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Andrea Mantegna
È il maggior esponente dell'umanesimo
archeologico. Viene chiamato a Padova per dipingere un'opera e poi a Mantova
dipinge "
Vive a Padova, nella bottega dello Squarciane (era la città della sede universitaria e centro italiano della cultura antiquaria), poi a Mantova nella famiglia Gonzaga, Poi in toscana, a Roma e muore a Mantova.
Il suo modo di disegnare tende a un effetto scultoreo ed è influenzato dal segno duro, secco e spigoloso tipico degli artisti deteschi. Venera l'antico e cita movimenti antichi, medaglie con ritratti antichi ecc.
È un inventore della prospettiva con griglie prospettiche egli dimostra il suo virtuosismo.
Autore: Andrea Mantenga
Titolo: Camera degli Sposi
Datazione: 1465 - 1474
Collocazione: Mantova, Castel San Giorgio
Tecnica: Affresco e tempera
A Mantova, realizza la decorazione della
Camera degli sposi, la camera da letto di Ludovico II, un locale cubico nel
torrione Nord di Castel San Giorgio, parte dell'immenso complesso del palazzo
marchionale (dei marchesi) gonzaghesco. Inziata nel 1465, come si deduce da una
data dipinta a finto graffito sullo sguancio di una finestra, fu conclusa nel
1474. La grande novità della decorazione è rappresentata dallo sfondamento
illusionistico di due pareti contigue e della volta, attuato tramite l'impiego
della prospettiva, in modo da dare l'impressione di trovarsi nello spazio
aperto di un loggiato. Solo le cornici del camino, quelle delle porte e i
peducci (mensole) sono veri, tutto il resto è decorazione, finzione pittorica.
Mantenga scompartisce le pareti con una finta architettura costituita da
paraste poggianti su un basamento. Al di sopra di questo una scalinata conduce
a una terrazza schermata verso l'esterno da un'altra transenna marmorea. Sulle
paraste, dai veri peducci si dipartono delle costole a grisaglia (tecnica
pittorica a monocromo, grigio), confluenti in un oculo centrale sovrastato da
un parapetto traforato dipinto in prospettiva. Mantenga finge un cielo azzurro,
luminoso e solcato da nubi vaporose. Dal parapetto si affacciano alcune
fanciulle, su diesso è appollaiato un pavone ed è anche appoggiato un vaso
ligneo con una pianta fruttifera. Fra un peduccio e l'altro, finti cursori
(guida che sorregge il tendaggio) metallici sorreggono finti tendoni di cuoio
con impressioni (disegni a rilievi) in oro. Sulle pareti Est e Sud i tendoni
sono abbassati e sulle due restanti sono variamente sollevati, permettendo la
visione di alcune scene. Sono state varie le ipotesi circa il pretesto che le
ha originate e che forse ne costituisce il soggetto. È probabile che esso abbia
un deciso contenuto celebrativo, narrando l'elezione a cardinale di Francesco
Gonzaga, secondogenito di Ludovico, nel 1461. l'evento conferiva maggiore
dignità e lustro al casato. Nella parete Nord è dipinta la corte mantovana
riunita sulla terrazza, attorno al marchese Ludovico e alla consorte, al
momento di ricevere la notizia dell'elezione. Si noti l'estrema ricchezza di
particolari con la quale l'artista ha saputo caratterizzare ogni personaggio,
dal segretario con il berretto in mano, ai figli e alle figlie che attorniano i
signori di Mantova, la nana al fianco della marchesa, il cane accucciato sotto
il tronetto di Ludovico, i preziosi tappeti orientali sono altrettanti simboli
di una tipica corte rinascimentale amante del lusso, dei divertimenti e di
tutto ciò che poteva apparire insolito e stravagante. Tra le altre scene nella
parete Ovest della Camera degli sposi è raffigurato l'incontro del marchese con
il figlio cardinale. In esso Francesco è posto al centro della scena circondato
da parenti, dignitari di corte e nobili personaggi. I gesti bloccati del
movimento interrotto sono il mezzo per eternare l'evento e i profili e i tre quarti
sono le posizioni che Mantenga predilige per i ritratti. Una simile scelta è
ancora verosimilmente legata alla tradizione tardo gotica della medaglistica
celebrativa che ebbe in Pisanello uno dei massimi protagonisti. In questo
dipinto torna il tema dell'Antico caro a Mantenga.
Con Andrea Mantenga chi guarda è anche guardato dai soggetti dipinti e diviene decisamente parte attiva della rappresentazione. La presenza dell'osservatore al centro della finzione pittorica è fondamentale perché la storia figurata sembra animarsi.
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