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Romanticismo & Théodore Géricault
Non è facile stabilire gli estremi cronologici del Romanticismo: alcuni studiosi suppongono il suo inizio all'incirca nel 1750 fin oltre la metà dell'Ottocento, altri invece lo restringono tra il1820 e il 1848.
La Germania e la Gran Bretagna furono i Paesi dove le teorie romantiche trovarono una precoce formulazione. Il termine "romantico" veniva definendosi in contrapposizione a ciò che di antico e classico vi era in letteratura. Il nuovo artista puntava sulla riscoperta della fantasia e dell'irrazionalità, del sentimento e dell'ingenuità, sulla base di una fusione più intima tra uomo e natura. Due erano le teorie che caratterizzavano questo nuovo movimento: la Teoria del sublime, ovvero il sentimento misto di piacere e di orrore suscitato dallo scatenarsi degli elementi della natura, la Teoria del pittoresco, intersa come recupero di una dimensione spontanea, libera e persino selvaggia, in contrasto con la compostezza che costituivano le fondamentali virtù neoclassiche.
L'artista diviene simile a Dio, la sua arte non è uno strumento di conoscenza razionale e neppure un mezzo di comunicazione, ma l'espressione più compiuta della propria personalità, del proprio genio. Per queste ragioni l'artista appare insofferente ai limiti e alle convenzioni, nasce la figura del 'genio' romantico, forzato a una solitudine propizia alla creazione, a un'infelicità che è lì inevitabile conseguenza della sua 'diversità'. In questo nuovo scenario la natura è sentita non più come oggetto di studio, ma come forza creatrice o come potenza superiore alle forze dell'uomo. Questa preminenza accordata alla natura spiega il culto del paesaggio da parte degli artisti romantici i quali si posero di fronte alla realtà con un atteggiamento nuovo, cogliendone la specificità e lì autonomia.
Uno degli artisti che si afferma in questo periodo è Théodore Géricault (1791-1824),il quale scelse, per la sua opera più significativa, La zattera della Medusa, un tragico episodio della storia contemporanea, avvenuto nel 1816 al largo dell'Africa occidentale: il naufragio della nave Medusa, con la conseguente salita di 150 persone se una zattera che andò alla deriva per parecchi giorni, finché la nave della salvezza, l'Argo, recuperò solo una quindicina di superstiti. Il pittore fu a lungo indeciso circa il soggetto ma si decise per il momento più drammatico come quello in cui i naufraghi avvistano una nave all'orizzonte, ma non riescono a farsi notare. Géricault rappresentò tutte le sfumature del dolore fisico e morale nella massa di persone sulla zattera, dal padre in primo piano inebetito dal dolore per il figlio morto, e dai moribondi tutt'intorno, fino al grappolo umano che si protende dalla zattera in balia delle onde verso la nave lontana, che non riuscirà ad avvistare i naufraghi.
La scena è costruita su un sistema di varie diagonali che convergono verso due apici, uno rappresentato dall'albero della zattera e l'altro dalla camicia agitata da un naufrago: si determina così un movimento, una tensione verso l'orizzonte. Il vento soffia però in direzione opposta, com'è dimostrato dalla vela gonfiata dalla tempesta imminente, e il mare respinge inesorabilmente la zattera. Gli stessi riflessi rossastri del sole al tramonto accentuano la drammaticità della scena.
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