La
II rivoluzione industriale
La seconda
rivoluzione industriale rafforzò il carattere capitalistico della società, che
prese una piega fortemente tecnologica e scientifica. Si può affermare che la
II° Rivoluzione Industriale fu definita l'età DELL'ELETTRICITA'; DELL'ACCIAIO
E DELLA CHIMICA ed età durante la quale ci fu uno stretto connubio
tra scienza e tecnica.
Dà allora il processo non si è mai interrotto, intensificandosi nel corso delle
periodiche crisi economiche succedutesi negli ultimi due secoli. La ragione di
questo apparente paradosso è in realtà abbastanza evidente: quando i mercati
s'ingolfano di merci invendute, la concorrenza spinge il sistema produttivo a
ristrutturarsi, cioè ad operare tutte le trasformazioni possibili per levare la
competitività delle merci immesse sul mercato.
Non diversamente nella seconda metà dell'ottocento, ad una fase di persistente
stagnazione degli scambi (la cosiddetta lunga depressione) corrispose un
processo di rinnovamento tecnologico, la cui estrema radicalità e le cui forti
riverberazioni sulla vita sociale hanno indotto molti storici a considerarlo
una seconda rivoluzione industriale.
La prima fase della seconda rivoluzione industriale è segnata da una libertà
economica in cui l'intervento dello stato è inesistente, esso non interviene
nella formazione del capitale in quanto delinea una limitazione ai privati
nelle fabbriche come accade in Inghilterra.
Ma com'era accaduto in precedenza e come accadrà anche in seguito il progresso
tecnologico derivante dalla lotta tra le imprese per la sopravvivenza non fu né
lineare, né esente da gravi contraddizioni. Fra l'altro in Italia si assistette
alla definitiva emarginazione dell'industria del Napoletano che, per la sua
ubicazione periferica rispetto all'epicentro dei mercati situato nell'Europa
centro occidentale non offriva prospettive di profitto adeguate agli
investimenti che sarebbero stati necessari e in Europa s'indebolì il primato
mantenuto fin allora dall'Inghilterra nell'industria e nel commercio. Infatti,
questo paese, che era stato la culla della prima rivoluzione industriale, si
considerò sufficientemente protetto dagli ampi confini del suo mercato
coloniale e non operò un adeguato rinnovamento del suo sistema industriale.
Al contrario la Germania e gli Stati Uniti, che proprio in questo periodo
effettuarono il loro decollo industriale, introdussero gli impianti più
avanzati, presentando in tal modo il massimo di competitività.
I tedeschi portarono a perfezionamento il laminatoio, cioè inventarono il
recupero dei gas di combustione reintroducendoli nell'altoforno o nei forni a
conversione. Questa fase prende nome di seconda industrializzazione nettamente
diversa da quella precedente avente bisogno dello stato per il capitale e per
la sua estensione al resto d'Europa.
Come già abbiamo accennato la seconda rivoluzione industriale è caratterizzata
dalle industrie chimiche e siderurgiche. La prima più complessa per i costi,
divenne vitale per l'industria agricola in quanto produceva fertilizzanti
inorganici riuscendo ad ottenere così risultati migliori con l'abolizione
definitiva del pascolo e maggese. Nel 1875 furono messi a punto i processi di
produzione dell'acido solforico; ammoniaca; nitrati e quello della
soda inizialmente ottenuta attraverso il processo Leblanc (abolito in quanto
scartava l'acido citrico sostanza altamente inquinante) poi attraverso il
processo Solvay che utilizzava l'ammoniaca per estrarre la soda dal sale.
Vennero anche realizzati dei materiali semisintetici come la
celluloide e la galatide e, quelli interamante sintetici come la Bachelite
utilizzata per esempio nella produzione delle penne stilografiche.
Goodyar inventò e portò a termine il processo di vulcanizzazione utilizzato per
produrre i pneumatici.
Per quanto riguarda la siderurgia, grazie al metodo di fusione di Gilchrist
Thomas (1876) vennero utilizzati minerali meno pregiati e più convenienti per
questo la produttività degli impianti nell'arco di vent'anni (1870-1890)
aumentò di quattro volte. Quando poi, grazie ai procedimenti di depurazione del
cromo e alla scoperta dei grandi giacimenti di nichel, si riuscirono a produrre
a prezzi accettabili le leghe, l'importanza di quello che orgogliosamente fu
definito Sua Maestà l'acciaio si estese enormemente, anche per il
contributo dell'inglese Henry Bessme.
Esso inventò il convertitore
separato (sopra riportato) il quale attraverso degli accorgimenti come ad
esempio il riciclo dei gas, originati dalla combustione, per alimentare il
forno permise la realizzazione della produzione dell'acciaio a basso costo
impiegato nella produzione di locomotive, imbarcazioni, caldaie etc. L'acciaio
si sostituì al ferro materiale continuamente soggetto ad usure.
Dopo il 1850 la produzione dell'acciaio rese possibile la costruzione del primo
motore a scoppio ad opera di Barsanti-Matteucci, costruito
nelle officine Benini di Firenze. Il 19 settembre 1860 si costituì una società
per lo sfruttamento della nuova invenzione e, l'anno dopo un motore della
potenza di 20 CV figurava in funzione all'esposizione di Firenze, e trovò
acquirenti. La gioia della riuscita fu per gli inventori non priva di crucci.
Nel 1860 il noto volgarizzatore Figuier, ignorando probabilmente il motore già
creato in Italia, annunciava dandogli il carattere di assoluta novità, la
medesima invenzione attribuendola al francobelga Lenoir che aveva ottenuto in
proposito un brevetto il 10 novembre 1859. l'invenzione del motore a scoppio,
appartiene alle scoperte effettuate nell'ambito dei trasporti appunto perchè fu
applicato alle prime automobili. A questa scoperta ne seguirono altre come
l'invenzione della nave a vapore, la quale sfruttando l'energia fornita
dalle caldaie azionava delle grandi pale motrici che permisero una notevole
riduzione dei tempi di navigazione; la bicicletta, che divenne il mezzo di
trasporto di massa perchè a basso costo; ed infine la ferrovia con l'invenzione
del treno vapore che sempre sfruttando l'energia fornita dalle caldaie divenne
un mezzo di trasporto sia civile che materiale infatti contribuì ad un
incremento finanziario.