Leontief osservò che gli Stati Uniti nonostante la maggiore disponibilità di capitale, tendevano ad esportare beni che richiedevano l'impiego del fattore lavoro e ad importare i beni che richiedevano l'impiego del fattore capitale. Secondo Leontief, Heckscher e Bertino non avevano considerato che molti paesi possono decidere di produrre beni indipendentemente dai fattori produttivi posseduti, e che i lavoratori possono essere più o meno qualificati (perché conoscono tecniche di lavorazione più avanzate, o perché hanno più esperienza).

I vantaggi del commercio internazionale. Gli scambi tra paesi consentono di ottenere merci che non possono essere prodotte all'interno di ciascun paese per cause oggettive (clima, mancanza delle materie prime.), di ottenere merci la cui produzione diretta richiederebbe all'interno del paese, un costo più alto di quello occorrente a produrre le merci cedute in cambio, la specializzazione produttiva e del lavoro, una maggiore produzione a livello mondiale, un miglioramento del tenore di vita delle popolazioni.

Gli svantaggi del commercio internazionale. E' la nascita del protezionismo che può essere definito come un insieme di politiche commerciali adottate da un paese allo scopo di limitare o impedire l'importazione da taluni prodotti dall'estero. L'adozione della politica di protezionismo può essere collegata alla protezione delle industrie nascenti, per motivi di sicurezza nazionale, per evitare per quanto possibile di dipendere eccessivamente da forniture estere, per aumento della forza lavoro.

Per attuare una politica protezionistica un paese può ricorrere a diversi strumenti, tra i quali i più importanti sono: i dazi doganali, tariffe doganali, contingentamenti (restrizioni quantitative stabilite da un paese all'importazione di un determinato bene), barriere non tariffarie cioè restrizioni non fiscali del commercio estero il cui scopo principale è limitare le quantità importate di merci.


Apertura dell'economia cinese verso il mercato globale


L'economia cinese è stata basata su un sistema feudale per più di 200 anni, vi erano pochi proprietari terrieri e contadini che lavoravano la terra e sopra tutti vi era l'imperatore. Più avanti, analogamente a quanto avveniva in Russia sotto il regime comunista, il commercio interno del paese obbediva alle leggi statali, cioè quelli di un mercato pianificato, dove la produzione si basava sulle necessità dello Stato. Per quanto riguarda il commercio estero solo nel 1979 la Cina abolì alcune restrizioni aprendo la strada all'investimento estero e ad un aumento degli scambi commerciali, uscendo progressivamente dal sistema pianificato.

Gli anni 1840 - 42 erano segnati dagli scontri armati tra truppe cinesi e forze di sbarco britanniche, che appoggiavano militarmente l'importazione dell'oppio in Cina contro la volontà del governo cinese (Guerra dell'oppio Questa guerra ha portato nel paese un'economia occidentale, che a sua volta portò allo sviluppo dei porti e alla costruzione di ferrovie per poter scambiare velocemente le merci. Tutto ciò ha messo le fondamenta per gli scambi commerciali internazionali. Ma il passo storico fu comunque l'entrata della Cina nel WTO nel 2001. Questa apertura verso i mercati mondiali ha portato a passi giganteschi la Cina verso il primato economico mondiale, tanto che gli investimenti stranieri hanno fatto registrare una crescita del 29,06% nel corso del 2002, mentre le esportazioni cinesi sono aumentate sempre nel 2002 del 17,2%. Grazie ai negoziati tra la Cina e Unione Europea del 2000, la Cina ha preso l'impegno di smantellare il monopolio di Stato su importazioni di petrolio, fertilizzanti e prodotti petroliferi, di tagliare le tariffe doganali su circa 150 prodotti merceologici, di aprirsi maggiormente nel settore turistico e bancario. Tutto ciò ha snellito le procedure di registrazione e ingresso delle imprese europee sul mercato interno e ha favorito l'apertura del mercato cinese alla grande distribuzione.

Le economie dei paesi avanzati hanno trovato in Cina un mercato in rapida crescita, che divenne un mercato di sbocco per i loro prodotti finali, opportunità di investimento molto vantaggiose e, soprattutto, vasta presenza di manodopera a basso costo.

