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Mosaico
Tecnica pittorica consistente nel creare motivi geometrici o figurativi accostando frammenti di vari materiali. Questo tipo di decorazione si adatta soprattutto alle grandi superfici lisce e raggiunge il massimo effetto se applicato a pavimenti, pareti, volte o soffitti. Può tuttavia essere usato per impreziosire pannelli e oggetti di piccole dimensioni. L'arte del mosaico nacque presso i romani e conobbe il suo periodo di massima fioritura nell'Italia bizantina, dove fu impiegata in edifici civili e religiosi. Grazie alla resistenza dei materiali utilizzati ci sono pervenuti molti mosaici antichi, conservati nel loro splendore originale.
Nella loro forma classica i mosaici erano composti di piccoli ciottoli e più tardi da cubetti di marmo, pietra, vetro o terracotta detti tessere. Per la fabbricazione delle tessere si riducevano sottili blocchi di marmo o pietra colorata in strisce che a loro volta erano suddivise in tasselli. Il vetro fuso, cui era possibile conferire le colorazioni più svariate mediante l'aggiunta di ossidi metallici, era invece versato su una superficie piatta e lasciato raffreddare. Sulla lastra così ottenuta si praticavano apposite tacche con uno strumento affilato e quindi si sminuzzava il materiale. Le tessere d'oro e d'argento si ricavavano infine applicando fogli del prezioso metallo a lastre di vetro dalle tinte tenui. Il blocco era poi ricoperto con una 'fritta', in altre parole un sottile strato di vetro in polvere, cotto in forno e quindi tagliato in piccoli frammenti.
Esistono diversi tipi di mosaico: l'opus tessellatum, caratterizzato da semplici motivi geometrici; l'opus vermiculatum, formato da piccole pietre disposte in disegni curvilinei o raffiguranti persone, animali, piante e oggetti; l'opus musivum, destinato alle pareti; l'opus sectile, perlopiù marmoreo.
L'arte musiva conobbe il massimo sviluppo durante l'impero bizantino: gli esempi più antichi risalgono al V e VI secolo e furono rinvenuti in città anche molto distanti da Bisanzio. I più famosi sono senza dubbio i mosaici di Ravenna, tra cui il Buon Pastore (V secolo) nel mausoleo di Galla Placidia, il Battesimo di Cristo (V secolo) nel Battistero degli ariani e i preziosissimi mosaici della chiesa di San Vitale, realizzati intorno al 547.
L'influenza di Bisanzio si fece sentire soprattutto a Venezia, dove l'arte musiva trovò la sua maggiore soprattutto nella basilica di San Marco, le cui pareti sono coperte di mosaici risalenti a periodi diversi. La fioritura veneziana è testimoniata dall'esistenza, oltre che di vere e proprie botteghe di mosaicisti, anche di maestri vetrai impegnati nella fabbricazione di tessere. Il periodo di massimo splendore fu rappresentato dai secoli XII e XIII, quando furono eseguiti molti mosaici della basilica e quelli del duomo di Torcello. Nel medesimo periodo la penetrazione bizantina si rafforzò con l'immigrazione di maestranze da Costantinopoli e allo stesso tempo molti artisti veneziani si spostarono a Roma. Anche molte chiese romane furono così decorate a mosaico: le più note sono Santa Maria in Trastevere (1130-1143), San Paolo fuori le Mura (1218), San Giovanni in Laterano (1291) e Santa Maria Maggiore (1295).
Nel Rinascimento, pittori quali Tiziano Tintoretto e Veronese fornirono molti cartoni da mosaicare. Nonostante l'esistenza di intere famiglie di mosaicisti (ad esempio gli Zuccato e i Bianchini) e i tentativi di ripresa da parte di alcuni laboratori, nel Seicento e nel Settecento
l'idea del mosaico come riproduzione meccanica della pittura si impose, determinando la decadenza di questa forma artistica nella città lagunare. Anche a Roma gli unici due episodi di rilievo furono la decorazione della chiesa di Santa Maria del Popolo, basata su cartoni di Raffaello, e l'esecuzione delle pale d'altare di San Pietro. Si assistette a una rinascita solo nell'Ottocento con la costituzione dello Studio vaticano, il cui laboratorio di restauro ispirò iniziative simili anche a Parigi, Londra e San Pietroburgo.
Oggi si tende a rivalutare l'arte musiva come strumento decorativo da inserire nelle opere dell'architettura moderna e con la possibilità di copiare le tendenze e le tecniche delle arti figurative. Un esempio di tale orientamento sono le spettacolari decorazioni di numerosi edifici di Città di Messico
Cupola della Roccia, Gerusalemme
Gli splendidi mosaici originali ornano ancora l'interno della cupola della Roccia, fatta costruire dal califfo Abd al-Malik verso la fine del VII secolo, mentre i mosaici delle pareti esterne furono sostituiti nel XVI secolo per volere di Solimano il Magnifico. La moschea sorge a Gerusalemme, sulla roccia su cui Abramo avrebbe dovuto compiere il sacrificio di Isacco e da cui Maometto sarebbe asceso al cielo.
Caccia al leone
Questo mosaico pavimentale, composto di ciottoli arrotondati e noto come Caccia al leone, risale al periodo ellenistico. Caratterizzato da una scarsa varietà cromatica, fu realizzato intorno al 300 a.C. per un edificio di Pella, la capitale della Macedonia durante il regno di Archelao.
Mosaico del Duomo di Monreale
Questo mosaico bizantino della fine del XII secolo, che raffigura il Cristo Pantocratore attorniato dalla Vergine, dagli angeli e dai santi, decora l'abside del Duomo di Monreale e costituisce una testimonianza della conquista della Sicilia da parte di Ruggero d'Altavilla e della politica di quest'ultimo, ispirata al modello bizantino.
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Murale a mosaico messicano, Città di Messico Il mosaico che decora la facciata della biblioteca dell'Università di Città di Messico ripercorre la storia del paese con dettagli di motivi aztechi e creature mitologiche fino a immagini e soggetti dell'epoca odierna. Il mosaico è stato realizzato nel 1952 dall'artista messicano Juan O'Gorman. |
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Maschera azteca Il mosaico è una delle tecniche artistiche più usate nell'arte precolombiana; in particolare, era utilizzata nella produzione di maschere, pugnali e scudi destinati alle cerimonie rituali. Questa maschera lignea azteca, che probabilmente era indossata in occasione di particolari danze, è ricoperta da schegge di turchese; i denti e gli occhi sono di conchiglia. |
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