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L'Euro
Qui di seguito sono presenti dei documenti tratti dal Sole 24 Ore riguardanti l'introduzione della moneta unica europea: l'Euro
BANCHE
L'impatto dell'Euro
Per la loro natura di intermediari di denaro, le banche sono ovviamente il perno principale sul quale ruota tutta l'operazione del passaggio dalla lira all'Euro.
Devono perciò in primo luogo convertire le loro operazioni da valute nazionali individuali all'Euro. Così come devono affrontare un'accurata revisione dei sistemi e delle procedure operative. Il loro compito è reso più difficile dal fatto che contemporaneamente sono costrette ad affrontare un altro appuntamento: il Millenium bug, cioè l'adeguamento del software all'anno 2000.
Sono dunque gli istituti di credito che devono fare in modo che il cambiamento avvenga nel modo più sicuro e consapevole per tutti, operatori economici e singoli cittadini.
In sintesi, questi sono i cambiamenti che le banche italiane dovranno affrontare:
concorrenza maggiore nella zona Uem, sia nei prezzi sia nella qualità dei servizi. Finora la differenza di valuta costituiva una sorta di barriera per i costi che essa imponeva;
razionalizzazione della struttura bancaria, con un maggior numero di attori pan-europei che opereranno insieme con banche di nicchia. Quelle solo nazionali possono andare avanti ma, per sopravvivere, avranno bisogno di diventare più efficienti e di posizionarsi in modo più attento;
eliminazione delle contrattazioni di cambio tra le valute europee che partecipano all'Unione monetaria;
importanza crescente delle attività bancarie in Euro mano a mano che la moneta unica diventa sempre più importante sia in Europa sia nella più ampia economia internazionale.
adeguamento dei sistemi informatici, con l'eliminazione di strumenti ormai superati e introduzione mezzi in grado di gestire sia le transazioni di sportello relative ai pagamenti in contanti o con addebito sul conto sia le procedure elettroniche di pagamento.
Adeguarsi a queste sfide porta costi ingenti per tutti gli istituti italiani di qualsiasi dimensione.
Le aree più interessate
Cambisti a parte, all'interno delle banche ci sono aree professionali più interessate di altre all'eurocambiamento e più direttamente coinvolte nella formazione necessaria per affrontarlo nei tempi strettissimi che restano. Le maggiori banche assicurano che tutto sia sotto controllo. Il San Paolo di Torino, per esempio, ha investito 100 miliardi nel suo Progetto euro, che include un'operazione di formazione con il coinvolgimento di tutti i 20mila dipendenti. BNL ha speso 150 miliardi: l'adeguamento informatico è stato seguito da un pool di 150 persone, senza contare gli esperti messi a disposizione dei fornitori. Il gruppo Intesa, che ha destinato all'appuntamento con l'Euro 250 miliardi, dallo scorso ottobre effettua test e simulazioni durante il fine settimana.
Addetti allo sportello
Se, per esempio, per gli addetti allo sportello può essere sufficiente un'informazione generale sui mutamenti portati dal vento dell'euro e sul modo corretto di confrontare un mutuo in lire con un finanziamento nella divisa europea (dal 2002 saranno tutti così) oppure spiegare cosa cambierà dal '99 sul mercato dei titoli di Stato, ben diversa è la preparazione richiesta agli operatori dell'area finanza e private banking.
Si calcola che almeno il 60-70% di loro dovrebbe frequentare corsi di approfondimento di grado specialistico per non trovarsi spiazzato di fronte alla clientela. E lo stesso dovrebbe avvenire per chi si occupa di sistemi di pagamento.
Ogni banca dovrebbe aver istituito, perciò, circa 30 tipi di corsi diversi, tra formazione di base, quella dei tutor, degli addetti al front line, dei responsabili di servizi, degli operatori di funzioni specifiche e degli specialisti del private e del corporate nel giro di un anno.
A scendere in campo in prima persona è stata la stessa Abi, con un 'Programma di formazione di base' all'interno del Progetto Emu, che ha l'obiettivo ambizioso di portare le nozioni e le informazioni generali sull'euro a tutti i dipendenti bancari italiani, impegnati dagli accordi comunitari a rappresentare un tramite con la clientela per fornire chiarimenti e informazioni sulle conseguenze della moneta unica sulle operazioni finanziarie.
Tutti gli istituti con più di 500 dipendenti possono avere un proprio tutor, mentre le banche minori devono affidarsi alle federazioni regionali nel caso delle aziende di credito cooperativo oppure ad altri istituti di formazione. I primi corsi sono partiti nel settembre scorso, a un ritmo di due cicli a settimana, per un totale di 300 eurotutor.
Marketing
Tutti i prodotti bancari del vicinissimo futuro devono essere impostati
in Euro e ridisegnati per essere confrontabili e competitivi con offerte
analoghe in arrivo da altri istituti europei.
Già nel '99 bisogna presentare i nuovi prodotti e aggiornare - ovvero tradurre
in euro - tutti i precedenti, mentre tra il 2000 e il 2001 si dovrà aggiornare
e promuovere solo le offerte della nuova generazione, e continuare a
presentarle al pubblico dal 2002 in poi.
I servizi bancari
Anche allo sportello l'ora zero della moneta unica scoccherà il primo gennaio 1999. L'Abi, infatti, ha attivato uno specifico accordo, detto Accordo interbancario sulla transizione all'Euro, che impegna tutte le banche e i soggetti non bancari interessati al trasferimento di pagamenti (dai bonifici ai bancomat) a trattare tutte le disposizioni in euro già a partire dal primo gennaio (in realtà l'esordio sacatterà il 4 gennaio, primo giorno lavorativo) e quindi durante la fase transitoria che durerà tre anni sotto l'egida del principio no compulsion-no prohibition (nessun obbligo, nessun divieto). Senza questo accordo le banche avrebbero potuto, con un'interpretazione a loro favorevole del principio, rifiutarsi di accettare, nel periodo transitorio, pagamenti o incassi in euro.
