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Storia dell'arte




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STORIA DELL'ARTE


In un clima culturale di innovazioni e di incertezze (basti pensare agli studi di Freud, di Einstein e di Bergson), poiché i nuovi orizzonti della medicina, della scienza e del pensiero filosofico facevano intravedere infinite altre realtà parallele a quella che, fino ad allora, si presumeva essere unica e assoluta, anche il settore dell'arte si aprì a un universo di ricerche e di sperimentazioni mai prima tentate. Maturarono dunque in questo contesto generale le cosiddette Avanguardie storiche, ossia "pattuglie" di ardimentosi innovatori che, incuranti di tutto, intuirono nuove prospettive di sviluppo artistico e le perseguirono con forza e determinazione.


Cubismo

"La natura è una cosa, la pittura un'altra" (Picasso); in questa frase sta tutta l'essenza del Cubismo: i pittori cubisti non cercavano di compiacere l'occhio imitando la realtà o tentando di interpretarne le suggestioni, ma si sforzavano di costruire una realtà nuova e diversa, non necessariamente simile a quella che tutti conosciamo, anche se spesso ad essa parallela. La realtà che percepiamo attraverso il senso della vista è spesso diversissima dalla realtà vera. Il nome del movimento deriva dall'uso di scomporre la realtà in piani e volumi elementari. La pittura cubista si può interpretare come un'espressione pittorica della relatività della conoscenza scaturito dalla crisi dello scientismo positivista: essa infatti abolì un punto di vista privilegiato per descrivere la realtà, e dunque anche ogni intromissione della soggettività dell'osservatore; inoltre il Cubismo introdusse il fattore tempo, mai prima considerato da alcun artista: rappresentando gli oggetti da più punti di vista contemporaneamente occorre muoversi e dunque si impiega del tempo.

La storia del Cubismo si intreccia indissolubilmente con quella dei suoi due principali artefici: Pablo Picasso e Georges Braque, la cui amicizia iniziata a Parigi nel 1907 li legherà tutta la vita. È questa la data di nascita del movimento, l'anno in cui Picasso dipinse Les damoiselles d'Avignon. Il momento di massimo splendore tuttavia comincia nel 1909, quando il sodalizio tra i due pittori diventa tanto intenso che le rispettive opere risultano addirittura indistinguibili: è il Cubismo analitico, consistente nello scomporre i semplici oggetti dell'esperienza quotidiana secondo i principali piani che li compongono; questi, poi, variamente ruotati, incastrati e sovrapposti, vengono poi distesi e ricomposti sulla tela. I colori impiegati in queste operazioni sono solitamente terrosi e di tonalità neutra, in modo da non interferire con la comprensione delle forme. Tra il 1912 e il 1913, invece, anche grazie al ruolo del terzo "grande" del Cubismo, Juan Gris, le ricerche di Braque e Picasso furono indirizzate verso una ricomposizione degli oggetti precedentemente frammentati in oggetti nuovi e spesso fantastici che, pur mantenendo qualche analogia con quelli originali, vivono una loro realtà autonoma, caratterizzata anche dall'uso di colori brillanti e volutamente non verosimili. È il Cubismo sintetico, fase in cui si attua l'equivalenza tra pittura e natura. Per sottolineare ulteriormente il diverso uso che è possibile fare dei frammenti di realtà derivati dalla scomposizione analitica Braque inventò la tecnica dei papiers collés, cioè ritagli di giornale e di varie carte da parati applicati sulla tela, e Picasso la tecnica dei collages, cioè applicava anche materiali eterogenei quali stoffa, paglia, gesso, legno. In questo modo giunsero a dissociare nettamente il colore dalla forma e ad osservare l'indipendenza del primo dalla seconda. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale portò alla separazione dei due "padri" del movimento e alla fine della grande rivoluzione cubista. Dopo il Cubismo nessuno ha più potuto dipingere o scolpire come prima, cioè, una volta rotto l'incanto illusorio della prospettiva rinascimentale, fare arte senza tener conto della frantumazione delle forme o della molteplicità dei punti di vista.


Dadaismo

Se lo scoppio della Prima Guerra Mondiale portò alla fine dell'esperienza cubista, esso fu anche la condizione necessaria per la nascita del Dadaismo. Il Dadaismo, infatti, è un movimento nato nel 1916 in Svizzera da un gruppo di artisti e intellettuali trentenni che, fuggiti dall'Europa in guerra, furono presi da un'incontenibile voglia di negare qualsiasi valore a un passato che, essendo stato capace di creare i presupposti del conflitto, diventava automaticamente e totalmente negativo. Nacque così il Dada, un movimento che è un nonsenso per definizione. A partire dal nome, appunto, che non significa nulla e che fu inventato aprendo a caso un vocabolario tedesco-francese. In russo significa de volte ; in tedesco due volte questo; in italiano e in francese costituisce una delle prime parole che i bambini pronunciano, e con la quale essi indicano tutto. Dada quindi è tutto e nulla, è gioco e paradosso, è libertà di essere Dada o di non esserlo, è arte e negazione dell'arte. L'ambiziosa scommessa di Dada è riscattare l'umanità dalla follia che l'ha portata alla guerra. Per far ciò occorre azzerare tutte le ideologie e tutti i valori, e ci vuole un'arte nuova, elementare, capace di ridare agli uomini la forza di essere di nuovo uomini, e non folli assassini accecati dallo spirito di sopraffazione. Dada, a ben vedere, non è un gruppo, ma è un modo di essere e di sentire, il modo più lirico (e in fondo anche più ingenuo) per dire no alla follia camuffata da ragion di stato e da interessi economici. Un no che è rifiuto totale del passato attraverso il rifugio nella follia innocua del nonsenso e dell'ironia.

Essendo una tendenza, il Dada si bruciò nel giro di pochi anni: finita la guerra gli intellettuali e gli artisti ritornarono nei vari paesi natali, portando nel mondo i germi di quella rivoluzione silenziosa e irriverente che alla follia della violenza aveva ironicamente opposto la violenza della follia. Dada si spense in modo quasi inosservato intorno al 1922-1923. fra gli artisti più noti ricordiamo Hans Arp, Raoul Hausmann, Marcel Duchamp, Francis Picabia e Man Ray.


La citata Prima Guerra Mondiale può essere a questo punto vista come il naturale sbocco della società borghese europea e della sua cultura.




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