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Le tradizioni si sono mantenute, rinascono o vengono risuscitare e spesso con successo. Valori, simboli, modelli di comportamento tradizionali restano in vita e rifioriscono all'interno delle società complesse, non nelle zone marginali. Questo ritorno si afferma nel corso di un processo di mutamento vivace, a guida di attori sociali di origine recente.
La vitalità delle tradizioni e la loro riscoperta mostrano caratteri e contenuti differenti, appaiono fenomeni di + ampia diffusione o patrimoni di gruppi ristretti, anche se è possibile vedere elementi unificanti. Nell'insieme + ampio ed eterogeneo si possono riconoscere elementi, concezioni, simboli ricorrenti che si manifestano in gruppi e contesti diversi tra loro.
In Italia, mentre comportamenti, riti, valori della società preindustriale contadina si mantengono o riprendono forza nelle famiglie, il modello di un passato contadino induce i gruppi e le associazioni locali a riproporre o rivitalizzare il patrimonio culturale rurale.
Anche organizzazioni di ispirazione ecologica, vicine alla natura e meno violente nei suoi confronti, richiamano ad una comunità rurale tradizionale o ad una "cultura contadina". Queste posizioni ecologistiche propongono la difesa del patrimonio culturale, del territorio e delle risorse della comunità con un rapporto + equilibrato con l'ambiente (esaltare lavoro contadino e artigianale, - distruttivo).
Altro elemento della tradizione è la sua concezione esoterica, fatta di pratiche che vanno dalla teosofia alla magia popolare. Mentre in città si diffondono credenze e pratiche occultistiche e astrologiche grazie a "maghi" professionisti, nelle campagne si ricercano e ritrovano tracce o testimonianze dell'attività di guaritori e praticanti di magia contadina.
Delle tradizioni fanno parte le feste contadine: risposte agli stimoli disordinati di ambienti diversi e contrastanti.
X definire meglio la concezione di questo strumento concettuale, bisogna confrontare il bricoleur con l'ingegnere. L'ingegnere lavora su un progetto preciso e utilizza strumenti e materie prime adatti a realizzarlo.
Il bricoleur produce opere diversificate usando materiali raccolti nelle varie occasioni, non specifici x un singolo e preciso progetto (usa residui di costruzioni precedenti). Sa cosa produrrà anche se non lo ha progettato nei particolari; è capace di adottare soluzioni flessibili. Il contadino raccoglie materiali rari o che non può produrre (ferro, rame, ottone, viti, bulloni, ingranaggi); ciò denota uno specifico rapporto con l'ambiente.
Il bricoleur vede nel pezzo degli impieghi in meccanismi e giunture che sono + estesi e generali di quelli x le quali esso era stato predisposto al momento della costruzione.
Il bricolage non registra formalmente e x scritto i materiali da usare, le operazioni da eseguire e la descrizione del prodotto ma è un'attività che si colloca nell'ambito di una cultura orale; può essere praticata da chiunque. Si avvale dei pezzi resi liberi dalla distruzione e li ricombina in modo diverso.
Tra chi dedica il maggior tempo all'organizzazione, a montare la rappresentazione e a partecipare come attore ci sono i pendolari.
Per la preparazione, le donne si riuniscono x cucire i vestiti e x i disegni ci si ispira a varie fonti e spesso alla fantasia; gli uomini, invece, eseguono lavori maschili. Si cerca di acquistare il meno possibile e di produrre tutto da sé. In questo modo, competenze tecniche + recenti (elettricista) si inseriscono nell'ambito del gioco artigianale tradizionale.
In questa rappresentazione si intrecciano gioco e ironia nei confronti del servizio militare e verso quelli della Chiesa. In seguito ci si riunisce in chiesa x la liturgia ufficiale, seguita dai vari festeggiamenti (esigenza di incontro della comunità ormai differenziata).
In questa celebrazione c'è un integrarsi di
religiosità contadina e religione ufficiale, di tecnica contadina e di
tecnologie avanzate, di tradizioni cerimoniali e di formule dello spettacolo;
il bricolage fonde tutti questi elementi. L'intreccio tra intenso contatto col
sacro e burla, parodia, fa rientrare
La modernità si costruisce in opposizione alla tradizione. È caratterizzata dalla razionalità piuttosto che dall'affettività, dalle pratiche simboliche, dall'agire sociale; ha basi contrattualistiche ed individualistiche nelle quali operano grandi organizzazioni che hanno preso il posto ai legami di parentela, alla ritualità e religiosità.
Oggi, accanto ai processi di globalizzazione, di diffusione delle tecnologie, di omogeneizzazione dei consumi, si ripresentano elementi di particolarismo e localismo, di adesione a modelli e valori + antichi, di riscoperta delle radici comunitarie.
Il ricorso a componenti tradizionali e all'identità locale e contadina è visto come risorsa (non solo economica). I processi di urbanizzazione, industrializzazione, terziarizzazione, lo sviluppo dell'istruzione e delle comunicazioni hanno influito sulla trasmissione della tradizione fra le generazioni.