Quindi nel periodo transitorio - e solo durante questo - ci sarà una doppia moneta di conto (appunto lira ed euro) nella quale regolare le diverse operazioni bancarie.
Conti correnti
Durante il regime della doppia moneta di conto, il cliente dovrà avere la possibilità di effettuare incassi e pagamenti (non in contanti) in lire o in euro. Il suo conto corrente, conseguentemente, dovrà essere denominato nelle due valute e consentire conteggi di interessi e operazioni di cambio con divise non comprese nell'area della moneta unica sia versus lira sia versus euro. Se un cliente vorrà mantenere fino all'ultimo il suo conto in lire e riceverà una somma in euro, la banca dovrà convertire automaticamente l'euro in lire al tasso unico, fisso e irrevocabile (stabilito il 31 dicembre 1998) con il quale la lira è entrata nel sistema della moneta unica. L'operazione non sarà gravata da alcuna spesa.
Estratti conto
Lo Schema nazionale di piazza, una pubblicazione del Comitato euro-ministero del Tesoro che aiuta il sistema finanziario nella sua fase di transizione, lascia alle banche la piena libertà nella pubblicazione dei fogli informativi. A seconda dei servizi erogati, ogni banca potrà scegliere se stampare la modulistica in lire, in euro o con la doppia indicazione dei prezzi. Le banche dovranno comunque preoccuparsi di essere trasparenti nella comunicazione delle lettere contabili. Qualunque sia la denominazione del conto, i movimenti saranno registrati nella stessa unità di conto. Ma, per abituare il risparmiatore alla moneta unica, saranno segnalati gli importi sia in lire sia in euro, con l'indicazione del tasso di conversione.
Acquisto di titoli
Dal primo gennaio 1999 i Governi dei Paesi aderenti all'Unione europea emetteranno titoli del loro debito in euro e convertiranno le emissioni precedenti. Il risultato di questo Big Bang sarà la nascita immediata di un mercato euro liquido ed efficiente all'interno del quale verranno regolate tutte le transazioni. Nessun cambiamento si verificherà invece per le condizioni al servizio dell'emissione. In caso di tasso fisso, questo verrà mantenuto anche dopo la conversione. In caso di tasso variabile, sarà invece conservato lo stesso parametro di riferimento. Quanto infine alle emissioni private, l'orientamento di massima è quello di un rimborso in lire fino al giugno 2002 e di una conversione di capitale e cedole in euro a partire dal luglio 2002.
Bonifici
Nel periodo transitorio sarà possibile operare utilizzando lire o euro. Nell'estratto conto verranno riportati gli estremi dell'operazione in lire con l'eventuale conversione in euro. Con il nuovo sistema europeo di trasferimenti denominato Target (Transeuropean Automated Real-time Gross-settlement Express Through, Trasferimento automatico in tempo reale di pagamenti lordi tra i Paesi europei) le oggi gravose commissioni e spese dovrebbero ridursi.
Assegni
A differenza del conto corrente che sarà unico, i carnet saranno distinti per lire ed euro. Una vistosa immagine dovrà permettere agli utenti di distinguere facilmente il libretto degli assegni per le lire da quello utilizzabile per l'euro. Se un cliente vorrà convertire il suo conto da lire in euro, la maggioranza delle banche si è impegnata a mantenere lo stesso numero di conto per evitare un inconveniente: il numero di conto stampato sul libretto degli assegni, per motivi di sicurezza, non può essere modificato. Nella fase transitoria, gli assegni circolari potranno essere emessi in lire o in euro e le banche dovranno preparare nuovi assegni in euro, disegnando moduli ben differenziati. Naturalmente l'assegno potrà essere riscosso in contanti solo in lire fino a che la moneta europea non verrà stampata e messa in circolazione a partire dal primo gennaio 2002.
Carte di credito/debito
Le carte di credito e quelle di debito, come il bancomat, saranno abilitate a operare in doppia valuta dal primo gennaio 1999. Gli acquisti potranno quindi essere effettuati sia in lire sia in euro, mentre gli sportelli bancomat potranno erogare, nel periodo di transizione, solo lire. In quel periodo, infatti, l'euro non esisterà fisicamente. Dal primo gennaio 2002, tutti i cash dispenser saranno in grado di erogare la nuova valuta. Non sarà necessario cambiare la carta magnetica: se la sua validità sarà a cavallo dei due periodi, la carta passerà automaticamente a erogare valute diverse.
Nel periodo di transizione, per le carte di credito che prevedono un tetto massimo di spesa sarà necessario adeguare sia i terminali Pos sia le procedure di gestione. I terminali dovranno permettere la digitazione in lire o in euro ed evidenziare sul display il doppio importo. Le procedure di gestione dovranno autorizzare pagamenti in valuta diversa da quella del tetto di spesa e cambiare la rendicontazione. Sull'estratto conto della carta i pagamenti saranno rappresentati in entrambe le divise e gli importi saranno addebitati nella valuta de conto di appoggio. L'eventuale conversione da parte della banca non comporterà alcun costo aggiuntivo
BORSA
Eurolistino: rivoluzione dal 4 gennaio 1999
Il Big Bang della Borsa europea è programmato per il prossimo 4 gennaio: a partire da quel giorno le transazioni di tutti gli strumenti finanziari quotati (azioni, diritti, warrant, ecc.) sulle undici piazze di Eurolandia avverranno in euro.
