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(IV - V sec. D.c) Nato a Tagaste (Numidia)
Tra Aristotele e S. Agostino passano molti secoli.
S.Agostino, uno dei padri della chiesa, nacque nel 354 e morì nel 430 d.c.
Ovviamente la storia ci ha dato tantissimi eventi nei secoli trascorsi tra Aristotele e S.Agostino, tra i quali, i più importanti sono l'impero romano e il Cristianesimo.
Sono fattori fondamentali che hanno costituito l'occidente.
Non era italiano. Nato in Africa, a Tagaste, ovviamente provincia dell'impero romano. E' interessante anche in chiave odierna vedere come i romani riuscirono a conciliare una struttura politica istituzionale, che non dipendeva da fattori unicamente etnici. Molti imperatori romani non erano italiani, alcuni spagnoli, alcuni africani. Anche grandi personaggi come S.Agostino, Seneca, non erano italiani. La cittadinanza romana andava oltre il luogo di appartenenza. Si diventava cittadino romano quando si poteva godere dei diritti politici e quindi non si era più schiavi.
S.Agostino all'inizio della sua vita non fu assolutamente Cristiano. Fu fondamentale il suo incontro a Milano con S. Ambrogio, il quale lo convinse a battezzarsi, e da qui passa al Cristianesimo, divenendo uno dei più importanti servitori della causa di Cristo, una dei padri della chiesa.
Uno dei libri più importanti scritto su S.Agostino l'ha scritto proprio J.Ratzingher nel 1954.
Differenza tra pensiero romano e pensiero greco.
Il pensiero romano si distingue dal pensiero greco per aver messo in secondo piano la dimensione etica, la dimensione filosofica e morale della politica, privilegiando invece, la dimensione giuridica, il diritto. Ai romani spetta il primato di aver creato il diritto, una delle basi dell'occidente.
Con il pensiero greco, i romani condividevano due cose: il politeismo, culto di molti dei, ma anche l'idea della gerarchia naturale: alcuni comandano e altri sono comandati e il fatto che per natura siamo tutti diversi.
Il cristianesimo invece, tende a spazzar via molte delle basi sulla quali si era appoggiato il pensiero greco-romano, soprattutto dal punto di vista antropologico, dal punto di vista dell'individuo.
Contesto Storico
S.
Agostino è vissuto in un periodo chiave della storia d'Europa, durante il quale è avvenuto il declino dell'impero romano di occidente.
476 d.c. è la data della caduta dell'impero romano d'occidente;
410 d.c. accadeva un fatto
senza precedenti in Europa:
S'Agostino ha scritto questa opera per difendere il Cristianesimo dall'accusa che gli era stata posta dai pagani. L'accusa era quella di aver causato la caduta dell'impero Romano. In particolare al Cristianesimo veniva attribuita la colpa di aver introdotto dei valori talmente differenti da quelli dei romani, che alla fine ha prodotto un cambiamento che ha determinato l'indebolimento dell'impero, portandolo alla rovina.
Differenza tra Cristianesimo e pensiero Greco-Romano.
Il cristianesimo sicuramente ha portato dei valori molto differenti da quelli romani.
L'epoca in cui S.Agostino visse, è quella dell' Editto di Costantino, del 313 d.c.; il Cristianesimo viene dapprima tollerato, poi diverrà addirittura la religione ufficiale dell'impero romano.
Il Cristianesimo predicava valori che andavano contro ad alcune concezioni fondamentali del pensiero greco-romano:
Innanzitutto sull'individuo, in particolare, non conta più l'idea dell'uomo come individuo che si realizza pienamente solamente all'interno della Polis. Per il Cristianesimo l'uomo deve essere considerato in quanto tale, gli individui singoli si realizzano non all'interno della p olis, ma nel rapporto con Dio;
altra differenza è sulla concezione della gerarchia naturale. Gli uomini sono tutti diversi per natura, avevano detto i greci, per i Cristiani, invece, gli uomini sono tutti uguali, sono tutti figli di Dio e sono visti tutti allo stesso modo. Un esempio tipico di questa concezione cristiana, è il sermone della montagna, presente nel nuovo testamento, il quale rappresenta chiaramente un attacco diretto al mondo greco-romano. Infatti, nel sermone, quando Gesù sale nella montagna dà dei messaggi tipo: "..beati i poveri perché entreranno nel regno dei cieli." I romani rispondono :" come beati i poveri? I poveri sono tali perché non hanno saputo guadagnare..". Oppure frasi del tipo :" Amate il Vostro nemico" e il Romano : "..il nemico va schiacciato in battaglia.".