Sul nostro territorio è presente una nuova elaborazione delle componenti tradizionali, la loro ricerca, conservazione e offerta sul mercato. Numerosi sono i musei e le collezioni locali, vivace è l'enogastronomia locale e contadina e c'è una riproposizione di feste e cerimonie tradizionali. Il fattore economico è rilevante ma principale è lo stimolo a ritrovare il proprio paese e la sua tradizione, il suo passato.
Gli operatori attivi sul territorio, x riprendere e riformulare tratti delle radici locali o x inventarle dove mancano, hanno bisogno di lavori documentati sulla tradizione popolare con elementi ben fondati.
Elementi della tradizione locale e contadina possono essere rilevati, documentati e resi disponibili, in modo da fruire di momenti di vita differenziati, esperienze simboliche, affettive e cerimoniali non riconducibili tutte ad un unico contesto socioculturale.
La questua delle uova ripropone elementi della tradizione popolare nel contesto delle società complesse. È una cerimonia diffusa nel Piemonte meridionale e praticata nel periodo inverno-primavera, solitamente nella Settimana Santa.
Questua di Magliano Alfieri (Cn). Abbandonata nel 2° dopoguerra e rimessa in vita negli anni '60 x reagire all'abbandono delle campagne e della tradizione contadina e x difendere la comunità locale e la sua cultura.
Questa ha luogo dopo il crepuscolo e la data è decisa dagli agenti. Un tempo erano formati dai giovani maschi del paese; quelli attuali sono di entrambi i sessi e non sono necessariamente giovani (hanno autonomamente fatto rivivere la cerimonia intraprendendo ricerche locali).
Gli agenti visitano le famiglie una dopo l'altra. L'area in cui si muovono è quella tradizionale del paese, in modo che possano spostarsi a piedi. La prestazione è caratterizzata dal canto della canzone delle uova - accompagnata da strumenti - in cui si elogia la casa e i padroni, si richiede il dono e si ringrazia; se non si riceve niente, si cantano strofe di scherno. Passate tutte le abitazioni, si ritorna al paese dove si concluderà la cerimonia consumando collettivamente i beni raccolti dagli agenti.
Il gruppo dei questuanti (ma anche gli "utenti") è formato in minima parte da contadini ma la maggioranza sono insegnanti, impiegati, studenti; i membri + interessati alla conservazione delle feste tradizionali sono quelli che quotidianamente si spostano in contesti differenti x lavoro o altro. Questi agenti sono dei "pendolari" che dalla comunità rurale si spostano continuamente verso quelle + recenti (capitalistica, statale). Questa loro situazione li porta all'interessamento x la cultura locale e x la riproposta delle cerimonie tradizionali con una partecipazione attiva ad esse.
L'alternanza tra contesti diversi, infatti, genererebbe in loro problemi nell'orientamento, difficoltà nelle scelte e nell'adesione a valori; la festa, in questo caso, aiuta a creare una mappa sociale e culturale + complessa ma ordinata.
Ciò che gli agenti trasmettono alle famiglie è una testimonianza di rinnovata appartenenza alla comunità locale e rurale e una conferma della loro sopravvissuta specificità.
La questua ha una forte carica di autonomia comunitaria, le autorità del paese non interferiscono quindi la sua riproposta non ha avuto complicazioni. Ha meccanismi semplici ma è ricca di codici.
Questua di Mongardino
(Asti). Riproposta recente della cerimonia (1984), - ricordata solo dagli
anziani - ad opera dei membri della Pro
Loco (promotori ed organizzatori), aiutata a ricostruire il testo della canzone
dal parroco. Qui la festa dura tutta
Gli agenti sono di tutte le età: anziani, giovani, ragazzini e bambini; le famiglie li ricevono calorosamente, si conversa, si canta e infine i padroni di casa offrono i doni tradizionali e anche denaro (sono molto attivi nel rito).
Come conclusione,
I pendolari, tramite la festa, si costruiscono una mappa sociale + complessa. Al contrario, però, le cerimonie possono anche contribuire a semplificare e ridurre la complessità; il rito può essere, x i partecipanti, un momento in cui ci si contrappone con l'esterno ipercomplesso, ci si radica nel territorio e nella memoria locale.
Coscritti in Piemonte
I festeggiamenti x ogni nuova leva di coscritti sono ancora praticati in varie zone del Piemonte (Canadese, valle del Tanaro albere, alessandrino, astigiano). Accanto a questi riti tradizionali, però, ci sono state delle trasformazioni.
I partecipanti non sono solo i + maschi della località ma sempre +presenti sono anche le ragazze; inoltre i giovani provengono anche dai centri o dalle città vicine. I diciottenni tendono ad essere sempre meno numerosi.
Oltre a questi elementi, c'è anche una diminuzione dei cortei e delle esibizioni.
A Mongardino questi riti hanno visto l'opposizione dei parroci, manifestanti un atteggiamento negativo a causa del carattere poco morale delle celebrazioni dei coscritti. Un miglioramento c'è effettivamente stato, probabilmente x i cambiamenti nella morale giovanile e x la caduta della conflittualità tra bande diverse di coscritti.
I nomi e l'anno della leva vengono dipinti a lettere colorate sull'asfalto, vicino alle case di coscritti; x il paese sono incollate strisce tricolori con scritte che inneggiano alla leva o beffeggiano quella dell'anno prima. Scritte si trovano anche sui muraglioni, guardrail e spesso sui cassonetti dell'immondizia, x affermare la loro presenza sulla scena locale.