In questo periodo sarà possibile utilizzare la moneta unica in tutte le operazioni di incasso e pagamento che non richiedano l'utilizzo di denaro contante. E non è necessario che l'investitore apra un conto in euro.
Le obbligazioni convertibili continueranno a essere espresse in percentuale rispetto al valore nominale, ma gli scambi saranno effettuati in modo tale da consentire la generazione di controvalori in euro. Mentre per i futures, quelli con scadenza marzo 1999 saranno ancora espressi nel punto indice in lire.
Procedure analoghe di transizione all'euro, che assicureranno il funzionamento nella moneta unica dei mercati, riguarderanno i titoli a reddito fisso e gli strumenti derivati dell'Idem, il mercato dei prodotti derivati sui titoli azionari e gli indici di Borsa.
Le motivazioni di tale scelta sono individuabili nella volontà di non influenzare negativamente la liquidità del mercato (frammentando il listino in gruppi di titoli negoziati in valuta diversa), da ragioni di efficienza tecnologica (è opportuno evitare la duplicazione di modalità di negoziazione e contabilità) e nell'intenzione di tutelare la competitività della Borsa sul piano internazionale.
Probabilmente la moneta unica avrà l'effetto di aumentare i flussi finanziari, la concorrenza tra mercati e tenderà a premiare gli intermediari finanziari più efficienti.
Dovrebbero scendere anche le commissioni pagate a banche e Sim, anche se per ora rimane tutto fermo: per le transazioni a Piazza Affari la percentuale è fissata allo 0,7%, ma andare oltrefrontiera costerà ancora molto di più.
Ciò vuol dire che l'abbattimento delle barriere monetarie non sarà sufficiente a garantire un listino unico. E' per questo che le trattative tra piazze europee per giungere alla Borsa paneuropea procedono per arrivare a definire le alleanze (Londra, Francoforte, Amsterdam,Parigi, Milano, Bruxelles, Madrid e Zurigo) e a stabilire regole e convenzioni comuni per gli scambi.
La rivoluzione dell'Euro investirà anche risparmiatori: dal 1° gennaio 1999 tutte le nuove emissioni di titoli negoziabili del debito pubblico saranno denominate in euro, come pure i titoli di Stato preesistenti ( Bot, Ctz, Btp, Cct). Anche in questo caso una delle ragioni fondamentali della scelta è rappresentata dalla volontà di assicurare condizioni di massima omogeneità per gli investitori e il mercato, senza differenziare gli strumenti in lire da quelli nuovi in euro. Sotto il profilo tecnico il processo di ridenominazione sarà agevolato da nuove misure di 'dematerializzazione' (che incideranno sull'attuale residua circolazione cartacea dei titoli) contenute nel Decreto legislativo di attuazione della Legge delega n. 433/1977 per la transizione all'euro.
La ridenominazione degli altri strumenti finanziari (azioni, warrant, obbligazioni private) avverrà in maniera scaglionata all'interno del periodo 1999-2001. Nel Decreto legislativo sopra citato sono previsti interventi normativi volti a ridurre la complessità delle operazioni sul capitale richieste (aumenti di capitale, utilizzo di azioni prive di valore nominale) e il corrispondente onere per gli emittenti. La scelta di iniziare a negoziare in euro i titoli quotati indipendentemente dalla ridenominazione del capitale sociale dell'emittente è al riguardo funzionale ad assicurare la gradualità degli interventi richiesti agli emittenti, agevolando in particolare l'operato di quelli meno aperti alla realtà finanziaria internazionale.
Una risposta ai dubbi del "Bot people"
Cosa succederà ai titoli di Stato con l'introduzione dell'euro?
Tutti i titoli di Stato ( Bot, Btp, Cct, Ctz e obbligazioni delle Ferrovie dello Stato) dal 1° gennaio 1999 saranno emessi in euro. A quella data verranno ridenominati in euro anche i 'vecchi' titoli già emessi in modo da non avere due diversi mercati per i titoli di Stato, uno in lire per i titoli già in circolazione e uno in euro per quelli di nuova emissione. Il tasso di interesse sui 'vecchi' titoli non cambia: infatti con l'euro viene garantito il principio di continuità dei contratti.
I miei risparmi in titoli di Stato perderanno valore?
No. Con l'euro cambia l'unità di conto, ma non il valore del denaro. La politica monetaria comune, improntata alla stabilità, renderà i risparmi meno esposti all'erosione dell'inflazione. La scelta di ridenominare in euro i titoli di Stato fin dal 1° gennaio 1999 consente di inserirsi al più presto nel mercato finanziario europeo, che funzionerà tutto in euro.
La conversione dalla lira all'euro comporterà dei costi per i risparmiatori?
La conversione dei conti correnti sarà gratuita, sia durante che alla fine del periodo di transizione (1/1/1999 - 31/12/2001), come anche la conversione dei pagamenti in uscita e in entrata. Anche il cambio di monete e banconote dalla lira all'euro sarà gratuito. Al più tardi dal 1° gennaio 2002 avremo in mano le banconote in euro e incomincerà il ritiro graduale di quelle in lire. Il 1° luglio 2002 la lira perderà corso legale.
Chi possiede un conto titoli presso una banca non dovrà fare nulla: sarà la sua banca ad effettuare automaticamente la conversione. Chi invece possiede dei titoli cartacei dovrà riportarli in banca, perché nel frattempo sarà entrata in vigore la 'dematerializzazione' .
Cos'è la 'dematerializzazione' dei titoli?
