ERUZIONE
Complesso dei fenomeni che culminano
nell'emissione, generalmente violenta, di materiali, per lo più di origine
profonda, attraverso condotti vulcanici.
L'eruzione vulcanica consiste in un'emissione
di materiali solidi (lave consolidate, rocce del substrato), liquidi (lave allo
stato fuso) e gassosi (gas di origine profonda o meteorica). Benché alcune
eruzioni rimangano limitate all'interno del camino vulcanico (colate,
esplosioni stromboliane), si considera normalmente fase eruttiva quella in cui
si verifica l'espulsione di colate e di scorie all'esterno del vulcano. I
caratteri di un'eruzione sono estremamente variabili, sia nello spazio (da un
vulcano a un altro) sia nel tempo (in uno stesso vulcano); infatti sono
variabili la durata (da qualche istante a molti anni), la violenza delle
manifestazioni esplosive (l'energia calcolata può andare da poche centinaia a
migliaia di miliardi di kW) e l'energia termica liberata, i cui valori variano
in proporzioni ancora più considerevoli. Il carattere di un'eruzione sembra
dipendere essenzialmente dalla natura fisica del magma (temperatura e
viscosità), dalla sua composizione chimica, dalla proporzione e dalla tensione
interna dei gas e anche dallo stato del camino e del cratere che possono essere
aperti od occlusi da un tappo solido; è ancora discussa l'importanza che il
chimismo del magma ha nel fenomeno. In realtà le grandi eruzioni di tipo
effusivo si producono sempre nei vulcani con lave basiche (ad es. il
Nyamuragira nel Congo dal 1938 al 1940, e le numerose eruzioni del Mauna Loa
nelle Hawaii, che hanno emesso forti quantità di lave di tipo basico). Il
carattere esplosivo dell'eruzione è al contrario meno visibilmente legato al
solo chimismo delle lave, benché aumenti con l'acidità (percentuale di silice)
e il contenuto in allumina: temperatura, viscosità, pressione dei gas e stato
del camino vulcanico sembrano avere l'importanza maggiore. Le eruzioni
esplosive parossistiche degli ultimi cento anni sono avvenute tutte nei vulcani
con lave andesitiche, di acidità media piuttosto che estrema: Krakatoa
(Indonesia), 1883-1884; Bandai-san (Giappone), 1888; monte Pelée (Martinica),
1902; Katmai Volcano (Alasca), 1912. Tuttavia il Tambora (Indonesia), la cui
eruzione catastrofica del 1815 causò la morte di 92.000 persone, è un vulcano
con magma basico. Si è tentato di fare una classificazione dei tipi di eruzione
(tipi di attività) in base alle caratteristiche più appariscenti delle loro
manifestazioni, ma fra di essi non esistono limiti netti e possono alternarsi,
succedersi in qualunque ordine nel corso di una medesima eruzione.
La
seguente classificazione di fenomeni di così rilevante complessità è perciò
solamente descrittiva.
- Le eruzioni
lineari, tipiche del Laki
(Islanda), sono caratterizzate da un'emissione enorme di basalti
incandescenti molto fluidi, che formano vere inondazioni, che fuoriescono
da fessure lunghe anche decine di chilometri; l'attività esplosiva è
ridotta. Attualmente questo tipo di attività è insignificante, rispetto
alle epoche geologiche passate quando si formarono i trap del Deccan
(660.000 km²), la copertura basaltica dei fiumi Snake e Columbia, negli
USA (520.000 km²), le lave del Paraná, in Brasile (780.000 km²).
- Le eruzioni
hawaiane, tipiche del Mauna
Loa e del Kilauea, nelle Hawaii, hanno una attività simile alla
precedente, ma sono localizzate all'interno o nei pressi di un cratere
centrale. Le manifestazioni esplosive restano insignificanti rispetto ai
fenomeni effusivi e consistono essenzialmente in fontane di lava che giungono
di solito a qualche decina di metri di altezza e possono toccare i
duecento o trecento al massimo. Laghi di lave basaltiche temporanei o
semipermanenti per molti anni sono una delle caratteristiche di questo
tipo di attività.