Tutto questo ha fatto affermare a qualcuno che il discorso sulla montagna è un messaggio politico rivoluzionario.
Tutto questo, indubbiamente ha minato le fondamenta dell'impero romano
Non è della stessa opinione Agostino quando cerca di difendere il Cristianesimo ad aver causato la caduta dell'impero Romano.
Significato di De Civitate Dei,
Secondo S.Agostino esistono due città:
la città di Dio, città celeste
la città dell'uomo, città terrena
Cosa è che ha costruito le due città è l'amore.
L'amore è un concetto fondamentale nella filosofia di S.Agostino.
Però è un amore differente quello che ha costruito queste due città. Egli afferma:
"l'amore di Dio, fino al disprezzo di sé, fece la città celeste".
"l'amore di sé, fino al disprezzo di Dio, fece la città terrena";
La città terrena è una città del peccato, nata dal peccato originale.
Se non ci fosse stato il peccato originale, saremmo tutti nella città celeste.
Per definire la differenza tra la città terrena e la città celeste, egli utilizza l'esempio di due fratricidi:
l'uccisione di Abele da parte di Caino e l'omicidio di Remo da parte di Romolo.
In entrambi i casi un fratello che uccide un fratello. C'è una differenza, però, tra questi due casi.
Caino, quando uccide Abele, lo fa per una cattiveria naturale, per invidia, in quanto Abele era il preferito di Dio. Romolo invece, uccide il fratello, unicamente per il potere, per il governo di Roma. Aveva capito che in due non avrebbero potuto ottenere quello che avrebbe potuto uno solo.
Ovviamente si capisce come il potere politico possa corrompere l'uomo.
Sulla natura umana
La concezione della natura umana non è molto ottimistica, poiché S.Agostino spinge agli estremi la natura peccaminosa dell'uomo, il peccato originale.
Gli uomini nel mondo sono tutti peccatori. Non è un caso che Martin Lutero studierà molto il pensiero di S.Agostino.
S.Agostino afferma che il mondo è come un gigantesco torchio che spreme gli uomini, allora esce un olio molto buono, ma la maggior parte, sono scarti
Anche S. Agostino è caratterizzato da un certo realismo.
Dopo aver visto la differenza della città di Dio e la città terrena, a questo punto S. Agostino viene al dunque e viene a smontare l'accusa secondo la quale il Cristianesimo sia la causa della caduta dell'impero romano.
Per farlo, utilizza gli stessi argomenti dei Pagani, i loro stessi scritti. In pratica cerca di sconfiggerli sul loro stesso terreno, prendendo spunto dal loro massimo esponente: Cicerone.
In particolare quando S.Agostino parla dello Stato e del popolo critica Cicerone esattamente alcuni bravi di un'opera che questo aveva scritto. Cicerone era un autore romano vissuto alla fine della Repubblica, quindi nei primi anni precedenti all'impero, prima di Cesare. Critica alcuni brani dell'opera "De Repubblica" - "Dello Stato",- scritta da Cicerone. Praticamente S.Agostino prende la definizione di Popolo data da Cicerone, la condivide in parte, in parte la critica e poi propone una sua concezione differente.
Anzitutto
deve dimostrare che Roma non fu mai
uno Stato, un vero popolo. Dimostrando che, secondo la definizione
di Cicerone
Che cosa è il popolo però ?
