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Una libertà responsabile




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Una libertà responsabile




«Libertà significa Responsabilità:
ecco perché molti la temono»

George Bernard Shaw


In base alla corrente funzionalistico-attualistica della società contemporanea sempre più si è andata operando una spaccatura tra essere umano e persona, il primo inteso come individuo incapace di autodeterminarsi e predeterminato dalla sola natura su cui è preordinato, la seconda intesa come individuo capace di autodeterminazione poiché in possesso di volontà e di ragione. Allo stesso modo la libertà, da elemento costitutivo e ontologico dell'essere umano, viene ridotta a sua mera funzione. La libertà dell'uomo assume quindi una forma personale e una forma non personale, disgiungendosi in "libertà della persona" e in "libertà dell'individuo". La libertà dell'individuo, essendo propria di un essere che soggiace al solo istinto, conduce inevitabilmente al trionfo delle emozioni, a ciò che Z. Bauman definisce "legami liquidi"; la libertà della persona, propria di un essere autodeterminato, porta l'uomo ad essere causa sui, lo rende in grado di autopossedersi e dire: «Questa azione è mia». La responsabilità esiste solo nella persona: tutte le forme individualistiche di responsabilità sono irresponsabili. Se la libertà si riducesse a mera scelta individualistica, essa non approderebbe a nessun progetto esistenziale: sarebbe un esercizio fine a sé stesso, privo di spessore metafisico. In questo caso libertà e verità sono sganciate, poiché non esistono verità assolute. Se San Paolo nella Lettera ai Galati (Gal 5, 13a) scrive: «Voi, fratelli, siete chiamati alla libertà», J. P. Sartre ne "L'essere e il nulla" afferma che: «Siamo condannati alla libertà». La libertà cambia il suo significato: priva di verità si trasforma da vocazione dell'uomo a sua condanna, da compito a caso. Chiarisce Luigi Alici: «Quando tutto ha un valore solo perché scelto, nulla è scelto perché ha valore».

Secondo Erich Fromm l'individualismo porta alla cosiddetta "fuga dalla libertà": aumenta la "libertà da" a scapito della "libertà per". La libertà dell'individuo è una libertà priva di legami, in preda alla spasmodica ricerca di evasioni. Le evasioni diventano strumenti per compensare le ansietà, per tentare di rimuovere le domande di senso, schiacciandole sotto il peso della routine quotidiana. L'individuo vuole non scegliere, spesso senza accorgersi che la scelta di non scegliere è già di per sé una scelta. Fugge dall'isolamento tramite le evasioni, tuttavia esse non gli fanno trovare la verità e, anzi, aumentano quell'isolamento da cui fugge. Rimossa la domanda etica (Chi sono? Cosa scelgo? Perché?), l'individuo cerca un'altra persona a cui cedere la propria libertà.

Sono due le vie di fuga dalla libertà: la cessione della propria libertà ad altri e il conformismo da automi.

La cessione della propria libertà ad altri

L'individuo cerca una persona che abbia la risposta pronta, un capo che pensa e decide al posto suo, il "tutto facile". Ci vuole troppo tempo per capire da sé. Da questa strada si giunge presto alla seconda via di fuga.


Il conformismo da automi

L'individuo assume la personalità offerta dai modelli culturali correnti, decide di diventare in tutto come gli altri (come gli altri pretendono che lui sia). Configura sé stesso sulle aspettative di chi ha vicino, adattandosi ed entrando spesso in crisi. Egli rinuncia al suo io individuale e diventa automa. Il fine di tutto ciò è non sentirsi soli; il prezzo, la perdita del proprio io. L'io viene sostituito da uno pseudo-io: il riflesso di ciò che gli altri si attendono da lui. L'individuo vive un grande autoinganno: pensa di agire come a sé stesso piace, ma in realtà agisce come piace agli altri; crede di essere libero quando invece ha uno "spirito di gregge". Si dà alle mode, sempre diverse, mutevoli e brevi fino al punto da fargli credere di avere una maggiore libertà nel seguirle. Confonde la libertà con la volubilità, un cambiamento che deriva da una scelta consapevole con uno che scaturisce dal semplice gusto di cambiare. Commenta Erich Fromm: «Siamo diventati automi che vivono nell'illusione di essere autonomi». Non importa che ciò sia avvenuto con consapevolezza: c'è chi si rende conto di non essere libero. Ciascuno è libero di essere libero. Tuttavia, essere liberi di non esserlo equivale a viversi addosso, a lasciarsi vivere. A questo proposito, Norberto Bobbio afferma: «Quel che in altri tempi era fuga dalla schiavitù, oggi si è convertito in fuga dalla libertà».


