Relazione sulla politica di Macchiavelli
«Esamina rapporti e condizioni che intercorrono tra
attività politica e le tesi teoretiche del Machiavelli»
«Il fine giustifica i mezzi»; con questa breve frase non autografa si riassume
la politica del Machiavelli. Questo fine nella sua opera politica è l'ordine
stabile ottenibile solamente mediante una repubblica. L'autore de «il
principe», però, non intende scrivere una nuova «utopia» come aveva già fatto
Platone, in cui si descrive minuziosamente i particolari di uno stato
idilliaco dove tutti gli uomini sono conformi ai principi morali e rispettosi
della legge. Al contrario, il letterato toscano vuole scrivere un manuale di
istruzioni per assestare l'Italia in uno stato capace di fare fronte alle
grandi potenze quali Spagna e Francia ottenibile solamente mediante un saldo
principato provvisorio capace di sottomettere i particolarismi politici
dell'epoca. Per ottenere ciò, bisogna essere pronti a tutto, perché il
traguardo a cui si arriva arreca un bene maggiore dei mali commessi per
ottenerlo e bisogna inoltre considerare gli uomini come esseri perfidi, infidi
avari e costanti nel loro agire quali sono.
Per ottenere l'ordine quindi Machiavelli è disposto a sacrificare anche la
morale, perché a suo dire è più importante perseguire gli obbiettivi che
portano al bene comune piuttosto che quelli mirati a perseguire l'integrità
morale dell'individuo. Infatti Machiavelli relega la morale e con essa la
religione ad un ruolo di «instumentum regnii» utile solamente a governare le
masse popolari. Si può dire quindi che lo statista fiorentino ritenga che per
sconfiggere il caos sia necessario usare le sue stesse armi quali violenza e
iniquità.
Niccolò quindi vede nel principe una entità politica particolare, capace di
ottenere molto più facilmente di una repubblica il potere, ma non altrettanto
capace di mantenerlo. Infatti il principato ha la caratteristica di vertere in
tutto e per tutto su una persona, e quindi nel caso in cui siano necessarie
delle decisioni rapide oppure sia necessario perseguire degli obbiettivi a
lungo termine il principe è lo strumento ideale di governo ma, come dice il
proverbio ogni medaglia ha il suo rovescio e questo personalismo che è
estremamente positivo se il signore è un buon principe diventa causa di rovina
se costui non è all'altezza della carica. La repubblica al contrario avendo più
persone al potere fa in modo che la scelleratezza di un individuo incapace di
detenere il potere abbia effetti meno catastrofici sulla nazione e oltretutto
limita anche la corruzione in quanto le persone al potere si controllano a
vicenda. Tutto questo però aumenta il tempo decisionale, perché!
ogni decisione deve essere frutto di un dibattito e limita il
perseguitare di obbiettivi a lungo termine in quanto questi spesso cambiano col
cambiare dei governi e indubbiamente questi ultimi cambiano molto più
velocemente in una repubblica che in un principato. Quindi Machiavelli relega
al principato le situazioni di emergenza in cui lo stato ha bisogno di
decisioni chiare, rapide e in coerenza fra loro per ottenere un preciso e
limitato fine (questa è appunto la situazione italiana all'epoca dello
scrittore); una volta raggiunto questo scopo con ogni mezzo possibile è
essenziale istituire una repubblica che garantisca questa situazione di
stabilità e benessere nel tempo.
Dall'ordinamento politico che propone Machiavelli quindi traspare tutta la sua
conoscenza dell'epoca classica in quanto la sua idea non discosta di molto
dall'idea di repubblica che avevano i romani che ammetteva, se necessario, una
dittatura semestrale con il dovere di risolvere un determinato problema entro e
non oltre i sei mesi di mandato