Il
crollo del sistema di valori nell'arte: la
Nuova Oggettività
Il
crollo di quei valori esaminato finora ebbe i propri effetti anche nel campo
artistico. In Germania, ad esempio, si affermò il movimento detto "Nuova
Oggettività", che sottopose a pesante critica l'ideologia piccolo-borghese che
era stata alla base della Grande Guerra; la sua fioritura si ebbe nel periodo della
Repubblica di Weimar, e proprio a quel contesto storico si rifaceva il suo
programma artistico. Infatti, in polemica con l'Espressionismo, il movimento
della Nuova Oggettività si proponeva, come si evince già dal nome, un ritorno
ad un'arte che descrivesse la realtà anche nei suoi aspetti più crudi;
certamente la Germania
dell'epoca forniva uno scenario "privilegiato" in questo senso, dal momento che
certo non mancavano problematiche sociali quali quella dei reduci, che non a
caso popolano i quadri di Otto Mix. La visione è estremamente acuta, ironica e
disincantata, volta spesso a mettere in evidenza le contraddizioni di quel
sistema o a criticarne, in chiave spesso satirica, le strutture di potere;
l'arte si fa arma per colpire la società corrotta, specchio per mostrarne i
vizi. Questo intento realistico non deve però farci immaginare ad un ritorno ai
classici stilemi del Realismo, quelli adoperati da Courbet per intenderci: a
livello formale, infatti, questo movimento impiega figure di chiara derivazione
espressionista, connotate quasi parossisticamente, fino a spingersi talvolta
nel campo della caricatura. Il dinamismo plastico futurista e le aberrazioni
prospettiche espressioniste vengono però finalizzate alla diffusione del nuovo
messaggio.
Un'opera
come Pragerstrasse (Otto Dix, olio su
tela, 1920) evidenzia quanto già detto: oltre alla figura del reduce mutilato
in primo piano, aspra critica al militarismo ed all'interventismo che aveva
caratterizzato le cosiddette Avanguardie Storiche, sullo sfondo si notano un
negozio di protesi e moncherini, emblema dello sfruttamento del dolore delle
classi popolari messo in atto dai "pescecani di guerra", affiancato ad una
boutique di moda, a simboleggiare il perbenismo ed il disinteresse della
società borghese. Ma al tempo stesso è raffigurato anche un uomo di evidenti
simpatie antisemite (il giornale che ha sotto il braccio mostra chiaramente il
titolo Juden Raus) e con una spilla
sul bavero della giacca che ricorda molto da vicino una svastica ,
e sulla destra si riesce ad intravedere una signora dell'alta società che
appare per nulla interessata al mendicante. In sostanza, Pragerstrasse è un vero e proprio spaccato realistico della società
tedesca dell'epoca, e nasce dall'ambizione degli artisti della Nuova Oggettività
di poter causare una "rivoluzione dello spirito" che sapesse rigenerare la
società dell'epoca. La stessa idea è alla base dell'opera di Grosz Le colonne della società, in cui però a
venire raffigurati sono i presunti detentori del potere. Ecco quindi comparire,
ancora una volta con caratteristiche caricaturali che rispecchiano il vecchio topos per cui al moralmente turpe
corrisponde anche il fisicamente brutto, un nazista con spada in una mano e
boccale di birra nell'altra, un giornalista con un pitale rovesciato in testa,
un socialista riformista criticato neppure troppo velatamente dal massimalista
Grosz ponendogli sul capo dello sterco fumante, un giudice grasso e rubizzo,
quasi ad evidenziarne la corruzione; sullo sfondo, poi, dei militari in assetto
di guerra. In sostanza, Le colonne della
società ambisce ad essere, su un piano allegorico, quello che Pragerstrasse è invece su un piano più
realistico.