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Rivoluzione industriale




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RIVOLUZIONE INDUSTRIALE



La rivoluzione industriale è il processo di industrializzazione vissuto dall'Inghilterra alla fine del XVIII secolo, processo in seguito diffusosi ad altri Stati occidentali fino a coinvolgere ampie parti del pianeta ed è destinata a cambiare il mondo.

Per rivoluzione industriale si intende un processo di trasformazione economica che da un sistema agricolo-artigianale-commerciale porta ad un sistema industriale moderno caratterizzato dall'uso generalizzato di macchine azionate da energia meccanica, dall'utilizzo di nuove fonti energetiche inanimate (come ad esempio i combustibili fossili) e dalla diffusione della fabbrica come principale luogo di produzione nel quale si concentrano i mezzi di produzione (forza lavoro e capitale). Ne consegue un notevole incremento, quantitativo e qualitativo, delle capacità produttive di un Paese.

Attraverso le macchine l'uomo impara a dominare la natura e le sue energie, attraverso la macchina l'uomo rimpicciolisce il mondo: viaggiare è più facile e veloce.

Una delle ragioni per le quali l'Inghilterra fu la nazione dove l'industria ebbe origine fu la superiorità dei suoi tecnici nel corso del XVIII secolo: una superiorità tale che, persino dopo l'invenzione e l'adozione delle prime macchine per filare e per tessere, occorsero parecchi decenni perché all'estero sì imparasse a ricostruirle: spesso le copie furono realizzate mediante il contributo di tecnici inglesi.





Gran Bretagna: patria della Rivoluzione industriale


Dopo la rivoluzione agricola, che è avvenuta nella lontana preistoria, la più grande rivoluzione economica della storia dell'umanità è quella industriale.


Quadro in cui Napoleone fu raffigurato.

  • Guerra e dominio del mercato mondiale                            Nel Settecento e al principio dell'Ottocento la Gran Bretagna esce vittoriosa dai                         conflitti che la oppongono alle altre potenze europee, e soprattutto da quelli scatenati dalla Rivoluzione francese e da Napoleone. Si afferma inoltre come la maggiore potenza marittima e commerciale del mondo. Infatti domina nel Mediterraneo i traffici con il Medio Oriente e rafforza la sua presenza nell' Estremo Oriente garantendosi il mercato del tè, della seta e delle pietre preziose. Toglie poi alla Francia quasi tutte le sue colonie e mantiene buoni rapporti con gli USA praticando con essi il lucroso commercio degli schiavi neri. La Gran Bretagna ha così il dominio dei mercati.
  • Il capitale e i proletari Approfittando del fenomeno delle recinzioni i nobili e i ricchi borghesi hanno intanto investito ingenti somme di denaro in terre e in attrezzi per migliorare l'agricoltura e l'allevamento del bestiame. Si sviluppa così un'agricoltura moderna, nella quale chi possiede la terra investe per aumentare la produzione, studia nuove tecniche agricole e non si limita a percepire le rendite che derivano dalle attività dei contadini. I grandi proletari, grazie al consistente aumento della produzione agricola, realizzano notevoli guadagni, accumulano cioè il capitale che sarà possibile poi investire in nuove imprese industriali. Moltissimi contadini sono costretti a vendere i loro piccoli poderi che ormai non sono più sufficienti a mantenere le loro famiglie. Perciò da piccoli proprietari essi si trasformano in operai o braccianti. Diventeranno manodopera abbondante e a buon mercato per le nuove fabbriche.
  • Imprenditori e inventori            Non bisogna trascurare la mentalità scientifica e tecnica degli Inglesi, perché saranno loro a inventare nuove e ingegnose macchine. In Inghilterra si formano numerose società fra imprenditori e tecnici inventori. Il commercio nazionale e internazionale chiede sempre più merci e per questo gli imprenditori si circondano di tecnici che inventano nuove macchine per aumentare la produzione. Ma produrre con le macchine significa anche risparmiare forza lavoro.









La prima fase della Rivoluzione Industriale


Gli studiosi suddividono la storia della Rivoluzione Industriale in due fasi: nella prima le macchine trasformano il lavoro dell'industria tessile; nella seconda si sviluppa l'industria metalmeccanica.