Nel febbraio 2007 il volume commerciale tra la Cina e Russia ha battuto un record con 33,4 miliardi di dollari nel 2006, in aumento del 15% rispetto al 2005, secondo il ministero cinese del Commercio. Per quanto riguarda l'Italia, nel 2007 sono stati registrati aumenti delle importazioni e importazioni italiani in Cina; dal lato delle importazioni prevalgono nettamente i prodotti delle industrie manifatturiere, articoli di abbigliamento, articoli da viaggio, borse, calzature.

Un discorso a parte si può dedicare all'argomento delocalizzazione delle imprese italiane in Cina: esempio THUN, TIMBERLAND, imprese che visti gli evidenti vantaggi economici, hanno spostato la produzione in Cina, avvantaggiandosi del basso costo di manodopera e dell'inesistenza delle sanzioni dal punto di vista ambientale, scatenando così non poche polemiche da coloro che hanno a cuore i diritti dei lavoratori cinesi ed i problemi ambientali.


Il costo del lavoro

Il successo e lo sviluppo dell'impresa dipendono dalle sue strategie e dall'efficienza espressa soprattutto in termini di costi ridotti. Nello scenario di competizione globale che caratterizza e coinvolge l'economia a livello mondiale, diventa uno dei principali fattori di vantaggio competitivo il tenere sotto controllo il livello del costo del fattore lavoro. Il costo del lavoro in Italia è fondamentalmente di tipo anelastico in quanto il suo livello discende dall'applicazione di norme e di istituti sui quali il potere discrezionale è minimo. Per questo motivo il costo del lavoro può essere tenuto sotto controllo solamente limitando il numero complessivo degli addetti e puntando sull'ottimizzazione della loro prestazione per portare ai livelli più alti la produttività unitaria e quindi il valore complessivo della produzione ottenuta da ciascun addetto.

Il costo del lavoro è formato dall'insieme degli oneri diretti e indiretti che l'azienda sostiene a fronte dell'utilizzo dalla risorsa umana.

Al livello di singola azienda il costo del lavoro può essere espresso sotto forma di :

  • Costo del lavoro totale annuo;
  • Costo del lavoro annuo per addetto;
  • Costo del lavoro per ora lavorata;

Costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP) - indicatore più importante al fine della determinazione dell'incidenza del costo del lavoro sul valore del prodotto finito.

Lavoro totale annuo - somma di retribuzione lorda, integrazione salariale, mensilità aggiunte, oneri sociali a carico dell'azienda, TFR, costi di gestione servizio mensa, costi di gestione relativi ai servizi offerti ai dipendenti, costi di reperimento, selezione, formazione e aggiornamento del personale, fringe benefits (autovettura dell'azienda concessa in uso privato, polizze sanitarie..). I costi del lavoro incidono maggiormente sul totale dei costi aziendali che a loro volta determinano il costo di un bene e/o servizio. Ciò spiega il successo delle esportazioni cinesi e la delocalizzazione delle imprese italiane in Cina dove il costo di produzione è nettamente inferiore.

Alla base del successo delle esportazioni cinesi vi sono innanzitutto l'enorme potenziale demografico di questo paese, il bassissimo costo del lavoro e l'altissimo livello di lavoro sommerso. Un gran numero di lavoratori invisibili sono assunti in nero, milioni di lavoratori vivono in condizioni di assoluta miseria e sono disponibili a ogni lavoro, per quanto pericoloso, usurante e mal pagato sia. Quindi spostando le proprie imprese in Cina si riduce drasticamente il costo del lavoro alzando i guadagni con la possibilità di mettere sul mercato mondiale prodotti e/o servizi con prezzi più che concorrenziali.


Conquista dei diritti dei lavoratori

Si sa che il costo del lavoro incide maggiormente sul totale dei costi dell'impresa in quanto è un fattore strategico, è quindi un fattore determinante nella gestione di qualunque impresa. Dopo l'entrata in vigore dello Statuto dei lavoratori LEGGE 20 maggio 1970, n. 300 (Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell'attività sindacale nel luoghi di lavoro e norme sul collocamento), il fattore lavoro è diventato un fattore critico - sempre più costoso, sempre più difficile da gestire con la consapevolezza dei diritti e delle aspirazioni dei lavoratori.

e impresa.

