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Natura ed evoluzione della scienza politica




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Natura ed evoluzione della scienza politica


Politica attività svolta da uomini e donne per tenere insieme un gruppo; per proteggerlo, organizzarlo e allargarlo; per scegliere chi prende decisioni e come; per distribuire risorse, prestigio, fama, valori.


Scienza politica studio delle attività con metodo scientifico (formula generalizzazioni e teorie che possono essere verificate e falsificate). vedi definizioni di Easton.


L'evoluzione della Scienza politica come disciplina è  difficile da delineare perchè:

la sua storia si intreccia con quelle di altre discipline (filosofia politica, storia delle dottrine e del pensiero politico, diritto costituzionale e sociologia);

l'oggetto di analisi (che cosa è politica?) e il metodo (che cosa è scienza?) vengono sempre ridefiniti, mano a mano che evolve la disciplina, alla ricerca della massima "scientificità".

La scienza politica ha perciò origini antiche e recenti, e solo odiernamente le sue riflessioni sono diventate tanto specializzate da potersi differenziare dalle altre discipline.

Dividere l'evoluzione della disciplina in pre-scientifica e scientifica, con l'individuazione di una data, rischia di sminuire l'apporto degli studiosi pre-scientifici.



Gli oggetti d'analisi della scienza politica sono stati:

il potere definizione in senso "politico" e distinzione dalle altre forme di potere, modalità di acquisizione e utilizzazione, concentrazione e distribuzione, origine e legittimità del suo esercizio;

ha interessato le prime analisi classiche, da Machiavelli a Hobbes (come creare ordine politico attraverso il controllo del potere all'interno di confini ben definiti).

lo Stato come crearlo pluralista (Locke), democratico (Toqueville e federalisti statunitensi), forte (Hegel), capace di assicurare compromesso fra le classi sociali (Kelsen), in grado di decidere in situazioni d'emergenza (Schmitt);

gli studi erano influenzati da due distinte tradizioni analitiche 1] anglosassone = più attenzione ai processi sociali che alle configurazioni statuali e il diritto costituzionale non è considerato a vantaggio della prassi (common law); 2] continentale = studi istituzionali e forte dominanza del diritto costituzionale che costringe l'analisi entro i confini nazionali.

la classe politica consolidatesi le formazioni statuali, gli studiosi analizzano le modalità di formazione, ricambio, sostituzione delle classi dirigenti (teorie pre-scientifiche di Mosca, Pareto, Michels; teoria delle elites).

il sistema politico dopo le esperienze del New Deal, dell nazismo e dello stalinismo è nata la necessità di ridefinire l'oggetto di analisi, perché il potere oramai non poteva più rimandare tautologicamente allo Stato e società senza Stato manifestavano attività politiche.

David Easton allora dà una nuova definizione di politica** e propone un'analisi sistemica della politica, per analizzare le interazioni di tutti i componenti nel sistema e conseguenze modello di inputs e outputs*



L'evoluzione del metodo d'analisi:

A lungo la fonte di tutti i dati fu la storia politica. Machiavelli fu il primo a introdurre l'osservazione e la descrizione oggettiva della realtà effettuale.

Tra il XIX-XX sec. con la riv. scientifica si imitano le tecniche d'indagine delle scienze naturali, fondate sul principio di causa-effetto. Max Weber (1920) fonda il metodo storico comparato e la sociologia che tiene conto del punto di vista dell'attore.

La scienza politica però non riusciva ad affermarsi come scienza autonoma a causa 1) del fascismo e del nazismo, 2) alla spinta verso una unificazione di tutte le scienze sociali intorno ad un metodo condiviso.

Ottiene autonomia grazie al bisogno di un'analisi specificamente politologica sul New Deal (1933-1937), sul nazismo e sullo stalinismo.

Dal 1920 fu influenzata dal comportamentismo, dai contributi di Easton, dalle critiche di Almond e Powell.

L'irruzione sulla scena politica di nuovi Stati fuori dall'area occidentale creò forti problemi analitici, obbligando paradigmi meno etnocentrici.

Negli anni '60 si combinano lo studio dell'oggetto "sviluppo politico" + il metodo di studio "metodo comparato".

Dalla fine del XX sec. c'è un pluralismo di approcci, tecniche, metodi, tematiche.

Oggi la sua autonomia è ancora messa in questione dall'economia politica con l'interpretazione marxiana, che fa della politica mera sovrastruttura.



*Il modello di input/output per l'analisi sistemica di Easton.

