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Pier Paolo Pasolini (1922-1975)
Amo la vita così ferocemente, così disperatamente, che non me ne può venire bene: dico i dati fisici della vita, il sole, l'erba, la giovinezza:. e io divoro, divoro, divoro. Come andrà a finire, non lo so.» "Ritratti su misura"
«Nel Ventidue, anno immerso nel secolo», l'anno in cui Mussolini va al potere, Pier Paolo Pasolini nasce, a Bologna, il 5 marzo. Il padre, Carlo Alberto Pasolini è ufficiale di fanteria, la madre, è maestra elementare, di famiglia contadina originaria del Friuli.
Durante l'infanzia e l'adolescenza, a causa dei continui trasferimenti del padre, si sposta prima a Parma, quindi a Belluno, Cremona e Reggio Emilia. Fondamentali rimangono i soggiorni estivi a Casarsa, «. vecchio borgo. grigio e immerso nella più sorda penombra di pioggia, popolato a stento da antiquate figure di contadini e intronato dal suono senza tempo della campana » - l'incontaminato, primitivo puro mondo campestre a cui sarà strettamente legato il suo esordio letterario e a cui emotivamente lo scrittore rimarrà legato per tutta la vita.
Dopo il liceo, nel 1939 s'iscrive alla Facoltà di Lettere dell'Università di Bologna, dove vive - scrive lo stesso Pasolini - «il grande periodo dell'Ermetismo, vivendo ingenue relazioni letterarie con i suoi coetanei.»: gli amici Leonetti, Roversi e Serra.
Nel 1942 pubblica a proprie spese un volumetto di poesie: Poesie a Casarsa. La raccolta è scritta in dialetto friulano, in quella che per lui è «lingua pura per poesia»: in quel momento della storia italiana - motiverà più tardi in Passione e ideologia - «l'unica libertà rimasta pareva essere la libertà stilistica». In quello stesso anno, intanto, il padre - padre «antagonista e tirannico» con cui ha un rapporto conflittuale feroce e tragico - è prigioniero degli inglesi in Africa.
L'8 settembre del '43 Pasolini fugge da sotto le armi e torna a Casarsa, dalla madre. Su di lei - confessa il poeta - «tutta la mia vita è stata imperniata».
Dopo la fuga dalle armi, «ossessionato dall'idea di finire uncinato; ché così finivano nel Litorale Adriatico i giovani renitenti alla leva o dichiaratamente antifascisti», Pasolini trascorre i lunghi mesi dell'occupazione nazista nella cittadina friulana. Qui, in casa, con mezzi di fortuna, organizza una scuola gratuita per pochissimi alunni, mentre continua ad occuparsi del recupero del dialetto friulano con un gruppo di amici.
Delle privazioni, dei pericoli, degli amori omosessuali, degli incontri, di quegli anni vissuti a contatto con la natura, Pasolini racconta in diari, in scritti autobiografici, e in abbozzi letterari rimasti allora inediti.
Nel maggio del 1945 riceve la tragica notizia della morte del fratello Guido che, partigiano in una divisione legata al Partito d'azione, fu ucciso in un oscuro episodio «da mano fraterna nemica», ossia da gruppi di partigiani comunisti che intendevano annettersi il Friuli.
Nell'autunno di quello stesso anno, Pier Paolo si laurea con Carlo Calcaterra, con una tesi dal titolo Antologia della lirica pascoliana (introduzione e commenti). Sempre in quell'autunno, finita la guerra, torna dalla prigionia del Kenia il padre, oramai «reduce malato, avvelenato dalla sconfitta del fascismo,. distrutto, feroce, tiranno senza più potere». Il ritorno del padre, la morte del fratello e il dolore sovraumano della madre rendono questo periodo il più tragico della sua vita.
Nel frattempo, cominciano le prime pubblicazioni e prosegue la sua attività poetica. Nel'45 pubblica le raccolte di versi in italiano Poesie e I diarii e nel'46 I pianti. Gran parte dei versi scritti dal'43 al '49 saranno raccolti poi nel volume L'usignolo della chiesa cattolica (1958). In dialetto friulano, invece, uscirà nel'49 Dov'è la mia patria e nel'53 Tal cour di un frut.
Pur continuando a vivere a Casarsa, attraverso vari viaggi a Roma, Pasolini comincia ad ampliare i propri contatti culturali. Nel 1947, sulla nuova rivista dell'Academiuta, «Quaderno Romanzo», esce un suo intervento nell'ambito del dibattito sull'autonomia del Friuli.
Dopo un periodo d'insegnamento nella scuola media di Valvasone, conclusosi con un processo per corruzione omosessuale e con l'espulsione dal Pci, nel 1949 Pier Paolo, «come in un romanzo», fugge con la madre a Roma, dove per due anni si ritrova in gravi condizioni economiche. Così Pasolini, scopre il popolo della periferia: la Roma delle borgate che diverrà lo scenario dei suoi romanzi di maggior successo. Tuttavia, questo fu solo il primo di una lunga serie di processi (ben trentatré) che lo scrittore subì nella sua vita, segnandone il destino e il ruolo pubblico di «diverso», di emarginato e di ribelle. Lo scandalo divenne quasi un suo modo di essere esistenziale e politico. Come intellettuale di sinistra e come omosessuale, venne disturbato e aggredito anche da gruppi neofascisti.
Nel contempo, comunque, comincia a entrare in contatto con gli ambienti letterari romani, con gli scrittori e poeti Penna, Bassani, e Bertolucci. Allacciando, inoltre, uno stretto rapporto con il gruppo di intellettuali che si riunisce intorno alle riviste, «Il contemporaneo», «Paragone» e «Vie nuove», partecipa attivamente a iniziative editoriali, a polemiche letterarie, pubblicando testi di vario tipo.