L'esigenza di una regolazione precisa ed equitativa dei meccanismi del mondo del lavoro crebbe di importanza già nell'ottocento, man mano che le persone in generale ed i lavoratori in particolare acquisivano consapevolezza del proprio ruolo sociale, partendo dalla rivoluzione agricola e quella industriale che hanno cambiato profondamente la società. La rivoluzione in agricoltura consisteva nel passaggio dalla gestione contadina di piccole aziende familiari all'azienda agraria di grandi dimensioni gestita in forma capitalistica e condotta da braccianti salariati, segnando la rottura dei rapporti sociali, dove i contadini erano costretti a diventare salariati pagati per lo più a giornate. L'abolizione dei pascoli comuni e la dissoluzione del sistema di villaggio ha provocato l'emigrazione verso i centri urbani. Con la rivoluzione industriale si sono create delle nuove classi sociali: borghesia industriale e proletariato di fabbrica. Si è creato un modo di produzione che si definisce capitalistico, cioè collaborazione tra imprenditore e operaio salariato, dove l'imprenditore ricava dal lavoro operaio un valore maggiore di quello remunerato con il salario. La ricchezza viene assorbita da una ristretta classe sociale, quella capitalistica, mentre la classe operaia è mantenuta in condizioni di miseria. Questo nuovo modo di considerare la forza lavoro, basato su un sistema di pesante sfruttamento, ha creato forte antagonismo tra queste due classi La situazione degli operai fu aggravata dal fatto che le loro associazioni furono proibite e represse dalla legge, che puniva scioperi e qualunque forma di organizzazione. Tutto ciò ha provocato una serie di movimenti tra i quali il movimento luddista (Inghilterra) che prende nome di un tessile ,John Ludd, che distrusse un telaio meccanico in segno di protesta contro le macchine. Questo movimento consisteva nel rifiuto dell'innovazione tecnologica che fu la causa più evidente della disoccupazione, Questi movimenti hanno portato ad avere i primi modesti risultati come il diritto degli operai di associarsi per difendere i propri diritti di lavoratori per motivi economici e assistenziali(1824), portando alla nascita delle società di mutuo soccorso, delle associazioni di mestiere, delle leghe e delle prime forme cooperative. Mano a mano che cominciarono a formarsi le prime organizzazioni di classe, gli obbiettivi diventarono più marcati: l'aumento dei salari, la riduzione della giornata lavorativa, il diritto di sciopero.

Con l'andar del tempo cominciarono a diffondersi le idee socialiste che vedevano loro obbiettivo nell'abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione attraverso una lotte di classe, cioè il conflitto fra la classe che detiene il potere economico e politico e la classe che aspira a conquistarlo. Importante ruolo nelle lotte sociali ebbe la "lega dei giusti", chiamata di seguito la "lega dei comunisti", fondata in Germania, ma poi costretta a trasferirsi a Londra. Questo movimento ben presto si è trasformato in un movimento internazionale collegato con tutti i gruppi sociali europei. Nella lega operavano due intellettuali destinati a diventare figure di primo piano nella storia del movimento operaio internazionale: Karl Marx e Friedrich Engels. Proprio loro prima del 1848, elaborarono un programma della loro organizzazione, il Manifesto del partito comunista, che sarebbe diventato una pietra miliare nella storia del socialismo. Esso analizzava la società e l'economia capitalistica e dava un'interpretazione del suo sviluppo basata sull'osservazione delle società industriali inglese e francese. Presentava inoltre una serie di previsioni sulla trasformazione del sistema di produzione capitalistico e tracciava un programma d'azione politico-sociale del tutto nuovo. C'e da dire che quando il manifesto viene pubblicato passò quasi inosservato e non ebbe alcuna influenza pratica sul corso delle rivoluzioni che nel 1848 sconvolsero l'ordine europeo. Era la conferma che tra le organizzazioni operaie e il movimento socialista i rapporti erano ancora precari e episodici. Tra gli anni cinquanta e sessanta organizzazioni operaie e movimento socialista si mossero parallelamente, senza legami stabili e soprattutto senza che i socialisti fossero i dirigenti politici di tutte le organizzazioni operaie. Lo sforzo di Marx e Engels fu proprio di dare vita a organizzazioni politiche socialiste, per tradurre nella pratica, nella lotta quotidiana, nella capacità di propaganda e di organizzazione, i grandi principi di eguaglianza e di emancipazione sociale sostenuti dal pensiero socialista. Marx cercava di individuare le leggi di funzionamento del sistema industriale allo scopo di coglierne le contraddizioni interne su cui fare leva per trasformare la società. Secondo il suo pensiero, la contraddizione principale di tutta la società borghese è rappresentata dal fatto che la proprietà privata dei mezzi di produzione e la loro utilizzazione vanno a vantaggio di una ristretta classe sociale, rendendo inevitabile lo scontro tra produttori salariati (il proletariato moderno) e borghesia che sulla proprietà privata ha costruito le sue fortune e il suo dominio. L'esito della lotta sarebbe dovuto essere la costruzione di una nuova società, dove la proprietà collettiva dei mezzi di produzione avrebbe impedito l'esistenza stessa delle classi e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