Per Easton qualsiasi sistema politico ha 3 componenti:

1) comunità politica = tutti coloro sottoposti al regime; è la componente che cambia più raramente, con secessioni e annessioni, dando vita a nuovi sistemi politici (es. divorzio di velluto della Cecoslovacchia);

2) regime = insieme delle norme, regole, procedure e istituzioni; può essere democratico, autoritario, totalitario; cambia raramente (ma non nel caso della Francia!); attenzione, il semplice cambiamento del sistema elettorale non individua un nuovo regime;

3) autorità = i detentori del potere politico, autorizzati dalle norme a produrre "assegnazioni imperative di valori"; nelle democrazie cambiano periodicamente.

Inputs domande e sostegni provenienti dalla società;

Outputs sono gli inputs tradotti in risposte e decisioni.

Non c'è necessaria coincidenza fra Stato e sistema politico.

Il modello può analizzare anche sottoinsiemi politici come i partiti e i sindacati.



**Politica, sistema politico, scienza politica per Easton

La politica è "assegnazione imperativa di valori per una società" e non può essere espressa solo come potere o come Stato.

Perché non è potere ci sono troppe forme di potere e bisogna perciò specificare che cosa significa "potere politico"; il mero potere come oggetto di studio è un ambito troppo vasto, invece il "potere politico" è troppo limitato perché i conflitti sono caratterizzati da altri elementi come la collaborazione, la coalizione, il consenso.

Perché non è Stato è un'organizzazione recente che può sparire; prima dello Stato esisteva politica e ci sarà anche dopo di esso; c'è politica sia a livello inferiore che a livello superiore dello Stato.

Se la politica è "assegnazione di imperativa di valori per una società", allora il legame dell'attività politica non è necessariamente solo con una particolare organizzazione come lo Stato, ma si fa ovunque si assegnino valori (partiti, sindacati, parlamento, rapporti fra parlamento ed esecutivo).

Il sistema politico è "un sistema di interazioni, astratte dalla totalità dei comportamenti sociali, attraverso la quali i valori vengono assegnati in modo imperativo per una società", il luogo privilegiato della politica.

La scienza politica è lo studio delle modalità (mutevoli) con le quali i diversi sistemi politici assegnano imperativamente i valori.



Comportamentismo

Easton nella sua ricerca di scientificità si avvicina al comportamentismo, pensiero nato e sviluppato in psicologia.

Il comportamentismo in politica è

osservare e analizzare i comportamenti concreti degli attori politici;

ricorrere a tecniche specifiche come interviste, sondaggi d'opinione, analisi del contenuto, simulazioni, quantificazioni.

I suoi obiettivi sono:

I - generalizzare i comportamenti politici;

II -verificare le generalizzazioni;

III - elaborare nuove tecniche di osservazione, raccolta e interpretazione dei dati;

IV - quantificare i dati;

V - distinguere i valori dai fatti;

VI - sistematizzare le conoscenze acquisite;

VII - ottenere una scienza pura (= base solida dell'applicazione del sapere);

VIII - integrare le nuove conoscenze delle altre scienze sociali, perché se la scienza politica le ignora, si indebolisce.

L'avvicinamento di Easton alle scienze naturali attraverso il comportamentismo porta a una rottura epistemologica, poiché è una "scientificità" sconosciuta ai precedenti cultori dell'analisi politica. In alcuni casi porta all'iperfattualismo, raccolta disordinata e senza costrutto di dati, rischiando l'autonomia della disciplina.



Critiche alla scienza politica odierna di Almond e Powell

Alla fine dei '50, Gabriel Almond e Bingham Powell indicano i tre difetti fondamentali della scienza politica, specialmente statunitense:

provincialismo fare analisi concentrate solo su sistemi europei occidentali e democratici (GB, USA, DE, FR) e URSS;

descrittivismo descrivere le caratteristiche dei sistemi, senza elaborare ipotesi/generalizzazioni/comparazioni;

formalismo fare troppa attenzione alle variabili formali (istituzioni, norme, procedure) e ignorare il funzionamento reale dei sistemi politici.

Mentre Easton suggeriva "scientificità" e comportamentismo, essi suggerivano politica comparata e sviluppo politico.

Almond e Powell colgono nel segno per la scienza politica statunitense, ma meno per l'europea:

1) benché basate su contesti nazionali, c'erano delle analisi non formalistiche (classe politica e partiti-Ostrogorski/Michels/Siegfried; procedure elettorali-Tingsten; analisi delle forme di governo-Friedrich/Finer);

2) in EU l'analisi formale è più significativa, poiché lo Stato contava più che in USA, nati senza passato feudale.



Oltre il comportamentismo

Alla fine del XX sec. la scienza politica era diventata

meno euro-americanocentrica

più realistica, al di là delle descrizioni formali-istituzionali;

più precisa

più disponibile a teorizzare;

un insieme di diversi approcci, tecniche, metodi e tematiche.

Per ottenere criteri analitici precisi, ma elastici si combinano gli obiettivi del comportamentismo + "cinque frammenti in cerca di unità" individuati da Dahl, dopo il successo del comportamentismo.


