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Thomas Hobbes




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Thomas Hobbes


Vita.

Nacque nel 1588, morì nel 1669. Vissuto quasi per tutto l'arco del XVII secolo. E' Inglese, uno dei grandi maestri della storia della filosofia occidentale, si è occupato non solo di politica, era un ottimo matematico, insegnò al futuro Re d'Inghilterra, Carlo II Stuart. Quasi tutta la vita fu precettore, insegnante dei rampolli di una delle più importanti famiglie inglesi. Fu per un lungo periodo in Francia, poiché in Inghilterra c'era la guerra civile, la prima Rivoluzione inglese del '600. In Francia incontrò Cartesio, conobbe Galileo, e conobbe il futuro Re d'Inghilterra Carlo II.


Scrisse numerose opere politiche, delle quali a noi interessa  il "Elementa philosophica de cive", "Elementi filosofici sul cittadino" del 1642, scritto in latino, e poi nel 1651 pubblicò il suo capolavoro : "Leviathan", "il Leviatano", scritto in inglese. Il Leviatano è un mostro tratto dal libro di Giobbe della Bibbia.


Hobbes è molto interessato al tema del conflitto e delle guerre civili, proprio perché le ha vissute.


Nel 1640, scoppia la prima rivoluzione inglese, il conflitto che oppone la corona al Parlamento, che terminerà nel 1649 con la prima esecuzione di un Re nella storia dell'Europa moderna, per la prima volta infatti, dopo la nascita degli stati moderni, dopo il periodo medioevale, i sudditi pongono sotto giudizio in un tribunale il loro Re, lo condannano e lo giustiziano. Nel 1789 accadrà la stessa cosa a Parigi con la rivoluzione francese, durante la quale, il Re di Francia verrà giustiziato nel 1792.

La seconda rivoluzione inglese arriva nel 1688-1689, Hobbes non fece in tempo a vederla. Fu un evento molto importante, chi la visse fu Locke, un altro dei giusnaturalisti.


Elementa philosophica de cive (Elementi filosofici sul cittadino)


Lo stato di Natura.


Come abbiamo detto, tutti i giusnaturalisti partono dalla concezione dell'uomo allo Stato di Natura.

Secondo Hobbes gli individui prima della nascita dello Stato sono in una condizione di uguaglianza e libertà assoluta, tutti gli individui sono uguali e liberi per natura. Non esiste prima dello Stato alcuna legge civile, ognuno si modella secondo le leggi della natura.


La prima legge naturale secondo Hobbes è la legge di auto-conservazione:


ciascuno tende assolutamente a preservarsi, a conservare la propria esistenza, tutto quello che ognuno fa durante la giornata è volto alla conservazione della propria esistenza, dalle cose più grandi alle cose più piccole.


Gli individui allo stato di natura non sono assolutamente socievoli. Hobbes, quindi, critica la visione greca espressa da Aristotele, secondo la quale l'uomo è un animale politico. Non è assolutamente vero, gli uomini tendono semplicemente per natura al loro utile, alla loro auto-conservazione, a procacciarsi i mezzi per la loro conservazione. Gli uomini per natura vogliono o un bene maggiore o un male minore. Gli uomini allo stato di natura hanno il diritto a tutte le cose, tutto ciò che giudicano utile alla loro conservazione, hanno il diritto di ottenerlo. Una concezione che si chiama "il diritto di tutti a tutto" (ius in omnia).


Per descrivere questa condizione di inimicizia reciproca, in quanto per Hobbes ciascuno vuole ottenere la stessa cosa dell'altro, egli dice che gli uomini sono come i lupi allo stato di natura, in quanto la stessa amicizia è un sentimento mistificato, un sentimento che non esiste, poiché dagli stessi amici noi tendiamo ad ottenere qualcosa, un vantaggio (visione negativa della natura umana).


Se gli uomini fossero tutti animali socievoli, come dice Aristotele, perché noi siamo amici di alcuni più che di altri?


La risposta è semplice secondo Hobbes: le persone che noi scegliamo come nostri amici, sono persone o un po' inferiori a noi, quindi ci fanno sentire meglio, ci fanno sentire più importanti, oppure persone più importanti che noi possiamo sfruttare per ottenere qualcosa. Questa è l'amicizia.

L'uguaglianza naturale di cui parla Hobbes, è basata sulla paura. Non è l'uguaglianza come la intendeva il Cristianesimo: siamo tutti uguali in quanto tutti figli di Dio. L'uguaglianza è basata sulla paura reciproca: ciascuno può causare un danno o eliminare fisicamente l'altro. Anche una persona debole, unita ad altre, può eliminare quello forte,. Sulla paura reciproca si basa l'idea di uguaglianza naturale. Nello stato di natura, tuttavia, secondo Hobbes, ci sono delle regole, dettate dalla ragione, in quanto l'uomo ha anche una parte razionale.