Significa che i titoli di Stato, dal prossimo mese di luglio, non esisteranno più in forma cartacea, ma unicamente come iscrizione contabile. Chi possiede dei titoli cartacei dovrà riportarli in banca e aprire un conto titoli entro il 31 dicembre 1998.
Come avverrà la conversione in euro dei titoli?
Il tasso di conversione irrevocabile lira/euro verrà fissato dalle Banche centrali dell'Unione ill 31 dicembre 1998. Il taglio minimo di ciascun titolo (in Italia per la maggior parte dei titoli questo taglio è di 5 milioni di lire) sarà convertito in euro, arrotondando il risultato alla seconda cifra decimale, cioè al centesimo di euro.
Cosa succede a chi possiede più del taglio minimo?
La conversione lira/euro viene calcolata sul taglio minimo di 5 milioni e il valore ottenuto viene poi moltiplicato per il numero di tagli minimi di un dato titolo.
Con l'euro cambia il valore minimo di acquisto dei titoli di Stato?
Sì. Se prima occorrevano di regola cinque milioni per investire, dal 1° gennaio 1999 basterà disporre di 1.000 euro (meno di 2 milioni di lire).
Come faccio ad avere delle 'cifre tonde' nei miei titoli di Stato convertiti in euro?
I tagli 'tondi', multipli di 1.000 euro, potranno essere negoziati direttamente in Borsa. Le 'spezzature' potranno essere conservate tali e quali oppure essere vendute alla banca che applicherà una commissione minima di copertura dei costi. Il prezzo di vendita sarà comunque quello ufficiale di Borsa di quel giorno.
IMPRESE
L'era della moneta unica
Come governare il cambiamento nelle imprese
Costi e vantaggi
Alle aziende italiane l'avvento dell'euro costerà, complessivamente, centinaia di miliardi. Ma se è indubbio che nell'immediato l'introduzione della moneta unica rappresenta un onere non trascurabile (programmi, macchine, addestramento, organizzazione), nel contempo è un'opportunità per i vantaggi che l'euro porta con sé: la nascita di un mercato da 290 milioni di consumatori, più compatto e più liquido; la semplificazione degli scambi e degli investimenti; la semplificazione della contabilità interna; una maggiore trasparenza e una concorrenza basata sempre di più sulla qualità dei beni e servizi.
Si tratta di un'occasione per ripensare la propria organizzazione, renderla più efficiente e ridefinire i rapporti con tutti i partner improntandoli a una maggiore collaborazione.
Diventa, dunque, essenziale che tutte le aziende, grandi e medio-piccole, si preparino per tempo per poter essere in grado di sfruttare al meglio questi vantaggi, dal momento che dall'avvio dell'Unione monetaria, essa sarà giudicata anche dalla sua capacità di pensare e agire nella nuova moneta e dal rapporto che avrà con clienti e fornitori.
Il Sole 24 Ore Idea, offre qui alcune regole essenziali per gestire il passaggio alla moneta unica e insieme anche uno strumento utile per misurare il proprio grado di preparazione.
Regole generali
Il vero tema dell'introduzione dell'euro è legato all'ampliamento del mercato oltre le precedenti barriere domestiche, senza più la valvola di aggiustamento anche politico dei cambi, che rende immediato il confronto con la concorrenza. Molto meno cruciali sono i problemi contingenti delle soluzioni di natura contabile e informatica, che vengono affrontati e risolti una volta per tutte.
Ogni azienda dovrà, dunque, individuare la propria strategia verso la moneta unica e adattare la sua marcia non solo in base alla situazione di partenza e agli obiettivi, ma anche in relazione ai flussi commerciali e alle sue ambizioni di crescita.
Per farlo essa dovrà prestare particolare attenzione alla legislazione dell'Unione europea e all'adeguamento della normativa nazionale e decidere il momento in cui passare all'euro.
Per giungere a questa decisione ci sono alcuni passi che ogni azienda dovrebbe avere già compiuto:
l'identificazione delle fonti da cui attingere le informazioni per valutare gli impatti dell'euro;
l'individuazione dell'Euromanager, colui che in azienda è responsabile di tutta l'operazione con un'eventuale task force operativa;
l'esame della singola situazione, in base a parametri chiave: dimensione dell'impresa, i mercati di sbocco e le prospettive di crescita;
la preparazione di un piano d'azione, al quale venga data priorità strategica, con la definizione di tempi e costi dei cambiamenti da effettuare.
Cosa cambia nell'impresa
1) Organizzazione e strategia
Con l'euro, si svilupperanno gli scambi e gli investimenti transfrontalieri, con il conseguente aumento della pressione concorrenziale. Ci sarà una maggiore trasparenza dei prezzi e quindi l e imprese non potendo più godere dei vantaggi di cambio, dovranno puntare tutto sull'efficienza e sul marketing. La concorrenza si farà anche sulla capacità delle aziende di informare i consumatori, per esempio, attraverso la doppia indicazione dei prezzi. Questo genere di cambiamenti si presenterà alla fine del periodo di transizione, ma è bene che le aziende predispongano le loro strutture fin da ora per approfittare dei vantaggi della moneta unica.
2) Tesoreria e finanza
Dal 1999 al 2002 le aziende potranno stabilire quale approccio adottare per la transizione, cioè se usare subito l'euro come moneta per le transazioni. Esse devono tenere presente che l'orientamento italiano è l'opzione totale: le società avranno il diritto di redigere la contabilità, convertire il capitale sociale, presentare le dichiarazioni fiscali ed effettuare i pagamenti in euro o in valuta nazionale a partire dal '99. Così come potranno emettere azioni, obbligazioni e altri strumenti finanziari in euro. Scegliere la lira o l'euro non comporta l'eliminazione della moneta scartata che verrà trattata come una qualsiasi moneta straniera, poichè sul mercato vi sarà chi opererà in lire e chi lo farà in euro.
