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I FATTORI PRODUTTIVI
1) Fattori di produzione
Gli elementi che costituiscono l'input di un sistema produttivo sono detti fattori di produzione, e sono
a) lavoro;
b) capitale;
c) risorse naturali.
2) Lavoro
Tutti i componenti di una popolazione sono consumatori, ma non tutti sono produttori. Per una qualsiasi società, una volta determinata la popolazione è importante poter determinare:
a) la popolazione attiva;
b) la popolazione dipendente;
c) il rapporto tra le due (rapporto di dipendenza).
I tassi prevalenti di natalità e di mortalità e l'emigrazione e/o l'immigrazione determinano la struttura per età di una data popolazione. Nelle società pre-industriali europee prevalsero in genere un'alta fertilità e una mortalità pure molto alta e particolarmente accentuata nei primi sei o sette anni di vita. Di conseguenza la cosiddetta piramide per età delle popolazioni pre-industriali presenta normalmente una base relativamente larga rispetto a un vertice molto appuntito. La differenza sostanziale tra società pre-industriali e società industriali sta soprattutto nella composizione della popolazione dipendente. Mentre nelle società industriali i giovani in età 0-14 rappresentano dal 65 al 70% della popolazione dipendente, nelle popolazioni pre-industriali rappresentavano quasi il 90%.
Nella società pre-industriale il rapporto di dipendenza doveva necessariamente non essere elevato, data la bassa produttività. Per questo normalmente i pochi vecchi dovevano lavorare fino alla fine dei loro giorni e i giovani dovevano venir messi a lavorare molto prima del quindicesimo compleanno; aveva largo uso anche il lavoro femminile.
La popolazione attiva può essere analizzata in relazione alla sua distribuzione per attività lavorativa distinguendo tre grosse categorie di lavoro dette settori primario, secondario e terziario. Il primario include le attività agricole e forestali (talvolta vi si include anche la pesca e l'attività mineraria), il secondario include le attività manifatturiere, il terziario i servizi (trasporti, assicurazioni, commercio, professioni.).
Nei secoli precedenti il XVIII in ogni società europea la percentuale della popolazione attiva impiegata nell'agricoltura variava in genere tra il 65 e il 90%. La ragione di questo stato di cose stava nella bassa produttività dell'agricoltura del tempo.
La percentuale di addetti al settore primario tende a sopravvalutare la percentuale di lavoro effettivo immesso in un detto settore, perché durante lunghi periodi dell'anno per ragioni atmosferiche il contadino non lavora, mentre l'artigiano o il bottegaio sono attivi tutti i mesi dell'anno.
3) Capitale
Il capitale è rappresentato da quei beni economici che l'uomo usa nell'esercizio dell'attività economica. Quando si tratta di beni prodotti e producibili dall'uomo questo tipo di capitale viene definito col termine capitale riproducibile per distinguerlo dalla terra e dalle risorse naturali. Il capitale riproducibile può essere utilmente distinto in capitale fisso e capitale circolante.
Il capitale fisso (macchine utensili, impianti di una fabbrica, ma anche l'aratro, la nave, il carro.) è rappresentato da quei beni economici prodotti dall'uomo che vengono usati ripetutamente nel corso di diversi cicli produttivi.
Prima del Mille il capitale fisso era di rilevanza trascurabile. Dal secolo XI aumentò il numero dei mulini ad acqua e a vento e si diffusero le grange e i cascinali per lo stoccaggio dei prodotti agricoli.
Anche equini, bovini e ovini usati per il traino di veicoli e aratri sono una forma di capitale fisso. Il bestiame rappresentò sempre una quota molto elevata del capitale esistente: oltre che per l'agricoltura, gli ovini fornivano la materia prima per l'industria laniera e gli equini e i bovini erano indispensabili per i trasporti. Anche il settore militare dipendeva largamente da questa forma di capitale. Nell'Europa medievale e rinascimentale le epizoozie non erano né meno frequenti né meno disastrose delle epidemie. Quando il bestiame moriva gli uomini si trovavano più poveri e più affamati; la scarsità di bestiame significava quantità insufficienti di concime che implicavano a loro volta inadeguata produzione di alimenti per gli uomini come per gli animali. La notevole domanda e la relativamente scarsa offerta di bestiame spiegano l'alto valore relativo di questa forma di capitale (agli inizi del Settecento per comprare un piccolo maiale era necessario vendere oltre 50 litri di vino).
Anche nel settore dei trasporti il capitale fisso era rilevante. Nel trasporto via acqua la barca, il battello o la nave rappresentavano ovviamente un capitale fisso molto importante. Nel trasporto terrestre a distanza fino al Cinquecento si fece uso soprattutto di cavalli e muli; dalla seconda metà del Cinquecento si cominciò a disporre di strade che permisero l'uso a distanza di carri e carrozze.
