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Linguaggi, rituali e simboli della politica




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LINGUAGGI, RITUALI E SIMBOLI DELLA POLITICA


Spesso "linguaggio politico" viene usato intercambiabilmente con "discorso politico", il concetto di linguaggio politico è polisemico e ha varie sfaccettature. Parlare di linguaggio politico per indicare gli argomenti da esso toccati e discussi è improprio. Bisognerebbe focalizzarsi sul chi dice che cosa con quali mezzi e con quali effetti. Il concetto di discorso politico è molto contiguo con quello di linguaggio da cui deriva. Nel caso del discorso il riferimento è alle particolari declinazioni grammaticali, testuali, stilistiche espresse nell'uso del linguaggio. Ci si può riferire a discorso politico al complesso dello scambio comunicativo tra i vari attori della politica , al dibattito politico e all'informazione politica. IL LINGUAGGIO POLITICO È DA INTENDERSI COME UNA CATEGORIA ANALITICA DELLA COMUNICAZIONE POLITICA in quanto DEFINISCE UNA DIMENSIONE AUTONOMA DEL PIU AMPIO FENOMENO DELLA COMUNICAZIONE POLITICA. La retorica, i simboli e i rituali politici sono fattori cruciali della comunicazione politica, le istituzioni, i partiti e i soggetti politici sono immersi nel simbolismo e comunicano attraverso i simboli e che la cittadinanza è sensibile a questo tipo di comunicazione e partecipe.

TIPOLOGIA DI LINGUAGGIO POLITICO DI EDELMAN: non ha raccolto grande popolarità fra gli studiosi di scienza politica e di comunicazione politica. Uno dei motivi è il suo intento di "demistificare" la politica, ovvero si cerca di svelare la natura fallace e manipolatrice del linguaggio del potere e di renderne consapevole la massa di destinatari affinchè si attrezzino a rispondervi criticamente. Mette in luce il fatto che il linguaggio non è politico perchè lo usano i politici ma perchè è il linguaggio del potere e dei rapporti di potere, infatti allarga la prospettiva anche ai tribunali, ai sindacati e all'amministrazione pubblica. Egli considera gli scopi del linguaggio e non solamente i contenuti. Per lui vi sono 4 tipi di linguaggio politico:

ESORTATIVO: è una categoria ampia in cui rientra gran parte della comunicazione emessa dai politici, ha l'obiettivo della persuasione e i registri dell'ideologia e della retorica. È il linguaggio delle campagne elettorali, della pubblicità, del marketing, dei politic impegnati in dibattiti pubblici sotto gli occhi dei media. È ricco di drammatizzazione e emotività

GIURIDICO: è usato nella comunicazione politico istituzionale e con esso vengono stilate le costituzioni, i trattati, le norme in definizioni ed imperativi. Nonostante la sua apparente chiarezza  una caratteristica di questo linguaggio è la flessibilità e l'essere soggetto a interpretazioni. Edelman non dice che questo tipo id linguaggio trova una forte resistenza nella comunicazione di massa, il linguaggio dei media infatti è molto lontano da questo tipo di linguaggio.

AMMINISTRATIVO: è strettamente imparentato con quello giuridico anche negli obiettivi e nei contenuti. È il linguaggio burocratico e quindi impersonale. Questa è un intenzione palese e fa si che venga usato per questo in politica. È un linguaggio per iniziati e per questo i burocrati mantengono una distanza di status dalla comunità delle gente comune che è obbligata alla deferenza. Una reazione del destinatario di questo linguaggio è improntata alla burla e all'irritazione. Per questo si moltiplicano nei vari paesi le iniziative per renderlo più fluido.

DELLA CONTRATTAZIONE: questo linguaggio copre tutta la zona di back-stage della politica, dietro le quinte che è quello che conta davvero nel gioco di potere. Racchiude le forme espressive che mirano a non far capire al pubblico quello che avviene dietro la facciata della politica. È il linguaggio che i giornalisti prediligono e serve per abbattere le barriere tra forze politiche diverse che non possono farlo platealmente davanti alla massa.

CEDRONI E DELL'ERA analizzano il linguaggio politico da una prospettiva storica:

LINGUAGGI RIVOLUZIONARI: linguaggio che diviene vero e proprio strumento di cambiamento politico e sociale.

LINGUAGGI TOTALITARI: compaiono entro contesti definiti da ideologie e indicano un referente nella comunità politica come indirizzo programmatico

LINGUAGGIO DELLA CRISI: lessico di rottura  e del nuovismo (come quello italiano dopo tangentopoli). È una costruzione linguistica che nel parlare della crisi la definisce e la crea.

Un altro strumento di analisi del linguaggio politico è l'APPROCCIO LINGUISTICO che privilegia le caratteristiche e le funzioni della parola, le sue combinazioni sintattiche e semantiche. In questo ambito il linguaggio dei politici viene indicato come un "linguaggio settoriale" ossi priva di un lessico specialistico, esso attinge dalla lingua comune o da altre lingue speciali importandone parole, espressioni e metafore ad esempio dal campo della medicina, da quello militaresco, da quello sportivo.

