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Il barocco in italia e in europa




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IL BAROCCO IN ITALIA E IN EUROPA


Generalità:

Il 600 fu il secolo della controriforma cattolica, in tutta Europa si combatterono numerose guerre in nome della fede, sconvolgendo i precedenti rapporti di potere.

Tutto questo si tradusse nell'arte che si distaccò dal manierismo della fine del cinquecento per assumere caratteri nuovi.

Il termine barocco viene applicato all'arte del seicento già a partire dal XVIII secolo assumendo un significato dispregiativo indicando un'arte esagerata e bizzarra, soltanto in tempi moderni si è tolto a questo termine le sue valenze negative.

L'arte di questo periodo, nata come risposta al protestantesimo, assunse un ruolo di grande importanza per la diffusione al popolo delle idee controriformiste e venne usata come mezzo per ricondurre il popolo alla dottrina cattolica.

L'arte barocca aveva il compito di toccare direttamente l'animo e i sentimenti della gente e per far questo era necessario che essa assumesse forme grandiose e monumentali.
Il gusto barocco si diffuse però non solo nei paesi cattolici, ma le sue caratteristiche si ritrovano anche nei paesi protestanti.

Caratterizzano lo stile barocco la ricerca del movimento, dell'energia, accentuando l'effetto drammatico delle opere attraverso i forti contrasti di luce e ombra sia delle sculture che delle pitture. Anche in architettura è evidente la ricerca del movimento attraverso superfici curve e ricche di elementi decorativi.

La pittura:

Estremamente varia e complessa ci appare la pittura dell'età barocca, la chiesa controriformata divenne la principale committente per le opere di pittura. Puntando sulla forza persuasiva del bello, la chiesa trovò nell'arte il modo giusto per ricondurre il mondo cristiano alla fede poichè era in grado di influenzare le emozioni.

In questo periodo perciò si intensificano le rappresentazioni di scene sacre soprattutto si dipingono quei soggetti che erano contestati dal pensiero riformatore, per esempio il culto di Maria.
I Palazzi e soprattutto le chiese furono decorati da immensi e grandiosi affreschi, che si avvicinano alla realtà grazie alla rappresentazione assolutamente naturale dei personaggi. Questo sonferisce alle scene sacre rappresentate un carattere di credibilità che avvicinava i fedeli.
Grande importanza fu data alla decorazione dei soffitti, i pittori barocchi, grazie alla maestria nell'uso della prospettiva riuscivano ad ampliare gli spazi architettonici creando spazi irreali che univano il cielo e la terra, per esempio il soffitto della chiesa di Sant'Ignazio a Roma dipinto da Andrea Pozzo nel quale figure reali ondeggiano nell'aria in sospensione tra cielo e terra creando un'effetto trompe d'oeil.

Due erano le correnti artistiche che si andavano sviluppando nel seicento: quella naturalistica con Caravaggio e quella classicista proposta dalla scuola dei Carracci.

Caravaggio introdusse nei suoi dipinti la realtà di tutti i giorni; anche quando dipingeva soggetti religiosi, egli cercava la verità rappresentando le figure di Cristo, della Madonna, degli apostoli, utilizzando come modello persone comuni, come quelle che si potevano incontrare a quel tempo per le strade, facendole emergere da una luce particolare.

Questa pittura naturalista si diffuse ben presto in Italia nei primi venti anni del seicento, tra i più importanti rappresentanti ricordiamo pittori come Orazio Gentileschi e la figlia Artemisia, Bartolomeo Manfredi e Battistello Caracciolo, oltre a numerosi stranieri che operavano in Italia, fra cui il pittore francese Valentin de Boulogne e lo spagnolo Jusepe de Ribera.
La scuola che si sviluppò intorno ai Carracci invece cerca di tornare ai principi di chiarezza, monumentalità ed equilibrio tipici del Rinascimento.

