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Kandinskij e l'astrattismo
La generale tendenza dell'arte del Novecento a superare una rappresentazione 'fotografica' della realtà trova uno sviluppo radicale nell'astrattismo, che abbandona ogni intento figurativo e si indirizza verso una pittura di forme pure, che creano nuovi 'linguaggi', paragonabili a quello della musica, perché comunicano direttamente un'esperienza interiore, non razionale, non mediata dagli oggetti.
Vasilij Kandinskij (1866-1944) arriva all'astrattismo passando attraverso fasi più figurative, in cui però le forme e i colori hanno già acquistato una certa autonomia dagli oggetti che rappresentano.
In Mosca I (1916) non c'è un ritratto della città, ma una sua rielaborazione interiore. Riconosciamo edifici, persone, uccelli in volo, elementi paesaggistici, ma la rappresentazione non è realistica: gli oggetti sono deformati, disposti su piani inclinati che si intersecano, ammassati intorno a un centro informe e luminoso; tutto è avvolto in un turbinio di colori caldi e vivaci, che crea un'atmosfera fiabesca e comunica direttamente un senso di felicità e di speranza.
Mosca I è un quadro preastratto, che contiene ancora elementi figurativi, Ma già da qualche anno Kandinskij aveva avviato un percorso di ricerca diverso, come possiamo vedere nel Primo acquerello astratto del 1910.
La superficie del quadro diventa un frammento di spazio virtuale, in cui si agitano cose che non hanno un nome o una forma nota e precisa, come negli scarabocchi infantili, che riflettono una percezione primaria della realtà, istintiva, non razionale; ma le macchie di colore e le linee sottili che le accompagnano si collegano in un sistema dinamico, che crea un universo artificiale di segni che scaturiscono dalle profondità dell'inconscio e trovano eco in quello dell'osservatore.
Nelle opere successive vengono abbandonati gli scarabocchi infantili, le immagini si fanno più complesse, utilizzando anche forme geometriche pure, come il cerchio, il quadrato, il triangolo, e la costruzione diventa più controllata, nella ricerca di linguaggi pittorici nuovi: dal segno allo stato nascente si passa a segni più definiti o formalizzati dalla cultura. Il quadro è un sistema di segni che comunicano direttamente all'osservatore un universo interiore che non è traducibile in parole, in ragionamenti: ci invita soprattutto ad ascoltare gli echi che suscita nel profondo, come la musica. Alcuni esempi: Nel grigio (1919), Composizione VIII (1923), Nel blu (1925).
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