La
formazione e il periodo giovanile
Michelangelo Buonarroti nasce nel 1475 a Caprese, un piccolo centro vicino ad
Arezzo, da una modesta famiglia di nobili origini che ben presto si trasferisce
a Settignano. Il periodo trascorso a contatto con alcuni lapicidi del luogo
deve avere inciso profondamente sulla sensibilità del giovanissimo
Michelangelo. Deludendo le aspettative paterne, egli abbandona infatti gli
studi umanistici a cui è stato avviato, per applicarsi al campo artistico.
Distintosi per le sue non comuni qualità, dopo la frequentazione di Francesco
Granacci e un breve apprendistato presso i pittori fiorentini Domenico e Davide
Ghirlandaio, il Buonarroti viene accolto nel Giardino di San Marco. Sotto la
guida di un allievo di Donatello, Bertoldo di Giovanni, fra il 1489 e il 1492
egli si confronta con la lezione della scultura antica. Lo studio dei pezzi
della collezione medicea e la frequentazione dellfesclusiva cerchia di
intellettuali che gravitano intorno a Lorenzo il Magnifico costituiscono esperienze
fondamentali nella formazione del giovane. Qui egli matura quella solida
concezione neoplatonica di cui si nutre la sua poetica, qui è avviato a una
rilettura dellfantico che procede sul doppio binario delle testimonianze
artistiche e di quelle letterarie.
La Centauromachia (1492 circa; Firenze, Casa Buonarroti) esemplifica lfutilizzo
congiunto delle fonti, promosso soprattutto da Poliziano. Probabilmente
suggerito dal grande umanista, il tema ovidiano dello scontro fra centauri e
lapiti viene interpretato da Michelangelo sulla scorta dei sarcofagi classici.
Lfopera è tuttavia esente da qualsiasi intento meramente emulativo. Dimostrando
una notevole autonomia e anticipando il motivo principe delle opere successive,
Michelangelo eleva il corpo virile a protagonista assoluto della composizione:
animate da un dinamismo convulso, le figure emergono dal fondo esibendosi in un
ricca casistica di posture. Lo studio dellfantico si accompagna al recupero
della più insigne tradizione figurativa toscana, come dimostrano fra lfaltro i
disegni tratti da Giotto e Masaccio. Mentre la Centauromachia richiama alla
mente i rilievi senesi di Giovanni Pisano, la Madonna della Scala (1490-1492)
riprende esplicitamente la lezione dello 'stiacciato' donatelliano.
Il rilievo di Casa Buonarroti, che insieme al crocifisso ligneo di Santa Croce
a Firenze costituisce una delle prime opere di carattere religioso, deve essere
menzionato anche per lfinsolita iconografia. Ispirata ai modelli antichi per
quello che concerne lo schema compositivo e la postura di alcune figure,
lfopera illustra temi e motivi riconducibili al clima culturale e religioso
della Firenze di fine Quattrocento.
Se la matrice neoplatonica rappresenta uno dei poli dialettici entro cui si
sviluppa la poetica michelangiolesca, un altro importantissimo nodo è
costituito dallfinsegnamento del predicatore domenicano Girolamo Savonarola.
Pur non avendo intrattenuto rapporti diretti con il frate ferrarese, il
Buonarroti assimila il portato rivoluzionario della sua lezione maturando
quella spiritualità accesa e travagliata che emergerà negli anni della
maturità.
In concomitanza con la cacciata dei Medici da Firenze nel 1494 Michelangelo
raggiunge prima Venezia e poi Bologna, dove soggiorna per circa un anno. Ospite
di Gianfrancesco Aldrovandi - secondo quanto ricordano le fonti - egli si
dedica alla lettura di Dante e intraprende lfattività poetica. A testimonianza
del soggiorno bolognese rimangono le statuette marmoree, realizzate per
lfallora incompiuta Arca di San Domenico nellfomonima chiesa. Il San Petronio,
il San Procolo e soprattutto lfAngelo portacandelabro sono caratterizzati da un
modellato vigoroso, certo debitore dello studio diretto dei rilievi di Jacopo
della Quercia nel portale di San Petronio.
Al gruppo di opere giovanili di soggetto mitologico appartiene anche un Cupido
dormiente (andato perduto). Realizzato con tanta perizia da poter essere
venduto come pezzo dfepoca antica, esso procura a Michelangelo lfinteresse del
cardinale Raffaele Riario. Introdotto presso la corte romana del potente
prelato, il giovane compie un proficuo soggiorno nella città eterna
(1496-1501). Probabilmente su commissione di Riario, nel 1496 Michelangelo è
impegnato nella realizzazione della prima scultura a figura intera della sua carriera,
il Bacco ebbro, oggi al Museo nazionale del Bargello di Firenze. La libertà
dimostrata in precedenza nel rapporto con lfantico raggiunge qui Bacco ebbro
uno straordinario risultato, destinato a modificare la concezione della
statuaria quattrocentesca. Ma lfaudace ambiguità di unfopera in cui, secondo il
Vasari, Michelangelo riunisce 'la sveltezza della gioventù del maschio e
la carnosità e tondezza della femmina' deve apparire eccessiva per i gusti
del cardinale. Rifiutata dal committente, essa viene ceduta al banchiere Jacopo
Galli che la colloca nel suo giardino romano.