Dei tre Carracci, Ludovico, Agostino e Annibale, fu quest'ultimo ad avere maggiore successo. Questo stile classicheggiante venne adottato da artisti come Guido Reni e Domenichino.

Scultura:

La scultura barocca arricchiva l'interno e l'esterno di edifici e chiese e venivano usati numerosi tipi di materiale accostati in maniera diversa per ottenere effetti policromi: marmi di diversi tipi, stucchi dorati, bronzi, e grandi specchiere.

Il più importante scultore Barocco fu Gian Lorenzo Bernini abile nel lavorare il marmo conferendogli effetti di tensione drammatica e grande teatralità ottenuti attraverso i contrasti di chiaroscuro e l'illusione coloristica.

Accanto alla grande produzione scultorea, da tenere in considerazione in questo periodo anche la produzione minore consistente in sculture per presepi in terracotta o legno e in statuette di porcellana.

Architettura:

L'architettura barocca si esprime mediante la monumentalità delle forme. Molte città in questo periodo assumono una diversa fisionomia: si creano nuovi assi viari abbattendo i vecchi quartieri medievali. I palazzi, le piazze vengono costruiti con un forte intento scenografico, mirando a destare nello spettatore stupore e ammirazione.

Gli edifici dei nobili sono articolati in più corpi intorno ad un giardino adorno di giochi d'acqua, statue, viali e cascate che miravano con la loro spetticolarità ad autocelebrare la classe dominante. Per quanto riguarda le chiese, si prediligono la pianta centrale o a navata unica e coperture con grandiose cupole. La facciata ricoperta di sculture ha una funzione fortemente scenografica.
Fra i maggiori architetti del periodo barocco vi fu Carlo Maderno che edificò il prolungamento della navata di San Pietro e completò la facciata che era stata cominciata da Donato Bramante.
Altro architetto di rilievo fu Borromini, tra le sue realizzazioni, splendido esempio del barocco italiano, ricordiamo la facciata di San Carlo alle Quattro Fontane a Roma, con il suo andamento concavo e convesso ripreso all'interno della chiesa.

A Venezia era attivo Baldassarre Longhena che realizza la chiesa di Santa Maria della Salute, a Torino Guarino Guarini realizzò la Cappella della Santa Sindone.

A Napoli tra le costruzioni più emblematiche ricordiamo il chiostro della certosa di San Martino, la guglia di San Gennaro e la facciata di Santa Maria della Sapienza.


Gian Lorenzo Bernini

Gianlorenzo Bernini nacque a Napoli nel 1598. Si formò alla bottega del padre Pietro Bernini famoso scultore dell'epoca. I primi lavori dell'artista sono realizzati in collaborazione con il padre per cui in alcune opere ritroviamo la mano di entrambe gli artisti.

Tre sono le opere con datazione certa che si collocano nella prima fase dell'attività di Gianlorenzo: la Capra Amaltea terminata nel 1615 che si rifà all'ellenismo alessandrino, poi il Priapo e la Flora. Altre opere che si affiancano a queste e realizzate da padre e figlio sono: il Putto con il dragone, la Fontana con il satiro e la pantera che si trova al museo di Berlino e il Gruppo bacchico del Metropolitan Museum di New York. Inoltre abbiamo le Quattro stagioni della Villa Aldobrandini nelle quali le bellissime nature morte sono dovute alla mano di Gianlorenzo. Intorno al 1618 l'artista è fortemente attirato dallo studio delle espressioni e dei riflessi emotivi; frutto di questo studio sono il San Lorenzo sulla Graticola, il San Sebastiano, il Putto morso da un pesce e Anima beata e Anima dannata. Con l'Anima beata l'artista rappresenta il volto di una fanciulla in estasi, mentre l'Anima dannata, probabilmente suo autoritratto, si rifà evidentemente alla Testa di Medusa del Caravaggio.

