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Le serie di Monet
Il movimento impressionista nasce ufficialmente il 15 aprile 1874, giorno dell'apertura di una mostra di un gruppo di giovani artisti indipendenti (Manet, Monet, Renoir solo per citare i più famosi): l'esposizione ottenne un esito disastroso e il critico Louis Leroy definì quelle macchie come le "impressioni" dell'artista. Chiaramente il termine veniva adoperato in senso spregiativo: l'impressione è priva di meditazione, superficiale, indefinita, quindi indegna di diventare pittura. Tuttavia quel gruppo riuscì a resistere agli attacchi della critica e sviluppò un nuova idea di pittura: il punto di partenza era la resa della realtà nella sua globalità,come noi la percepiamo. Essi si resero conto che noi avvertiamo tutto quello che ci circonda non per frammenti isolati, definiti, immobilizzati ma nella sua totalità e continuità. Nessun oggetto vive da solo ma in un contesto generale che collega ogni cosa all'altra. Tutto ciò che noi vediamo è luce e colore, che cambiano continuamente a seconda dell'ora e quindi della posizione della fonte luminosa, della stagione, del nostro punto di vista. Caratteristica fondamentale del movimento è il dipingere direttamente con i colori senza disegni preparatori e con pennellate brevi e veloci, deposte sulla tela come macchie di colori.
Il pittore che forse meglio di tutti incarna ai nostri occhi l'impressionismo è Claude Monet.
Nato a Parigi nel 1840 ben presto si trasferisce con la famiglia a Le Havre. Qui, al collegio comunale, apprende da Ochard, discepolo di David, i rudimenti del disegno rivelando, ancora adolescente, talento artistico e un carattere ribelle. Le sue caricature dei compagni di classe e degli insegnanti sono notate nel 1858 da Boudin, che lo invita a dipingere con lui in riva al mare e nella campagna circostante. I posteriori tentativi di seguire studi regolari negli atelier parigini avranno tutti esiti negativi. La fedeltà alla pittura 'en plein air' e il bisogno di trovare un linguaggio autonomo lo portano ad abbandonare il chiuso degli atelier per cercare il contatto diretto con la natura, la sua vera scuola.
A partire dal 1981 Monet si reca ogni anno sulla costa settentrionale della Francia dove dipinge più volte gli stessi soggetti, anche uno di seguito all'altro cogliendone gli infiniti aspetti a seconda dell'ora, delle condizioni climatiche e del suo stato d'animo. Si spiegano cosi "La Cattedrale di Rouen" e le "Ninfee".
"La Cattedrale di Rouen" è stata dipinta da Monet in 50 quadri, molti dei quali della sola facciata, vista dalla stessa angolazione eppure sempre diversa a seconda dell'ora del giorno, dell'illuminazione e anche dei continui cambiamenti con la realtà. La cattedrale a volte sembra smaterializzarsi, a volte si cristallizza in forme più salde, ma la luce ne modifica in ogni caso la percezione cromatica, così che la sua facciata cambia di colore a seconda dell'ora del giorno. E in ciò Monet cerca di dimostrare uno degli assunti fondamentali del movimento impressionista, che la percezione della realtà è cosa ben diversa dalla conoscenza mentale e razionale della medesima, in quanto nella prima entra in gioco il fluire continuo e mutevole della luce e del movimento, così che ogni istante della percezione è sempre diverso da un altro, anche immediatamente successivo. La celebrità del monumento offre a Monet l'occasione di superare la banalità della cartolina illustrata che inquadra il soggetto: la facciata è vista obliquamente e solo in parte, le torri e i fianchi degli edifici ci sfuggono, non ce ne viene dimostrata né l'altezza né la larghezza. Possiamo perciò completare l'immagine secondo la nostra sensibilità, trasformandoci in attori da semplici spettatori.
Ritiratosi nella sua tenuta di Giverny, la ricerca pittorica di Monet si concentrò sempre più sulla rappresentazione dei colori della natura. Tra le tele realizzate in questo periodo, grande rilevanza hanno i quadri con le ninfee, che compaiono in circa trecento tele realizzate a partire dal 1914 fino alla sua morte. La ninfea, fiore d'acqua che non ha radici e che quindi si muove continuamente sulla superficie dei fiumi e degli stagni, è quasi il simbolo di quella realtà mai fissa e perennemente mobile che gli impressionisti cercavano di rappresentare. Ciascuno dei dipinti non è un riquadro distaccato da noi ma è piuttosto il mondo naturale primigenio nel quale siamo chiamati a vivere. Monet insegue, come sempre, l'istante, per captare l'immagine della ninfea che si schiude all'alba e di quella che si chiude annunciando la sera. Fa deviare dal suo corso un braccio della Senna per costruire il giardino acquatico, specchio del cielo, del vento e degli alberi, fantasmagoria della natura. Monet non esita a battersi con l'amministrazione comunale per ottenere il permesso per questa deviazione, non esita a spendere tutto ciò che guadagna in bulbi, in fiori, in paga dei giardinieri. Non esita a investire del tempo in tutta una serie di azioni pratiche e legali, lontane dalla sua arte, eppure altrettanto necessarie. Lo dimentichiamo, quando siamo di fronte ai quadri delle ninfee, ma Monet travolge tutti gli ostacoli con la frenesia di un uomo che deve realizzare il proprio sogno, che deve perdersi nei riflessi dello stagno per ritrovarsi. Sa che deve catturare il cielo nella profondità dell'acqua, fare risalire dal limo creatore il biancore delle ninfee. Niente lo può fermare in questa ricerca violenta dove pittura e vita si confondono pur essendo separate, in questa corsa della vita che sprofonderà nella cecità, in questa corsa della pittura che sconvolgerà lo spazio moderno, disorientando lo spettatore, risucchiandolo nello spazio globalizzante delle "Decorazioni". L'insieme dei grandi quadri, che Monet regalerà alla Francia, occuperà ottanta metri lineari all'Orangerie.In molte di queste tele è tale la qualità trasfiguratrice che, per quanto l'oggetto rappresentato sia riconoscibile, si può parlare di astrattismo,perché, più che il tema, all'artista interessano il rapporto cromatico e la libertà inventiva delle forme.
Conclusioni
Il mio lavoro è terminato, mi ha impegnato molto ma sono soddisfatto anche perché mi ha permesso di meditare attentamente sull'importanza dell'istante e quindi del tempo che passa nella vita.
L'istante passa e non ritorna.
La nostra esistenza si compone di istanti. Godiamoli!
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