Tutte le imprese dovranno convertire debito e azioni denominate nelle monete che partecipano all'Uem fin dall'inizio del 2002, quando le valute nazionali non avranno più corso. Ma sarebbe opportuno convertirle più presto per cogliere il vantaggio di mercati più profondi. Nel momento in cui faranno questa operazione, talune società potrebbero trovare che l'arrivo della moneta unica cambi la loro posizione fiscale.
Ciò potrebbe avvenire a causa della conversione di un profitto o una perdita incerta in una certa, cristallizzando cioè il profitto o la perdita per scopi fiscali.
Cosa deve fare il tesoriere?
Per riassumere, dunque, i compiti più importanti di questa area aziendale sono:
- esaminare tutte le aree di attività e, per ogni caso, scegliere la moneta di riferimento;
- decidere quale approccio adottare per gestire i flussi in euro;
- definire con le banche i servizi proposti e i relativi costi.
3) Gestione e formazione del personale
Il passaggio all'euro impone alle aziende un ripensamento sulla propria organizzazione, anche perché l'allargamento dei mercati delle esportazioni impone nuove decisioni sulla consistenza e l'ubicazione del personale di vendita. In ogni caso, in questi mesi di preparazione alla transizione, l'impresa deve porsi alcuni obiettivi affinché l'operazione euro non eserciti un impatto destabilizzante sugli equilibri interni.
In particolare il suo compito è quello di:
informare e coinvolgere i dipendenti;
dare il via a programmi di formazione, a partire da coloro che dovranno gestire la transizione o sono a contatto con la clientela;
preparare la conversione in euro delle buste paga a seconda delle legislazioni nazionali. Ciò che varierà sarà solo il modo in cui verranno presentate, non la loro struttura.
4) Tecnologia dell'informazione
L'impatto del passaggio alla moneta unica sui sistemi informativi interni
impone una serie di adattamenti che va a incidere anche sui costi che l'azienda
deve affrontare. Ai fini dell'adeguamento, i compiti principali sono il riesame
e l'elenco di tutti i progetti riguardanti il sistema informatico, una
valutazione dell'impatto che l'euro avrà sui progetti attuali e futuri e la
eventuale modifica di certi progetti ed eventualmente la scelta di programmi
diversi.
Nel supplemento Informatica del Sole-24
Ore (del 20 marzo 1998) una serie di articoli offre un quadro completo dei
problemi che devono affrontare imprese e banche per adeguare i propri sistemi
informatici all'introduzione della moneta unica. Inoltre una software library offre i programmi più
aggiornati da utilizzare in azienda.
Chi si è preparato e chi no
In questi ultimi mesi sono fluiti fiumi d'inchiostro su come le aziende debbano attrezzarsi in vista della moneta unica. Secondo un'indagine europea condotta, a cavallo tra il '97 e il '98, dall'Ibm risulta che il grado di preparazione delle imprese italiane era sostanzialmente in linea con gli altri Paesi. Ma, in particolare, risultava che le aziende più grandi erano quelle più tempestive e che stavano strutturandosi (considerati i vantaggi) per adottare l'euro al più presto. Il buco nero rimane la piccola e media impresa, che costituisce l'ossatura della nostra economia: difatti il 42% dell'occupazione italiana fa capo ad aziende con meno di nove addetti, contro una media europea del 26 per cento.
Stando a un sondaggio della Confindustria e dell'Istituto Tagliacarne, risalente alla scorsa estate, è risultato che tra le Pmi esiste una radicata e diffusa impreparazione alla moneta unica, tanto che lo stesso Istituto parla esplicitamente di 'deficit di adattamento'.
In sostanza, è emerso che le imprese fino a 250 addetti (ma soprattutto le imprese più piccole) stanno facendo poco o nulla in vista del riposizionamento strategico. E sembrano aver disatteso tutti gli avertimenti a non considerare l'euro come un'operazione meramente contabile. Difatti nel periodo transitorio, che va dal '99 al 2001, oltre la metà delle imprese contattate dichiara di volere adottare la costosa doppia contabilità (in lire e in euro), ma sette imprenditori su dieci non hanno idea di quanto possa incidere sul conto economico.
L'impreparazione del sistema delle piccole e medie imprese italiane all'appuntamento con l'euro è confermata da una recentissima ricerca dell'Istat (14 dicembre 1998), secondo la quale solo il 18,2% delle società italiane esprimerà il bilancio e il listino prezzi nella nuova valuta già dal prossimo anno, mentre il 40,9% rimanderà il tutto al Duemila e il 37,2% aspetterà il 2001, l'ultimo anno disponibile prima di passare al regime definitivo. Ma, sempre secondo la ricerca Istat, anche le grandi imprese sono in ritardo: solo il 23% si adeguerà già dal 1999, mentre il 40% avrebbe deciso di aspettare fino al Duemila.
Largo consumo
Industrie e distributori hanno pianificato un'introduzione graduale dell'euro: l'obiettivo è di preparare la filiera del largo consumo al decollo dell'euro, almeno sei mesi prima del debutto ufficiale, previsto per il 1° gennaio 2002.
Già da luglio, secondo il protocollo siglato dal Comitato per l'euro, tra le imprese del largo consumo si prepareranno per arrivare a definire un listino unico in lire e in euro, con una conversione aritmetica dell'attuale listino in lire.
