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Teorie dell'alienazione e delle elites




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TEORIE DELL'ALIENAZIONE E DELLE ELITES

Il fenomeno diagnosticato da Durkheim fu chiamato "sradicamento", che diventò battistrada sociologico e politico delle ideologie. Barres, Rosenberg, Goebbels erano essi stessi sradicati. Mussolini e Hitler, sullo strumento dello sradicamento suonano ora i loro canti di guerra in lode di un nuovo radicamento, di una nuova comunità e fede.

Lotta contro l'alienazione dell'uomo da parte di intellettuali di sinistra; è una dichiarazione di guerra alla struttura della società moderna.

L' "Aufhebung" alla fine è il superamento dello sradicamento o alienazione: da una parte è il "ritorno alla natura"; dall'altra il trapasso rivoluzionario e dittatoriale. Parallelismi tra critica di destra e di sinistra impressionanti, corrispondono al punto di partenza, mentre nei punti di riferimento abbiamo le differenze.

I fronti ideologici restano fluidi fino al 1945.

Tonnies definisce la tipologia sociologica descrittiva del processo di modernizzazione: la comunità come tipo di collettività integrata, come forma storica che avvolge tutta la vita dell'uomo, contro la quale avanza la società. Analoga impostazione di Simmel nell'analisi delle forme di socializzazione: le opportunità che la nuova civiltà urbana offre sono pagate in termini di perdita di vincoli sociali e di orientamenti sicuri.

All'ordine del giorno dei totalitarismi c'era l'uomo e i modo di vincolarlo; dichiarata la civiltà come decadenza bisognava domanre e strumentalizzare il mondo moderno per costruire una nuova comunità.

Abbiamo quindi un reimbarbarimento della vita politica, cui ha dato formulazione il giornalista francese Sorel, che approdò alla fine a un irrazionalismo rivoluzionario. Sorel è interprete di quella filosofia dell'azione su basi irrazionali che fu poi la culla del fascismo. Due le idee della sua opera: il concetto di elite come principio strutturale dello stato forte, concetto che poggia sulla violenza; il concetto di mito politicio, sentimento irrazionale che conquista le masse.

Il mito era quello di una nuova religione dopo la caduta di quella antica: questa la promessa del socialismo rivoluzionario.

Questo sfociava nell'anarco-sindacalismo: assumeva l'aspetto della lotta distruttiva contro la società, come principio d'ordine riconosceva il sindacalismo, l'azione e l'autogoveron dal basso. Dunque violenza, autoemancipazione al posto dell'autorità e dell'oppressione statale.

Grande delusione di Sorel: le due rivoluzioni di destra e di sinistra erano state attute in nome del popolo sovrano da piccole minoranze militanti con metodi elitari e antidemocratici. Ma il vero contrasto sta nel fatto che Sorel prevedeva l'abolizione della dittatura dopo la vittoria della rivoluzione; invece il mito era diventato religione di Stato. Da ciò poteva scaturire solo l'assolutizzazione di una classe.

Più raffinata la sociologia politica di Pareto. Egli era l'esponente della schiera nazional-liberale con Mosca. Mosca critica la democrazia liberale in termini neomachiavellisti. Pareto scriveva sia contro la ebole borghesia liberale sia contro il "socialismo volgare". Nei suoi scritti distingueva tra azione logica e non logica, dove questaq poggia su motivazioni fondamentali della natura umana (i residui) e su manifestazione esterna di princìpi e teorie (derivazioni). I risultati delle sue analisi erano pessimisti. Scorgeva la legge della lotta permanente per il potere tra gruppi e classi. Il ciclo di Pareto ha queste fasi: stabilizzazione (ascesa dei tattici), decadenzainterna della vita statale, rivolgimento, nuova stabilizzazione. Egli disprezzava l'umanitarismo e il parlamentarismo. Alla fine in lui c'è una sorta di eroico nichilismo nietzschiano.

Queste conclusioni bastano a farlo proclamare padre spirituale del fascismo: eterna cicrcolazione delle elites, la politica dominata da leggi ferree, il corrosivo relativismo. Come protofascista fu in seguito glorificato e criticato.

Il monarchico Charles Maurras (giornale Action Francaise e movimento): in primo piano metteva l'idea dell'ordine, contro gli aspetti anarchici. Direzione politica autoritaria da parte di una minoranzaintelligente e decisa che le masse seguono. L'autoritarismo francese ha un suo significato pioneristico.
Un'idea fondamentale era quella del "corporativismo", componente della dottrina sociale cattolica. Era un moerno Stato articolato secondo gerarchia di ceti sociali, coniugando autoritarismo politico e sociale. Possiamo far rientrare il radicalismo di destra di Maurras nel "conservatorismo rivoluzionario".

Lo scrittore Barres voleva realizzare una maggiore armonizzazione e integrazione tra nazionalismo e socialismo. Era un socialismo nazionalecon connotazione agraria, contro le metropoli.


Per un futuro capo rivoluzionario il determinismo marxista, con la sua attesa dell'inevitabile rivoluzione, non poteva più bastare. Aveva bisogno delle teorie dell'azione e delle elites di quegli anni.

Si trattava dell'avanguardia che si sostituiva dittatorialmente al proletariato al quale si era appellata e sul quale poi stabilì il suo governo dittatorialein nome del popolo e del partito unico. Tutto ciò era molto lontano da Marx e lontano dai socialisti e dai sindacati emocratici, che lavoravano al miglioramento delle condizioni della classe lavoratrice attraverso passi avanti nel quadro della legalità democratica.

Lenin fu il primo tra i grandi ideologi "pratici" del secolo. Costringere l'organizzazione el "proletariato" ad attuare in modo disciplinato e spietato la rivoluzione e a realizzare il socialismo. Questo compito poteva essere assolto soltanto da una elite. La sua ideologia era quasi religiosa, con la sua oppressione definitiva della libertà.

Le discriminanti del primo dopoguerra erano pronte, un potente fronte contro la democrazia era stato innalzato da destra e da sinistra. Il quinquennio dal 1917 al 1922 doveva già decidere molte cose.



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