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Nuove mostre collettive e personali (1984-1985)
Nel 1984 dieci opere di Regina sono esposte alla importante mostra gallaratese dedicata al MAC e curata da Luciano Caramel Trattandosi di un'esposizione dedicata al Movimento Arte Concreta (del quale peraltro, in catalogo, è antologizzata una ricca raccolta di documenti), gli accenni al passato futurista di Regina, così come a quello degli altri ex-futuristi divenuti membri del MAC, so- no solo piuttosto rapidi; tuttavia, essi sono puntuali, ed approfondiscono alcuni spunti già segnalati nelle citate monografie di Fossati e Meneguzzo (anche se non propongono nulla di sostanzialmen- te nuovo). In particolare, mentre nel secondo volume Caramel sottolinea le componenti futuriste ri- scontrabili nei manifesti del disintegrismo, del macchinismo e dell'arte totale, nel primo volume egli evidenzia come
Da indagare maggiormente di quanto sia sinora avvenuto sono piuttosto le connessioni del M.A.C. con il futurismo. [.] Che è dato rinvenire nell'antiformalismo di Veronesi [.] e con più dirette motivazioni storiche in Regina. L'artista aveva infatti preso parte alle attività pro- mosse da Marinetti [.] riuscendo con personale caratterizzazione a opporsi ai molti tabù, i- conografici e tecnici, della scultura. Aveva saputo scardinare il mito medesimo dell'oggettuali- tà tridimensionale della 'statua', ritagliando con leggerezza e ironia lamiere di latta o di allu- minio, e praticato un 'polimaterismo' radicale, fino a includere nell'opera oggetti reali
Nel febbraio del 1985, invece, due disegni di Regina sono esposti a Genova nella mostra della col- lezione di arte astratta di Maria Cernuschi Ghiringhelli . In linea di principio, la presenza di opere di Regina nella raccolta della Cernuschi Ghiringhelli potrebbe essere un dato molto interessante, poiché la collezionista - negli anni Trenta - era la moglie di Gino Ghiringhelli, direttore della Galle- ria del Milione in cui esponevano gli astrattisti milanesi (che sicuramente Regina doveva visitare in occasione delle mostre); tuttavia, entrambi i disegni sono piuttosto tardi (sono datati rispettivamen- te 1953 e 970), e dunque non possono essere sicura testimonianza di precoci rapporti della scul- trice pavese con il gruppo del Milione (tanto più che essi provengono l'uno dalla collezione Ferma- ni, l'altro dal «gruppo opere per la fondazione del premio Giolli
Nello stesso mese il Centro Comunale di Cultura di Valenza allestisce invece una piccola ma bella personale di Regina, a cura di Alberto Veca il catalogo, di dimensioni estremamente ridotte, ri- porta una nota critica del curatore che è dunque per forza di cose molto breve, ma che forse - proprio dalla necessità di sintesi - acquisisce una particolare densità. Nello specifico, ciò su cui Veca insiste maggiormente in più punti del suo testo è la questione del rapporto di Regina con i materiali antitradizionali, e soprattutto con la manualità del fare artistico quotidiano, al punto da in- dividuare il «dettato comunicativo più stringente» dell'opera reginiana nella «manualità artigianale dell'assemblaggio e del ritaglio»
Ancor più interessante, sebbene anch'essa assai breve, è la nota critica di Luciano Caramel pub- blicata sul catalogo della mostra - da lui curata - che viene allestita il mese successivo presso il Centro Culturale Immagini Koh-I-Noor di Milano, e che nei mesi successivi viene riproposta dalla Galleria Loehr di Francoforte . Nel suo testo, Caramel analizza in primo luogo l'opera prefuturista di Regina, cogliendo tuttavia già in essa più di qualche carattere della sua scultura successiva (specialmente una tendenza sommessamente antiplastica, che se da una parte si giustifica con l'influenza di un linearismo art déco, dall'altra sembra essere soprattutto una forma di personale in- terpretazione della scultura, che anticipa gli esiti degli anni successivi ; poi passa ad esaminare la produzione degli anni futuristi, ribadendo i concetti già espressi nel volume sulla scultura in Lombardia (in alcuni passi con le medesime parole) ma offrendo una più precisa contestualizza- zione nell'ambito del Secondo Futurismo, in cui si inserisce rifiutando le versioni più semplicistica- mente esteriori dell'aeropittura ed aeroscultura, e semmai proponendo un sottile e poetico equili- brio tra figura e astrazione che può avvicinarla a Licini (al quale, come si ricorderà, l'aveva acco- stata anche Carlo Belli) E questa sua peculiare identità - spiega Caramel ribadendo un concetto già più volte incontrato - rimane anche negli anni seguenti, perché «anche nei territori dell'astra- zione, l'artista rimane se stessa
La mostra è recensita da Mirella Bentivoglio , che come si ricorderà aveva già lavorato su Regi- na, inserendola tra le artiste espositrici nella mostra Materializzazione del linguaggio, da lei curata nel 1978. Il suo articolo, che non è dedicato alla sola mostra di Regina ma tratta anche di altre ras- segne le cui protagoniste sono donne, affronta innanzitutto - in termini generali - il problema della presenza femminile nell'arte contemporanea, indicando evidentemente, in questo modo, anche un orizzonte all interno della quale interpretare i giudizi su Regina. In particolare, la Bentivoglio traccia un resoconto delle più recenti tendenze della critica sulla questione dell arte delle donne:
Negli anni Settanta il solo fatto di appartenere all'emisfero sommerso, all''altra metà' dell'arte odierna, sembrava autorizzare un rivendicazionismo avulso da ogni considerazione sulla qualità; mentre nella prima metà degli anni Ottanta è sembrato che l'offensiva femminile se- gnasse una battuta d'arresto, come se i più responsabili livelli volessero estraniarsi dalle ab- borracciate rincorse che avevano minacciato di svisare gli intenti dell'impegno femminile. O- ra, nel mezzo del decennio del riflusso, sembra sia in atto un riflessivo, non massiccio ritorno all'autopromozione organizzata dell artista donna, su basi di selezione.
[.] la necessità delle mostre ghetto non è ancora superata, almeno nell'area della pittura. Questa rinnovata fase di separatismo s impegna ad abbreviare i tempi e condensare gli spazi per un'informazione non dispersa sulle qualità del lavoro femminile, dichiarandosi preliminare a un'equa distribuzione 'mista' degli spazi espositivi.
La Bentivoglio, dunque, sta esaminando questioni di più ampio respiro, che riguardano in generale i rapporti tra arte e femminismo, e di conseguenza è in questa prospettiva che vanno lette anche le parole dedicate a Regina:
Questa spinta alla smaterializzazione [che la Bentivoglio riscontra in una mostra di sole arti- ste donne di cui parla nelle righe precedenti, ndr] ci è stata provata soprattutto dalla recente mostra di Regina al Centro Koh-i-noor sic] di Milano, presentata da Luciano Caramel con u- n'analisi attenta allo sviluppo di questa grande precorritrice della ricerca intercodice: è una pittura che è scultura, una grafica che è ricerca linguistica, un colore che è oggetto.
In tale giudizio, evidentemente, giocano moltissimo i particolari interessi critici e la stessa attività di artista della Bentivoglio, assai attenta all'arte che si pone a metà strada tra parola e immagine: non è un caso, dunque, che le sue parole - nonostante la rassegna milanese prenda in esame cinquant'anni di carriera di Regina - si appuntino esclusivamente su quelle opere che possono avvi- cinarsi a ciò che definisce «ricerca intercodice»
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