Il gruppo scultoreo rappresentante Anchise, Enea e il figlio Ascanio, apre una serie di opere importanti della Galleria borghese: Il David, il Ratto di Proserpina, Apollo e Dafne.

Il David è rappresentato nell'atto di lanciare la pietra, l'espressione del viso, rivela lo sforzo e la tensione del gesto.

Nell'Apollo e Dafne le figure sono rappresentate nel momento in cui la ninfa Dafne si tramuta in albero. Si avverte la sensazione del movimento nello spazio delle figure accentuata dalle pieghe delle vesti, dalle foglie dell'albero che paiono investiti dal vento.

Nel 1623 Papa Urbano VIII gli commissionò il Baldacchino di San Pietro che eseguì dal 1624 al 1633. Il Baldacchino si erige sulla tomba di Pietro ed è sostenuto da quattro colonne tortili che si rifanno alle colonne del II secolo d.c che la basilica aveva ricevuto in dono da Costantino e che Bernini colloca a sostegno delle edicole centrali delle Logge delle Reliquie.

Le Logge delle Reliquie furono realizzate dall'artista immediatamente dopo il Baldacchino cioè tra il 1633 e il 1641 e servivano a mostrare in determinate occasioni le reliquie contenute all'interno: la Lancia di San Longino, la testa di Sant' Andrea, il Volto Santo e una parte della Croce.
Tra il 1628 e il 1647 realizzò sempre in San Pietro la Tomba di Urbano VIII; contemporaneamente eseguì i busti di Scipione Borghese e di Costanza Piccolomini Bonarelli.

Sempre per Urbano VIII eseguì la Fontana della Barcaccia in piazza di Spagna e la Fontana del Tritone in piazza Barberini a Roma.

Nel 1644 realizzò per Papa Innocenzo X Pamphilj la Fontana dei Quattro Fiumi a Piazza Navona a Roma e poco dopo il suo compimento finì anche l'Estasi di Santa Teresa nella cappella Cornaro in Santa Maria della Vittoria. L'intera cappella è realizzata secondo particolari accorgimenti scenografici: dalle logge laterali i defunti della famiglia Cornaro assitono alla scena dell'Estasi che si svolge sull'altare.

Durante il pontificato di Alessandro VII Chigi, Bernini sistema la zona dell'abside in San Pietro. Tra le grandissime paraste finge un'apertura con nuvole, raggi e angeli, al centro vi pone la Colomba dello Spirito Santo, mantre sul davanti la grandiosa Cattedra viene sorretta dai quattro Padri della Chiesa.

Tornato in Italia realizzò il monumento che si trova al centro di piazza della Minerva e di seguito la cappella del Perdono nel Duomo di Siena con le sculture di San Girolamo e la Maddalena.
Ne
l 1667 a Papa Alessandro VII Chigi successo Clemente IX Rospigliosi che gli affidò la sistemazione del ponte davanti Castel Sant'Angelo. Per il ponte Bernini eseguì due dei dieci angeli previsti per le balaustre che furono giudicati troppo belli per essere esposti alle intemperie e quindi collocati nella chiesa di San'Andrea delle Fratte.
Nel 1669 divenne Papa Clemente X Altieri sotto il pontificato del quale si inaugurò la Scala Regia ai piedi della quale si pose la statua di Costantino, nella quale l'artista rappresenta l'imperatore nel momento in cui ha la visione della Croce: rappresentato con un'espressione di stupore accentuata dal movimento del cavallo. Sullo sfondo rappresenta un tendaggio mosso dal vento che da un senso di profondità spaziale all'insieme.


Francesco Castelli detto il Borromini

Giovanissimo si trasferì a Milano per studiare 'l'arte del costruire'. Giunto poi a Roma collaborò con Carlo Maderno e Gianlorenzo Bernini in Palazzo Barberini, a lui si devono alcuni interventi nella facciata posteriore e la scala ellittica. Alla morte di Maderno fu aiuto di Gianlorenzo Bernini nella costruzione del Baldacchino di San Pietro. Trovatosi da subito in contrasto con Bernini, cominciò la sua attività autonomamente con la realizzazione del progetto per la chiesa e il chiostro di San Carlo alle Quattro Fontane detta il San Carlino.