Nascita dello Stato


La prima di queste leggi di natura è che gli uomini devono cercare quanto più possibile la pace, in quanto questa è quella che più di ogni altra cosa garantisce l'auto-conservazione.


Il problema però è che, queste leggi di natura, non hanno un arbitro, ciascuno può affermare se sono state violate oppure no. Non c'è nessuna autorità che viene a punire chi non rispetta le leggi naturali, questo è il motivo per cui l'uomo deciderà di uscire dallo stato di natura e formare lo Stato.


Quindi, lo Stato di natura è uno Stato di insicurezza totale, tutti hanno diritto a tutto, tutto è di tutti, il che equivale a dire che nessuno ha diritto a niente: non esiste il diritto.


Quindi gli uomini rendendosi conto di questa situazione di insicurezza totale, dello stato di natura e decidono razionalmente di unirsi e di formare una associazione politica attraverso un patto, con il quale, l'associazione politica, autorizzerà il sovrano ad esercitare i diritti di natura che, quindi, gli vengono completamente ceduti al sovrano stesso.


Il sovrano di Hobbes è quindi un sovrano al quale gli individui hanno ceduto tutti i loro diritti, è uno Stato molto forte, molto accentrato, che Hobbes ovviamente propone come conseguenza della guerra civile inglese, come proposta per uscire dallo Stato di Governo civile, incerto, insicuro che lui viveva nella sua epoca.


Quindi gli individui creano lo Stato attraverso un patto, non un contratto


Hobbes sottolinea la differenza tra i due. Fra sovrano e sudditi non c'è alcun obbligo reciproco, in quanto in ogni contratto esistono tra le parti obblighi reciproci. Qui avviene un patto, gli individui tra di loro formano un contratto, ma nei confronti del sovrano non esistono obblighi reciproci, al sovrano vengono trasferiti tutti i diritti naturali, ma il sovrano non deve nulla ai suoi sudditi.


Per Hobbes, esiste quindi un contratto tra gli individui, ma tra sudditi e sovrano esiste solo un patto: gli individui cedono incondizionatamente i loro diritti.


Il sovrano può essere una singola persona ma anche una assemblea, un organo composto da un certo numero di individui.


Hobbes tra le due soluzioni preferisce la monarchia. Il potere è assoluto, come era per Bodin, non trova nulla di superiore. Il Monarca, come per Bodin, non è obbligato al rispetto delle leggi che egli stesso fa. Se noi diciamo che in certe cose il popolo è superiore al Re, questo non è più Re, gli individui hanno ceduto tutti i loro diritti al sovrano e non possono più riprenderseli.

C'è un solo caso in realtà per il quale gli individui possono chiedere la dissoluzione dello Stato. Poiché il fine ultimo degli individui è la pace e la loro conservazione, allora, quando il Sovrano non riesce più a garantire l'incolumità fisica del popolo, questo non ha il diritto di resistere al sovrano (non c'è alcun diritto di resistenza in Hobbes), ma di fatto ci sarà una rivolta, una rivoluzione o una guerra civile. Quando il popolo si rende conto che il sovrano non ha più la capacità di garantire la vita ai suoi cittadini, la sicurezza, normalmente c'è una guerra civile, ma questo non vuol dire che i sudditi hanno il diritto di ribellarsi o resistere al sovrano. Infatti l'opinione secondo cui è diritto del popolo di usare violenza nei confronti del sovrano, è un'opinione da condannare.


Nel momento in cui si crea lo Stato, cessano le leggi di natura, perché i diritti naturali vengono trasferiti allo Stato e nascono le leggi civili, il diritto dello Stato. Lo Stato di natura non esiste più. In questa concezione si manifesta una dicotomia molto importante  nella storia delle dottrine politiche : tra giusnaturalismo e positivismo giuridico. Cioè tra diritto naturale e diritto civile.

Quando Hobbes dice che il diritto naturale cessa, non esiste più al momento del patto, quindi al momento della nascita dello Stato, per cui esiste solo il diritto civile, le uniche cose che regolano le nostre azioni non sono più dei principi superiori alle leggi dello Stato, ma esiste solo il diritto dello Stato.


I Teorici del positivismo politico, invece, sostengono che i diritti naturali rimangono all'interno di ognuno di noi anche successivamente alla nascita dello Stato. E' un tema su cui i giuristi dibattono molto. La concezione di Hobbes prevede che, se allo stato di natura, ciascuno era giudice di se stesso, nel dire ciò che era giusto e ciò che era sbagliato, quando si è creato lo Stato, trasferendo tutti i diritti al Sovrano, è lui il sommo arbitro, il sommo giudice del bene e del male. Gli individui non sono più giudici, lo è solo il Sovrano con le sue leggi.