Nella fase iniziale, per quanto riguarda l'arrotondamento, si procederà con tre cifre decimali, per poi utilizzare due sole cifre significative al momento della conversione in euro del ciclo di fatturazione e pagamento.
Ciò avverrà a partire dal 1° gennaio del 2001. Le imprese della filiera del largo consumo avranno quindi a disposizione un anno e mezzo per approntare tutti gli strumenti e le procedure necessarie.
A partire dal 1° gennaio del 2001 saranno validi alcuni criteri guida molto precisi: univocità della valuta, irreversibilità della scelta, sincronizzazione delle procedure, trasparenza sui termini di preavviso e obblighi di comunicazione preventiva.
L'univocità della valuta significa che l'adozione dell'euro deve riguardare tutto il rapporto amministrativo, anche le fatture, le note di servizio e i relativi pagamenti. Inoltre, la scelta dell'euro, in virtù della sincronizzazione, deve avvenire all'inizio di un nuovo anno o all'inizio di un nuovo periodo di contabilizzazione-liquidazione di premi e contributi.
La decisione di orientare il rapporto amministrativo sull'euro dovrà essere comunicata, per iscritto, ai partner con almeno tre mesi di preavviso. La comunicazione dovrà comprendere almeno le date corrispondenti al cambiamento dei processi amministrativi, i criteri con cui si intendono pagare le partite aperte in valuta nazionale, i nomi dei contatti, le modalità per risolvere eventuali anomalie, i cambiamenti apportati nei vari documenti amministrativi.
I documenti contabili con data successiva al 1° gennaio 2001, ma relativi a partite inizialmente generate in lire, devono essere emessi in euro con il riferimento anche in lire. Su richiesta potrà essere emesso un allegato con doppi importi per un periodo di sei mesi e comunque non oltre il 31 dicembre 2001. I pagamenti avvengono nella valuta dei documenti contabili.
Pagamenti in lire sono ammessi in via eccezionale per un periodo di sei
mesi.
L'operazione di semplificazione dei conti lungo la filiera si svilupperà per
circa 24 mesi. Pertanto dopo la conversione a partire dal 1° gennaio e per i
successivi sei mesi le rettifiche sui periodi antecedenti saranno fattibili a
prezzo di maggiori oneri di conversione.
FAMIGLIA E RISPARMI
L'euro nella vita quotidiana
Una sola moneta da Palermo a Clifden. Per 290 milioni di europei, dalla nostra Sicilia all'estremità nord-occidentale dell'Irlanda, comincia la grande avventura dell'euro. Il cambiamento per i consumatori, fino al 2002, sarà ancora 'virtuale' perché in tasca avremo sempre le lire italiane (o i franchi francesi, i marchi tedeschi e così via), ma, come avviene nel mondo di Internet, sarà proprio questa 'realtà virtuale' quella che conta. Le monete e le banconote nazionali, attraverso i cambi fissi irrevocabili con l'euro, dal 1° gennaio 1999 saranno soltanto frazioni o multipli non decimali della nuova moneta comune. Il grande passo, dunque, è fatto.
L'euro è chiaramente un progetto ben più impegnativo dello Sme (il vecchio Sistema monetario europeo), che ci porterà oltre 'le colonne d'Ercole' dell'abitudine quotidiana. Il pubblico chiede più informazioni e una prova è stata anche il successo del supplemento domenicale del Sole 24 ORE 'Risparmio e famiglia con i Flintstones', dieci fascicoli dedicati all'introduzione della nuova moneta europea. Secondo l'ultimo eurobarometro, inchiesta a cadenza semestrale della Commissione Ue svolta su un campione di mille persone in ogni Paese membro (resa nota in settembre su dati raccolti in aprile-maggio 1998), circa metà dei cittadini europei ha una conoscenza almeno sommaria dell'avvio della moneta unica, con il picco dell'89% in Lussemburgo (per l'Italia siamo al 60 per cento). Soltanto un quarto degli europei si ritiene tuttavia 'bene informato' in materia (massimo 43% il Olanda, minimo 11% in Portogallo, Italia al 17 per cento).
Tassi di interesse e mutui casa
Il 3 dicembre 1998, a poco meno di un mese dall'introduzione della moneta unica, le 11 Banche centrali dell'area euro hanno annunciato un abbassamento concertato dei tassi di riferimento. Dieci Paesi lo hanno portato al 3%, mentre l'Italia - che partiva da livelli più alti del costo del denaro - lo ha ribassato di mezzo punto, dal 4 al 3,5 per cento e si è allineata agli altri il 23 dicembre. Con questa mossa i banchieri centrali nazionali hanno giocato d'anticipo rispetto alla Banca centrale europea. La convergenza al 3% significa un vantaggio netto per le imprese e le famiglie italiane: un tasso di riferimento che non si era mai visto da noi, nemmeno negli anni d'oro del boom economico, quando la Banca d'Italia tenne la sua leva monetaria bloccata dal 1958 al 1969 sul livello del 3,5 per cento.
Le famiglie guardano dunque con speranza alla discesa dei mutui casa: ai primi di gennaio i tassi medi offerti dagli istituti di credito italiani oscillano fra il 5 e il 6% (per il fisso) e intorno al 5-5,5% per i mutui a tasso variabile. Alcune banche, proprio in coincidenza dell'avvio dell'euro, sono scese sotto la soglia del 5 per cento, anche se il presidente dell'Abi Maurizio Sella ha raffreddato gli entusiasmi di chi ha prefigurato a breve termine un livello del 4,15-4,30 per cento ('dipenderà dal mercato, dal costo della raccolta e da altre condizioni').
