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RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
La rivoluzione industriale è il processo di industrializzazione vissuto dall'Inghilterra alla fine del XVIII secolo, processo in seguito diffusosi ad altri Stati occidentali fino a coinvolgere ampie parti del pianeta ed è destinata a cambiare il mondo.
Per rivoluzione industriale si intende un processo di trasformazione economica che da un sistema agricolo-artigianale-commerciale porta ad un sistema industriale moderno caratterizzato dall'uso generalizzato di macchine azionate da energia meccanica, dall'utilizzo di nuove fonti energetiche inanimate (come ad esempio i combustibili fossili) e dalla diffusione della fabbrica come principale luogo di produzione nel quale si concentrano i mezzi di produzione (forza lavoro e capitale). Ne consegue un notevole incremento, quantitativo e qualitativo, delle capacità produttive di un Paese.
Attraverso le macchine l'uomo impara a dominare la natura e le sue energie, attraverso la macchina l'uomo rimpicciolisce il mondo: viaggiare è più facile e veloce.
Una delle ragioni per le quali l'Inghilterra fu la nazione dove l'industria ebbe origine fu la superiorità dei suoi tecnici nel corso del XVIII secolo: una superiorità tale che, persino dopo l'invenzione e l'adozione delle prime macchine per filare e per tessere, occorsero parecchi decenni perché all'estero sì imparasse a ricostruirle: spesso le copie furono realizzate mediante il contributo di tecnici inglesi.
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Gran Bretagna: patria della Rivoluzione industriale
Dopo la rivoluzione agricola, che è avvenuta nella lontana preistoria, la più grande rivoluzione economica della storia dell'umanità è quella industriale.
Quadro in cui Napoleone fu raffigurato. |
La prima fase della Rivoluzione Industriale
Gli studiosi suddividono la storia della Rivoluzione Industriale in due fasi: nella prima le macchine trasformano il lavoro dell'industria tessile; nella seconda si sviluppa l'industria metalmeccanica.
La tessitura tradizionale Fin dai tempi più remoti, in inverno, quando i lavori agricoli sono sospesi a causa del gelo e della neve, le famiglie dei contadini filano e tessono la lana e vanno al mercato più vicino a vendere i filati e i tessuti. Nel Settecento si diffonde però la figura del mercante imprenditore. Possiede un capitale e quindi investe per fornire ai contadini, gratuitamente, gli strumenti di lavoro e le materie prime. Ritira poi il prodotto lavorato, paga ai contadini il salario, e infine vende i tessuti o i filati. Sono nati così i due principali protagonisti della Rivoluzione Industriale: i capitalisti o imprenditori, che investono il loro denaro (capitale) in un'impresa, cioè una attività produttiva; gli operai salariati, o proletari, che a differenza degli artigiani non sono più proprietari delle materie prime, degli strumenti di produzione e del prodotto del loro lavoro. Essi perciò non lavorano più "in proprio", ma per i capitalisti.
Le macchine A partire dal 1790 la popolazione inglese ed europea cresce straordinariamente. Di conseguenza cresce anche la richiesta di vestiti. Ma per fare vestiti occorrono quantità sempre maggiori di tessuti e quindi di filati. Molti inventori inglesi hanno lavorato al perfezionamento delle macchine per filare, ma è solo verso il 1780 che le filatrici cominciano a garantire un notevole aumento della produzione. Un solo operaio può far funzionare 20 o più fusi. Tra il 1790 e il 1801 vengono anche perfezionate le macchine per tessere, i telai, che a partire dal 1803 vengono costruite non più in legno a bensì in ferro.
La fabbrica La forza delle braccia degli operai non è più sufficiente a muovere le nuove macchine. Allora gli inventori scoprono che l'acqua dei fiumi può essere una nuova forma di energia motrice che, facendo girare delle ruote simili a quelle dei mulini, può muovere le filatrici e i telai meccanici. Si trova quindi un sistema per far funzionare numerosi telai o filatrici con la forza motrice di una ruota ad acqua, ma per ottenere questo risultato occorre anche raggruppare macchine e operai nello stesso edificio. Nasce cosi la fabbrica. Chi lavora come operaio è quindi costretto ad abbandonare il suo villaggio per abitare dove lavora, vicino alla fabbrica.
Macchina a vapore di Watt. |
La macchina a vapore Ma il lavoro nelle fabbriche deve essere fermato quando il gelo ghiaccia l'acqua o la siccità svuota i canali. Per rimediare a questo inconveniente alcuni imprenditori tessili provano ad utilizzare una invenzione ormai vecchia, realizzata dallo scozzese James Watt già nel 1796: la macchina a vapore. La nuova forza motrice fa fare un altro balzo in avanti alla produzione tessile che quindi può rispondere sempre più rapidamente alle continue richieste del mercato. L'introduzione delle macchina favorisce uno straordinario aumento della produzione: un operaio può sorvegliare più telai meccanici mossi da una macchina a vapore che produce una quantità di stoffa 15 volte superiore a quella prodotta da un tessitore tradizionale.
La seconda fase della Rivoluzione Industriale
Verso il 1830 prende avvio la seconda fase dalle Rivoluzione Industriale con la travolgente crescita dell'industria siderurgica, metalmeccanica e delle ferrovie.
Esempi di nave a vela e nave a vapore. |
Il liberismo economico e le lotte degli operai
La libertà di impresa
La
rivoluzione industriale cambia il modo di lavorare e la vita soprattutto dei
ceti meno abbienti. Il contadino e l'artigiano si trovano inseriti nella durissima
realtà della fabbrica e della città industriale. Gli
imprenditori, in nome della libertà economica, impongono condizioni di
lavoro durissime. Sono liberi di assumere e licenziare gli operai, di stabilire
l'orario di lavoro e i salari, di acquistare e vendere merci in tutti i mercati
mondiali. Essi chiedono inoltre che lo Stato non intervenga in tutti
questi problemi della società perché ogni tentativo di regolare le produzione
industriale distruggerebbe il sistema economico. Contro il progetto economico
dei capitalisti lottano aspramente gli operai e le loro famiglie. Essi si
rendono conto che
Esempio di famiglia patriarcale. |
La famiglia nucleare
Con
Gruppo di operai tessili in sciopero. |
Opposizione operaia e vittoria dei capitalisti La protesta degli operai contro le terribili condizioni di lavoro diventa con il tempo sempre più forte e a volte anche violenta. I lavoratori si organizzano e danno vita a scioperi. Ma i capitalisti inglese hanno l'appoggio del governo che schiera l'esercito contro gli scioperanti, che dichiara illegali i sindacati operai. Soltanto nel 1824 viene abolita la legge che vieta la costituzione delle associazioni di operai.
Le conquiste degli operai L'organizzazione di sindacati, gli scioperanti e altre forme di lotta condotte dagli operai porta un lento miglioramento delle condizioni di lavoro. Tra il 1820 e il 1831 il parlamento inglese approva varie leggi che limitano la lunghezza della giornata lavorativa dei ragazzi: 8 ore per chi va dai 9 ai 13 anni, 12 ore per i ragazzi dai 14 ai 18 anni. Nel 1834 nasce il primo sindacato.
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