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Gli antichi erano incerti sulla cronologia di Esiodo, il primo poeta greco che abbia una fisionomia decisamente storica e non leggendaria. Alcuni, come Eforo, lo considerano anteriore a Omero, altri, come Senofane, posteriore Erodoto, il quale attingeva a fonti locali antichissime, sosteneva che Omero ed Esiodo erano vissuti entrambi quattro secoli prima di lui e cioè verso l'850. Ma le indicazioni più attendibili sono probabilmente quelle che si possono ricavare dall'opera stessa del poeta, tenendo conto delle notizie autobiografiche che egli stesso ci fornisce, del quadro sociale e politico della Boezia, quale il poeta lo descrive, oltre che dell'influenza della lingua omerica, evidente nei suoi poemi.In base a tutti questi elementi, possiamo ritenere che Esiodo sia di circa un secolo più recente di Omero e che sia vissuto quindi intorno al 750 a.C.
Oltre che per la sua indiscutibile storicità, Esiodo si distingue da Omero anche per il fatto di averci rilevato il proprio nome, la Teogonia,violando in questo modo il rigoroso anonimato tipico dei cantori epici, che nascondevano la propria identità nel racconto oggettivo delle gesta eroiche.Dai brani autobiografici contenuti nelle opere maggiori di Esiodo sappiamo che il padre del poeta, nativo della colonia eolica di Cuma in Asia Minore, dopo aver tentato inutilmente di arricchirsi commerciando, prima di ridursi completamente in miseria , si era trasferito ad Ascra in Boezia, una regione aspra e isolata, le cui uniche risorse erano l'agricoltura e l'allevamento del bestiame.La scelta di quel borgo fu probabilmente determinata dalle affinità culturali della Boezia con l'Eolide d'Asia, oltre che dalla sua vicinanza al monte Elicona, ritenuto dimora delle Muse, e alla città di Tempie, sede del loro culto. Esiodo e il suo fratello minore, Perse, crebbero in questo mondo, dai lunghi e gelidi inverni e dalle estati aride e ardenti, aiutando il padre nel lavoro dei campi. Proprio ad Esiodo, che da ragazzo pascolava il gregge paterno sulle pendici boscose dell'Elicona, apparvero le Muse; gli offrirono un ramo di alloro e gli insegnarono la divina arte del cento che celebra il passato e il futuro. Questa straordinaria esperienza fu decisiva per il giovane; venuto a conoscenza della poesia epica forse dagli Omerici, giunti, anche in Boezia, egli decise di usare il loro stesso metro , l'esametro, per cantare argomenti ben diversi dalle gesta eroiche: la dura e tenace attività quotidiana con la quale gli uomini alla terra i mezzi per sopravvivere e l'insieme delle credenze religiose che rispettava e aveva imparato a conoscere da varie fonti. Nacquero così le Opere e i Giorni e la Teogonia. Quando il padre del poeta morì, i due figli avrebbero potuto godere di una certa agiatezza, grazie all'eredità toccata loro. Ma Perse dilapido in poco tempo i suoi beni: e con la complicità di giudici corrotti, riuscì ad ottenere anche una parte delle terre toccate al fratello. Non contento neanche di ciò, intentò al poeta una nuova causa, cercando di spogliarlo anche di quanto restava. Questa lite fornì ad Esiodo lo spunto occasionale per il suo poema le Opere e i Giorni, in cui volle esaltare, in un'ottica altamente morale e religiosa, l'origine e il fine del lavoro umano, voluto da Zeus e destinato ad essere la fonte di una ricchezza misurata e onesta, l'unica a cui gli dei accordino stabilità e lunga durata.
L'attività poetica di Esiodo non manco di riservargli significative gratificazioni; egli stesso ci narra di essersi recato a Calcide nell'Eubea, dopo aver attraversato il braccio di mare chiamato Euripo, sua prima e unica esperienza di navigazione, per partecipare, con un inno, alla gara poetica tenutasi duranti i giochi funebri in onore di Anfidamante, un eroe locale caduto in battaglia sul fiume Lelanto. Esiodo fu dichiarato vincitore ed ebbe in premio un tripode di bronzo che consacrò alle Muse, sul monte Elicona, nel luogo stesso in cui gli erano apparse.
Del tutto leggendaria è invece la notizia di una gara poetica fra Omero e Esiodo, probabile invenzione del sofista Alcidamante; in essa, il pubblico avrebbe assegnato la vittoria a Esiodo, dimostrando di preferire la celebrazione del lavoro dei campi, duro, ma sereno e pacifico, a quella delle sanguinose opere di guerra. Prive di fondamento sono anche le informazioni sulla morte del poeta, dalle quali si può dedurre, come sola notizia attendibile, che la sua tomba, oggetto di venerazione per gli abitanti di Ascra, fu trasferita nel secolo IV a.C. ad Orcomeno, dopo la distruzione del "natio borgo selvaggio" di Esiodo ad opera dei Tespiesi.