Il chiostro ha una pianta rettangolare con gli angoli smussati ad ospitare coppie di colonne, per cui il rettangolo si trasforma in ottagono con i lati ricurvi. Il motivo dell'alternanza fra forma concava e convessa in cui le superfici paiono dilatarsi e contrarsi, si ripete anche all'interno della chiesa che ha una pianta ellittica fatta di rientranze e sporgenze. La cupola è ornata da un motivo di croci, esagoni ed ottagoni che formano un complesso disegno.

Negli stessi anni eseguì i lavori di ammodernamento di Palazzo Spada e Palazzo Falconieri.
Nel 1637 iniziò la costruzione dell'Oratorio e del Convento dei Padri Filippini che terminò solo 1649, utilizzando anche per questa struttura superfici concave e convesse alternate che proiettano all'esterno le tensioni dinamiche dell'interno.

Tra il 1642 e il 1660 Borromini realizzò la chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza. L'interno è a pianta centrale formato da due triangoli equilateri che si intersecano, e tre absidi e tre nicchie che si alternano, generando un motivo planimetrico che non era mai stato impiegato prima. Lo stesso equilibrio compositivo si può ritrovare all'esterno, nel tiburio che copre al cupola e nella lanterna.
Nel 1646 ricevette da Papa Innocenzo X Pamphili l'incarico di trasformare al chiesa di San Giovanni in Laterano. Borromini conciliò l'esigenza di conservazione dell'antica basilica, con i problemi di carattere statico che si erano venuti a creare, inglobando coppie di colonne all'interno di ampi pilastri.

Nel 1657 Innocenzo X decise di esonerare l'architetto dai suoi incarichi per i dissapori nati per la costruzione della chiesa di Sant'Agnese in piazza Navona. Da questo momento, cominciarono anni di crisi che non terminarono nemmeno con la realizzazione del Collegio di Propaganda Fide.


Pietro da Cortona (1597-1669)

Nato a Cortona nel novembre 1596, Pietro Berrettini proviene da una famiglia di scalpellini e muratori.

Svolge il suo primo apprendistato presso Andrea Commodi, che lavora a Cortona dal 1609 al 1612, e probabilmente accompagna il maestro a Roma, dove questi rimane dal 1612 al 1614.

La prima decorazione importante del Cortona sono gli affreschi del 1616 a villa Arrigoni-Muti a Frascati.

A Roma il giovane entra in contatto con le famiglie più influenti, come i Barberini e i Sacchetti. Nel 1624 inizia gli affreschi per la chiesa di Santa Bibiana, commissionati da Urbano VIII. Dopo aver eseguito il Ritratto del cardinale Giulio Sacchetti, nel 1626, il Cortona riceve dal prelato la commissione della decorazione del casale di Castel Fusano.

Fra il 1628 e il 1631 dipinge il Ratto delle Sabine per Marcello Sacchetti e la Trinità per la cappella del Sacramento in San Pietro, divenendo una delle personalità emergenti del panorama romano. A partire dall'inizio del quarto decennio il Cortona lavora in diverse occasioni per la famiglia Barberini, nella cappella del palazzo e per l'arazzeria. Dal 1632 al 1639 l'artista è impegnato, con alcune interruzioni, nel ciclo di affreschi del salone Barberini.

Nel 1637 accompagna Giulio Sacchetti a Bologna, e si ferma a Firenze dove è incaricato da Ferdinando II de' Medici di decorare ad affresco la sala della Stufa in palazzo Pitti.

Dopo un breve viaggio a Venezia, Pietro da Cortona fa rientro a Roma dove riprende a lavorare per i Barberini.

