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La memoria di piazze e città




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La memoria di piazze e città


Milano

Fra le tue pietre e le tue nebbie faccio villeggiatura

Mi riposo in piazza del Duomo

Invece di stelle

Ogni sera s'accendono parole

Nulla riposa nella vita come la vita


U.Saba "Il Canzoniere" Torino 1961




L'architetto William Morris ha scritto nel 1881 :

"l'architettura abbraccia la considerazione di tutto l'ambiente fisico che circonda la vita umana; non possiamo sottostarci ad essa , fino a che facciamo parta della civiltà, poiché l'architettura è l'insieme delle modifiche e alterazioni introdotte sulla superficie terrestre in vista delle necessità umane, eccettuato il solo puro deserto.

Né possiamo confidare i nostri interessi nell'architettura a un piccolo gruppo di uomini istruiti, incaricarli di creare, di scoprire, di foggiare l'ambiente dove poi dovremo stare noi, e meravigliarcene apprendendolo come una cosa bell'e fatta ; questo spetta invece a noi stessi , a ciascuno di noi, che deve sorvegliare e custodire il giusto ordinamento del paesaggio terrestre, ciascuno con il suo spirito e le sue mani, nella porzione che gli spetta."




L'anima di una città la si può scorgere fra i suoi edifici , nei suoi monumenti e nelle sue piazze, ma ciò che compone maggiormente il carattere di un luogo sono le persone e la storia degli abitanti del passato che hanno lasciato la loro traccia indelebile nell'atmosfera di quel luogo.

Le città non sono fatte dagli architetti, ma da tutte le persone comuni, i cittadini, che in quella città ci hanno vissuto o ci stanno tuttora vivendo.

Se si vuole ascoltare si può capire che le città hanno un'anima composta da tutte le anime che questa ha raccolto e tuttora raccoglie in sé.

Lo spirito di ogni città è in grado di dialogare con chiunque, con i suoi abitanti che conoscono quello spirito da sempre e con i viaggiatori che entrano in contatto con esso per la prima volta.

Di una città ci si può innamorare perdutamente ma la si può anche odiare e detestare, alle città sono rivolti gli stessi sentimenti che si rivolgono ad un essere umano, perché le città non sono solo cemento ma sono soprattutto anima, le città vivono grazie alle persone che le vivono, le abitano ogni giorno, soffrono, gioiscono, offrono la vita a palazzi e strade che disabitati sarebbero solo mattoni e calce.



Le piazze in particolare sono i cuori pulsanti delle città, i luoghi in cui si dà più spazio alla gente e dove sono veramente le persone a comporre il paesaggio, per questo le piazze sono luoghi aperti, per dare la possibilità di esprimersi e di relazionarsi con gli altri pubblicamente.

La piazza è il luogo dove l'uomo si mette in gioco e vive il mondo, dove il cittadino crea e si mette in mostra come se all'interno della piazza lo spazio architettonico facesse un passo indietro per lasciare all'uomo la possibilità di diventare egli stesso parte dello spazio urbano.



L'architettura è una creazione inscindibile dalla vita civile e dalla società in cui si manifesta, essa è per sua natura collettiva che si è connaturata al formarsi della civiltà e col tempo è nata una ricerca di funzionalità e di intenzionalità estetica che sono i caratteri stabili dell'architettura..

L'architettura sia quella pubblica che quella privata è parte integrante dell'uomo, è la scena fissa delle vicende umane; carica di sentimenti di generazioni, di eventi pubblici , di tragedie private , di fatti nuovi e antichi.

L'elemento collettivo e quello privato, società e individuo si contrappongono e si confondono nella città.



L'architetto a capo del movimento Bauhaus Walter Gropius, nel suo libro "Discussione sulle piazze italiane (Milano 1954)" racconta di essere tornato da un viaggio in Messico e di essere rimasto affascinato dalle piazze:

"Ero rimasto molto colpito dall'intensa vita nel cuore dei villaggi messicani. Ognuno di essi possiede una piazza piuttosto grande con portici tutto intorno, e la gente è sempre lì a comprar nelle botteghe, a pettegolare, mentre i giovani fanno la corte alle ragazze. Questo è il vero centro della vita del villaggio"



Gropius sostiene la fondamentale importanza dei luoghi pubblici come le piazze circondate da porticati, luoghi in cui le persone si realizzano dal punto di vista sociale, luoghi di incontro e di arricchimento culturale, per Gropius è importante studiare la piazza come luogo d'incontro dal punto di vista sociologico per creare nelle nuove città luoghi in cui la gente possa realizzare lo stesso spirito di comunità e di scambio che v'era nelle piazze del passato, come luoghi di unione e di memoria.



Così mi propongo di ripercorrere il tempo dal punto di vista fermo e inerte delle piazze che hanno "subito" e "osservato" in prima persona i tumulti della storia .

Tuttavia sarebbe impossibile affrontare in poche pagine un argomento così vasto quindi mi limiterò a proporre degli esempi di piazze che hanno simboleggiato un'epoca e che sono state il punto di riferimento di importanti avvenimenti storici, ogni secolo ha avuto le sue piazze-simbolo, luoghi "parlanti" che sintetizzano il modo di pensare e le idee di un intero periodo.

Con l'evolversi della storia anche il volto delle piazze è cambiato perché è cambiata l'idea di centralità, il foro poteva essere per i romani il luogo dove comunicare come oggi giorno la piazza mediatica della rete serve per parlarsi, scambiarsi informazioni e merci, dai luoghi a non luoghi, partendo da questa idea cercherò di approfondire gli avvenimenti storici che hanno caratterizzato e modificato il ruolo sociologico e culturale di alcune piazze.






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Appunti su: walter gropius e le piazze italiane milano 1954,



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