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LIBERTÀ CHE GUIDA IL POPOLO
Il dipinto nasce in relazione ai moti rivoluzionari del luglio 1830, che, in sole tre giornate, rovesciarono il regno di Carlo X. Sembrerebbe dunque la fredda documentazione di un grande evento storico contemporaneo, ma la scelta di questo tema individua una svolta importante nella poetica romantica. È vero che anche Géricault dipinse fatti contemporanei, ma amplificandoli con la mente, non vivendoli in modo diretto; adesso, invece, l'artista, piuttosto che evadere, vive appassionatamente la sua età.
In quest'opera i riferimenti formali a La zattera della medusa di Géricault sono innegabili, specie nella composizione piramidale, nella disposizione dei due uomini in primo piano riversi, fino al particolare realistico e, allo stesso tempo, macabro del calzino sfilato del caduto di sinistra. Inoltre, mentre la tela di Géricault è dominata dalla luce vivida, dal contrasto fra disperazione e speranza, quella di Delacroix, invece, dall'impeto travolgente del popolo che avanza e che nessuna forza reazionaria potrà arrestare. Alla perfezione anatomica che conferisce importanza a ciascuno dei personaggi sulla zattera, però, si è sostituita la massa indistinta del popolo, senza connotazioni fisionomiche particolari. Ciascuno poteva, in tal modo, rivedersi fra la gente che aveva combattuto per il bene del proprio Paese.
Delacroix ha unito le varie classi sociali nella lotta comune: ci sono il popolano, il militare e il borghese(l'uomo con il cilindro.). Il fumo degli incendi e degli spari e la polvere sollevata dagli insorti lasciano immaginare l'esistenza di un qualcosa anche lì dove ci è impedito di vedere. Le torri gemelle della Cattedrale di Notre-Dame, sulla destra, stanno a suggerire la collocazione geografica dell'avvenimento. Sulle barricate una donna con il berretto frigio e a seno scoperto, la Libertà, stringendo nella destra il tricolore, i cui colori rosso, bianco e blu sono ripresi in tutta la composizione, e impugnando con la sinistra un fucile, incita il popolo a seguirla. Essa viene verso di noi seguita dalla gran massa degli insorti: è un modo per invitarci a partecipare. È come se noi stessi, parte del popolo in armi, ci fossimo voltati indietro per riprendere vigore spronati dalla consapevolezza d'avere compagna la Libertà. È molto probabile che la fonte iconografica a cui Delacroix si rifece per la fanciulla a seno scoperto fosse la statua ellenistica della Venere di Milo.
C'è da sottolineare, in ogni caso, che il personaggio principale del racconto pittorico di Delacroix costituisce il primo tentativo di proporre un nudo femminile in abiti contemporanei. I nudi, infatti, venivano solitamente accettati dal pubblico e dalla critica solo perché filtrati attraverso rappresentazioni mitologiche o della storia antica e già nel 1794, ad esempio, Antoine-Jean Gros aveva dato le fattezze di una fanciulla con il seno scoperto, abbigliata però alla maniera greca, alla personificazione della Repubblica.
I colori scuri sono resi più vivaci da quelli brillanti della bandiera della Francia repubblicana, colori che si ripetono negli abiti della figura ai piedi della Libertà.
Alcuni critici, inoltre, si interrogano sull'identificazione dell'uomo con il cilindro, nel quale taluni riconobbero lo stesso Delacroix, mentre altri pensarono di individuarvi Fréderic Villot, amico dell'autore e futuro conservatore delle pitture del Louvre. Stessi problemi di interpretazione per il bambino che, con pistola e tamburello, precede la Libertà. Secondo alcuni si tratterebbe del giovane coraggioso che, nel 1830, sfondò la barriera sul ponte della Senna verso il Municipio e perì durante l'impresa. In lui, alcuni critici, riconobbero invece il modello ideale del piccolo Gavroche, che Victor Hugo avrebbe creato trenta anni più tardi nei Miserabili.
Altro quadro storico dell'epoca romantica è I Vespri Siciliani di Hayez. Il dipinto rievoca una rivolta popolare scoppiata a Palermo nel 1282 che liberò la città dal dominio degli Angiò. Tuttavia non vi è il sentimento che era presente nel dipinto di Delacroix, poiché il quadro di Hayez illustra l'episodio in maniera molto letteraria ma poco emozionante. Hayez, infatti, concepisce teatralmente le storie che narra, tanto è vero che la stessa tematica del dipinto verrà poi ripresa da Verdi in un'opera lirica. Basti notare come i protagonisti del dipinto dono disposti in primo piano, così come i cantanti di un melodramma: la donna svenuta in seguito alle offese di un francese, sostenuta amorosamente dal fratello, il francese cadente a terra, una mano istintivamente appoggiata sulla ferita; il giovane, la punta della spada sguainata ancora intrisa di sangue, si ritira guardando il nemico caduto. Ognuno è in una posa studiata registicamente. Intorno è il coro, ossia il popolo, sul fondo il Monte Pellegrino sorgente dal mare(elemento indispensabile per localizzare il fatto a Palermo), a sinistra l'abside della chiesa (per ricordarci il momento storico), al centro la croce. Le figure sono scandite secondo pose molto teatrali che risentono ancora dei quadri storici neoclassici del David. L'unica cosa che fa collocare questo quadro nell'ottica del romanticismo è solo il soggetto ed il contenuto: il riferimento ad una storia del medioevo che ha come messaggio un contenuto patriottico e risorgimentale.
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