A Castagnito, l'energia, la fantasia e l'allegria dei giovani sono rivolti verso la comunità, in un quadro cristiano e senza elementi poco morali. C'è una continuità nella tradizione e, a intervalli di tempo, i coscritti si riuniscono x cene e serate insieme.
Fatti di innovazione. Per prima cosa è diminuita la presenza maschile, i conflitti tra giovani di comunità diverse e sono aumentate le donne. È scomparsa la componente di iniziazione sessuale e c'è una progressiva de-erotizzazione dei festeggiamenti. Il rapporto con il paese, però, non si è indebolito; i giovani della leva organizzano feste ed intrattenimenti x tutta la comunità.
I coscritti offrono a tutti esperienze e modelli di convivialità e cerimonialità, di socialità comunitaria. Vogliono affermare la loro appartenenza al mondo; sono protagonisti, autori di bricolage tra locale e metropolitano.
La festa reinventata
L'osservazione etnografica di fine '900 mette in evidenza che la festa non è connessa a paesini protetti dall'industrializzazione bensì a zone coinvolte in processi di scambio con contesti + ampi e con la città.
Chi sono i protagonisti di questa continuità del rito? Sono le persone + aperte, attive nelle istituzioni e negli apparati produttivi delle società contemporanee; sono i pendolari che x studio o lavoro agiscono in contesti socioculturali differenti (risultano i + attivi come organizzatori e attori del rito).
La creatività e la ricostruzione della festa locale e del suo inventario si sviluppa fino alla realizzazione di cerimonie composte su moduli locali e tradizionali; così si arriva a riproposte curate ed accettabili, sostenute da ricerche di etnografia e storia locale (dalla raccolta di testimonianze a nuove invenzioni creative).
Il fenomeno della reinvenzione della festa è presente anche in altre zone d'Italia e inoltre è accompagnato da altre manifestazioni di interesse x il passato: la raccolta delle testimonianze materiali di questo passato, di attrezzi di lavoro, suppellettili e la loro esposizione.
Le feste contadine rientrano in un quadro complesso entro il quale scandiscono il tempo comunitario riformulando funzioni, messaggi, finalità.
Archiviare l'immaginario religioso e la ritualità tradizionale
Ricostruzione di alcuni tratti dell'immaginario religioso di una popolazione alpina. Osservazioni di un evento riconducibile alla tradizione popolare della Valle d'Aosta, strettamente collegato all'allevamento bovino: le batailles de reines, combattimenti di regine.
L'allevamento valdostano è fondato sulla trasumanza (in estate si pascola in quota); x tutto l'anno i bovini sono in stalle e pascoli minori, al cui interno si consolida una gerarchia. A giugno (14 o 24) c'è il trasferimento all'alpeggio (enarpa) dove i vari allevatori affidano i propri animali a dei pastori (arpian). I vari gruppi vengono raggruppati in mandrie + grandi e ciò rimette in questione le gerarchie: le vacche + combattive si affrontano in duelli x stabilire chi dominerà il gruppo, chi sarà la regina (reina) alla guida dell'armento.
Quel giorno ci si scontra e sfida anche tra i vitelli + giovani ma c'è anche clima di festa: si incontrano pastori, allevatori e persone che vogliono assistere alle bateilles; si mangia, beve, si fa il tifo e le scommesse.
La discesa (desarpa) è in settembre (22 o 29) e x l'occasione la regina viene pulita e ornata con nastri rossi e bosquet (ramo di pino decorato con rose, fiocchi e specchietti); c'è anche una seconda regina, quella del latte, ornata con bosquet di nastri e fiori bianchi. Le due precedono la mandria nel percorso verso la valle dove vengono ammirate dagli abitanti.
Recentemente c'è stato qualche cambiamento: gli animali vengono trasportati in autocarro e ciò toglie ritualità alla desarpa; inoltre le bateilles stanno diventando sempre + delle attrattive turistiche, con cerimonie tipiche dello sport di massa.
Elementi che possono rientrare in una dimensione religiosa e sacra.
Il rapporto reina-allevatore va al di là dello sfruttamento x produrre latte. È trattata diversamente dalle altre mucche ed ha un rapporto privilegiato con l'allevatore; questo la coccola, la cura come un'atleta, la tiene in forma e la incoraggia durante le battaglie. Il termine regina la umanizza come presenza femminile importante e fa riferimento all'onore, x l'allevatore, di avere una lottatrice qualificata e di successo.
L'aspetto privilegiato è appunto quello della femmina guerriera; i colori della vittoria sono il rosso dei nastri e delle rose, colore aggressivo, di guerra. Un altro aspetto è quello della femminilità, protettivo e materno (ricordato dalla sua controparte, la regina del latte).
Negli anni '70 ci si pone il problema di schedare e archiviare i ben i culturali, fondamentale x il riconoscimento ufficiale della loro esistenza e importanza (nel '98 indicati come "demoetnoantropologici"). Recentemente c'è stato un ampliamento dell'ambito dei beni culturali a quelli "immateriali", in cui rientrano le feste, i riti e le cerimonie.