La conseguenza più tragica di questa libertà deresponsabilizzante è la produzione di un uomo piccolo piccolo. Una verità sganciata dall'essere dell'uomo non ha senso. La libertà, prima che al fare, attiene all'essere. E' una caratteristica qualitativa, non quantitativa: non si può ridurre la libertà alla "quantità di cose che posso fare". Un uomo piccolo piccolo è "spettatore indifferente della realtà" (Agamben). Senza alcun retroterra metafisico si diventa animali, solo provvisoriamente più evoluti: la convivenza sociale e politica degli individui viene portata avanti da uomini ridotti, che si accontentano di vivere alla giornata. Ridurre l'individuo a contingenza pura trasforma la libertà in strumento di lotta in cui prevale la legge del più forte. Si genera così litigiosità infinita fra gli individui.

La nozione di soggetto (subiectum, dal greco mette in risalto che l'uomo ha dentro di sé il principio che dà origine ai propri atti. Per definire l'uomo post-moderno e la fine della modernità, Gianni Vattimo prende la parola "soggetto" in latino

sub-iectum

e dice che il "sub" è stato tolto, perché dentro il soggetto non c'è più nulla. L'uomo ha perso ciò che "aveva sotto", ciò che lo rendeva soggetto.

La grande lotta degli esistenzialisti è tra essere ed esserci. Secondo la visione ontologica, essere è ciò che chiamo persona; secondo la visione esistenzialista, esserci è ciò che chiamo individuo. Esserci è la caratteristica propria di chi sa che c'è, ma non sa chi è (e forse non gli interessa neppure saperlo). Nel mondo moderno la maggioranza delle persone ci sono, ma non sono. Dice E. Mounier, il padre del personalismo cristiano: «Oggi il nostro compito principale è ritrovare la vera nozione di uomo». Un tale recupero consente di interpretare la libertà dell'uomo come dimensione costitutiva della persona e non come "capacità di scegliere" (Sartre). Io sono libero, per questo sono persona. Questo si ottiene solo quando la libertà è legata alla verità dell'essere. «La Verità vi farà liberi» (Gv 8,32), non "la libertà vi farà veri". Solo se c'è corrispondenza tra libertà e verità si arriva alla responsabilità, verso noi stessi, verso gli altri e verso il mondo. La responsabilità consiste nell'autodeterminazione in forza della quale posso dire: "Questa azione è mia, l'ho voluta io, è da attribuire al mio volere cosciente e intelligente". L'uomo non deve essere né spettatore, né produttore dei propri atti; deve esserne responsabile (causa sui). Se la persona fosse semplicemente un "fascio di emozioni", nessuno sarebbe responsabile di niente. La persona è libera dal momento in cui risponde dei propri atti di fronte agli altri. L'animale non è soggetto imputabile, perché non è soggetto. L'uomo agisce secondo una volontà cosciente.

Solo la libertà percepisce la doverosità, l' "io devo". Solo un essere libero può avere dei doveri: non avrebbe senso dire "sei obbligato" ad un essere predeterminato da una natura istintiva. In un'esistenza predeterminata non c'è dovere, né obbedienza, né possibilità di disubbidire, né colpa o merito. Noi siamo liberi perché possiamo obbedire o disubbidire, condividere o non condividere una decisione.



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