La tessitura tradizionale                                                                                           Fin dai tempi più remoti, in inverno, quando i lavori agricoli sono sospesi a causa del gelo e della neve, le famiglie dei contadini filano e tessono la lana e vanno al mercato più vicino a vendere i filati e i tessuti. Nel Settecento si diffonde però la figura del mercante imprenditore. Possiede un capitale e quindi investe per fornire ai contadini, gratuitamente, gli strumenti di lavoro e le materie prime. Ritira poi il prodotto lavorato, paga ai contadini il salario, e infine vende i tessuti o i filati. Sono nati così i due principali protagonisti della Rivoluzione Industriale: i capitalisti o imprenditori, che investono il loro denaro (capitale) in un'impresa, cioè una attività produttiva; gli operai salariati, o proletari, che a differenza degli artigiani non sono più proprietari delle materie prime, degli strumenti di produzione e del prodotto del loro lavoro. Essi perciò non lavorano più "in proprio", ma per i capitalisti.

Le macchine                                                                                                              A partire dal 1790 la popolazione inglese ed europea cresce straordinariamente. Di conseguenza cresce anche la richiesta di vestiti. Ma per fare vestiti occorrono quantità sempre maggiori di tessuti e quindi di filati. Molti inventori inglesi hanno lavorato al perfezionamento delle macchine per filare, ma è solo verso il 1780 che le filatrici cominciano a garantire un notevole aumento della produzione. Un solo operaio può far funzionare 20 o più fusi. Tra il 1790 e il 1801 vengono anche perfezionate le macchine per tessere, i telai, che a partire dal 1803 vengono costruite non più in legno a bensì in ferro.

La fabbrica                                                                                                                 La forza delle braccia degli operai non è più sufficiente a muovere le nuove macchine. Allora gli inventori scoprono che l'acqua dei fiumi può essere una nuova forma di energia motrice che, facendo girare delle ruote simili a quelle dei mulini, può muovere le filatrici e i telai meccanici. Si trova quindi un sistema per far funzionare numerosi telai o filatrici con la forza motrice di una ruota ad acqua, ma per ottenere questo risultato occorre anche raggruppare macchine e operai nello stesso edificio. Nasce cosi la fabbrica. Chi lavora come operaio è quindi costretto ad abbandonare il suo villaggio per abitare dove lavora, vicino alla fabbrica.

Macchina a vapore di Watt.


La macchina a vapore                                                                                            Ma il lavoro nelle fabbriche deve essere fermato quando il gelo ghiaccia l'acqua o la siccità svuota i canali. Per rimediare a questo inconveniente alcuni imprenditori tessili provano ad utilizzare una invenzione ormai vecchia, realizzata dallo scozzese James Watt già nel 1796: la macchina a vapore. La nuova forza motrice fa fare un altro balzo in avanti alla produzione tessile che quindi può rispondere sempre più rapidamente alle continue richieste del mercato. L'introduzione delle macchina favorisce uno straordinario aumento della produzione: un operaio può sorvegliare più telai meccanici mossi da una macchina a vapore che produce una quantità di stoffa 15 volte superiore a quella prodotta da un tessitore tradizionale.

La seconda fase della Rivoluzione Industriale


Verso il 1830 prende avvio la seconda fase dalle Rivoluzione Industriale con la travolgente crescita dell'industria siderurgica, metalmeccanica e delle ferrovie.


  • Le industrie diventano un sistema di produzione                                                Lo sviluppo dell'industria tessile mette in moto un meccanismo complesso che coinvolge molti altri settori della produzione. Comincia così a formarsi un sistema di produzione, cioè un insieme di industrie che lavorano per altre industrie e che in questo modo formano una rete di rapporti di lavoro dipendenti strettamente l'uno dall'altro. Per costruire telai e macchine a vapore più efficienti occorre migliorare la qualità e aumentare la quantità del ferro prodotto; occorre inoltre strumenti sempre più precisi per tagliare, limare e dare una forma al metallo. Per lavorare meglio il metallo è necessario bruciare negli altiforni non può legna, ma carbone. Il carbone e il ferro devono quindi essere trasportati velocemente e in gran quantità.
  • I canali e le strade      Nella Gran Bretagna del settecento le vie e i mezzi ti trasporto sono insufficienti e lenti. Ma quando nascono le fabbriche si pone subito il problema di migliorare la rete dei trasporti, perché le materie prime devono raggiungere rapidamente i luoghi in cui vengono lavorate e i prodotti finiti devono velocemente raggiungere i mercati in cui verranno venduti. Gli inglesi, in un primo momento, decidono di scavare grandi canali navigabili, su cui transitano soprattutto le merci più voluminose: il carbone, il ferro e il grano. In un secondo momento si cerca di potenziare la rete stradale. Gli ingegneri si impegnano in oltre a migliorare le tecniche di costruzione delle strade, per renderle sempre più robuste.

Esempi di nave a vela e nave a vapore.

