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Renè Descartes ( latinizzato in Cartesio)




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CARTESIO




Vita


Renè Descartes ( latinizzato in Cartesio) nacque nel 1596 a La Haye nella Turenna, frequentò il collegio dei Gesuiti , dove gli venne impartita una educazione a carattere umanistica.

In seguito studiò diritto all'Università di Poitiers.

Ben presto cominciò a nutrire dei dubbi sul sapere acquisito, in particolare non accettava il carattere soggettivo delle opinioni dei filosofi e , dunque , l'impossibilità di trovare un fondamento oggettivamente unitario delle diverse scienze.

Terminati gli studi, nel 1618, si arruolò e iniziò a viaggiare attraverso l'Europa.

Prima come soldato poi come privato cominciò a cercare il sapere che non aveva trovato nei libri,  nel mondo .

Ma anche questo sapere lo lasciò insoddisfatto.

Cominciò allora a studiare se stesso, studio che lo portò alla stesura della sua opera "Discorso sul metodo" dove esponeva le sue teorie sulla natura e sulle leggi della realtà fisica.

Nelle " Regular ad directionem ingenii", Cartesio enumerò le ventun regole a cui deve attenersi la ricerca filosofica.

Il suo pensiero trova infine una esposizione sistematica nei "Principi di filosofia" scritti in latino e tradotti in periodo successivo in francese.

Questi Principi comunque non trattavano della natura umana, lacuna colmata con la stesura della sua ultima opera "Le passioni dell'anima" del 1649.

Questo è un trattato di etica che, partendo dalla natura del corpo umana e dalle sue funzioni, costituisce un compendio di fisiologia umana.

Nel 1649, fu invitato dalla regina Cristina di Svezia a Stoccolma per insegnarle personalmente la sua filosofia.

Qui un'infiammazione ai polmoni lo portò alla morte l'11 febbraio del 1650.


Il pensiero


L'importanza di Cartesio non fu solo in ambito filosofico e scientifico ma anche in quello letterario.

Cartesio è considerato insieme a Pascal, il fondatore della prosa francese.

Le caratteristiche della suo stile sono la chiarezza e la linearità, e il suo linguaggio è il precursore dell'Illuminismo francese.

Il periodo in cui egli visse, non a caso è considerato l'età del razionalismo, ovvero l'età della onnipotenza sella ragione umana dopo la svalutazione di essa per tutto il medioevo, anche se spesso, proprio per l'entusiasmo di questa scoperta si tese ,inizialmente a non vederne i limiti.

Il 1700 sarà poi il periodo di una vera e propria rivalutazione della ragione.

La differenza fondamentale comunque tra Illuminismo e Medioevo è che nel medioevo la ragione è limitata da Dio, invece per gli illuministi i limiti della ragione sono dati dalla ragione stessa.

Cartesio ha dunque una grande fiducia della ragione umana, proprio perché egli è uomo del '600.

Cartesio è considerato il fondatore del meccanicismo moderno, ovvero il vedere il mondo come una grande macchina.

Il suo punto di partenza per la sua ricerca è l'interiorità, come scrive nella autobiografia dell'opera "metodo".

Sostiene infatti che si arriva alle verità non con la potenzialità intellettiva dei singoli, ma con il metodo adottato; infatti è proprio in presenza di una ragione uguale per tutti che fa sì che il metodo porti a risultati diversi.

E il metodo da lui trovato è quello che va bene, almeno secondo la sua opinione.

Infatti non vuole imporlo, ma solo proporlo.

Intanto parte dal fatto che l'educazione impostagli dai Gesuiti non è chiara e sicura poiché non gli hanno dato evidenze che distingue in due parti:

1) di conoscenza chiara e molto lineare

2) di conoscenza espressa in termini rigorosi e fondati.

Continua, inoltre, dicendo che in gioventù ha appreso tante cose interessanti ma tutte sono dubbie in quanto ad utilità.

Ciò a cui egli aspira è una conoscenza certa e sicura.


Anche le scienze ritenute certe quali la matematica e la filosofia hanno grossi limiti: la matematica è utile solo per risolvere qualche problema pratico limitato, la filosofia sbalordisce chi l'ascolta con i ragionamenti sopraffini.

Il suo scopo è quello di dare a queste discipline un nuovo canale che permetta loro d'integrarsi a vicenda;  la filosofia si occupa del mondo reale ma non ha un metodo rigoroso su cui fondarsi, la matematica, al contrario, ha un metodo rigoroso di indagine ma si occupa del mondo ideale.

Per cercare ciò, Cartesio viaggiò molto ma giunse alla conclusione che il mondo merita di essere conosciuto fino a che non capiamo che non è il mondo a darci la conoscenza.

Si arriva alla conoscenza grazie all'indagine interiore, scavando in se stessi.

In questo si avvicina molto ad Agostino ma, mentre per il primo l'indagine serve per arrivare a Dio, per Cartesio l'indagine serve per fondare una metafisica utile per la fondazione di un discorso scientifico, parte dunque dall'io, attraversa Dio e arriva al mondo esterno.

Trova così il metodo, nel quale cerca di recuperare e assimilare due degli insegnamenti che aveva ricevuto ma che da soli non potevano bastare.




Scopre allora le quattro regole del suo metodo:

non accettare mai nulla per vero,senza conoscerlo evidentemente come tale.

Solo dubitando di tutto si arriva ad una certezza indubitabile ed evidente; riguardo l'evidenza, Cartesio introduce due concetti: chiarezza e distinzione.

Un'idea è chiara quando è autotrasparente quando la si contempla e risulta subito manifesta in tutti i suoi aspetti.