LE OPERE E I GIORNI
Le Opere e i Giorni è un poema in esametri che deve il titolo al suo contenuto; infatti, nella prima parte il poeta descrive le opere degli uomini e, nella seconda, i giorni favorevoli o sfavorevoli per eseguire i vari lavori campestri. Sull'autenticità di quest'ultima parte sono stati avanzati dei dubbi; si pensa infatti che l'epilogo del poema abbia subito un rimaneggiamento e che il catalogo dei giorni abbia sostituito il finale originario.In conseguenza di ciò, anche il titolo dell'opera che in origine era solo Opere,sarebbe stato modificato nella forma attuale. Il contenuto del poema, si presenta come una singolare mescolanza di tradizione e di innovazione, ben visibile anche nel linguaggio. Esso, da un lato è strettamente connesso a quello dell'epos omerico, anche se con qualche elemento eolico e beolico; dall'altro, presenta caratteristiche ben diverse, che si evidenziano soprattutto nell'uso di termini particolari, ricollegabili sia alla tradizione popolare, sia al linguaggio misterioso degli oracoli; e forse, riconducibili anche a tradizioni autoctone molto antiche, addirittura pre-omeriche. Peculiarità tipica di questo linguaggio è l'indicare le cose non direttamente con il loro nome, ma con una specie di descrizione-definizione: così la chiocciola è la "porta-casa", il ladro, il "dorme di giorno", il polpo, il "senza-ossa", la mano, la cinque rami.
Altra interessante caratteristica del poema è la coesistenza, in esso, di racconti mitici accanto a descrizioni realistiche della vita e dell' attività umana e a consigli ed esortazioni di carattere morale.
IL PROEMIO
L'opera si apre con un proemio caratterizzato da aspetti tradizionali e innovativi al tempo stesso. Contiene infatti l'invocazione alle Muse, tipica della poesia aedica ; però, mentre il poeta epico indicava subito dopo in modo conciso ma esauriente l'oggetto del suo canto e lo sviluppava poi con coerenza, Esiodo chiede alle Muse di celebrare Zeus, loro padre, ma tratta poi dell'esistenza umana, con le sue miserie, i dolori e le ingiustizie. Tuttavia, la figura del dio supremo come garante e difensore della giustizia appare in sottofondo, come una costante presenza su cui si basa il messaggio morale di tutto il poema. Inoltre, se l'esaltazione di Zeus presente nel proemio ci può richiamare alla tradizione degli inni, nei quali il nome della divinità è seguito dall'elenco dei suoi attributi e delle sue prerogative, la successiva introduzione di un elemento autobiografico è senz'altro innovativa. Esiodo invoca infatti l'aiuto di Zeus perché il dio lo assista nel non facile compito di impartire al fratello Perse i precetti morali su cui dovrà fondare la propria esistenza.
IL MITO DELLE DUE CONTESE
Per esortare il fratello alla giustizia, Esiodo gli narra la leggenda delle due Contese, delle quali l'una è cattiva e odiata da tutti, perché suscita fra gli uomini guerre e discordie; l'altra, invece, nata per prima, è buona e può identificarsi con lo spirito di emulazione, che ispira all'uomo una sana competitività e lo spinge così a migliorarsi. La breve narrazione mitica si conclude con un'esortazione a Perse, il quale già una volta è andato contro la giustizia , ad accontentarsi della sua parte e a non ricadere mai più nell'errore commesso tentando di appropriarsi dei beni del fratello, defraudandolo con la complicità di giudici "divoratori di doni".
LA TEOGONIA
Con la Teogonia, composta anch'essa, in esametri, Esiodo si propose per primo l'arduo compito di organizzare il gran numero delle figure divine e dei loro miti, inquadrandoli in uno schema che si richiamava ai "cataloghi" di stampo omerico. In questo modo, la vasta serie delle storie sacre, libera per loro stessa natura da troppo vincolanti nessi logici e cronologici, venne sistemata, con il criterio delle genealogie, in un insieme ordinato, anche se non totalmente privo di incongruenze e di fratture, fondato sulle categorie logiche di causa ed effetto e di successione nel tempo. In conseguenza di ciò, il mito perse, in buona parte, la sua originaria natura, indipendente da precise connotazioni spaziali e temporali, per assumere caratteristiche di narrazione ordinata e ben comprensibile, e si oriento anche verso quel processo di sempre più completa razionalizzazione, che caratterizzò gli esordi del pensiero filosofico.
La parte iniziale della Teogonia, in cui questo procedimento appare più difficile, vista la vastità, l'antichità e talora l'oscurità del materiale trattato, rivela interessanti affinità con le antichissime storie mitiche dell'Oriente semitico. Ad esempio, il mito delle nozze fra il Cielo e la Terra è presente nel poema accadico Enuma elish, oltre che nelle cosmogonie egiziane; la storia della successione delle signorie divine è ricollegabile al Mito di Kumarbi, poema epico ittita scritto verso la metà del secondo millennio a.C. ma risalente ad una più antica versione Turrita. Per la cosmogonia, invece, Esiodo si sarebbe ispirato alla Storia fenicia di Sanchuniaton, vissuto verso il 1250 a.C.; la sua opera è ricostruibile, nei suoi contenuti essenziali, attraverso quella di Eusebio di Cesarea, che riporta brani della relazione di Filone di Biblo sullo scritto di Sanchuniaton.
IL PROEMIO
Il poema si apre con un'invocazione alle Muse che dimorano sul monte Elicona, poco distante da Ascra. Le divine fanciulle apparvero al poeta che stava pascolando il suo gregge esortandolo a celebrare la stirpe degli immortali; Esiodo si affrettò ad obbedire e cominciò la sua opera, narrando proprio la nascita delle Muse e indicando per primo i loro nomi e le loro attribuzioni.
POESIA DIDASCALICA
Questa poesia comprende tutte le opere poetiche che hanno come fine essenziale l'insegnamento, come tratti scientifici, storici, filosofici,ecc.
La didascalica anticamente era considerata un aspetto della poesia epica poiché entrambe usavano l'esametro epico. Il periodo di maggiore fioritura di tale poesia nella letteratura greca fu l'ellenismo. Esiodo è da considerarsi iniziatore della didascalica.
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