I GIOIELLI ETRUSCHI
L'antichissima tecnica della granulazione affonda le sue radici in un
passato ricco di tradizioni e cultura: già nell'oreficeria orientale, egizia e
micenea del Il millennio a.C. si ritrovano infatti attestazioni di questo tipo
di lavorazione. Ma è con gli Etruschi che la granulazione raggiunge il suo
massimo splendore, soprattutto nel cosiddetto periodo orientalizzante (VII sec.
a.C.): il centro più importante è Vetulonia, dove la lavorazione arriva ad un
grado di raffinatezza tale che l'oro viene ridotto in grani tanto minuscoli da
sembrare un pulviscolo. A grandi linee la tecnica della granulazione consiste
nel saldare piccole sfere sopra ad una lamina di base, secondo un disegno
prestabilito: l'oro, proprio per la sua grande duttilità e malleabilità, è il
metallo preferito, mentre più rara è la granulazione in argento. Dalle tombe
etrusche sono venuti alla luce immensi tesori, ricchissimi di monili e oggetti
d'oro, impreziositi da raffinati decori ottenuti con la granulazione.
Nei gioielli etruschi i granuli si trovano spesso disposti in modo da
formare essi stessi dei motivi decorativi geometrici e floreali: la difficoltà
maggiore è rappresentata proprio dalla saldatura, perché le minuscole sferette
rischiano, con l'elevato calore, di perdere la loro conformazione. Con la
colonizzazione romana dell'Etruria, sia a causa delle guerre che in seguito al
cambiamento del gusto e della moda, l'applicazione del granulato si fa sempre
più rara, per poi scomparire definitivamente senza lasciare in eredità una
conoscenza precisa della formula che ne permetteva la realizzazione. Nei secoli
successivi molti hanno cercato di scoprire il segreto della granulazione, dagli
artigiani bizantini a Benvenuto Cellini, ai famosi orafi Castellani, fino ad
arrivare alle più recenti ricerche eseguite da note aziende del settore.
Un'antica tradizione continua così a vivere nella gioielleria dei nostri tempi,
rinnovando nella forma e nei decori i fasti di un'oreficeria splendida che dal
passato si proietta nel presente.