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Vincent Van Gogh rappresenta il prototipo più famoso di artista maledetto; di artista che vive la sua breve vita tormentato da enormi angosce ed ansie esistenziali, al punto di concludere tragicamente la sua vita suicidandosi. Ed è un periodo, la fine dell'Ottocento, che vede la maggior parte degli artisti vivere una simile condizione di emarginazione ed angoscia: pittori come Toulouse-Lautrec o poeti come Rimbaud finiscono la loro vita dopo i trent'anni, corrosi dall'alcool e da una vita dissipata. E, come loro, molti altri. Il prototipo di artista maledetto era iniziato già con il romanticismo. Allora però, la rasgressione era solo sociale: l'artista romantico era essenzialmente un ribelle antiborghese. Alla fine del secolo, invece, gli artisti vivono una condizione di profonda ed intensa drammaticità nei confronti non solo della società ma della vita stessa.
Il caso di Van Gogh è uno dei più emblematici. Figlio di un pastore protestante, provò a svolgere diversi lavori fino a quando decise per la vocazione teologica. Divenne predicatore, vivendo in villaggi di minatori. Qui, prese talmente a cuore le sorti dei lavoratori, anche in occasione di scioperi, da essere considerato dalle gerarchie ecclesiastiche socialmente pericoloso. Fu quindi licenziato. Crebbe la sua crisi interiore che lo portò a vivere una vita sempre più tormentata. In questo periodo iniziò a dipingere. La sua attività di pittore è durata solo dieci anni, essendo egli morto a 37 anni nel 1890. Sono stati dieci anni segnati da profondi tormenti, con crisi intense intervallate da momenti di serena euforia. Intanto sviluppava un intenso legame con il fratello Theo, che molto lo sostenne nella sua attività artistica anche da un punto di vista economico. Nei dieci anni di attività artistica il pittore Van Gogh è riuscito solo una volta a vendere un suo quadro.
Si trasferì poi a Parigi, dove il fratello si era recato per lavoro. Qui conobbe la grande pittura degli impressionisti, ricavandone notevoli stimoli. Rinnovò infatti il suo stile, acquisendo maggior sensibilità per i colori e per la stesura a tratteggio. Rimase due anni a Parigi, fino a che si trasferì ad Arles, nel sud della Francia. Dopo qualche mese lo raggiunse Paul Gauguin ed insieme i due iniziarono un sodalizio artistico intenso che però si interruppe poco dopo per la partenza di Gauguin. La partenza di Gauguin procurò una nuova crisi a Van Gogh che si tagliò il lobo di un orecchio. Iniziarono i suoi ricoveri in ospedale, sempre più in bilico tra depressione e brevi momenti di felicità. Infine si tirò un colpo di pistola al cuore. Dopo due giorni morì. L'attività di Van Gogh è stata breve ed intensa. I suoi quadri più famosi furono realizzati nel breve giro di quattro o cinque anni. Egli, tuttavia, in vita non ebbe alcun riconoscimento o apprezzamento per la sua attività di pittore. Solo una volta era apparso un articolo su di lui. Dopo la sua morte, iniziò la sua riscoperta, fino a farne uno degli artisti più famosi di tutti i tempi.
Van Gogh nell'immaginario collettivo rappresenta l'artista moderno per eccellenza. Il pittore maledetto che identifica completamente la sua arte con la sua vita, vivendo l'una e l'altra con profonda drammaticità. L'artista che muore solo e disperato, per essere glorificato solo dopo la morte. Per giungere a quella fama a cui, i grandi, arrivano solo nella riscoperta postuma.
Egli era una personalità molto forte e complicata, anche violenta spesso, ma che nascondeva un forte senso e istinto di libertà. Egli si sentiva prigioniero, impossibilitato ad infrangere le barriere che lo separavano dagli altri uomini. Per questo crollò in depressione, che lo condusse ad una forma di alienazione dalla vita. Nessuno riuscì mai a capirlo, tranne forse suo fratello Theo, che fu l'unico a dargli l'appoggio e l'affetto che egli vanamente andava cercando.
