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Il tempo nella pittura contemporanea




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IL TEMPO NELLA PITTURA CONTEMPORANEA



Fino all'Ottocento la pittura ha cercato di tradurre sulle due dimensioni della tela una realtà a tre dimensioni: ha utilizzato la prospettiva e il chiaroscuro per dare l'illusione della profondità e della distanza degli oggetti nello spazio. Non pretendeva di rappresentare lo scorrere del tempo, il movimento se non fissando l'attimo di un gesto o di un'azione.

Tra fine Ottocento e inizio Novecento la rappresentazione esatta della realtà viene sentita come una limitazione alla creatività artistica. Nascono nuovi modi di rappresentare la realtà esterna ed interiore, cambiano i criteri di rappresentazione dello spazio e delle cose nello spazio, si cerca di rendere sulla tela il mutare e lo scorrere del tempo, il movimento il ritmo della vita moderna.


BOCCIONI


Anche i pittori futuristi italiani, che individuano nella velocità una caratteristica del modo moderno, scompongono e ricostruiscono le immagini della realtà per renderne il dinamismo, il movimento.

Osserviamo alcune opere di Umberto Boccioni (1882-1916).





La città che sale


Il motivo di quest'opera, di cui esistono molti studi preparatori, è sentito profondamente da Boccioni: per il senso dinamico del cavallo, che diventa marea in ascesa, e lo sfondo della città con le case in costruzione, simbolo tipicamente moderno.

Nel manifesto del 1910 il manifesto dei pittori futuristi dichiara guerra al passato e indica i nuovi temi dell'arte futurista nella 'frenetica attività delle grandi capitali', nelle 'rete di velocità che avvolge la Terra'. 'Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido (), le cose in movimento si moltiplicano, si deformano susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono'.

Con questo dipinto Boccioni presenta appunto l'immagine della città moderna di cui vuole cogliere l'intero dinamismo. Abbandona ogni verosimiglianza naturalistica, presente ancora nelle prime prove, per privilegiare la sensazione di crescita e di sviluppo ed esprimere in immagini intensamente vitalistiche l'energia che pervade la metropoli industriale. Sono riconoscibili solo poche rapide  sagome, come gli uomini disfatti dalla fatica e soprattutto il grande cavallo in diagonale che traina il carro, reso attraverso macchie violente di colori (la criniera fulva e il blu della sella). Il motivo del cavallo, simbolo di vitalità e di forza, è ripreso in altre due immagini, mentre sullo sfondo emergono impalcature, ciminiere, altri uomini al lavoro. La nota dominante è il movimento, inteso come sintesi simultanea che travolge, in un unico turbine ascensionale, uomini, cavalli e cose, tutti pervasi da uno stesso slancio creativo.





Visioni simultanee

In Visioni simultanee (1911) una donna si affaccia al balcone, ricevendo l'impatto della vorticosa attività umana della piazza sottostante: il movimento delle persone e dello sguardo deforma lo spazio, le verticali diventano oblique, gli oggetti si compenetrano, i piani si intersecano, realizzando una composizione il cui obiettivo non sono le cose , ma la loro dinamica.




Forme uniche di continuità nello spazio

L'opera, una delle più famose dell'itinerario creativo dell'artista, si caratterizza per la compenetrazione dei piani e per la dinamicità delle forme che fendono lo spazio. Raffigura un corpo umano in movimento con vedute simultanee. La figura si sta spostando velocemente ed in maniera continuativa. La simultaneità delle vedute conduce alla compenetrazione dei piani
È singolare per un artista sinceramente 'futurista', come fu Boccioni, che sia giunto a uno dei massimi risultati della sua scultura, cantando la velocità non attraverso l'immagine di una automobile o di un aeroplano, ma di un uomo che cammina.

Più tardi anche Giacomo Balla dedicherà all'amico un'immagine che lo ricorda durante le epiche risse sostenute nelle storiche serate futuriste. In entrambe la sculture vi è, dunque, un personaggio che accenna un passo in avanti anche se la trattazione plastica è alquanto diversa. Boccioni stravolge e sdoppia - in certi punti - un'anatomia umana, fino a deformarla per meglio esprimere lo sforzo e la tensione, e a trasformarla in una struttura aerodinamica - si veda il busto 'carenato', privo di braccia e l'alternanza di pieni e di vuoti che testimoniano il contemporaneo 'essere e non essere' di un corpo che si muove in un determinato punto dello spazio.
Balla sostituisce, invece, alle parti anatomiche del corpo del suo Boccioni le loro pure traiettorie nello spazio, quasi delle eleganti volute che 'stanno al posto' delle membra e sono di fatto solo il grafico del loro movimento: l'intero corpo è, del resto, sollevato - e come proiettato - da una specie di onda che ne rappresenta lo slancio in avanti. I moti curvilinei che partono dalla 'onda' ( le 'virgole' al posto dei piedi, la voluta doppia che parte dalla gamba flessa per giungere al capo del personaggio) sono come trafitte dalla linea nervosa che attraversa la gamba tesa e il busto e dal triangolo rovesciato che mima, nella sua base protesa, l'impatto del terribile pugno dell'amico























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