La data più significativa è l'anno 1848 segnato da sommosse e rivolte in tutta Europa che ha determinato la rottura definitiva e irreversibile dell'ordine politico e sociale della Restaurazione e il punto di partenza della nuovo Europa borghese e liberale. Per la prima volta nella storia la classe operaia si presentava come una componente sociale autonoma acquistando un ruolo importantissimo nella società. Essa partecipò a un movimento rivoluzionario come classe a se stante, capace di costruire un programma sociale e politico indipendente, in netto contrasto con quello della borghesia.

Dopo la seconda guerra mondiale fu approvata la Carta costituzionale contenente proprio nel suo primo articolo il riferimento al lavoro come punto fondante dell'ordinamento repubblicano, articolo che diede un ulteriore fortificante valore simbolico alle tensioni politiche che già dalla fine dell'Ottocento sostenevano forme di 'civilizzazione' del lavoro dipendente e subordinato e che miravano ad equilibrare in senso democratico la relazione fra padronato e lavoratori.



II. I CONDIZIONI DEI LAVORATORI CINESI


"Non esistono grandi scoperte né reale progresso finché sulla terra esiste un bambino infelice

Albert Einstein


Uno dopo l'altro stanno uscendo allo scoperto i "lager cinesi" che fabbricano il sogno occidentale", come li ha definiti il giornalista e      scrittore Federico Rampini, che nelle sue indagini            giornalistiche ha riportato dati allarmanti che riguardano la situazione dei lavoratori cinesi. Un paio di scarpe di un noto marchio in Europa costano 150 Euro, mentre un lavoratore cinesi di 14 anni guadagna solo 45 centesimi di euro, lavorando 16 ore in fabbrica, senza ferie, né una assicurazione in caso di malattia. Simili situazioni sono state

segnalate anche nelle altre fabbriche cinesi.

La cosa più preoccupante è che nel 2000 il Ministero

del lavoro e l'Ufficio di polizia per la protezione dei segreti

di Stato cinesi hanno varato un regolamento secondo il quale,

chiunque contribuisca a rivelare casi di sfruttamento dei minori nelle fabbriche è imputabile di avere tradito i "segreti dello Stato" e quindi considerato un criminale che rischia l'arresto immediato, una condanna per le vie brevi senza avvocato difensore e pesanti pene in carcere.

Ma pare che le cose stiano cambiando in meglio. Infatti a giugno è stata approvata dall'Assemblea nazionale del popolo ( il Parlamento cinese) una nuova legge che farà aumentare il costo del lavoro e introdurrà una maggiore tutela del lavoro (1° gennaio 2008).




III. IMPATTO AMBIENTALE.

Il governo cinese è molto attento alla crescita economica, ma ha poca cura per lo sviluppo coordinato. Dopo la sfida economica la Cina deve affrontare quella ambientale.

La Cina, secondo il rapporto International Emergy Agency del 24/04/2007 è il primo paese al mondo per emissioni di anidride carbonica superando cosi gli Stati Uniti ed ora fa parte delle nazioni più inquinate del pianeta insieme all'India e alla Russia. La grave situazione ambientale è la prima preoccupazione per la popolazione cinese e mondiale; infatti c'è da preoccuparsi visto che i dati sono allarmanti: 320 milioni di contadini non hanno accesso a fonti d'acqua potabile e circa 190 milioni bevono acqua inquinata, la stessa acqua usata per irrigazione dei campi; proprio per questo alcuni prodotti alimentari e ittici non sono sicuri per il consumatore ed esistono diffidenze verso i prodotti cinesi. I fiumi Cinesi sono considerati "inquinati" o "gravemente inquinati". Il mare Bohai è considerato il più inquinato della Cina, ma le autorità continuano a progettare di aumentare lo sfruttamento industriale della costa per costruire gli impianti energetici, porti per la pesca ecc. che non fanno altro che peggiorare la situazione ambientale.