Il settore manifatturiero è quello per il quale sembra più valida la tesi della scarsa importanza del capitale fisso nel processo produttivo. Fino alla Rivoluzione industriale gli impianti dell'industria manifatturiera furono molto ridotti rispetto al capitale circolante, anche se nel settore minerario si fece presto uso di impianti fissi per il pompaggio dell'acqua e per il sollevamento e il trasporto del minerale, e nel settore delle costruzioni navali le strutture per l'impianto delle navi, gli utensili, le gru, ecc., rappresentarono pure un capitale fisso rilevante.
Altre due forme di capitale fisso rilevante, oltre ai macchinari, erano le costruzioni e il bestiame.
Il capitale circolante è essenzialmente costituito da scorte che possono essere distinte in
a) scorte di materie prime;
b) scorte di prodotti semilavorati;
c) scorte di prodotti finiti.
L'età pre-industriale fu sempre caratterizzata da violente fluttuazioni dei raccolti e da un'insicurezza e un alto costo dei trasporti, i quali implicavano la continua possibilità di interruzioni nei rifornimenti e rendevano antieconomico il trasporto delle merci.
Per questo la gente appena poteva si costituiva scorte di alimenti, gli uomini di affari si costituivano normalmente ampie scorte di materie prime e/o prodotti finiti e il volume delle scorte era proporzionatamente più elevato in quei settori, come quello degli alimenti di base, in cui la domanda era anelastica e l'offerta era soggetta invece a drastiche e improvvise fluttuazioni.
4) Risorse naturali
Il terzo fattore di produzione è rappresentato dalle risorse naturali (terra, giacimenti di petrolio, miniere di carbone o di argento o di ferro, corsi d'acqua, ecc.).
Nell'Europa pre-industriale la risorsa naturale per eccellenza fu la terra, intesa soprattutto come terreno coltivabile.
Le risorse del sottosuolo avevano un ruolo secondario. Le più sfruttate erano argento, mercurio, stagno, zolfo, rame e ferro.
Per quanto riguarda i boschi, là dove la pressione demografica crebbe e/o crebbe la domanda di legname, l'uomo agì verso il bosco in maniera parassitaria, sfruttando questa forma come si sfrutta una miniera di carbone o una qualunque altra risorsa naturale.
Per quanto riguarda le forme di energia, in ogni società pre-industriale quelle prevalenti furono quelle rappresentate dalle piante e dagli animali; col tempo però l'Europa imparò a sfruttare in maniera sempre più efficiente l'energia idraulica e quella eolica.
5) Organizzazione produttiva
Perché si attui una qualsiasi produzione, capitale, lavoro e risorse naturali devono venir combinati insieme secondo forme organizzative che variano a seconda dei livelli culturali e tecnologici prevalenti, dell'ampiezza dei mercati e del tipo dei prodotti.
Agli inizi del nostro millennio la forma prevalente di organizzazione nel settore agricolo era il cosiddetto sistema curtense. Le curtes erano vaste proprietà terriere ciascuna delle quali divisa in varie unità. L'unità centrale (mansus indominicatus) era normalmente l'unità di gran lunga più estesa e anche la più compatta ed era gestita direttamente dal signore. Le unità periferiche (mansi) erano affidate ai servi. Queste unità satelliti dovevano fornire all'unità centrale tributi periodici in natura e soprattutto prestazioni lavorative (corvées).
Il sistema curtense era sul piano economico l'organizzazione corrispondente a quella organizzazione che sul piano militare-politico è conosciuta col nome di feudalesimo.
Con la metà del secolo XII, il sistema curtense cominciò a disintegrarsi. Le unità centrali si frantumarono progressivamente e le terre che prima il signore gestiva direttamente vennero concesse ad affittuari mentre le corvées vennero progressivamente tramutate in quote di raccolto o in canoni monetari. Sul piano sociale il fenomeno implicò la progressiva scomparsa della servitù. Al posto del sistema curtense subentrarono forme organizzative che si adattarono alle locali condizioni geografiche, sociali ed economiche. In alcune zone prevalse la mezzadria, in altre prevalsero forme protocapitalistiche di grosse affittanze.
Nel settore manifatturiero l'unità tecnica di produzione era la bottega, caratterizzata da una minima concentrazione di lavoro e di capitale.
L'artigiano della bottega pre-industriale, che lavorava normalmente su commessa del mercante, aveva spesso la proprietà del capitale. Il mercante spesso anticipava all'artigiano il capitale circolante necessario (materie prime) e talvolta gli dava in uso anche il capitale fisso (per esempio telai).
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