AppuntiMania.com » Scientifiche » Appunti di Matematica » L'infinito matematico
L'infinito matematico
Visite:
1162 | Gradito: | [ Picolo appunti ] |
|
È questo dunque il punto di vista della scienza,
il discorso sull'infinito cosmologico: un punto
di vista che, dopo essersi nettamente contrapposto all'indagine metafisica e
filosofica, ha sempre vissuto un dualismo, se
non una contrapposizione, tra le idee finitiste e quelle che chiamano invece in
causa l'infinito e lo vedono come una parte
essenziale nella via verso la descrizione e la piena comprensione della realtà.
La verità è che l'infinito, in qualche modo, si trova in disaccordo con l'idea
stessa di fisica e di scienza, di un'indagine finalizzata alla piena
definizione della natura e assunta dal Positivismo come
fonte e ideale di progresso, vero e proprio fondamento ultimo della realtà:
un'indagine fondata sull'esperienza sensibile diretta, che decifra il fenomeno
alla luce della ragione e che ne fornisce un interpretazione matematica. La
scienza sembra aver negato la possibilità di infinito, cioè di un assoluto in grado di aprire all'uomo una via per
superare il piano della concretezza fisica. Il tutto è sottoposto a una ragione scientifica che guarda principalmente alla
realtà dei fatti: realtà nella quale non esiste la sensazione intuitiva di
infinito fisico.
Gli infiniti che
compaiono nella descrizione fisica dell'universo costituivano, precedentemente
alla rivoluzione scientifica, idealizzazioni,
espressioni di entità assolute immanenti alla natura e che costituivano i
principi regolatori e necessari del cosmo. E nel panorama moderno tale visione
trova analogie con quella del modello, tipica
della scienza moderna: un modello che, piuttosto che affermare la verità
dell'infinito nella fisica, ne individua la plausibilità,
l'accordo con i dati osservativi, ma che in realtà lo sovrappone a ciò che
appare dall'esperienza diretta, incapace da sola di cogliere la natura finita o
infinita del cosmo. Tuttavia vi è un ambito, quello della matematica, che in questo si differenzia notevolmente
dalla scienza: l'infinito è infatti una delle
materie principali di studio della matematica.
La matematica, come la
scienza, è espressione di ragione. Tuttavia essa si basa su enti puri che
derivano dall'intuizione e non dalla conoscenza del mondo fisico: enti che in
questo appartengono all'uomo, alla sfera stessa della ragione, e che piuttosto
sono proiettati sulla realtà fenomenica per darne una precisa quantificazione.
La matematica è in grado di superare la scienza nel fatto di spingersi oltre il
piano della sensibilità e di condurre ragionamenti che sono insieme rigorosi, di carattere universale
e completamente astratti: ed è sorprendente
vedere come ciò che viene dall'ambito della pura astrazione matematica appaia
in grado di descrivere la realtà fisica, di darne un'interpretazione rigorosa.
L'infinito matematico è perciò perfettamente
lecito, e compare pressoché universalmente: nel calcolo
infinitesimale, nella geometria , nell'analisi. Addirittura il matematico Cantor da una definizione di un insieme infinito, come insieme nel quale è possibile
stabilire una corrispondenza biunivoca tra i suoi elementi e quelli di un suo
sottoinsieme: è una conclusione quasi paradossale, ma che ci mostra come
l'infinito sia comunque un'entità che si distacca nettamente dagli enti
matematici finiti, non manipolabile allo stesso modo. Un numero ordinario, per
quanto grande sia, è concettualmente affine a tutti gli altri numeri; ma per
passare all'infinito occorre fare un vero e proprio salto concettuale, entrare
in una dimensione totalmente diversa. Salto concettuale che accomuna tutte le
diverse concezioni dell'infinito, e che in tutte costituisce quasi un motivo di turbamento: ed è forse proprio tale
sgomento, tale smarrimento che si prova di fronte all'infinito a renderlo incompatibile con la definizione della realtà
fisica.
La matematica
rappresenta inoltre quasi un'idealizzazione dell'infinito:
un idealizzazione in questo anche dell'intuizione e della ragione, che ppaiono
in grado di cogliere e padroneggiare il concetto di infinito, e di dare ragione
agli ideali di perfezione e purezza matematiche già espressi dai Pitagorici. In
ciò, però, la visione dell'infinito matematico è anche comune a quella che
viene trasmessa dall'arte e dalla poesia: espressioni dell'uomo che esprimono
anch'esse il distacco dalla sfera dell'esperienza, questa volta per accedere a
quella dell'idealizzazione dell'infinito attraverso il sentimento.
La matematica e le espressioni del sentimento costituiscono entrambe idealizzazioni,
manifestazioni di un'azione di creazione e di pensiero al di sopra della realtà
concreta: e uguale è anche il senso di sgomento che si prova di fronte
all'infinito, e che conduce, attraverso la sua definizione come sentimento del sublime, alla concezione di un infinito inteso come assoluto idealizzato.