La situazione così disastrosa non poteva passere inosservata per il governo Cinese, ed infatti le autorità hanno acquisito consapevolezza del forte deterioramento dell'ambiente e stanno promuovendo modelli di sviluppo più equilibrati in collaborazione con molti stati fra cui anche l'Italia.




IV. OLIMPIADI

Quest'anno la Cina è sotto i riflettori anche per un altro fatto importantissimo e attesissimo come le Olimpiadi, che avranno inizio l' 8 agosto 2008.

Il 6 Aprile 1896 si celebrarono ad Atene i 'Giochi della  I°           Olimpiade dell' Era Moderna'. Organizzare i giochi non fu certo un'impresa facile, ma venne resa possibile solo dall'impegno e dalla perseveranza di un giovane barone francese Pierre Fredi de         Coubertin grande appassionato di sport, originario di Parigi che spese gran parte del suo patrimonio in viaggi in tutto il mondo, compresa l'America, per ottenere consensi al suo progetto. Riuscì così nel 1892 ad assicurarsi l'appoggio dell'Unione francese per gli sport atletici e successivamente l'approvazione della  I° Olimpiade dell'era moderna da parte del Congresso internazionale di Parigi del 1894. Non restava che stabilire la data e il luogo in cui si sarebbero tenuti i nuovi giochi olimpici: de Coubertin li avrebbe voluti proprio a Parigi, ma la scelta cadde su Atene.

Certo che quella prima Olimpiade era totalmente diversa da quelle dei giorni nostri. Infatti, in seguito ad alcuni viaggi in Inghilterra, de Coubertin ebbe l'ispirazione per elaborare i principi dello sport moderno che secondo lui dovevano essere prima di tutto strumenti di crescita fisica e morale dei giovani. Principi che il barone francese vedeva esaltati in quello che definiva atletismo, e che si può identificare nello sport di matrice anglosassone che educa al sacrificio, alla disciplina e alla responsabilità, senza nulla togliere all'autonomia e alle capacità decisionali del singolo. In ciò l'atletismo si differenziava dalla ginnastica tedesca che, per l'inventore delle Olimpiadi, rappresentava invece uno strumento del nazionalismo e del militarismo. Come era accaduto all'undicesima edizione dei Giochi Olimpici, quella organizzata con spirito nazionalista, militarista e razzista dal regime nazista, a Berlino, nel '36.

La prima Olimpiade, e alcune delle successive, si svolse secondo regole assolutamente diverse da quelle esistenti al giorno d'oggi. Innanzitutto erano ammessi solo i dilettanti, per cui parteciparono soprattutto studenti, marinai, impiegati e persone che praticavano lo sport come hobby. Per questo motivo alcune figure restarono solo nella leggenda e di loro non si ha traccia nei successivi giochi. Gli atleti iscritti all'edizione inaugurale delle Olimpiadi furono 249, di cui ben 168 greci ed altri 81 atleti in rappresentanza di 13 paesi, secondo la suddivisione politica dell'epoca (ma 17 secondo quella attuale), che gareggiarono in 43 competizioni suddivise in nove discipline sportive: atletica leggera, ciclismo, ginnastica, lotta, nuoto, scherma, sollevamento pesi, tennis e tiro.

La maggior parte degli atleti pagò di tasca propria il viaggio e in alcuni casi parteciparono alle gare anche dei turisti che in quel momento stavano visitando la Grecia e che si iscrissero ai giochi spinti solamente dall'entusiasmo. Le donne non potevano partecipare in quanto de Coubertin voleva rispettare la tradizione classica, tuttavia ci fu una competitrice non ufficiale alla maratona, una donna greca di umili origini conosciuta come Melpomene. Il nome reale era Stamati Revithi. Non le fu consentito di correre nella gara maschile, ma corse da sola il giorno successivo, tuttavia il giro finale fu completato all'esterno dello stadio in quanto le fu rifiutato di entrare. Nonostante questo gesto, non venne ricordata nei medaglieri ufficiali. Agli atleti non vennero distribuiti premi e solo i primi due classificati ricevettero un riconoscimento: una medaglia d'argento e una corona d'ulivo per il vincitore, una medaglia di bronzo e una corona d'alloro per il secondo classificato.