Nella primavera del 1641 il pittore torna di nuovo a Firenze dove si trattiene fino al 1647, ultimando la sala della Stufa e dipingendo nelle sale Planetarie. Durante il suo soggiorno fiorentino affresca la sala di Venere, la sala di Giove e la sala di Marte ed esegue in parte la sala di Apollo, terminata successivamente da Ciro Ferri.

Mentre è impegnato per conto di Ferdinando II nell'importante decorazione di palazzo Pitti, il Cortona viene coinvolto anche in una serie di altre imprese. Tra queste l'esecuzione della Natività per la Chiesa Nuova di Perugia (1643) e il Martirio di san Lorenzo per la chiesa romana di San Lorenzo in Miranda (1647).

Rientrato definitivamente a Roma nel 1647, si occupa di grandi cicli pittorici e di progetti architettonici, tra cui gli affreschi nella cupola di Santa Maria in Vallicella (1648-1660), la galleria di palazzo Pamphili in piazza Navona (1651-1654), la piazza e la facciata di Santa Maria della Pace (1656-1657) e la facciata di Santa Maria in via Lata (1658-1662).

Nel 1652 pubblica insieme al padre gesuita Ottonelli il Trattato della Pittura e Scultura. L'artista prosegue la sua attività pittorica dipingendo soprattutto pale d'altare non solo per Roma ma anche per Venezia e Pistoia. Pietro da Cortona, malato di podagra, muore il 16 maggio 1669.


Rubens Peter Paul (1577-1640)

Il pittore fiammingo nacque a Siegen Vestfalia nel 1577 e scomparve ad Anversa nel 1640.

Allievo ad Anversa di A. van Noort e O. van Veen. La lunga permanenza in Italia dal 1600 al 1608 con soggiorni a Venezia, Mantova, Roma e Genova costituì una tappa fondamentale della sua vicenda artistica. Fu ugualmente attratto dall'arte del Correggio, dal cromatismo dei Veneziani e soprattutto di Tiziano  e dall'illuminismo di Caravaggio, che vi seppe fondere mirabilmente e trasfigurare in un linguaggio pittorico pervaso da una cala e intensa sensualità e acceso di un colore luminoso e brillante, nel quale il disegno robusto delimita le forme inquadrandole entro composizioni ormai barocche, ma ancora sorrette da un equilibrio classico e grandioso. 'Trittico per i Gesuiti di Mantova' del 1605 ora nei Musei di Mantova, Anversa e Nancy; 'Ritratto equestre del Duca di Lerna' del 1604 appartenente alla collezione de SAvia a Madrid; 'Battesimo di Cristo' del 1604-06 ora nel Musée Royal des Beaux Arts ad Anversa; 'Circoncisione' del 1606 ora al S. Ambrogio di Genova; Adorazione dei pastori' ora nella Pinacoteca civica di Fermo.

  Al suo ritorno in patria nel 1609 la nomina immediata a pittore di corte dei reggenti dei Paesi Bassi confermò la sua fama nascente: ad Anversa egli avviò una scuola crescente con l'afflusso delle commissioni, per le quali si avvalse dell'aiuto di specialisti. Agli esercizi di lumi notturni 'Adorazione dei Magi' ora al Prado di Madrid e di definizione delle forme per mezzo di accentuato chiaroscuro 'Erezione della Croce' del 1610 già nella chiesa di S. Valpurga a Bruxelles, oggi nella cattedrale di Anversa, si affiancano brani di ricercata armonia cromatica 'Incoronazione dell'eroe di virtù' ora a Monaco nella Alte Pinakothek, 'Deposizione dalla Croce' del 1611-14 nella cattedrale di Anversa.