La catalogazione delle feste, in quanto fatti complessi, vede la necessità di avere delle schede e quindi un archivio multimediale x avere la possibilità immediata di aprire qualsiasi documentazione. È utile localizzare precisamente la celebrazione nel tempo, nelle stagioni, nel territorio, nello spazio comunitario e nelle ore giornaliere; scomporne le componenti rituali ed oggettuali; indicare gli attori; ricostruirne il contesto.
Orso e capra a nuova vita
Orso e capra, note maschere x i riti di campagne e montagne preindustriali, hanno ripreso vita nel nostro contesto attuale in seguito a industrializzazione e urbanizzazione, che hanno disgregato le vecchie comunità locali e trasformato le loro tecniche e cicli produttivi.
Orso e capra carnevaleschi riproposti a Magliano Alfieri. Negli anni '70 il Carnevale è organizzato dal Gruppo Spontaneo che, già dal decennio precedente, ripropone feste comunitarie intervistando gli anziani e inoltre raccoglie reperti x creare un museo locale. Tra la fine degli anni '70 e gli anni '80, grazie ai giovani e alla collaborazione degli anziani, orso e capra ridiventano una presenza nota e attesa in comunità non + rurali ma aperte e mobili, sensibili all'influsso di molte variabili.
Rivolgersi alla memoria implica cura ed attenzione ma non esclude innovazioni; infatti è mutato il modo di trasmissione delle competenze rituali, della gamma dei personaggi, della gestualità, della preparazione e dell'uso di maschere e costumi.
I Maglianesi reagiscono alla perdita di funzioni della comunità e alla disgregazione del mondo rurale registrando, tutelando e conservando testimonianze della cultura locale e del passato contadino; vogliono la riaffermazione e la riappropriazione di una cultura popolare e contadina in contrapposizione a quella di massa e di consumo.
Oggi, le iniziative che coinvolgono le associazioni locali, si concentrano su due aspetti della tradizione locale: le feste e le testimonianze materiali (lavoro contadino e artigiano). Queste tradizioni spesso rientrano in cicli turistici, sono riprese dai media e sono fruite dall'esterno della comunità.
I molti musei storico-etnografici locali sono coinvolti in un circuito e contribuiscono a valorizzare e promuovere le produzioni locali; inoltre concorrono a formare l'immagine di comunità locale radicata e colorita.
L'orso di Volvera (To). Il carnevale iniziava il 31 gennaio (festa di Sant'Orso), la celebrazione era eseguita dai coscritti e comprendeva una questua. I ragazzi accompagnavano x il paese un loro compagno mascherato da orso, condotto da un domatore a suon di musica; si visitavano tutte le case e le famiglie offrivano dei doni. Questo ci fu fino al 1938 e si ripresenta nel 1995, insieme alla maschera della capra. Gli organizzatori sono i giovani locali ma non i coscritti; si intervistano gli anziani, si cerca documentazione e si ripropone l'evento.
I beni culturali di tradizione rurale e preindustriale rimessi in vita, riflettono interessi ed aspirazioni diffusi e molteplici. La rinascita di elementi di questa tradizione indica l'ampiezza dell'insieme dei beni culturali, sempre in crescita.
L'impegno dei protagonisti di Volvera è una strategia di autorappresentazione e comunicazione che mira ad un'originale immagine e caratterizzazione di radicamento nella comunità e nel territorio. Essi, sostenendo la continuità e promovendo la ripresa, si presentano come operatori attivi e creativi; contribuiscono alla crescita del patrimonio culturale pur essendo ben inseriti nelle attività e professioni del presente.
I musei locali e i beni Dea
Beni culturali e ricerca antropologica
Obiettivo del Progetto Finalizzato Beni Culturali del Consiglio Nazionale delle Ricerche: creare supporti multimediali da inserire in un archivio multimediale antropologico italiano. Non si possono progettare schede x la catalogazione e archiviazione in banca dati rifacendosi solo alla tradizione documentaria, bisogna ripensare e sviluppare gli aspetti specifici della selezione e del rilevamento. È necessario tenere presente delle esigenze settoriali altrimenti si rischia che le schede siano troppo articolate e voluminose.
Inoltre oggi si ha a che fare con attori sociali differenziati; c'è una diffusione di iniziative di rilevazione e schedatura promosse da enti territoriali e assessorati, musei, università, associazioni varie.
La concezione di beni culturali è prodotto storico ed essi sono pensati in quanto tali, fanno parte dell'attività di costruzione del passato.
Le Goff (1970) sosteneva che un "documento" è anche un "monumento" ed è il risultato dello sforzo compiuto dalle società storiche x imporre al futuro un'immagine di se stesse. Ciò che lo cambia in monumento è la sua utilizzazione da parte del potere.
Aspetti attuali e propri del campo e problemi dei beni culturali.
Un primo aspetto riguarda l'ampliamento dei depositi dai quali i documenti scientifici e i beni sono estratti. Un ampliamento importante sta nell'acquisizione e ufficializzazione dei beni culturali Dea.
Oggi, operare sui beni culturali è sfruttamento delle risorse; la risorsa diventa un mezzo x promuovere un territorio e le sue attività ed è anche utile x definire un'identità locale storicamente radicata.