- Le eruzioni
stromboliane, tipiche
dell'isola di Stromboli nelle Lipari, emettono lave basaltiche, meno
fluide che nei tipi precedenti, ma sempre incandescenti e liquide. Le
manifestazioni esplosive sono più marcate e spesso a periodicità
abbastanza regolare, che ricorda l'attività dei geysers. Le colate sono
meno estese, ma possono avanzare, se la pendenza lo permette, per molti
chilometri (Etna).
- Le eruzioni
vulcaniane, tipiche
dell'isola Vulcano nelle Lipari, sono caratterizzate da lave per lo più
molto viscose e generalmente acide (lipariti, andesiti). Sono
essenzialmente esplosive, emettono abbondanti ceneri formate da lava
consolidata e polverizzata di cui si sovraccaricano i gas violentemente
espulsi, che assumono la forma di pini o di funghi caratteristici. Le
bombe a crosta di pane che vengono proiettate durante l'esplosione devono
il loro aspetto a larghe screpolature incrociate che si formano dopo il
lancio della bomba ancora viscosa, ma già circondata da una spessa crosta
superficiale, a causa dell'espansione della massa ricca di gas. Eruzioni
di apparenza vulcaniana si producono talvolta in vulcani a lave basaltiche
(Vesuvio, Etna, e Azzorre), ma senza emissione di bombe a crosta di pane,
caratteristica dei magmi acidi. I fenomeni vulcaniani sono almeno in parte
dovuti all'occlusione del camino vulcanico a causa dell'accumulo di
detriti o di un forte spessore di acque, come avviene nelle eruzioni
sottomarine.
- Le eruzioni
peleane, tipiche del monte
Pelée nella Martinica, sono caratterizzate sempre da magmi di media acidità
(generalmente di composizione andesitica), molto viscosi a temperature
relativamente basse (forse da 600 a 800 sC). Le forti pressioni dei gas
inizialmente disciolti provocano fenomeni caratteristici: nubi ardenti,
formazione di cupole o di guglie, aventi la forma di obelischi dovuti
all'estrusione di lava viscosa attraverso una fessura della crosta
superficiale della cupola (la guglia del Pelée, durante l'eruzione del
1902, raggiunse l'altezza di 400 m). Le nubi ardenti consistono in
un'emulsione, nei gas caldi, di polveri, sabbie e frammenti incandescenti
di ogni dimensione; la liberazione da parte di questi frammenti di nuovi
gas provoca una specie di autoespansione della nube che gli permette non
solamente di raggiungere velocità elevate (A. Lacroix ha osservato
velocità di circa 600 km/h nel 1902 al Pelée), ma anche di superare
ostacoli anche rilevanti (burroni e colline) e di raggiungere regioni che
si sarebbero credute al riparo. Si distinguono diversi tipi di nubi
ardenti: quelle lanciate all'inizio verso l'alto (vulcano Soufrière
dell'isola di San Vincenzo nelle Antille); quelle dette di "esplosione
diretta", lanciate in senso orizzontale od obliquo (Pelée) e quelle
formate da valanghe provenienti da una cupola incandescente durante il
rigonfiamento (Merapi, Giava).
- Le eruzioni
ignimbritiche emettono in quantità enormi schiume di vetro vulcanico acido.
- Le eruzioni
pliniane, simili all'eruzione
del Vesuvio del 79 d.C. descritta da Plinio, sono parossismi di tipo
vulcaniano di violenza estrema. In realtà è tuttora difficile distinguere
una nube ardente molto violenta da una manifestazione pliniana, così come
è difficile stabilire a quale categoria appartengano le eruzioni, come
quella del Katmai Volcano nell'Alasca, che hanno ricoperto le zone intorno
al vulcano di enormi quantità di materiali, chiamate "colate di lave
incandescenti".
- Le eruzioni
ultravulcaniane o freatiche,
senza emissione di lave fresche, sono forse provocate dall'arrivo
subitaneo in profondità di masse d'acqua che vengono a contatto di rocce
incandescenti.
- Le eruzioni
sottomarine sono
probabilmente molto più numerose delle eruzioni subaeree, ma per lo più
restano sconosciute. Quando l'eruzione si produce a scarsa profondità (non
superiore a 200 o 300 m) è spesso caratterizzata da getti a ventaglio, di
materiale, da un pennacchio vulcaniano e dalla formazione di tsunami.