Fascismo e bonifica dei territori

FASCISMO E BONIFICA DEI TERRITORI

Molto rilevanti furono gli interventi del fascismo nel campo dell'agricoltura.

La battaglia del grano, iniziata nel 1925, era rivolta a diminuire l'importazione del grano e a rendere, l'Italia completamente autosufficiente.

Soprattutto dopo la crisi economica del 1929, il regime fascista intensificò la propaganda a favore di un aumento della produzione agricola, facilitando attraverso alcune leggi, la vendita e il collocamento dei prodotti. Con una legge del 1932 furono, infatti, istituiti dei consorzi agrari, che raccoglievano i prodotti agricoli, soprattutto cereali, offrendo agli agricoltori anticipi sulle vendite e assicurando la collocazione delle merci sul mercato. La produzione subì un reale incremento: da 59 milioni di quintali di frumento, nel 1923, si passò alla produzione di 79 milioni di quintali nel 1933.

In questo clima culturale e politico si inseriscono anche le iniziative di bonifica di terreni incolti e malarici per una superficie di oltre 4 milioni e mezzo di ettari.

Nel 1928 fu iniziato un ambizioso programma di bonifica integrale, per il quale lo Stato avrebbe provveduto alle opere fondamentali (risanamento di terreni paludosi, rimboschimenti, drenaggio e controllo delle acque) lasciando ai privati il compito di completare a proprie spese la bonifica con piantagioni, dissodamenti, costruzioni rurali, ecc..

Per l'inadempienza dei proprietari, il progetto rimase in buona parte inattuato.

Esito del tutto opposto ebbe la bonifica dell'Agro Pontino, che trasformò moltissimi ettari di terre incolte, malariche e scarsamente abitate, fra Roma e Terracina, facendovi sorgere circa 3000 poderi, adeguatamente sistemati ed attrezzati.

I lavori iniziati nel 1931, furono portati avanti secondo progetti razionali, e contribuirono fra l'altro ad alleviare la disoccupazione che, a causa della crisi, era enormemente aumentata.

Bonifica integrale

Il significato del termine bonifica, durante il regime fascista, subì un profondo mutamento: all'accezione primitiva, che designava semplicemente l'opera di prosciugamento e d'irrigazione si sostituiva il nuovo concetto di bonifica integrale, molto più ampio del primo.

La bonifica integrale prevede la profonda ristrutturazione delle opere fondiarie e la radicale trasformazione del territorio per ciò che riguarda le possibilità di sfruttamento e soprattutto di insediamento umano, ossia anche da un punto di vista sociale e demografico.

Metodi di bonifica

La bonifica idraulica può essere effettuata per prosciugamento, mediante la costruzione di una rete di canali per lo smaltimento e per convogliare le acque verso zone prestabilite (bonifica per scolo naturale), con l'impiego di pompe idrovore (bonifica con prosciugamento meccanico) oppure per colmata (acque deviate artificialmente all'interno di corsi d'acqua preesistenti).

La bonifica agraria consta in generale di due fasi successive: rimozione di diverse cause che impediscono l'utilizzazione agricola dei terreni; regolazione, mediante opportune sistemazioni idrauliche, delle acque di circolazione superficiale per ottenere uno sviluppo ottimale delle colture, limitando nello stesso tempo i fenomeni erosivi.

Negli ultimi decenni del XX secolo, sotto l'azione di movimenti ambientalisti, l'atteggiamento nei confronti delle opere di bonifica è alquanto mutato e si è fatto notevolmente più critico.

In effetti, le modificazioni degli equilibri naturali indotti su larga scala, come nella foresta Amazzonica, dove il diboscamento ha provocato un ridimensionamento della foresta pluviale con il conseguente pericolo di estinzione per alcune specie di animali, comportano rischi, per l'ecosistema planetario, che non devono essere sottovalutati.