Cicerone e S.Agostino non la pensano nello stesso modo. Per Cicerone il popolo era una moltitudine di individui unita insieme dalle leggi, dal diritto, e dall'utilità comune. S. Agostino non la pensa così, in quanto nella sua visione di uomo cristiano, la giustizia non è qualcosa di terreno, qualcosa di creato dagli uomini, ma qualcosa che appartiene a Dio. Quindi non è la giustizia terrena che tiene unito il popolo. Gli uomini possono sbagliare, sono peccatori. Il significato di giustizia per lui è quindi qualcosa di ultraterreno.
E fa un esempio: "cosa distingue lo Stato da un banda di briganti?" Anche una banda di briganti ha un capo, si spartisce un bottino e si da delle regole. Basta questo quindi per formare uno Stato?
S.Agostino ricorda qui l'episodio di Alessandro Magno e del Pirata
"Alessandro Magno aveva finalmente acciuffato un pirata e, portandolo al suo cospetto gli chiese:
"con quale diritto tu ti sei messo a fare il pirata e a tiranneggiare i mari ?"
Il pirata rispose : "con lo stesso diritto con il quale tu tiranneggi in tutto il mondo, grande Alessandro, solo che io lo faccio con una sola piccola nave e vengo chiamato pirata, mentre tu che lo fai con un meraviglioso esercito vieni chiamato imperatore".
Con questo esempio S.Agostino vuole dimostrare come non sono le leggi e la giustizia umana che può creare un popolo e uno stato, proprio perché questa è soggettiva. E allora, lo Stato è sicuramente la cosa del popolo, ma il popolo non è un gruppo di individui guidato dal diritto e dalla comune utilità ma dall'amore.
Dall'amore verso una cosa o una causa comune. Quindi l'amore è l'elemento che costituisce il popolo.
In questo senso se si abbandona l'idea di giustizia, introducendo il concetto di amore, il popolo romano è stato tale per un certo periodo di tempo, perché Roma per molti secoli in effetti è stata grande, poi è crollata.
Ma è crollata non per causa del Cristianesimo, ma proprio perché ha perso di vista l'amore verso la causa comune.
In pratica per S.Agostino i secoli della prosperità di Roma furono dovuti al fatto che i romani amavano la loro patria, la grandezza di Roma era ciò che li univa, era il vincolo. Una madre si sentiva orgogliosa nel mandare il figlio a combattere per la patria. L'amore comune per la grandezza di Roma è quello che rese prospera Roma per alcuni secoli.
Quando invece i romani persero di vista l'amore comune per la patria e furono presi dall'individualismo, dall'egoismo, ecco che l'impero è crollato, si è disciolto
Quindi, la caduta dell'impero romano è dovuto ad una causa interna all'impero stesso, il Cristianesimo non c'entra.
Ruolo del o dei governanti all'interno di uno Stato; a cosa serve il potere politico.
Ogni potere deriva da Dio. E' un frase che compare in quasi tutti i trattati politici del medioevo.
Quindi, è Dio il vero sovrano. Anche i sovrani terreni, i Re e gli Imperatori, devono rivolgersi sempre a lui. Ciò vuol dire che questi non conservano un potere che deriva da un qualcosa che hanno fatto o detto, tutto il loro potere gli deriva da Dio.
Il potere politico, secondo S.Agostino, è semplicemente una funzione che i sovrani devono esercitare nell'interesse di tutti.
Egli afferma :" il sovrano è come un pastore di un gregge", nel senso che ha interesse che il suo gregge stia bene, che produca.
Anche questa metafora si troverà molto spesso nella storia del pensiero politico.
Il prossimo autore è Machiavelli. Anche qui, c'è un salto di parecchi secoli, siamo nel tredicesimo secolo. Contesto molto diverso da quello in cui visse S.Agostino.
Machiavelli, come il Cristianesimo era venuto a scardinare il pensiero greco-romano, il pensiero cosiddetto dell'età moderna, che finisce appunto con il tredicesimo secolo, verrà a scardinare le idee riportate nel cristianesimo medievale.
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