ACL (Analisi Corrispondenze Lessicali): permette di mappare l'uso dei termini secondo determinate caratteristiche personali, politiche, ideologiche.

CRITICAL DISCOURSE ANALYSIS: considera il discorso come un insieme di retoriche  e di pratiche linguistiche dove il discorso va inteso come costruzione sociale della realtà, si offre una visione della realtà.


I RITUALI POLITICI: non c'è politica senza rituali. Il rituale è un'attività di natura simbolica che concentra l'attenzione dei suoi partecipanti su oggetti cognitivi ed affettivi che essi ritengono particolarmente significativi. Gli obiettivi del rituale sono RACCOGLIERE SOLIDARIETÀ, MOSTRARE UN POTERE cioè rendere tangibile la forza e lo status di chi esegue la pratica rituale, COSTRUIRE IL SIGNIFICATO cioè dare un senso condiviso agli eventi della vita sociale, DISTRUGGERE L'IMMAGINE PUBBLICA DI UN NEMICO. Un esempio di rituale politico sono le elezioni che sono un'attività altamente regolata in termini procedurali e simbolici. La scheda è un oggetto carico di significati culturali ed istituzionali. Il mettere la croce su un simbolo è un atto che esprime la sintesi di considerazioni e di pulsioni emotive. Al rito si partecipa principalmente per le su 2 funzioni che svolge ovvero l'INTEGRAZIONE e il CONFLITTO. I rituali a differenze dei costumi o delle abitudini hanno una forma standardizzata, sono presentati all'individuo dalla società. Si dibatte attorno al fatto che siano strumento di conservazione oppure che abbiano anche capacità di indurre il cambiamento. Per quanto riguarda la capacità conservatrice è innegabile che i riti abbiano una natura conservatrice che contribuisce ad integrare l'individuo e a "socializzarlo". Per quanto riguarda le potenzialità distruttive si pensa che il rituale non sia un aforza unicamente conservatrice ma anche potenzialmente dirompente. In alcuni casi il rituale esaspera il conflitto e va contro l'integrazione. Esempi di rituali:

PROCESSO CUSANI: è stato un rituale di degradazione e di delegittimazione politica di un intera classe politica. Esso era prodotto da una causa strutturale (la corruzione) ma è stato efficace perchè è stato codificato simbolicamente a livello culturale. È stato un rito di passaggio tramite il quale si è pubblicamente riconosciuto un mutamento di status con il passaggio alla seconda Repubblica.

RITUALI LEGHISTI: cerimonie di identificazione. Non trae origini dall'interno delle istituzioni ma al di fuori del sistema e contro il sistema.

SEXYGATE:  altro rituale di degradazione.

IL RITUALE È UN LIGNUAGGIO ATTRAVERSO IL QUALE SI MANIFESTA IN MODO TANGIBILE E VISIBILE LÒA COMPETIZIONE PER IL POTERE ATTRAVERSO CONSERVAZIONE E CAMBIAMENTO.


IL SIMBOLISMO POLITICO: non esiste rituale senza simboli. Essi sono la parte oggettivata del rituale. Sono veri e propri oggetti come totem, bandiere che materializzano l'idea di per sé astratta e dunque difficilmente acquisibile dall'individuo. Con il termine simbolismo politico ci si riferisce alla RIFLESSIONE SCIENTIFICA SULLE DIMENSIONI SIMBOLICHE DELLA POLITICA, allo scambio di significati e valori ossia di risorse non materiali presenti in tutte le culture. Dunque è concentrato su un aspetto non economico e non riconducibile al perseguimento razionale di interessi materiali. In quanto ai simboli la politica non si distingue dalla religione.

LASWELL: sostiene che la natura complessa della politica e del potere non sia esauribile nella sia pure importante categoria dei simboli, essi sono risorse di potere ma il potere ha a disposizione anche altre risorse.

EDELMAN: vede una teoria simbolica della politica. Egli definisce come simbolo qualsiasi cosa a patto che produca gli effetti psicologici indicati.



RETORICA POLITICA: è un'arte e una disciplina di comunicazione. Il declino l'ha portata ai margini della comunicazione politica e nell'opinione comune ha acquisito una connotazione dispregiativa ma non può dirsi morta. I linguaggio della politica infatti è quello della persuasione e come tale non può fare a meno delle forme retoriche. Nel secondo dopoguerra è nata sulle sponde dell'atlantico una "nuova retorica" che rappresenta un'estensione della retorica classica ma ha assunto nuove forme con i nuovi mezzi di comunicazione. Il campo della retorica moderna si è esteso superando i generi della retorica classica e includendo tutte le forme moderne di discorso persuasivo . Si è impadronita di ogni sorta di produzione non verbale, costituendosi una retorica del manifesto, del cinema, della musica. I moderni sviluppatori della retorica moderna sono non retori bensì psicologi sperimentali.



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