  Eseguì temi mitologici intorno al 1613-18 eseguì 'Ratto delle figlie di Leucippo', 'Sileno ebbro', 'Battaglia delle Amazzoni' tutti a Monaco nella Alte Pinakothek; pittura di storia tra cui la 'Sconfitta di Sennacherib' nella Alte Pinakothek di Monaco; pittura sacra intorno al 1616-19 'Madonna degli Innocenti' nel Louvre di Parigi, 'Ultima Cena' nel Brera di Milano, 'Comunione di S.Francesco' nel Musée Royal des Beaux Arts di Anversa; ritratti e grandi cicli decorativi, quali gli affreschi per la chiesa dei Gesuiti ad Anversa nel 1620, le suites di cartoni per arazzi commessegli da Luigi XIII di Francia 'Vita di Costantino' opera del 1622-23, serie dei dipinti celebrativi di Enrico IV e Maria de' Medici per il palazzo del Lussemburgo a Parigi nel 1625.

  Da Anversa Rubens si spostò per i frequenti viaggi in Spagna nel 1628, in Francia nel 1622-1625-1627, in Inghilterra nel 1629-1630, in Olanda nel 1627-1632. 'Adorazione dei Magi' del 1624 ca. ora nel Musée Royal des Beaux Arts ad Anversa, 'Ritratto di Susanna Fourment' del 1625 ora nella National Gallery di Londra, 'La pace e la guerra' anch'esso nella National Gallery di Londra, 'Trittico di S.Ildefonso' del 1632 nello Kunsthistorisches Museum di Vienna, 'Elena Fourment col figlio' opera del 1635 ora nella Alte Pinakothek di Monaco, tele per la Whitehall a Londra del 1634, decorazione per la Torre de la Parada presso Madrid nel 1638.

I paesaggi

 I paesaggi ai quali Rubens si dedicò nella fase conclusiva della sua attività 'Paesaggio con arcobaleno' del 1636 esposto nella Alte Pinacothek, 'Il Ritorno di contadini dai campi' del 1637 ora a palazzo Pitti di Firenze, 'Paesaggio con uccellatore' del 1639 nel Louvre di Parigi, confermano la sua concezione della natura, suggestiva, lirica e quasi romantica che traspare per altri versi dalla qualità delle sue carni nei nudi ad esempio 'Le tre Grazie' al Prado di Madrid e 'La pelliccia' nel Kunsthistorisches Museum di Vienna.


Guarino Guarini (1624-1683)

Guarino Guarini nasce nel 1624 a Modena, in giovane età entra a far parte dell'ordine dei Teatini che lo inviano a Roma per il noviziato.Trascorre nella città del papa 8 anni, dal 1639 al 1647, durante i quali ha modo di conoscere e studiare l'architettura barocca, soprattutto nell'interpretazione del genio borrominiano.

Conclusi gli studi, torna nella città natale per essere ordinato sacerdote e per iniziare la carriera accademica con l'insegnamento della matematica e della fisica. In questo periodo approfondisce lo studio degli aspetti teorici dell'architettura. Nel biennio 1660-1662, durante un soggiorno a Messina, progetta e realizza la chiesa della Santissima Annunziata, la Casa dei Teatini, la chiesa di San Filippo e la chiesa dei Padri Somaschi.

Quest'ultima opera ha un'importanza particolare poiché compare per la prima volta il tipo della cupola aperta ad archi intrecciati che diventerà uno dei motivi predominanti dell'architettura del Guarini.
Poco tempo dopo il ritorno a Modena è inviato a Parigi per occuparsi della costruzione della chiesa di Sainte Anne - la Royale.

Nel 1666 è chiamato a Torino dove rimane fino al 1681 come ingegnere e matematico di Carlo Emanuele di Savoia.