Prendere in considerazione i beni culturali non materiali (soprattutto beni Dea) pone dei problemi. Tra questi ci sono le feste, eventi che utilizzano codici diversi - gestuale, musicale, vocale, del costume - e che possono ripetersi in forme + o meno variabili, venendo però registrati una o poche volte.
Una soluzione spesso adottata è quella di creare una scheda multimediale, che può associare dati di fonti o di osservazioni a vari supporti (non esaurisce la problematica). Questo lavoro va integrato con indagini di terreno, facendo interviste x ricostruire i procedimenti e le tecniche produttive, le implicazioni simboliche, il contesto domestico, familiare, comunitario. Infine bisogna lavorare alla progettazione dei supporti multimediali e alle forme di comunicazione in rete.
Archivio del patrimonio - Beni immateriali demoetnoantropologici (Dea)
Progetti finalizzati beni culturali del Cnr. Due linee:
progettazione di un archivio di beni culturali Dea. Si sono presi in considerazione i reperti materiali e si sono prodotti quattro prototipi di scheda di catalogazione;
schedatura di beni immateriali. Si lavora su feste, riti e danze che sono modelli di cerimonialità e di vita tradizionale. Anche negli attuali contesti urbani le feste si sono rivitalizzante, sono rinate o sono state reinventate acquisendo nuove valenze e funzioni.
Si è progettato un modulo di scheda (ampia ma non troppo pesante e costosa) e un software di gestione x creare un archivio multimediale.
Molti beni immateriali, però, hanno problemi di identificazione, registrazione e catalogazione in quanto sono eventi che si ripetono ma mai in forma identica e devono essere sempre registrati. X identificare ognuno di questi beni,ci si riferisce al singolo evento osservato; si compila una scheda x ogni specifica occorrenza (ogni scheda riguarda un solo evento, ricavato da una singola fonte). È necessario specificare i dati dell'evento: spaziali (localizzazione precisa incluse piazze, chiese.) e temporali (mese, giorno).
Ogni scheda ha collegamenti multimediali (x aprire foto, suoni, interviste, video) in modo da collocare meglio l'evento in una dimensione sensoriale (poiché caratterizzato da gesti, parole, canti, costumi, ecc.). Inoltre vengono descritti gli attori, i costumi, le azioni svolte, la presenza di animali, gli elementi simbolici e ciò che fa parte del repertorio cerimoniale. Si registrano le componenti rituali tipiche (processioni, danze, questue, canti) e i documenti orali locali (detti, proverbi, narrazioni); si indicano gli organizzatori della festa (quasi sempre volontari locali) e le risorse impiegate.
Beni culturali Dea, definizione e ambito
Demoetnoantropologico → ricercatori italiani che si occupavano delle classi popolari del oro paese, chi studiava i popoli extraeuropei e chi voleva espandere in Italia l'antropologia culturale.
Demo → fa riferimento a "demologia" (folklore), termine affermatosi in Italia grazie a Pitrè.
Ambito dei beni culturali. Oggetti d'interesse: forme di religiosità, di magia, di prevenzione e cura, i rituali, l'atre, il canto, la narrativa, ecc. Gruppi umani: popolazione extraeuropee a tecnologia + semplice, contadini, pastori, montanari e pescatori; però, non si può far coincidere automaticamente l'insieme di questi oggetti e gruppi studiati con l'ambito del patrimonio Dea.
Bisogna andare al di là dell'elaborazione di liste di beni Dea in quanto sono un insieme di risorse, il patrimonio di un paese. Inoltre non si deve pensare che questi beni riguardino solo il passato, non si devono tutelare solo come oggetti di un patrimonio fissato in un tempo trascorso perché il presente è altrettanto ricco di varietà culturali e di creatività.
L'analisi di iniziative, interessi e finalità implica un esame atto ad individuare:
i casi in cui si manifestano interesse e impegno documentario, ricerca sul terreno e interviste con archiviazione dei materiali;
il radicamento locale, il coinvolgimento dei portatori di cultura;
il ricorso a consulenze qualificate, la collaborazione con istituzioni pubbliche, scolastiche, universitarie.
Archivi: costruzione e usi
Per progettare una buona scheda del patrimonio culturale è necessario delimitare il numero e le dimensioni dei campi che la comporranno; si deve adottare un modulo agile e sintetico, usare un linguaggio conciso e sobrio e formulazioni chiare ed univoche. Le + usate saranno le scritture precise, chiare, ricche e particolareggiate.
Per quanto riguarda i reperti conservati ed esposti, un museo può essere affidato dal committente direttamente ai ricercatori e schedatori. Questi saranno in grado di proporre modifiche nell'allestimento, acquisizioni di ulteriori oggetti e integrazioni con altri musei. Dopo aver selezionato fonti e collezioni si dovranno tradurre i loro dati nell'archivio (con eventuale progettazione di CD).
Quando si lavora alla realizzazione di un museo virtuale tramite schede e strumenti multimediali, la progettazione è + autonoma.