I 5 frammenti sono:


1) quantificazione la battaglia per l'introduzione di queste tecniche è in parte vinta, perché la diffidenza è diminuita. Purtroppo la loro utilizzazione a volte è fine a sé stessa e non illuminano i problemi, perché slegate da teorizzazioni.


2) scienza politica empirica ricerca di regolarità nei comportamenti politici; dalla raccolta dei dati, elabora e verifica le generalizzazioni.

In generale la scienza politica ha sviluppato le tecniche empiriche di ricerca in tutte le loro varianti (interviste, sondaggi d'opinione, raccolta di dati).

Due cambiamenti importanti

I) ricomparsa del dibattito metodologico, su cosa sia davvero metodo scientifico;

II) affermazione della scienza politica empirica come obiettivo di fondo.

La scienza politica empirica non ha l'obiettivo di creare una scienza pura, perché non si accontenta di descrivere/valutare solo l'esistente, ma riceve molti stimoli verso l'analisi applicata. Si apre così  il settore delle analisi pubbliche.


Viene applicata nel settore elettorale, nel settore delle politiche pubbliche, nello studio delle istituzioni.

Settore elettorale si presta maggiormente ad interventi sulle regole per conseguire determinati risultati;

Settore delle politiche pubbliche si analizzano i processi decisionali, si individuano i partecipanti e le coalizioni, si valuta l'incidenza dei policy(issue) networks sulle decisioni stesse;

Studio delle istituzioni detto anche ingegneria politica, è il settore in cui la scienza politica opera come sapere applicabile.


3) l'uso della storia il problema non è il metodo storiografico, ma l'utilizzo del materiale nell'analisi politica. Odiernamente si preferisce lo studio diacronico.

4) rapporto fra policy making e teoria generale in scienza politica non esiste un'insanabile contraddizione fra policy making e teoria generale della politica: anche l'attività politica produce quesiti ai quali lo scienziato può rispondere con teorizzazioni.


Dahl dice che: "se lo studio della politica non nasce e non è orientato da teorie generali coraggiose, anche se vulnerabili, esso sarà destinato a cadere nella banalità". L'opinione è condivisa, ma c'è lo scetticismo sulla possibilità di lanciare teorie coraggiose.


William Mitchell pensa che "la teoria diventerà sempre più logico-deduttiva e matematica" e che si farà sempre più grande uso della teoria economica, ossia indicava come risposta la political economy.


Political economy = studio che combina le variabili economiche e politiche;

- rilevati tanti inconvenienti nelle teorizzazioni in economia;

- inadeguato davanti a nuovi fenomeni;

- scarsa capacità predittiva.

Tuttavia c'è un'indissolubile rapporto fra sfera politica ed economia.


5) speculazione teorica la scienza politica non ha fatto grandi passi in tale direzione, rimanendo così criticabile.



Fare teoria politica in scienza politica.


Per fare speculazioni teoriche la scienza politica deve:

confrontarsi con la filosofia politica;

confrontarsi con i classici;

decidere che cos'è teoria politica, più precisamente scegliere l'apparato concettuale più adatto.


Filosofia politica il suo pensiero contiene quattro conponenti significative:

I)        ricerca della migliore forma di governo;

II)      ricerca del fondamento dello Stato e giustificazione (o non) dell'obbligo politico;

III)            ricerca della natura della politica e distinzione tra politica e morale;

IV)           analisi del linguaggio politico e metodologia della scienza politica.

Solo l'ultimo punto s'incontra con la scienza politica. Gli altri 3 mancano di almeno 1 componente indispensabile a fondare una scienza politica empirica, che sono:

i - avalutatività;

ii - esplicatività;

iii - verifica empirica. (classificazione di Bobbio)

La scienza politica, a differenza della filosofia politica ricerca puntigliosamente i fondamenti empirici delle sue prescrizioni con l'applicazione del metodo comparato.


Le diverse tradizioni di scienza politica nei paesi derivano da un certo modo di porsi rispetto alle componenti che Bobbio considera necessarie per il pensiero della filosofia politica.


Germania Stoicismo e idealismo tedesco + cultura segnata dal diritto e dal peso delle istituzioni = scienza politica che interpreta i fenomeni politici nella ricerca di una concezione totalizzante.

L'emancipazione iniziata da Weber e dalla scuola di Francoforte fu vanificata dal nazismo.

La rinascita portò:

importazione di metodi e di interrogativi degli Stati Uniti (dalla diaspora degli studiosi tedeschi);

risorgere della tradizione indigena con teorie totalizzanti.

La teorizzazione tedesca è ancora molto intensa anche se dirige verso l'empirico.


