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L'architettura,
sin dai suoi esordi, ha coinciso con l' azione di conferire qualità
all'esigenza primaria dell'uomo di costruire manufatti che servissero alla
funzione di riunirsi, abitare, pregare, esercitare il potere ed in genere di
affermarsi in un luogo attraverso segni stabili e duraturi. L'architettura,
pertanto, nasce in relazione alle specifiche funzioni cui era destinata ma,
questa sua prerogativa si impone anche come atto artistico, e la funzione si
riveste di bellezza e di armonia. L'uso
delle pietre come materiale da costruzione risale ai primordi della civiltà e
fino agli inizi del novecento è stato largamente diffuso, tra queste Il
travertino romano ha avuto un posto di grande rilievo. Dall'antica Roma ai
giorni nostri, è stato uno degli elementi basilari, la "pietra angolare" per ogni tipo di costruzione. Ha costituito
sempre un riferimento durante l'evoluzione sociale e tecnologica dell'uomo, che
contemporaneamente sviluppava il suo habitat: dalla singola abitazione allo
sviluppo delle città, dall'arredo urbano all'opera monumentale. Fu circa a metà
del primo secolo, che il travertino ebbe il suo maggior momento di gloria,
attraverso nuove forme di espressione. Nel
Colosseo, le possibilità espressive nell'uso del travertino sono dominate da un
maturo controllo formale. Da quel momento in poi si può identificare nell'
anfiteatro Flavio (inaugurato ancora incompleto da Tito nel Giugno dell'80
d.c.) la più tipica espressione dell'architettura romana e nel travertino il
più tipico materiale della città. Soltanto in pochi altri edifici nella storia
dell'architettura, e raramente in modo così naturale, un materiale si è
identificato con la sua forma; e raramente questo materiale e la sua forma
hanno espresso con grande chiarezza il carattere dell'Impero Romano forse nel
suo momento di massimo equilibrio, con tutti i suoi pregi e i suoi limiti. Dopo
un lungo periodo di tempo, durante il quale le cave furono chiuse, a partire
dalla metà del XV secolo, le qualità dell'antica pietra tiburtina cominciarono
ad essere di nuovo apprezzate; un testimone di questo rinnovato fiorire dell'architettura
romana in travertino, Giorgio Vasari, descrisse con sincero entusiasmo il suo
più caldo encomio per questo materiale degno anche di essere usato dal divino
Michelangelo.
Anche Bernini scoprì nel travertino il materiale ideale per le sue inedite
invenzioni naturalistiche, nelle quali la pietra artificiale rappresentava se
stessa diventando una scultura nelle Fontane, come a Piazza Navona. Il
matrimonio tra il travertino e l'acqua è stato celebrato, nel secolo successivo
(1735) nella sua spettacolare pienezza barocca, nella Fontana di Trevi, mentre
l'apice delle possibilità espressive di modellazione dello spazio urbano sono
state raggiunte nella Scalinata di Trinità dei Monti.
La monumentale scalinata di Trinità dei Monti progettata nel 1726 da Francesco De Sanctis e realizzata completamente in travertino. Scegliendo come nume ispiratore il numero tre, in onore della chiesa della Trinità, il De Sanctis crea una serie di rampe divise in tre parti che poi si congiungono e subito convergono in due direzioni in un alternarsi di pareti, di gradinate e piani di sosta.
Tuttavia poiché l'uso del travertino comportava un onere piuttosto pesante si cominciò a privilegiare un architettura in cui l'impegno del travertino era minimo e riservato alle parti più soggette ad usura a ricoprire il resto con intonaco dipinto a "finto travertino" ricoperto da una passata di colla tinteggiata. Nel neoclassicismo invece il travertino fu criticato; (Stendhal disse che Roma sarebbe stata più bella se non si fosse impiegata una pietra con i "buchi"). Con la proclamazione di Roma capitale nel 1870 si riaccese l'amore per il travertino (Palazzaccio, esedra di Piazza della Repubblica). Per molti il Vittoriano sarebbe stato più bello se realizzato in travertino.
L'architettura del secondo Ottocento fu caratterizzata soprattutto dall'utilizzo del ferro, infatti la rivoluzione industriale aveva portato forti mutamenti nel metodo e nelle forme del costruire che permisero una produzione ricca e variata di nuove tipologie di edifici. La nascita delle scuole di applicazione per gli ingegneri inoltre rese possibile fornire conoscenze scientifiche e matematiche indispensabili per una progettazione complessa e articolata. L'ingegneri diventano così protagonisti della nuova produzione architettonica. In alcuni casi si assiste alla collaborazione tra ingegneri e architetti per la realizzazione di stazioni, mercati e padiglioni; agli architetti, più legati alla tradizione e ai modelli del passato, viene assegnato il disegno delle parti che si affacciano sulle piazze, mentre agli ingegneri, coscienti delle necessità del vivere moderno, il progetto dell' organizzazione interna dello spazio e della struttura dell'edificio.
La modernità impone all'arte del costruire criteri nuovi: è necessario lavorare in fretta con materiali poco costosi e questo è possibile soprattutto grazie ai nuovi materiali (cemento, ferro, ghisa, acciaio, vetro) disponibili in grandi quantità e a prezzi contenuti. L'abbinamento di ferro, acciaio e vetro permise la realizzazione di strutture di portata e altezza eccezionale e la massima libertà dei "tracciati" che l'architettura non aveva mai conosciuto. Vennero realizzati i primi ponti, acquedotti e i padiglioni delle esposizioni universali in ferro.
Ponte
sul Fifth of Forth 1879-90 J. Fowler e Baker
Consci del problema delle centine i progettisti del nuovo ponte, Fowler
e Baker, idearono una enorme struttura ad arcate reticolari ellittiche,
funzionanti come mensole autoportanti, che non richiesero centinatura
provvisionale per
Negli Stati Uniti già nel 1860 si impegnavano travi di ferro per la costruzione dei grandi magazzini e la struttura portante iniziò a non essere più mascherata ma divenne essa stessa, rapportata agli altri elementi che la compongono, la forma compiuta anche esteticamente. i nuovi edifici dimostrarono che era possibile fare architettura sfruttando i soli elementi strutturali.
Gustave Eiffel 1887-89
La torre fu progettata in occasione dell'Esposizione mondiale del 1889 che
celebrò il centenario della Rivoluzione francese. Pietra miliare dell'architettura
contemporanea, fu uno dei primi esempi di costruzioni in ferro battuto
realizzate su grandi dimensioni. La costruzione della Torre Eiffel di
Parigi necessitò di 7.300 tonnellate di ferro ed era alta
Oggi l'impiego della pietra per strutture primarie è stato quasi completamente abbandonato in quanto antieconomico e per l'eccessivo spazio che le pietre occupano, rispetto a strutture in materiali artificiali (laterizi e cemento armato).
Attualmente la pietra,
grazie a moderne tecniche di taglio che permettono di ottenere lastre sempre
più sottili, è usata nell'edilizia per abitazioni, rivestimenti, con scopi
protettivi ed ornamentali; inoltre, viene ancora utilizzata per la
realizzazione di opere scultoree. Tra gli artisti che hanno rivalorizzato la "pietra antica" spicca Cai Guo-Qiang,
nato nel
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