Nelle schede Fpf
(scheda x
Nell'archivio si cataloga separatamente ogni evento effettivamente registrato, in modo da risaltare la variabilità della festa. Si avrà quindi una scheda per una sola occasione e, compilando + schede x una stessa cerimonia, si potranno valutare variazioni e trasformazioni.
Spesso le interviste sono utilizzate x fornire alle schede multimediali un supporto audiovisivo, in modo da fornire informazioni di maggior spessore scientifico rispetto alle semplici notizie di catalogo.
Gli archivi informatizzati demoetnoantropologici servono a realizzare una conoscenza adeguata del patrimonio mentre contribuiscono a delinearlo; rendono disponibili informazioni x una politica dei beni culturali, per gli interventi di tutela e x le iniziative di riproposta (soprattutto x beni immateriali come le feste).
I musei etnografici e locali nel loro contesto socio-culturale
1. Musei e processi culturali e sociali
I musei Dea (etnografici, locali, contadini) in Italia sono 1158 di cui un sesto in Piemonte. Il contesto socioculturale italiano, oggi, è il risultato di contatti, migrazioni e contaminazioni tra persone provenienti da continenti diversi; si affiancano e si scontrano culture e lingue differenti, provocando difficoltà nella convivenza quotidiana.
a. Nelle regioni o nelle province si può ancora notare l'accentuata variabilità delle culture, tradizioni e parlate locali. Con queste si combinano le differenze tra le classi sociali, individuate dal reddito, potere, prestigio, stile di vita e dall'accesso ad opportunità e risorse. Ciò che ne deriva è un multiculturalismo interno alla nostra società.
A causa di queste differenziazioni si è innestata, recentemente, la riproposta di elementi della tradizione comunitaria (esaltando il particolarismo locale) che ha collaborato nella creazione dei musei etnografici e locali.
b. Questi musei, che documentano il lavoro agropastorale (pesca, artigianato, ecc.), presentano un interesse e una domanda di consumo "culturale".
In molte feste e manifestazioni si organizzano mostre o si espongono utensili ed attrezzature ma spesso si mettono in scena dei "quadri viventi": anziani lavoratori impersonano se stessi presentando le loro antiche fatiche. L'ampia partecipazione indica la presenza di un'effettiva domanda.
c. La progettazione e costruzione di musei etnografici e locali è un'iniziativa comunitaria, non arriva dall'esterno. La sopravvivenza delle tradizioni locali è sostenuta da diversi attori sociali (promotori, insegnanti, studenti, imprenditori, associazioni) che le selezionano, analizzano, elaborano e ne fanno oggetto di comunicazione; progettano, realizzano, rendono fruibili i musei locali, le testimonianze della storia e della cultura locale. In questo modo si vuole promuovere la comunità, le sue attività e i suoi prodotti.
Il recupero, la tutela, il riciclo delle tradizioni, delle testimonianze materiali e delle memorie locali, oggi è visto come un marchio di qualità del territorio che promuove tutte le sue produzioni, iniziative e attività.
d. La rilevazione di reperti simili in + punti del territorio è utile x l'analisi di processi culturali, delle tecniche, degli scambi tra comunità; va ridimensionato l'atteggiamento critico verso la numerosità dei musei e la ripetitività di collezioni, in quanto ogni museo è espressione e risorsa di una comunità.
Il museo ha sempre + una funzione formativa (informa sul territorio ed è utile x l'educazione civile) ed è fruito sempre maggiormente da utenti esterni (turisti) e studenti.
Nei musei, la ricchezza delle testimonianze materiali che si riferiscono al lavoro può essere impiegata x creare un percorso che, tra gli altri elementi, documenti anche la durezza del nostro passato contadino, pastorale ed artigiano.
Compito degli antropologi è anche integrare le testimonianze materiali delle collezioni con dati non materiali; si ricercano e si raccolgono documentazioni su storie di vita e lavoro, su avvenimenti in famiglia e nel paese, sui saperi tradizionali, credenze, riti e feste. Ciò permetterà di approfondire particolarità locali e di avvicinarsi alla dimensione simbolica e cerimoniale (che si alterna al lavoro).
2. Un censimento di musei Dea in Piemonte
Indagine sui musei Dea organizzata in + fasi. Prima fase:
Verifica preliminare del numero attuale di musei Dea nella regione;
Creazione di una banca dati informatizzata esauriente (record con pochi campi essenziali);
Valutazione, x ogni museo, del suo rilievo sul piano Dea mediante scala numerica;
Risultati di questa fase: crescita dei musei da 28 (fine anni '70) agli attuali 250 (114 discreti, 103 di notevole interesse). La maggior densità delle collezioni è nella provincia di Torino, di Verbania e nel Piemonte meridionale.
Seconda fase:
Censimento + approfondito su 50 musei;
Interviste (con questionari) a promotori o organizzatori eseguite direttamente sul terreno, nelle sedi dei musei;
Scatto di fotografie e compilazione di schede di catalogazione degli oggetti conservati.
3. Primo esame dei dati
Un quinto degli organizzatori ha già fatto ricorso alla consulenza di esperti qualificati (Università di Torino, Ministero dei Beni Culturali); studenti hanno svolto tesi di laurea su beni Dea; alcuni musei sono stati coinvolti in Progetti Finalizzati e altri si sono rivolti ad architetti x allestimenti.