  • Le ferrovie                             Il problema di rendere più veloci ed efficienti i trasporti impegna anche i tecnici inventori. Si sperimentano percorsi con binari in ferro sui quali corrono carri trainati dai cavalli. James Watt non crede che sia possibile costruire una macchina a vapore con ruote, la locomotiva, capace di tirare dei carri. Di parere opposto è però George Stephenson, che nel 1814 realizza la prima locomotiva. Il tratto di ferrovia Manchester - Liverpool, inaugurata nel 1830, afferma definitivamente che il miglior mezzo di trasporto terrestre è il treno. E in bravissimo tempo le ferrovie si diffondono in Europa e nel mondo, tanto che si può affermare: l'Ottocento è in secolo delle ferrovie.
  • Navi a vapore e navi a vela                                                                                         La rivoluzione industriale trasforma radicalmente anche i trasporti marittimi, che sono il principale strumento del commercio internazionale. Nel 1822 inizia a navigare la prima nave con macchina a vapore. Dopo il 1840 compaiono le prime navi con scafo in ferro e a partire dal 1843 il motore a vapore non viene più collegato alle pale ma a in albero con l'elica. Fino alla fine del secolo navi a vela come i clipper vengono ancora preferite perché più veloci ed economiche delle navi moderne.

Il liberismo economico e le lotte degli operai


La libertà di impresa                                                                                           La rivoluzione industriale cambia il modo di lavorare e la vita soprattutto dei ceti meno abbienti. Il contadino e l'artigiano si trovano inseriti nella durissima realtà della fabbrica e della città industriale. Gli imprenditori, in nome della libertà economica, impongono condizioni di lavoro durissime. Sono liberi di assumere e licenziare gli operai, di stabilire l'orario di lavoro e i salari, di acquistare e vendere merci in tutti i mercati mondiali. Essi chiedono inoltre che lo Stato non intervenga in tutti questi problemi della società perché ogni tentativo di regolare le produzione industriale distruggerebbe il sistema economico. Contro il progetto economico dei capitalisti lottano aspramente gli operai e le loro famiglie. Essi si rendono conto che la Rivoluzione industriale non solo minaccia di distruggere le vita tradizionale del popolo inglese, ma anche di annientare la loro dignità di uomini e di lavoratori.

Esempio di famiglia patriarcale.

La famiglia nucleare                                                                                         Con la Rivoluzione Industriale anche la famiglia cambia volto. In campagna prevaleva la famiglia patriarcale allargata. Nonni, zii, genitori e figli, quando c'era da coltivare un podere, vivevano insieme perché bisognava mantenere unite le forze. Ora che si lavora in fabbrica ogni famiglia fa da sé: prevale la famiglia nucleare, cioè composta solo da genitori e figli. Nella famiglia operaia tutti devono lavorare perché il salario è talmente basso che il capofamiglia non può, con il suo misero stipendio, dare da mangiare e vestire i suoi figli. I bambini di solito entrano in fabbrica verso i 5 o 6 anni. Quando il governo approva leggi contro il lavoro dei bambini,gli imprenditori si rifiutano di applicarle in nome della libertà d'impresa. Nel 1835 ben il 61% della manodopera nelle industrie tessili è composto da donne e bambini. I padroni li preferiscono agli uomini perché pagano loro salari molto più bassi. Gli operai maschi si oppongono quindi non solo al lavoro dei minori, ma anche a quello delle donne. La scuola è un lusso che solo i figli dei ricchi si possono permettere, di conseguenza la maggior parte degli operai è analfabeta.












Gruppo di operai tessili in sciopero.

Opposizione operaia e vittoria dei capitalisti              La protesta degli operai contro le terribili condizioni di lavoro diventa con il tempo sempre più forte e a volte anche violenta. I lavoratori si organizzano e danno vita a scioperi. Ma i capitalisti inglese hanno l'appoggio del governo che schiera l'esercito contro gli scioperanti, che dichiara illegali i sindacati operai. Soltanto nel 1824 viene abolita la legge che vieta la costituzione delle associazioni di operai.

Le conquiste degli operai                                                                     L'organizzazione di sindacati, gli scioperanti e altre forme di lotta condotte dagli operai porta un lento miglioramento delle condizioni di lavoro. Tra il 1820 e il 1831 il parlamento inglese approva varie leggi che limitano la lunghezza della giornata lavorativa dei ragazzi: 8 ore per chi va dai 9 ai 13 anni, 12 ore per i ragazzi dai 14 ai 18 anni. Nel 1834 nasce il primo sindacato.



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