Francia Forte tradizione di storia politica, poca ricerca empirica. Significative eccezioni con Grawitz e Leca.


Gran Bretagna e Scandinavia Terreno fertile per la filosofia politica. Riscontro dei 3 presupposti di Bobbio e di riflessione sulla lingua e sul metodo; filosofia analitica (John Stuart Mill).

Gli scandinavi uniscono le tradizioni culturali <<continentali>> (analisi istituzionale) + cultura anglossassone (ricerca empirica e filosofia analitica) Stein Rokkan.


Italia Interrotta dal fascismo; eterogenea e fragile; passato illustre con Mosca, Pareto, Michels.

L'influenza del diritto e della filosofia idealistica ritardano l'evoluzione della scienza politica italiana.

Alla ricerca dell'equilibrio fra ricerca empirica e teorizzazione.


Spagna ritorno democrazia = rigoglioso sviluppo della scienza politica con importanti teorizzazioni sul sistema politico da parte di studiosi formatisi all'estero.


Stati Uniti scienza politica americana relativamente recente; praticata da un numero di studiosi pari alla somma degli altri paesi; in costante scrutinio; diverse tendenze e grandi diversità = difficile fare un giudizio sintetico.


Origini influenzate da:

1) formalismo giuridico tedesco in piccola parte; 2) dalla filosofia empirica-pragmatica di Dewey; 3) incontro con le altre scienze sociali (psicologia behaviorista).


In estrema sintesi la scienza politica americana è empirica, orientata alla soluzione dei problemi politici più urgenti (soprattutto nelle relazioni internazionali), poco inclini alla teorizzazione, legata al proprio modello democratico.


Il problema maggiore sarà il superamento dell'avalutatività, interpretata scorrettamente, cioé l'accettazione e riproposizione acritica del modello americano di democrazia.


Rapporto con i classici Molto difficili; 2 tendenze:

messi da parte, sostenendo che sì, hanno saputo sollevare interrogativi cruciali, ma i tempi, i luoghi, i metodi  e le tecniche sono cambiati ed è avvenuta una rottura epistemologica in tutte le scienze all'inizio del XX sec., che separa nettamente i classici dalla odierna riflessione politologica;

si sostiene la possibilità di utilizzarli efficacemente, ma non si sa assegnare loro un ruolo ben definito.

In sintesi: la scienza politica non ha ancora trovato il modo di recuperare il pensiero dei "classici", né di riformularne i contributi in modo da renderli più utilizzabili.

Nasce così una battaglia fra filosofi e scienziati della politica per la difesa dei confini disciplinari, rimane aperto il problema di cosa significhi davvero fare teoria politica nella scienza politica contemporanea.


Che cosa è teoria politica? Non esiste un'idea universalmente accettata.

x Weber teoria = insieme di empatia e comprensione = Verstehen;

x Kaplan (teoria positivistica) teoria = "sistema di leggi" di 2 tipi:

I) concatenate = le leggi che le compongono formano una rete di rapporti che producono un modulo (pattern) identificabile;

II)         gerarchiche = leggi sono deduzioni da un piccolo insieme di principi fondamentali.


La maggioranza dei politologi ritiene possibile produrre teorie a medio raggio e non elaborare una teoria generale della politica; anche se molti cercano di tenere aperta la strada della teorizzazione generale.


Ma su quale concetto generale si deve teorizzare? Ci sono diversi apparati concettuali: teoria generale del potere, dello Stato, di sistema politico, di decisione, di heresthetics (studio della strategia di decisione + identificazione delle "condizioni per un equilibrio delle preferenze").

Duello fra 2 prospettive dominanti:

neoistituzionalismo ha riscoperto il ruolo delle istituzioni sia formali, sia nei comportamenti ritualizzati (es. costrizioni e aspettative di ruolo);

scelta razionale accento sui comportamenti e sulle aspettative degli attori politici individuali.

A seconda del problema studiato, le formulazioni teoriche fanno riferimento ad apparati concettuali diversi.


L'utilità della scienza politica

1) Risponde alle perenni domande concernenti i temi della democrazia, della giustizia sociale, della costruzione della pace;

cerca di porsi gli interrogativi in modo da costruire risposte falsificabili;

2) pervenire ai regimi democratici: I politologi contemporanei condividono in maggioranza la democrazia come forma di governo;

la scienza politica è maturata con il pieno riconoscimento della multilinearità dei processi per pervenire ai regimi democratici e alla valorizzazione della diversità degli assetti possibili;

3) formulare e sistematizzare conoscenze specifiche in materia di fenomeni politici/istituzioni/movimenti/processi/comportamenti;

4) introdurre cambiamenti desiderabili: consapevolezza che il funzionamento dei sistemi politici non può essere spiegato in maniera soddisfacente da chi non possiede le tecniche analitiche specifiche.


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