L'incarico affidatogli permette all'architetto di esprimere nel modo più compiuto il proprio genio sia quando ha la possibilità di progettare edifici ex novo sia quando è costretto a costruire su preesistenze.
Pressoché tutti i grandi cantieri piemontesi del periodo registrano l'intervento del Guarini, soprattutto nel cuneese e in Torino dove realizza, oltre alla Cappella della Santa Sindone e altri edifici minori, Palazzo Carignano, la Chiesa teatina di San Lorenzo e la chiesa di San Filippo.
Durante il lungo soggiorno torinese compie alcuni viaggi in Europa, a Praga e a Lisbona in particolare, in occasione di richieste d'interventi.

Gli anni trascorsi presso il ducato di Savoia consentono all'architetto di occuparsi anche d'argomenti teorici riguardanti la matematica e le discipline da essa derivate: geometria, astronomia e architettura. Muore a Milano nel 1683.

Le suggestioni destate dalle architetture del Bernini e, soprattutto, del Borromini, dovettero certo impressionare il Guarini a Roma, quando giovanissimo ammirò il nuovo S. Carlo alle Quattro fontane e S. Ivo alla Sapienza. Come altri filosofi, astronomi, architetti, appartenenti ad una comune èlite cosmopolita che abbracciarono una o più discipline scientifiche, anche Guarini fondò con assoluta libertà il processo di progettazione sulle suggestioni della geometria descrittiva. La luce fu per lui un mezzo fondamentale per suscitare spazi architettonici. La sua materia costruttiva non avrebbe vita senza quei bagliori radenti, quelle luminosità diffuse, quegli abbaglianti raggi, che all'interno e persino all'esterno dei suoi edifici introdusse con pertinente energia. L'innovazione guarinaniana più evidente è l'inserimento di intrecci geometrici, lineari e spaziali. "Si veda la struttura nuda delle sue cupole: un ritmo sempre più serrato di segmenti curvilinei lanciati nello spazio vuoto, un istante di equilibrio miracolosamente fermato. E' l'istante in cui il calcolo matematico coincide con il percorso della fantasia che tende a Dio, l'istante in cui la logica coincide con la fede, l'istante in cui Dio si manifesta nel pensiero e nell'opera (ormai inseparabili) dell'uomo.
Opere principali del Guarini a Torino: la chiesa di S. Lorenzo, la cappella della Sindone in duomo, il Palazzo Carignano, il palazzo ora dell'Accademia delle Scienze, il Santuario della Consolata.


Longhena ( 1598-1682)

Baldassarre Longhena nacque a Venezia nel 1598, iniziò la sua attività artistica come scultore nella bottega del padre dove conobbe e fu allievo di Scamozzi.

Nel 1630 vinse il concorso per la chiesa di Santa Maria della Salute che fu realizzata per volere del senato Veneziano come ex voto per la fine dell'epidemia di peste che aveva sconvolto la città in quel periodo.

Nella chiesa, a una pianta centrale ottagonale con un'abside ellittica disposta trasversalmente, Longhena raccoglie la lezione Palladiana e Sansoviniana per trasformarla in chiave barocca data dal movimento e dallo sfarzo decorativo. Le decorazioni plastiche arricchiscono lo spazio soprattuto da osservare sono le volute radiali che sono poste come raccordo tra la parte bassa della chiesa e la grandiosa cupola sovrastante.

Nel 1640 finì le Procuratie Nuove che lo Scamozzi aveva lasciate incompiute, dopodichè si dedicò alla costruzione della biblioteca e lo scalone d'onore nel convento di San Giorgio Maggiore.
Dal 1656 al 1663 lavorò alla chiesa degli Scalzi, dal 1670 al 1672 costruì la facciata della chiesa dell'Ospedaletto e nel 1668 si dedicò alla facciata della chiesa dei Carmini.
Si dedicò anche all'architettura civile, tra le opere ricordiamo la Ca' Pesaro e la Ca' Rezzonico (la cui facciata però fu realizzata più tardi dal Massari).

Tra le sue opere scultoree ricordiamo il Monumento Pesaro nella chiesa dei Frari realizzato nel 1669.
Baldassarre Longhena morì a Venezia nel 1682.



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