Il suo primo dipinto importante riflette l'amore per i poveri e i derelitti che maturò nella prima fase della sua vita: "I mangiatori di patate". Il soggetto del quadro è di immediata evidenza. In una povera casa, un gruppo di contadini sta consumando un misero pasto a base di patate. Nel quadro predominano i colori scuri e brunastri. C'è una evidente partecipazione affettiva di Van Gogh alle condizioni di vita delle persone raffigurate. La serietà con cui stanno consumando il pasto dà una nota quasi religiosa alla scena. È un rito, che essi stanno svolgendo, che attinge ai più profondi valori umani. I valori del lavoro, della famiglia, delle cose semplici ma vere. Non è un'opera di denuncia sociale o di esaltazione della nobiltà del lavoro dei campi. Questo quadro di Van Gogh esprime solo la sua profonda solidarietà con i lavoratori dei campi che consumano i cibi che essi stessi hanno ottenuto dalla terra. Secondo l'artista il dipinto rifletteva un criterio di bellezza aderente al soggetto trattato: se un quadro di contadini sa di pancetta, fumo e vapori che si levano dalle patate bollenti, va bene, non è malsano! Un contadino è più vero coi suoi abiti tra i campi anziché quando va a Messa la domenica con una sorta di abito da società.
Van Gogh spianò la strada all'Espressionismo, poiché esprime nei suoi dipinti l'introspezione psicologica; il dipinto comincia quindi ad essere soggettivo, esprime l'interiorità dell'artista, e la natura si modella proprio sullo stato d'animo dell'autore. In particolare egli desidera esprimere la visione drammatica dell'esistenza e la sua difficoltà di vivere nella società borghese.
Ad esempio, nello Studio di un albero, è rappresentato un albero spoglio, dai rami intricati che si avvolgono in una trama complessa, e si stagliano su uno sfondo oscuro e cupo. E' fin troppo evidente il richiamo a quella che è la selva intricata dei suoi pensieri, il suo forte sentimento di solitudine e abbandono.
Egli comunque si ispira alle tecniche impressioniste che apprende a Parigi: lo si vede nell'Autoritratto con cappello di feltro grigio, in cui il tratto è molto rapido e costituito da violente lingue di colore, ottenute accostando i colori complementari. Nonostante gli evidenti punti di contatto con i Divisionisti, egli non poteva adattarsi ad un tipo di pittura soggetto a regole ben precise, essendo un artista impaziente, vulcanico e creativo. Il tema dell'autoritratto occupa un posto notevole nella produzione di Van Gogh. Non è un fenomeno inconsueto che un artista dedichi opere alla sua immagine, ma nel caso di Van Gogh questo suo esercitarsi sul proprio ritratto indica non tanto spirito di narcisismo ma quanto di profonda solitudine. Quasi che non abbia possibilità di trovare altri modelli se non se stesso. Alcuni suoi ritratti, quali quello dove compare con una benda a ricoprire l'orecchio tagliato, sono divenuti celeberrimi anche per il senso di travaglio esistenziale che comunicano. In questo autoritratto, precedente alla ferita che si fece, appare straordinaria la capacità di comunicare energia. I suoi occhi sono gli unici punti fermi del quadro. Da essi, una serie di studiati tratteggi riesce non solo a costruire i volumi ma anche a trasmettere flusso di energia dagli occhi a tutto lo spazio circostante. I colori sono sempre molto intensi, e si noti soprattutto nel volto l'audace accostamento di tinte diverse. Nel suo insieme questa figura trasmette un profondo senso di vitalità psichica, segno di un carattere quanto mai energico e prorompente.
"Campo di grano con volo di corvi" è stata, con molta probabilità, l'ultima tela dipinta da Van Gogh. Dopo pochi giorni, in un campo di grano come quello raffigurato sul quadro, si sparò un colpo di pistola al cuore. È un artista oramai giunto alla soglia della disperazione interiore quello che dipinge questo quadro. Ed è una disperazione talmente forte che un campo di grano diviene una immagine di massima intensità drammatica. E' un paesaggio interiore. Un paesaggio fatto di solitudine e disperazione. In questa tela vi è racchiusa non solo la tragica esistenza del pittore ma tutta la sua vibrante tecnica esecutiva. Il quadro è realizzato con pochi colori fondamentali. Traccia dei segni gialli per indicare il grano, altri segni verdi e rossi per indicare le strade che attraversano i campi. Il cielo è di un blu cobalto cupo ed innaturale. Un cielo pesante ed oppressivo. Pochi tratteggi neri raffigurano un volo di corvi. La loro è una presenza inquietante. Il tutto è realizzato con una mirabile sintesi di colore, materia, gesto, segno, portati ad un livello massimo di esplosione drammatica.
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