Falco pellegrino Dalle coste marine alle
montagne, dovunque ci siano ambienti aperti, rupi alte e inaccessibili e poco
disturbo da parte dell'uomo, vive il falco pellegrino. Incarnazione per gli
egizi del dio Horus, citato da Aristotele e da Plinio, impiegato in falconeria
sin dai primi secoli del Medioevo, il falco pellegrino è sicuramente il più spettacolare dei
rapaci. La sua specialità infatti è l'attacco in volo agli altri uccelli,
soprattutto piccioni. E a questo lo ha preparato la selezione naturale: corpo
perfettamente aerodinamico, ali lunghe e appuntite, coda corta, artigli lunghi
e sempre perfettamente affilati. In volo di perlustrazione, o appollaiato su
una posizione dominante, il falco pellegrino scruta il passaggio sottostante in
attesa del passaggio di una preda. Quando ne ha avvistata una, si getta in
picchiata ad ali chiuse a velocità che possono raggiungere i 210 chilometri
l'ora, cogliendola di sorpresa. Contrariamente a quanto si immagina, il falco
non si getta direttamente sulla vittima, perchè a quella velocità l'urto gli
spezzerebbe le zampe. La sfiora soltanto con l'artiglio posteriore, per poi
raccoglierla direttamente in volo, oppure a terra. Se è ancora viva, la finisce
con un colpo di becco. In Italia, il falco pellegrino è sedentario. Nidifica in
piccole cavità inaccessibili ai predatori sui fianchi delle rupi, che sistema
sommariamente con erbe e rametti. Maschio e femmina, dopo una spettacolare
parata nuziale nel corso della quale il maschio offre alla compagna una preda
che lei afferra in volo, restano uniti per tutta la vita. I piccoli affrontano
il loro primo volo circa 40 giorni dopo la nascita, che ha luogo in aprile.
Dopo due mesi, nel corso dei quali devono imparare dai genitori la tecnica di
caccia tipica della specie, i piccoli falchi sono liberi di 'cercare
fortuna' per proprio conto.