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La basilica di Santa Sofia, o basilica della Santa Sapienza, è il principale monumento di Istanbul; fu una sede patriarcale, poi una moschea ed è ora un museo. Nota per la sua gigantesca cupola, apice dell'architettura bizantina, fu terminata nel 537 e fu la più grande cattedrale del mondo fino al completamento della cattedrale di Siviglia nel 1520.
Hagia Sophia - Istanbul
Il primo edificio viene iniziato da Costantino come cattedrale della nuova capitale, ma alla morte dell'Imperatore nel 337, la chiesa era ancora in costruzione, venendo consacrata solo nel 360, al tempo di Costanzo II, dal patriarca Eudossio.[1] Dopo un incendio fu riedificata da Teodosio II, e riconsacrata nel 415. Di nuovo incendiata in seguito alla rivolta di Nika, scoppiata contro l'imperatore Giustiniano I nel 532, venne in seguito ricostruita in forme ancora più grandiose dallo stesso Giustiniano. Della basilica teodosiana sussiste ancora un piccolo edificio circolare laterale, la sacrestia.
L'imperatore stesso ne predispose la ricostruzione (probabilmente con l'intento di espiare il massacro dei 30.000 caduti nella rivolta), con un progetto ancor più magnificente sotto la direzione degli architetti Antemio di Tralle e Isidoro di Mileto, il vecchio. A detta delle fonti i due architetti erano particolarmente versati nelle scienze matematiche e nella geometria. I lavori, iniziati nel 532, furono portati avanti con grande rapidità, con artigiani provenienti dai principali centri dell'impero e materiali ornamentali e marmi provenienti anche da regioni molto lontane. Già il 27 dicembre 537 avvenne la consacrazione della chiesa alla presenza dell'imperatore, che in tale occasione avrebbe detto: 'Gloria a Dio che mi ha fatto degno di questo! Ti ho superato, oh Salomone!".
Interno della basilica di Hagia Sophia
I
pilastri di sostegno della cupola argentea, tuttavia, non erano
sufficientemente robusti per sostenere il peso della cupola di
Malgrado
alcuni interventi di consolidamento, parte della cupola crollò una prima volta
il 7 maggio
La struttura fu inoltre consolidata con la costruzione di quattro alette-contrafforti ai lati, che racchiudono le scale interne.
Durante
Ricostruzione di Costantinopoli
Dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi (1453), l'Hagia Sophia fu trasformata in moschea e vi furono aggiunti i minareti, che sono ancora agli angoli. Furono allo stesso tempo tolti l'altare e le immagini sacre, e i mosaici parietali furono intonacati.
Nel 1849 fu eseguito un restauro a cura di Gaspare Fossati (che produsse numerosi disegni ed acquerelli sui lavori svolti), che portò alla luce diverse immagini nelle gallerie e nel timpano. Il restauro fu commissionato dal pascià.
È stata infine adibita a museo nel 1934, su decisione del primo Presidente della Repubblica turca Mustafa Kemal Atatürk. Nel 1935 gli scavi hanno riportato alla luce un grande portico antistante costruito da Teodosio II, decorato da una cornice maestosa e con un particolare del fregio, un agnello raffigurato con la coda a terminazione ingrossata, elemento orientale non riscontrato nelle decorazioni occidentali. Sempre durante i lavori di recupero di questi anni, furono scoperti i mosaici e i pavimenti in marmo, in precedenza coperti da tappeti.
Le sue gigantesche proporzioni ne fanno uno dei monumenti chiave dell'architettura di tutti i tempi. La basilica ha una pianta che fonde armoniosamente il rettangolo entro il quadrato (71x77 m.), con tre navate, arcate divisorie in doppio ordine, ed un'unica abside opposta all'ingresso, che all'esterno si presenta poligonale. La pianta ha probabilmente ricalcato quella della basilica costantiniana. L'ingresso è preceduto da un doppio nartece.
Gli interni sono arricchiti con mosaici, marmi pregiati e stucchi: colonne in costoso porfido o marmo verde della Tessaglia sono impreziosite da capitelli finemente scolpiti. Nel corso degli anni sono stati aggiunti alcuni mausolei laterali.
All'interno,
alcuni corridoi laterali riccamente decorati (che hanno ispirato
Nelle zone verso l'abside e verso l'ingresso due semicupole digradano da quella principale e poggiano su esedre a colonne. Nella fascia superiore della grande cupola sono state aperte numerose finestre, ed in seguito parzialmente murate per aumentare la stabilità dell'edificio, che inondano di luce l'interno dell'edificio in qualsiasi ora della giornata.
Sulle navate laterali corrono i matronei, destinati alla corte imperiale che vi assisteva alla messa da una posizione rialzata. Al di sopra dei matronei la muratura è perforata da due file sovrapposte di finestre di dimensioni variabili (più ampie al centro, più piccole verso i lati e nella fila inferiore).
L'impianto non differiva molto da quello di altre chiese a pianta longitudinale già esistenti, ma per la prima volta lo spazio appare dominato dalla grande cupola, che focalizza verso l'alto tutto l'ambiente architettonico. L'effetto è di uno spazio incommensurabile e di leggerezza della copertura, che sembra come sospesa nell'aria.
La decorazione interna, inizialmente aniconica con motivi persiani (in pratica, ci si atteneva già all'Iconoclastia del VII secolo), fu integrata da Giustino II con cicli evangelici e con scene divenute poi canoniche del Dodecaorto, il sistema di dodici feste bizantine.
La cupola riporta un Cristo Pantocratore benedicente, a mezzo busto. Per l'anatomia dei visi di Cristo e dei santi sembra siano state utilizzate le descrizioni contenute in un libretto di Ulpius Romano: un esempio, San Gregorio ritratto con la barba fumosa e l'occhio destro menomato da un incidente.
il Cristo Pantocratore di Santa Sofia
L'abside è stata rinforzata all'esterno da alcuni contrafforti posticci. Uno di questi contiene una cappella con mosaici frammentari realizzati col sistema della doppia linea.
Quasi tutte le chiese bizantine ed anche le successive moschee ottomane hanno preso a modello la sua grande cupola affiancata da due semicupole. L'apparato decorativo originale è conservato solo in parte, ma continua tuttavia ad essere una profonda testimonianza dell'Arte Bizantina. I capitelli presentano trine, trafori, giochi d'ombra e chiaro-scuro, e compare lo stemma giustinianeo.
Procopio di Cesarea, nel suo trattato De aedificiis, ci ha tramandato una descrizione risalente al periodo di Giustiniano I: egli notò come la luce, filtrata dalle finestre disposte a diversi livelli, ma soprattutto dalle aperture che coronano la base della cupola, sembrasse come generata all'interno della basilica stessa, e riverberandosi sui mosaici dorati e sui preziosi paramenti murari, annullasse irrealmente la consistenza e il peso delle strutture. Questo effetto è dovuto anche al fatto che la parte centrale della chiesa sia quella più ampia a maggiormente illuminata rispetto alle zone laterali, che contrastano con ambienti più scuri e con la netta divisioni in più piani dello spazio che invece al centro è slanciato verso l'alto.
Bisanzio in una miniatura del 1500
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