Eurolabel
E' naturale che i cittadini e i consumatori in generale avranno bisogno di un po' di tempo per abituarsi alla nuova moneta. Come quando si fa un breve soggiorno in un Paese straniero c'è il rischio di perdere la 'percezione' dei prezzi, in particolare per gli italiani, che lasceranno la vecchia 'liretta' per passare a una nuova unità monetaria del valore quasi 2mila lire attuali. Cadono di colpo tre zeri: nei primi tempi occorrerà esercitarsi in una sorta di 'ginnastica mentale', più o meno come avviene per esempio quando dobbiamo trasformare nei calcoli le lire in dollari.
Per un'intesa (volontaria) fra i rappresentanti del commercio e quelli dei consumatori, i negozi avranno la facoltà di esporre la doppia prezzatura (in moneta nazionale e in euro) dei beni di largo consumo. In Italia dalla fine di gennaio l'euro arriverà nei negozi di nove città (Treviso, Pavia, Perugia, Foggia, Vicenza, Taormina, Siena, Abano Terme, Bra in provincia di Cuneo): un adesivo rettangolare blu e azzurro, con il simbolo dell'euro e i tratti di un volto che sorride, sarà esposto in vetrina dai commercianti che aderiscono all'accordo Eurolabel. L'etichetta potrà riportare anche la scritta 'si accettano pagamenti in euro' se il negozio, oltre a esporre il doppio prezzo, accetta pagamenti con carte di credito, bonifici e assegni espressi in euro.
Prezzi trasparenti, non prezzo unico
Un altro contraccolpo psicologico potrebbe venire dal confronto fra i salari nei diversi Paesi euro, per esempio di un operaio o di un impiegato o di un insegnante. Questi raffronti, con la moneta unica, saranno infatti di immediata lettura, anche se il fatto che il metalmeccanico tedesco guadagni 2 o 3 mila euro al mese dipende dai diversi livelli di produttività di Italia e Germania. In altre parole l'operaio di Colonia o di Monaco ha un salario più alto perché, con il proprio lavoro e una più alta dotazione di capitale, produce beni e servizi che vengono venduti sul mercato a un prezzo maggiore. Inoltre con mille euro in Germania non si acquistano gli stessi prodotti che in Italia (come il costo della vita, e quindi il potere d'acquisto, a Palermo è inferiore di quasi un terzo rispetto a Milano).
L'introduzione dell'euro faciliterà la trasparenza dei prezzi, attenuandone le differenze, renderà i mercati più competitivi ed efficienti, anche se non porterà al prezzo unico per le stesse merci. La spiegazione, come si può capire dagli esempi citati sopra, è legata ai tradizionali vantaggi comparati nella produzione dei beni, alle differenze dei costi di trasporto e distribuzione, alla struttura del commercio all'ingrosso e al minuto, alle diverse aliquote Iva: la 'questione fiscale' è da tempo sul tavolo dei capi di Stato e di Governo, ma anche l'ultimo Consiglio europeo di Vienna l'11 e 12 dicembre si è chiuso con un rinvio dell'approvazione del cosiddetto Pacchetto Monti (che prevede appunto l'armonizzazione in tutti i Paesi Ue delle aliquote fiscali).
Secondo una ricerca della Nielsen diffusa nelle scorse settimane, i consumatori europei saranno più attenti ai prezzi: di fronte a un certo disorientamento iniziale potranno rifugiarsi nella fedeltà alla marca o al punto vendita, ma si dovrebbe poi andare a un 'consumerismo transnazionale'. La politica commerciale delle grandi imprese dovrebbe portare a un'armonizzazione dei prezzi (in basso) e a una riorganizzazione dei formati dei prodotti da esporre negli scaffali dei supermercati europei.
Un altro studio della Lehman Brothers pubblicato a fine agosto 1998 ha confrontato 53 prodotti omogenei venduti nei Paesi dell'area euro (dalla bottiglia di Coca-Cola alla Volkswagen Golf, dal litro di latte al computer Compaq Presario, dalla mezza dozzina di uova ai Jeans Levi's). La differenza media dei prezzi è risultata del 23% (il doppio che negli Stati Uniti): più basso è lo scarto per i Levi's e la VW Golf; per una bottiglia di birra si arriva invece al 50 per cento. La famosa casalinga di Voghera non andrà quindi a fare la spesa in Francia o in Germania per 'lucrare' la differenza di prezzo, ma quando si parla di beni durevoli come un'autovettura o un computer il discorso cambia. Per le automobili in particolare, secondo gli analisti della Lehman, dove già oggi lo scostamento è soltanto del 7%, il differenziale dovrebbe ridursi ancora di più. Molta convergenza ci sarà anche nel settore delle telecomunicazioni e in quello della telefonia mobile in particolare.
Anziani e poveri
Ci sono però anche alcune categorie sociali più deboli - come gli anziani, i poveri, la gente meno istruita, i portatori di handicap - che rischiano di avere più danni che vantaggi dall'introduzione della moneta unica. Lo ha rilevato la stessa Commissione europea,in particolare la Dg XXIV, che stima nel 20-25% della popolazione l'aliquota dei 'vulnerabili' a subire un vero e proprio shock. In Europa ci sono 58 milioni di europei sopra i 65 anni e quasi il 30% persone che nella loro vita non hanno mai effettuato un pagamento in valuta straniera. L'introduzione dell'euro, se non è accompagnata da politiche adeguate, può pertanto aggravare le fratture sociali e i deficit di cittadinanza. Secondo la Commissione non si può attendere il 2002 quando le monete e banconote in euro arriveranno nelle nostre tasche, ma è necessario creare un clima di fiducia, soprattutto rassicurando i consumatori che i costi del passaggio alla moneta unica non avranno effetti suoi loro redditi e le loro spese.
