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I tumulti di piazza
Place de la Concorde
Place de la Concorde fu uno dei teatri più sanguinosi della rivoluzione francese che vide esprimersi la forza ceca della folla inferocita; il popolo infatti oltre ad assistere alle esecuzioni capitali, accompagnava i condannati a morte dalle prigioni alla ghigliottina, schiamazzando e inneggiando alla morte del malcapitato con un tifo da stadio.
Inizialmente Place de la Concorde venne progettata per ospitare al centro una statua equestre di Luigi quindici volta ad esaltare il potere reale, il nome originario della piazza era appunto piazza di Luigi quindici.
La statua fu inaugurata nel 1763, ventisei anni prima dello scoppio della rivoluzione, la statua fu abbattuta nel 1792 e al suo posto fu installata la ghigliottina dove proprio Luigi sedicesimo perse la testa.
La piazza venne ribattezzata piazza della rivoluzione, e da questo momento si trasformò in un vero "macello umano" sulle 2498 persone che furono ghigliottinate a Parigi negli anni della rivoluzione 1119 furono uccise in piazza della rivoluzione, fra queste ricordiamo Georges Jaques Danton Saint Just, Marie Antoniette, Maximillien Robespierre.
Nel 1793 venne eretta al posto della statua equestre del re una statua della libertà con in testa il rosso cappello frigio da giacobino, nell'800' Place de la Concorde rappresentava un sanguinoso ricordo per la città, scelsero si eliminare la statua della libertà e di cambiare il nome da piazza della rivoluzione a piazza della concordia.
Manzoni nei capitoli dodici tredici e quattordici dei Promessi Sposi descrive perfettamente quella che poteva assomigliare la folla inferocita e cieca di Place de la Concorde:
Nell' episodio dei tumulti di Milano la folla si dirige verso il palazzo del vicario. Quest'ultimo, aiutato dai servi, riesce a barricarsi in casa e a nascondersi in uno stanzino. Alcuni rivoltosi tentano di scardinare e smurare la porta del vicario per catturarlo e ucciderlo e ciò sotto gli occhi dei soldati spagnoli, i quali non osano intervenire. Renzo, al centro del tumulto, è tra coloro che si oppongono a una giustizia sommaria. Per questo, dopo aver reagito con sdegno alle proposte sanguinarie di un vecchio, rischia il linciaggio. Dal fondo della piazza fa la sua apparizione il gran cancelliere Antonio Ferrer, il quale, forte del sostegno popolare, interviene per salvar la vita del vicario. Nella folla si creano due fazioni, l'una favorevole e l'altra ostile all'intervento di Ferrer; ciò offre all'Autore lo spunto per una riflessione sui meccanismi delle rivolte popolari . Il cancelliere procede in carrozza attraverso la piazza gremita di gente. Alcuni, tra cui Renzo, si adoperano affinché egli possa avanzare, ma il cocchiere, ostentatamente cortese, è costretto a continue fermate. Ferrer promette alla folla di arrestare il vicario e di abbassare nuovamente il prezzo del pane, ma il lettore comprende che le sue promesse non verranno mantenute. Ferrer riesce infine ad entrare nel palazzo del vicario e a trarre in salvo quest'ultimo. Fattolo poi salire sulla propria carrozza, si dirige verso il 'castello' continuando a blandire la folla. Scampato il pericolo di un linciaggio Ferrer comincia a temere per le reazioni dei propri superiori, mentre il vicario, ancora molto spaventato, annuncia di volersi ritirare in un grotta.
Manzoni scrive nel capitolo tredicesimo:
"Chi forma poi la massa, e quasi il materiale del tumulto, è un miscuglio accidentale d'uomini, che, più o meno, per gradazioni indefinite, tengono dell'uno e dell'altro estremo: un po' riscaldati, un po' furbi, un po' inclinati ad una certa giustizia, come l'intendon loro, un po' vogliosi di vederne qualcheduna grossa, pronti alla ferocia e alla misericordia, a detestare ad adorare, secondo che si presenti l'occasione di provar con pienezza l'uno o l'altro sentimento; avidi ogni momento di sapere, di credere qualche cosa grossa, bisognosi di gridare, di applaudire a qualcheduno, o d'urlargli dietro."
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