I giochi Olimpici del 1896 vengono ricordati come un successo organizzativo, soprattutto per merito dell'entusiasmo espresso dagli spettatori greci. Al ricevimento di chiusura re Giorgio I di Grecia suggerì che le Olimpiadi si svolgessero sempre ad Atene ma Pierre de Coubertin e il CIO rimasero sull'idea originale di assegnare i giochi ad una città sempre diversa.

Nei giorni nostri molto è cambiato nello spirito e nell'organizzazione dei giochi Olimpici, pertanto le donne hanno acquisito gli stessi diritti degli uomini. Inoltre i campioni sono famosi in tutto il mondo, in quanto miliardi di persone seguono con interesse lo svolgimento dei giochi olimpici e conoscono i campioni. I dilettanti non partecipano più alle gare, ora le Olimpiadi sono per atleti che esercitano lo sport per professione, si è perso un po' lo spirito originario delle Olimpiadi ora che in palio ci sono tanti riconoscimenti e vincite altissime, la voglia di vincere aumenta sempre di più e con lei aumentano le ingiustizie, polemiche, poca sportività di alcuni sportivi, strumentalizzazione di questo evento che dovrebbe essere solo ed esclusivamente una competizione sana, uno strumento di crescita fisica e morale, un richiamo per i giovani a una vita sana nel corpo e nello spirito, un'occasione che dovrebbe unire le persone e non dividerle.

















CONCLUSIONE


"L'umanità avrà la sorte che saprà meritarsi. " (Albert Einstein)


"La preoccupazione dell'uomo e del suo destino devono sempre costituire l'interesse principale di tutti gli sforzi tecnici. Non dimenticatelo mai in mezzo a tutti i vostri diagrammi ed alle vostre equazioni".(Albert Einstein)


Alcuni studiosi sostengono che la corsa sfrenata per recuperare il tempo perduto è normale dopo la chiusura dell'economia degli anni precedenti, ma cosi si rischia che questo fatto diventi un pretesto per uno sviluppo economico insostenibile, fine a se stesso, dimenticando l'individuo per inseguire il mito dello sviluppo che può rivelarsi insostenibile su piano sociale e ambientale.

Forse in questa situazione la cosa più giusta è far decidere al popolo cinese e in particolare ai lavoratori cosa sia meglio per loro e per i loro figli. Ovviamente dovranno avere gli strumenti giusti per prendere le loro decisioni quali la libertà di informazione, il diritto di associarsi in sindacati liberi, la conoscenza dell'importanza del loro lavoro e dei loro diritti. I paesi occidentali, quali difensori della democrazia e dei diritti umani, non dovrebbero da un lato denunciare questi violazioni e dall'altro sfruttare la situazione a loro favore.

Un altro grosso problema da risolvere è la situazione ambientale che a questi livelli non è più un problema solo cinese, ma riguarda tutto il mondo. Arrivati a questo punto è necessario capire che i miracoli non esistono e che le acque non si purificano da sole, che risorse non sono infinite e quindi non è concepibile portare la situazione al punto di non ritorno. C'è urgente necessità di mettere a freno l'industrializzazione sfrenata e cominciare a concentrare tutti gli sforzi per cercare altre soluzioni meno nocive per l'ambiente, tra cui fonti d'energia rinnovabili, sfruttamento dell'energia solare, corretto smaltimento dei rifiuti.

Bibliografia:

x   www.cina.it;

x   "Lager cinesi" che fabbricano il sogno occidentale" articolo di Federico Rampini;

x   www.olimpiadi.it;

x   "Le grandi trasformazioni 2. Dalla rivoluzione industriale a oggi" Alberto De Bernardi, Scipione Guarracino. Edizioni scolastiche Bruno Mondatori 1998;

x   "Manuale di economia d'azienda 1" Pietro Bertoglio, Sergio Brero, Tramontana 2006;

x   "Percorsi di diritto ed economia 3" a cura della Redazione giuridica Simone 2003.

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