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Il colore in Schiele
In un certo senso Schiele è un pittore moralista che ammonisce e minaccia, le sue visioni del vizio non hanno in verità niente di seducente, ne di attraente. Egli si delizia nei colori del
disfacimento.
Linea contro colore
Schiele dovette liberarsi dalla concezione del colore di Klimt prima di poter sviluppare un proprio stile. I primi quadri danno l'impressione di un tappeto di forme geometriche multicolori, composte da un reticolo di linee intrecciate. I dipinti cosi realizzati ricordano in parte dei disegni, colorati e ingranditi. Per questa ragione la critica del tempo accusò Schiele di non essere un vero pittore, ma piuttosto un semplice disegnatore che, non più capace di limitarsi al foglio, trasferiva semplicemente la sua tecnica alla dimensione più ampia della tela. In realtà, agli esordi, Schiele
non era particolarmente interessato alla qualità del colore, considerandolo sempre in stretta relazione con la linea e la forma. La Donna in lacrime e ancor più il Ritratto di Friederìke Maria.
Natura e tecnica
I colori scuri e il carattere malinconico dei suoi dipinti, determinato dal prevalere delle tonalità brune, nere o verdi sui colori più vivaci, non corrispondevano, negli anni tra il1910eil 1915, al gusto dei contemporanei. La spirituale cupezza dei colori dava un senso di disfacimento. Negli anni della
guerra i colori della sua tavolozza si fecero invece più chiari. Schiele si entusiasmò per le diverse possibilità tecniche che permettevano di migliorare l'effetto dei colori e sperimentò metodi e tecniche diversi. Provò vernici particolari ed esplorò Fuso di miscele di colore in disegni e acquerelli. Mescolò, per esempio, della gomma al colore ottenendo un effetto spalmato e semitrasparente. Utilizzò colori ad acqua molto diluiti su carta lucida e sottile, in modo che il foglio formasse delle ondulazioni, e il colore è steso molto fluido sul supporto in legno, così da rendere irregolare lo strato di colore e visibili i segni
L'espressività dei colori
Solo pochi critici seppero riconoscere che, con le inusuali macchie di colore e il tono spesso freddo e scostante, l'ansia aumentava l'espressività delle sue raffigurazioni. Schiele si allontanò consapevolmente dal decorativismo klimtiano, fatto dì colori chiari e di superfici minuziosamente elaborate, contrapponendovi l'uso di superfici irregolari e confuse nella disposizione e colori dai toni cupi. Solo nei suoi ultimi anni Schiele mutò gradualmente l'uso del colore, tanto che, nelle
opere del 1918, esso sembra assumere una funzione espressiva autonoma, come dimostrano due dei suoi ultimi dipinti; i ritratti della moglie Edith e dell'amico Paris Gùtersioh, dove le macchie di colore assumono una qualità quasi astratta, liberate dai vincoli della forma. L'artista non si concentrava più solamente sull'espressività della linea, ma anche sulla qualità materiale del colori, piegandola alla composizione della forma, dei volumi e dell'atmosfera dell'opera.
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