Si accosta anche all'ambiente del cinema e con l'aiuto di Giorgio Bassani, partecipa alle prime sceneggiature cinematografiche: nel '57 collaborerà, come filologo per le battute in romanesco, alla sceneggiatura de Le notti di Cabiria di Federico Fellini.
Prosegue nel contempo la sua produzione poetica: nel 1954 raccoglie tutti i versi scritti in dialetto, specie a Casara durante gli anni della guerra e del dopoguerra, nel volume La meglio gioventù. Al fitto lavoro di studio e riscoperta della tradizione dialettale italiana che accompagna la sistemazione di questa raccolta, sono legate due importanti antologie: Poesia dialettale del Novecento e Canzoniere italiano. Alla poesia dialettale Pasolini tornerà poi solo nel 1974 con Seconda forma de «La meglio gioventù», rifacimento della prima. Nel 1955, con gli antichi compagni d'università, fonda a Bologna la rivista critica «Officina» , ke vede la partecipazione di molti altri critici e intellettuali militanti, e che venne poi chiusa a causa di epigramma di Pasolini in morte di Pio XII. In quello stesso anno dà alle stampe il primo romanzo, destinato a dargli il successo e la fama, Ragazzi di vita. Nel chiuso orizzonte degli anni Cinquanta il libro suscita accese polemiche e Pasolini viene incriminato per oscenità.
Stringe intanto nuove amicizie, in particolar modo con Alberto Moravia, Elsa Morante e con l'attrice Laura Betti; e si fa protagonista di varie polemiche politiche e intellettuali. Nonostante la notorietà, tuttavia, Pasolini continua a trascorrere la maggior parte della sua vita «al di là del confine della città, oltre i capolinea». E il mondo del sottoproletariato romano gli ispira, oltre ad alcuni versi contenuti nelle raccolte di poesie Le ceneri di Gramsci (1957) e La religione del mio tempo (1961), un nuovo romanzo Una vita violenta (1959).
A partire dal 1960 Pasolini passa dalla letteratura al cinema. Nel giro di pochi anni firma, oltre a varie sceneggiature, la regia di numerosi film, inizialmente di scarso successo, ma che comunque impongono la sua figura sulla scena pubblica, suscitando spesso scandalo e polemica. Nell'autunno del 1961 è vittima di una campagna diffamatoria e viene addirittura accusato di rapina a mano armata. La sua fama intanto si diffonde anche sul piano internazionale e le sue opere vengono tradotte in numerose lingue.
L'attività cinematografica, inoltre, gli consente di allargare i suoi contatti con gli ambienti più diversi. Stringe amicizia con la grande cantante lirica Maria Callas, protagonista del film Medea, ma in molti suoi film fa recitare anche l'amico, il ragazzo di borgata Ninetto Davoli, quel "barbaro" innocente che per Pasolini incarna il mito della Roma assediata dai "barbari", al sud-est della cintura urbana. E di alcuni film Pasolini è interprete egli stesso.
Nel contempo, anche negli anni Sessanta, prosegue la sua attività di narratore, di poeta, di saggista e polemista. Nel'60 escono Roma 1950, Diario, Sonetto primaverile, Il sogno di una cosa (romanzo scritto tra il '48 e il '49) e Passione e ideologia (raccolta di saggi critici scritti tra il '48 e il '58); mentre nel '64 viene pubblicata la raccolta di poesie Poesia in forma di rosa, cui segue nel'65 Alí dagli occhi azzurri (volume che raccoglie una serie di racconti e bozzetti).
Nel 1964 grande risonanza ha il suo intervento sulla «questione linguistica»: la tesi da lui espressa nel saggio Nuove questioni linguistiche è criticamente controbattuta da filologi, linguisti, letterati, scrittori e sociologi.
Il 1965 segna l'inizio della sua produzione teatrale. Oltre alla stesura del Manifesto per un nuovo teatro, scrive e pubblica con tempi e modalità diverse una serie di sei «tragedie»: Pilade, Affabulazione, Calderón, Orgia, Porcile e Bestia da stile.
I suoi numerosi saggi critici e interventi degli anni Sessanta sulla letteratura, il cinema e la lingua sono raccolti nel volume Empirismo eretico (1972).
Nel 1968 suscita scalpore e accese polemiche il suo clamoroso intervento poetico Il Pci ai giovani!!, con cui attacca duramente e amaramente il Pci e difende i poliziotti d'origine proletaria contro gli studenti, figli di borghesi e piccolo-borghesi.
In alcuni scritti critici tra il '73 al '75, rivelatisi con il trascorrere degli anni profetici, Pasolini, come un «corsaro», eretico, solitario e controcorrente, si fa censore del costume nazionale, scagliandosi contro tutto ciò che sente inautentico. Contro il mondo borghese, il capitalismo e il neocapitalismo, la società di massa e il consumismo, il villaggio globale, la televisione, l'omologazione, il Sessantotto, l'aborto, il divorzio, contro lo stalinismo e l'invasione dell'Ungheria.
Ferocemente e dolorosamente ripiegato in un pessimismo assoluto nei confronti della realtà violentemente degradata, Pier Paolo Pasolini, il corsaro dalla disperata vitalità, muore assassinato in circostanze oscure tra il I° e il 2 novembre 1975. All'alba del 2 novembre viene trovato ucciso in uno spiazzo polveroso, all'Idroscalo di Ostia, e per una raccapricciante fatalità, proprio nella periferia suburbana di Ragazzi di vita, di Una vita violenta e di Accattone.
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