Le collezioni sono ripetitive x i temi e i reperti esposti (perché ampiamente disponibili): è dominante il lavoro contadino, la vitivinicoltura e, secondariamente, il lavoro artigiano (fase preindustriale).
Pur nel quadro della ripetitività tematica, si può vedere un capacità di proporre forme di appartenenza locale ben distinguibili e caratterizzate. Tre esempi.
- Museo Bersano di Nizza Monferrato (Asti). Presenta attrezzi rurali (spesso uguali tra loro) della zona usati x vitivinicoltura e cerealicoltura, senza ricostruire i cicli produttivi. Ciò dà l'immagine di un mondo contadino collocato in un passato preindustriale chiuso, caratterizzato da testimonianze materiali (di lavoro) logore che vanno salvate in quanto tali.
- Museo di Cisterna (Asti). Presenta attrezzi contadini, realizza il ciclo della produzione viticola e li integra in un contesto espositivo articolato. Il centro rurale è presentato come attivo, in contatto, in movimento.
- Museo di Magliano Alfieri (Cuneo). Espone la tecnica architettonica della costruzione di soffitti in gesso (decorati da simboli, marchi), documenta il processo lavorativo e presenta molti prodotti. L'immagine che ne deriva è di un'identità non limitata alla comunità locale ma si estende al territorio circostante della campagna. Immagine statica e fondata sul passato ma non aggressiva verso l'esterno e il diverso.
X integrare le documentazioni si fanno interviste agli informatori locali che vengono registrate in video in modo da ricostruire il contesto familiare, comunitario, i saperi, gli elementi di ritualità. Queste testimonianze si montano in sequenza x poi essere presentate in vhs ai visitatori.
Far parlare il museo
Aspetto fondamentale della didattica dei musei è di essere un mezzo di comunicazione. Molto spesso, però, le collezioni hanno una scenografia interessante ma vuota perché mancano gli attori e le loro vite. Si presentano così due problemi: come ricostruire, nell'esposizione, le vite e le opere dei soggetti cui si riferiscono i reperti esposti e i contesti in cui essi si collocano; come trasmettere dati, notizie, documenti, testimonianze di questa ricostruzione.
Le esposizioni museali sono il prodotto di una selezione intenzionale di temi e di oggetti da mostrare. I musei locali che vogliono documentare il passato (contadino, pastorale, ecc.) espongono reperti che corrispondono all'immagine che ne hanno i suoi organizzatori e che dipendono dalle testimonianze reperibili nella zona.
Il lavoro x riconoscere i portatori di cultura da inserire nella scenografia del museo deve iniziare con un approccio critico concreto; bisogna esaminare attentamente la collezione, i reperti ed analizzare le scelte e gli intenti.
Analisi dei contenuti che l'esposizione comunica.
Museo Bersano di Magliano Alfieri (vedi sopra). Non emergono cicli operativi e neppure tecniche, riferimenti a saperi, rapporti di lavoro, ritualità e mancano i coltivatori e gli artigiani che ne erano portatori. X documentare la loro presenza si sono svolte interviste (registrate in video), si è ricostruito il contesto familiare, comunitario e tutti gli altri elementi.
Museo di Cisterna. Dagli elementi rilevati si potrebbe fare una ricerca sull'apertura della comunità contadina tradizionale, sui suoi operatori, sul mercato e sui valor, realizzando interviste agli anziani (sia coltivatori che commercianti, impiegati, ecc.).
Museo di Magliano Alfieri. La ricerca, in questo caso, si potrebbe fare sulla comunità di Magliano, sul lavoro (soprattutto sulla vitivinicoltura) e sulla creatività umana nella produzione dei simboli (seguirli nella loro storia e diffusione).
Ogni museo documenta se stesso; espone i punti di vista, gli ideali, i pregiudizi, le finalità e le risorse di chi lo ha realizzato. Necessario è ritrovare i portatori di cultura che nella loro vita hanno usato i vari oggetti esposti nei musei ma altrettanto importante è riconoscere gli attori sociali che salvano le tradizioni popolari e ne rinnovano la fruizione. Eseguire interviste a queste persone e ripercorrere le loro iniziative migliora la formazione dei musei.
Il questionario deve toccare alcuni punti importanti: chiedere informazioni su tradizioni, manifestazioni e iniziative; tracciare la composizione, identità e finalità dei promotori; indagare gli scopi che questi vogliono raggiungere e il modo in cui si vuole organizzare il museo (computer, cartelloni, ecc); conoscere il loro ruolo nella comunità.
Per ricostruire le esistenze ed il contesto dei portatori di cultura, è necessario lavorare sul campo quindi osservare ed intervistare. L'intervista è efficace se opportunamente preparata, magari con una griglia di punti che si vogliono affrontare; usare la stessa griglia x + interviste permette inoltre un lavoro sistematico, ordinato e completo.
Tecniche ed oggetti. Si esaminano gli oggetti esposti nei musei x poi passare ad un discorso relativo alla fabbricazione o acquisizione, riparazione, riciclaggio e scarto del reperto. Quesiti sul ciclo produttivo, sull'andamento climatico, sull'inquinamento ambientale consentono una ricostruzione della complessità delle operazioni produttive.