Un'idea distinta è appunto distinta, separata dalle altre, deve manifestarsi isolata e proprio per questo più facilmente coglibile.

dividere ogni problema preso in esame in tante parti quanto fosse possibile e               richiesto per risolverlo più agevolmente.

condurre ordinatamente i pensieri cominciando dalle cose più semplici e più facili a conoscersi, per salire a poco a poco, per gradi, sino alla conoscenza delle più complesse; supponendo inoltre un ordine tra quelle che non si precedono naturalmente l'un l'altra.

Quando si pone un problema complesso il metodo migliore per risolverlo è quello di smontarlo, suddividerlo in semplici passaggi fino ad arrivare a verità semplicissime ma inconfutabili.

Dopo bisogna rimontarlo con tutte le piccole verità ottenute, come un'espressione algebrica, nella quale i singoli passaggi sono semplici ma non bisogna fare errori di distrazione per raggiunger il risultato esatto.

Lo stesso procedimento vale per i pensieri.

Fare in tutti i casi enumerazioni perfette e rassegne complete, in modo da         essere certi di non avere omesso nulla.

In una espressione algebrica l'errore più comune è quello di sbagliare un          segno, ma questo errore è dovuto solo ad una mancanza non ad una carenza

mentale; con questa regola Cartesio vuole fare una revisione dopo avere                          suddiviso il problema in piccole parti senza cercare di fare errori di dimenticanza.

Ma una volta svolto il problema non ci si deve fermare ma continuare a controllare di non aver tralasciato nulla e di non avere commesso alcun errore.


Con gli esempi di tipo matematico Cartesio non intende però affermare che il suo metodo è infallibile per la risoluzione di ogni tipo di problema della vita, ma vuole suggerire un metodo che, usato in matematica, potrebbe essere usato per qualsiasi altro ragionamento.

Basando la ricerca scientifica sulla matematica, Cartesio riprende le idee degli scienziati del tempo, tra i quali Galileo, ma porta alle estreme conseguenze ciò che per lo stesso Galileo era un dubbio, ovvero le qualità non esistono nella realtà, esse si manifestano soltanto nelle quantità dei nostri sensi: ciò che noi conosciamo per odori, per esempio, non sono altro che atomi con una loro forma specifica che urtano i nostri organi sensoriali dandoci le sensazioni qualitative e soggettive degli odori.

Inoltre sostiene che il suo metodo matematico deve essere usato dappertutto non solo per i problemi matematici, ma anche per i pensieri.

Ogni pensiero deve essere impostato e risolto col metodo matematico, da qui, nel 1600 esso verrà usato in politica e in metafisica.


Gli strumenti che l'uomo ha per avvalersi di questo metodo sono, per Cartesio, tre:

intuizione

dimostrazione

sensazione

L'intuizione e la dimostrazione sono due metodi di inferenza, ovvero di passaggio da un'idea all'altra.

Le inferenze sono immediate ( 2+2=4) o mediate (una sfilza di numeri complessi = 3).

L'intuizione è per Cartesio una sorta di sesto senso.


L' Etica, invece viene affrontata in modo diverso.

L'etica , per Cartesio, deriva dalla conoscenza; è l'ultima delle scienze perché il come comportarsi deve derivare da come è fatto il mondo, ma ciò avviene solo piano teorico, perché su quello pratico l'etica è la prima delle scienze.


Cartesio da così delle regole per una morale provvisoria, dettata dal buon senso e non dalla ragione:

non stravolgere la tradizione

attenersi agli usi, ai costumi e alla religione del paese dove si vive

evitare gli estremismi.


La quarta parte del discorso sul metodo è dedicata alle questioni metafisiche: Cartesio parte dall'Io , passa per Dio e arriva al mondo esterno.

Il punto di partenza su cui si fonda la metafisica cartesiana è il dubbio: tutto ciò di cui non si ha certezza assoluta bisogna scartarlo allo stesso modo si deve fare con ciò di cui non abbiamo nessuna conoscenza.

I sensi sono i veri ingannatori dell'uomo, soprattutto il sonno che ci fa creder di fare qualcosa mentre invece stimo dormendo.

L'unica certezza  cui Cartesio giunge è "se dubito vuol dire che penso, se penso vuol dire che esisto: cogito ergo sum".

Dopo il "cogito ergo sum" Cartesio giunge alla certezza di esistere come cosa pensante (res cogitans) e da qui si deduce di esistere come pensiero, ovvero come anima.

Ma ciò porta anche al dubbio che esista il corpo.

Cosi Cartesio giunge alla certezza di esistere come anima, ma resta in dubbio se la parte materiale, il corpo  esista davvero.

La novità vera di Cartesio sta comunque nel fatto di avere spaccato il sinolo (unione di materia e forma) della tradizione in due.

Per lui il mondo è costituito da realtà animate (pura materia)  e realtà inanimate (puro spirito), il suo è un mondo prettamente dualistico.

Queste realtà nell'uomo sono, momentaneamente accoppiate.

Dio invece è una certezza così spiegata" se dubito non sono perfetto, perché ciò che è perfetto non può dubitare; ma non posso concepire il concetto di imperfezione se non in base a quello di perfezione; se sono imperfetto e posseggo l'idea della perfezione essa deve derivare da qualcosa che sta al di fuori di me che sono imperfetto: Dio.", inoltre l'uomo è imperfetto poiché non può essersi creato da solo, se lo avesse fatto si sarebbe creato perfetto, cosa che non è, e ciò è dimostrato dal fatto che dubita , quindi è stato creato da Dio.

E dal momento che si dimostra l'esistenza di Dio si dimostra anche la sua perfezione.

Dio esiste ed è perfetto.

Ma il Dio cartesiano è più simile al motore immobile di Aristotele che al Dio di Agostino.


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