Forme di Stato


Come gran parte dei Giusnaturalisti, Hobbes, ha la sua teoria sulle forme di Stato, egli critica la concezione aristotelica, come gran parte degli autori dell'era moderna perché la considera non scientifica, non razionale.

Tornando sulla ripartizione tra forme pure e forme degenerate, Hobbes afferma che non è una ripartizione corretta, in quanto il criterio con cui Aristotele effettua la ripartizione è se chi governa lo fa nel suo interesse (forme degenerate) oppure nell'interesse dello stato (forme rette), ma allora, chi è che giudica se il governo viene fatto solo nell'interesse di chi governa oppure nell'interesse di tutti?


Una parte dei cittadini la vedrà in un modo, un'altra parte, in modo diverso. Gli amici del Re lo giudicheranno un giusto sovrano, i suoi nemici un tiranno. Vale a dire che le forme corrotte o degenerate, come la tirannide, sono semplicemente un modo diverso di chiamare la forma retta o corretta, la monarchia, in opposizione al potere vigente. Sostanzialmente, egli afferma che, non esistono le forme corrotte o degenerate perché gli individui non sono più giudici, non sono più arbitri, avendo ceduto tutto al sovrano. Il diritto naturale non c'è più, solo ciò che dice il sovrano è giusto. Il popolo non può più decidere se il sovrano sta operando nella maniera giusta.

Certo, il primo potere è sempre quello della auto-conservazione, quindi gli individui hanno autorità sul sovrano non ad obbedirgli in qualsiasi cosa, ma a garantirgli il diritto a comandare su qualsiasi cosa.


C'è un caso,ad esempio, nel quale il suddito può disubbidire al sovrano, nel caso in cui il sovrano ordini al cittadino di suicidarsi. In questo caso, il primo potere, quello di auto-conservazione, gli dà il diritto di opporsi e di rifiutare il comando. Però questo non diminuisce il suo potere, in quanto il sovrano può ordinare a qualcuno l'ordine di uccidere lo stesso cittadino. Troverà sempre qualcuno disposto a farlo. Pertanto, secondo Hobbes, questo unico caso dove è prevista la disubbidienza, non diminuisce il potere assoluto del sovrano.


Hobbes non crede che la sovranità possa essere ripartita fra diversi organi, il sovrano è uno e uno solo.


Altra critica di Hobbes va verso i Repubblicani, i difensori della forma di governo popolare. Cerca quindi di dimostrare la superiorità della Monarchia, il governo di uno.


Ci sono dei difetti che sono molto superiori nei governi repubblicani piuttosto che i governi monarchici:


lo sperpero di denaro pubblico. Nella monarchia è comunque uno solo a sperperare la ricchezza per pagare i suoi consiglieri, nel governo popolare, ognuno in assemblea, per farsi eleggere ha necessità di corrompere, con sommo spreco di denaro pubblico.

le condanne a morte. Nella monarchia il Re ha comunque pochi avversari. In una repubblica, ciascun membro dell'assemblea ha i suoi nemici, di conseguenza il rischio di arrivare a sentenze arbitrarie di condanne a morte è molto elevato;

la natura umana porta a degenerazioni dell'assemblea. Il Re prende le decisioni da solo o con l'aiuto di pochi consiglieri. In assemblea si generano alcuni effetti psicologici per i quali, quando qualcuno prende la parola per parlare, secondo Hobbes, tende a perdere di vista la verità, ma automaticamente cerca di convincere il proprio o il partito avversario. Quindi chi parla in assemblea tende unicamente a cercare di trovare il parere favorevole dell'assemblea, perdendo di vista l'obiettivo di tutti, dello Stato.


Le fazioni, sono quelle che hanno dato il via alla guerra civile. Hobbes diffida delle fazioni.


Proprietà privata.


Ricordiamo che per Bodin la sovranità trovava un limite nel diritto di proprietà privata.

Per Hobbes, invece, tutto appartiene allo Stato, non esiste la proprietà privata. O meglio, lo stato garantisce l'uso, l'usufrutto delle cose, ma mantiene la proprietà ed in qualsiasi momento può espropriare la cosa al singolo. Nello stato di natura il singolo poteva possedere le cose, ma anche questo diritto viene ceduto al momento del patto. E' una concezione molto forte del potere assoluto del sovrano, costruito sul periodo delle guerre civili dell' Inghilterra del '600. Numerosissimi saranno i critici di Hobbes. La maggior parte riconcentra sulla sua analisi dello Stato di Natura, viene criticata la concezione dell'uomo cattivo, dell'uomo lupo, del diritto di tutti a tutto.


Fra i critici di Hobbes c'è Spinoza.



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