Rapporti di lavoro, reddito, impresa. Famiglia/azienda vista sotto l'aspetto economico; divisione del lavoro nella famiglia; chi prende le decisioni + importanti; collaborazione nella comunità; quanto si produce x il mercato.
Lavoro e vita contadina. Quesiti sul vivere quotidiano, sulla religiosità e ritualità. L'esperienza del mondo e del sacro e le paure spesso si traducono in figure dell'immaginario e in simboli.
Vitivinicoltori → imprenditori. Dalla seconda metà dell'800 hanno dovuto accettare le nuove tecniche x eliminare i parassiti e mantenere in vita la viticoltura. Il rapporto con il mercato e con i mediatori esigevano abilità, determinazione e sacrificio. Il rafforzamento della capacità contrattuale, il miglioramento della qualità dei vini e l'immissione sul mercato, però, furono vicende travagliate.
La vite e il vino, inoltre, hanno valenze simboliche e sacre ed il loro consumo è quotidiano e rituale. Il vino è sangue e vita; celebra feste ed è usato in molte ricette terapeutiche.
Quadro di sintesi delle campagne italiane. Quando si costituisce lo stato unitario nel 1861 (si forma un mercato nazionale, si sviluppa la ferrovia, ecc.), l'Italia è un paese agricolo e la popolazione dipende dal lavoro di contadini, allevatori e pastori. Il paese, appena unito, presenta zone arretrate tecnicamente e risulta in ritardo rispetto agli altri paesi europei. Più della metà degli italiani vive sparsa nelle campagne o in piccoli centri; le condizioni materiali sono pessime: la gente è sottonutrita, ha malattie, è analfabeta, ha redditi bassi e spesso l'unica soluzione è l'emigrazione.
All'inizio del XX secolo c'è un progressivo rilancio della produzione agricola e quindi una riduzione del ritardo italiano e un miglioramento della condizione contadina. Al nord le tecniche agrarie hanno un'innovazione mentre al Sud tendono ad essere conservate.
La mietitura e la trebbiatura erano momenti importanti in cui si concludeva il ciclo produttivo ed erano caratterizzate da elementi di cerimonialità ed immaginario; le famiglie contadine si aiutavano a vicenda ed i pasti erano + sostanziosi.
Usi e credenze su grano e mietitura. Si pensa che nell'ultima parte del campo si celi un animale, una quaglia o una lepre. Anche il trattamento dell'ultimo covone è un rito: il taglio lo faceva il padrone e questo era ornato o modellato a forma di bambola.
A molte fasi dei lavori agrari sono associate cerimonie cristiane. Le Rogazioni: processioni e preghiere, nei 3 giorni prima dell'Ascensione, dedicate alle coltivazioni + importanti (nei campi si piantavano rami di olivo benedetto).
X l'allevamento del baco da seta, le donne andavano in chiesa il 25 aprile x far benedire i "semi".
Spesso si lavorava esaminando le fasi lunari oppure si eseguivano pratiche magico - simboliche.
Il potenziamento del patrimonio zootecnico e lo sviluppo delle esportazioni aiutano la ripresa dell'agricoltura nel primo quarto del XX secolo, periodo in cui è ancora ampiamente praticato l'allevamento di ovini e bovini. Nelle Alpi la pratica dell'alpeggio permette di sfruttare i ricchi pascoli d'alta montagna mentre lungo le coste erano attive le comunità di pescatori. Lo sfruttamento delle risorse agrarie, però, avveniva anche grazie ad altre attività produttive (minatori, boscaioli) ed ulteriori attività (apicoltura, caccia) integravano i prodotti dell'azienda contadina.
Come trasmettere dati, notizie, documenti sulla ricostruzione dei contesti dei reperti esposti? Metodo efficace potrebbe essere l'utilizzo di vhs che riproduca lo svolgersi di una festa, una sequenza lavorativa, che presenti interviste e altro. Con supporti multimediali e interattivi la narrazione è + elaborata, ricca di notizie e interessante.
Problemi di impostazione e di metodo
Nella catalogazione e gestione dei beni culturali (soprattutto quelli Dea) è sempre + importante considerare l'attività di ricerca, soprattutto svolgendo indagini sul terreno.
L'insieme dei beni culturali è variabile e tendente alla crescita, infatti + si arricchisce sempre +il quadro degli "oggetti" da prendere in esame. Oggi si mette in evidenza che le tradizioni agropastorali, artigianali e preindustriali si definiscono come veri e propri beni culturali. Il "mondo popolare" viene sempre + concepito come uno spazio culturale e sociale complesso che ha contatti con formazioni sociali esterne e che si trasforma.
Nell'ambito dei beni Dea è importante l'attenzione anche e soprattutto x i beni "immateriali" (feste, cerimonie, danze), non solo x quelli materiali.
Le testimonianze, memorie, canti, feste, celebrazioni, leggende sono selezionati e comunicati nell'oggi, quindi inevitabilmente con il tempo mutano e si riconfigurano. Inoltre bisogna porsi nella prospettiva di realizzare una patrimonializzazione sostenibile, valorizzando e promovendo i beni culturali, tutelandoli in quando grande risorsa dell'Italia.
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