Il pezzo più noto di questi anni è comunque la Pietà di San Pietro in Vaticano,
commissionata nel 1497 dal cardinale Jean Bilhères de Lagraulas per la cappella
del re di Francia nella basilica costantiniana. Raro esempio di perfezione
tecnica, il gruppo marmoreo assume un significato particolare nel percorso
michelangiolesco e per lfarte italiana di questo periodo. Riprendendo
lficonografia nordica del Cristo morto adagiato sul grembo della Vergine,
Michelangelo ne interpreta lo schema in base ai valori figurativi tipicamente
rinascimentali: organizzato secondo un andamento piramidale, il gruppo è
improntato a un sereno equilibrio compositivo che trova un puntuale
contrappunto nella astrazione idealizzante dei volti dei protagonisti.
Le
opere realizzate per Firenze repubblicana
Alle soglie del nuovo secolo Michelangelo è un artista affermato; prescelto per
alcuni prestigiosi incarichi, egli fa ritorno in patria nel 1501. La sua presenza
al servizio del nuovo governo fiorentino rientra nellfambito di un ambizioso
progetto teso a riportare la città toscana al centro del dibattito artistico.
Lfimmediato successo riscosso dal David che Michelangelo scolpisce fra il 1501
e il 1504 trova il suo fondamento nello spirito che anima la società fiorentina
di questi anni; nei disegni del gonfaloniere Pier Soderini la promozione
culturale doveva essere strettamente connessa alla celebrazione dei valori
civili e morali della Repubblica. Inizialmente destinata al duomo di Santa
Maria del Fiore, lfimponente statua ricavata da un blocco di marmo alto più di
quattro metri - e già abbozzato da Agostino di Duccio nel 1464 - viene
collocata in piazza della Signoria, dinanzi alla sede del potere civico. Affrontando
il tema dellferoe, il Buonarroti celebra unfumanità titanica pienamente
consapevole delle proprie capacità e della propria centralità nella storia.
Impavidamente concentrato sullo scontro imminente, il giovane combattente
assurge a simbolo degli ideali di unfintera epoca.
Gli intenti sottesi al programma decorativo per il salone del Gran Consiglio di
Palazzo Vecchio sono altrettanto espliciti; esso, infatti, è imperniato sulla
raffigurazione di episodi che ricordano il valore militare di Firenze. Affiancato
a Leonardo da Vinci nellfimportante impresa, il Buonarroti inizia i disegni per
la trecentesca Battaglia di Cascina nel 1504. Malgrado non venga portata a
termine, a causa della partenza di Leonardo per Milano e di Michelangelo per
Roma (esistono oggi solo copie parziali dei cartoni preparatori, andati
distrutti proprio per lfaccanimento con cui essi verrano studiati dai giovani
artisti), quella che Cellini ha definito 'scuola del mondo' segna un
punto di svolta nel passaggio alla maniera moderna. Con evidente richiamo alla
giovanile Centauromachia, Michelangelo sviluppa le sue riflessioni sul tema del
corpo umano e del suo articolarsi nello spazio: quasi bloccati in
unfistantanea, i soldati fiorentini richiamati allo scontro da un improvviso
attacco nemico si dibattono in un vorticoso susseguirsi di gesti e torsioni su
cui lfocchio scivola avvinto dalla frenesia del movimento.
Nonostante una parte dei critici sia oggi incline a restituirgli la paternità
della cosiddetta Madonna di Manchester e della Deposizione di Cristo (en-.
trambe conservate alla National Gallery di Londra) - altrimenti riferite a un
anonimo maestro che prende il nome proprio dalla tavola che raffigura la
Madonna con il bambino, san Giovannino e quattro angeli, sulla cui identità gli
studiosi non concordano - nessuna opera sicuramente attribuibile a Michelangelo
documenta la produzione pittorica precedente la Sacra Famiglia con san
Giovannino degli Uffizi di Firenze. Meglio nota come Tondo Doni, la tavola
risalirebbe alle nozze del committente Agnolo Doni con Maddalena Strozzi (1504)
o, come sembra oramai più probabile, alla nascita della loro figlia Maria
(1507). Il dipinto, che costituisce il più immediato precedente della volta
della Cappella Sistina, è certo una delle opere che influiranno maggiormente
sugli sviluppi manieristi della pittura cinquecentesca.
Durante gli anni fiorentini Michelangelo è attivo principalmente come scultore.
Oltre che al David, allfaltare Piccolomini del duomo di Siena e ai tondi Taddei
(Londra, Royal Accademy) e Pitti (Firenze, Bargello), fra il 1503 e il 1504
egli lavora al San Matteo delle Gallerie dellfAccademia di Firenze: la statua
avrebbe dovuto accompagnarsi a quelle degli altri undici apostoli ed essere
collocata nel duomo fiorentino. Lasciata allo stato di abbozzo essa rappresenta
il primo esempio di 'non finito' michelangiolesco. Ciò che nella
Centauromachia e nei tondi appena menzionati costituisce uno sfondo scabro e
disomogeneo che agisce in senso chiaroscurale mediando il passaggio alle forme
finite delle figure, nel San Matteo diviene invece una sostanza prevaricante da
cui il corpo possente dellfevangelista si divincola quasi richiamato alla vita
da un torpore primitivo. Affascinante e rivoluzionario, questo modo di
rappresentare il corpo umano mediante energiche contrapposizioni di masse ben
rilevate e tratti appena suggeriti è da porre in diretta relazione con la
cultura neoplatonica: operando per via 'di levare', in una drammatica
lotta con la materia lo scultore si limiterebbe a liberare lfidea dal blocco di
pietra in cui è imprigionata.