Uno dei punti particolarmente delicati per questa di fiducia è il rapporto dei cittadini consumatori (o clienti) con le banche. Per la tenuta di un conto corrente gli istituti di credito italiani, spagnoli, francesi, nell'ordine, sono quelle che hanno finora praticato uno spread più alto sugli interessi (nel caso dell'Italia, il triplo di quello esistente verso la clientela in Germania). Ma, ora che non ci sarà più il rischio di cambio, il correntista potrà confrontare i servizi offerti e scegliere i più efficienti e meno costosi, che non sempre saranno quelli delle banche nazionali. La nuova realtà in cui il sistema bancario italiano dovrà lavorare sarà basata sulla stabilità monetaria, un'inflazione bassa, dei tassi di interesse ridotti.
Il cambio delle banconote
Dal 1° gennaio 1999 tutte le operazioni 'estere' di natura finanziaria verso i Paesi della zona euro diventano 'residenti'. Le sale cambi finora deputate a gestire le transazioni nelle diverse valute europee, potranno lavorare soltanto sul rapporto dell'euro con dollaro, yen, sterlina inglese, franco svizzero e le valute minori. Per il cambio di banconote e monete non dovrebbero dunque più essere pagate commissioni valutarie: aiuta a capire l'importanza della novità l'esempio (più volte citato) di chi, partendo con un milione di lire da Roma e viaggiando in tutte le capitali europee, alla fine del giro si ritroverebbe con un importo dimezzato senza nemmeno fare alcun acquisto.
Il condizionale - dovrebbero non essere più pagate - ha però una sua spiegazione. Prima della nascita dell'euro, chi si recava in banca per comprare o vendere franchi francesi o marchi tedeschi contro lire italiane lo faceva sulla base di quotazioni che, rispetto a quelle ufficiali, incorporavano un differenziale (o spread) anche consistente, grazie al quale la banca si tutelava dal rischio di cambio e costruiva parte del proprio guadagno (cambio 'denaro' e cambio 'lettera'). In aggiunta veniva pagata una commissione, variabile da banca a banca, per il servizio (trasporto, assicurazione, cambio fisico delle banconote).
Scomparsa l'incertezza del cambio il 31 dicembre 1998, sono arrivate le sorprese nei primi giorni del nuovo anno. In Italia l'Abi ha indicato - come tetto massimo - una commissione di 5mila lire e/o una percentuale dall'1 al 3% sull'importo dell'operazione per i costi del servizio e alcune aziende di credito hanno disinvoltamente scelto il livello più alto (ma lo stesso è capitato, ad esempio, in Germania): paradossalmente, in certi casi, pur comprendendo il rischio di cambio, l'onere risulta più basso per cambiare dollari o sterline. Quasi una beffa per i cittadini di Eurolandia. Contro il caro-cambi da Bruxelles si sono fatti sentire i commissari italiani Emma Bonino e Mario Monti; anche il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi, condividendo le preoccupazioni dell'opinione pubblica, ha invitato i vertici dell'Abi a intervenire presso il sistema bancario per un'azione moderatrice sui cambi e sui bonifici transfrontalieri.
Secondo Mario Monti è importante che le banche spieghino con chiarezza tutti i costi associati all'operazione di cambio, inclusi quelli che un tempo erano 'nascosti nello spread' tra valore d'acquisto e di vendita, ora invece unificato nel rapporto fisso. La trasparenza nelle commissioni dovrebbe portare una ulteriore pressione al ribasso, dato che i consumatori sono per la prima volta in grado di comparare i costi. Monti ha invitato le banche 'a soppesare i benefici finanziari di breve periodo nell'aumentare le commissioni di conversione con i danni di lungo periodo per i singoli istituti creditizi e per il sistema bancario nel suo complesso in termini di credibilità e di fiducia dei consumatori'. Nelle prossime settimane si vedrà se questi 'appelli' saranno stati recepiti. Intanto, comunque, i risparmiatori possono convertire senza spese le banconote estere dell'area euro presso gli sportelli provinciali della Banca d'Italia fino a un controvalore di 3 milioni di lire (gli uffici della Banca d'Italia non cambiano invece le lire nelle valute euro).
Assegni e carte di credito
Tutti i correntisti possono richiedere alla propria banca blocchetti di assegni sia in lire che in euro senza spese aggiuntive (e anche senza avere aperto un conto in euro). I libretti si distingueranno soprattutto per il colore, ma anche per il 'glifo' dell'euro che dovrà essere stampigliato con evidenza. Nella compilazione bisognerà indicare sempre i centesimi, sia in cifre che in lettere, separati da virgola (ad esempio euro 2000,00 ed euro duemila e no cent).
Con la carta di credito è già possibile operare in doppia valuta (euro e moneta nazionale) per quanto riguarda gli acquisti, mentre gli sportelli Bancomat erogano ovviamente soltanto banconote in lire. Dal 1° gennaio 2002 il Bancomat (che non dovrà per questo essere sostituito) erogherà anche in euro. Sull'estratto conto per la clientela i pagamenti saranno rappresentati in entrambe le divise.
Azioni, titoli, fondi di investimento
Tutti i titoli azionari della Borsa italiana dal 4 gennaio 1999 sono negoziati in euro, indipendentemente dalla conversione del capitale sociale e delle voci di bilancio degli emittenti. Procedure analoghe di transizione all'euro riguarderanno i titoli a reddito fisso e gli strumenti derivati dell'Idem (il mercato dei prodotti derivati sui titoli azionari e gli indici di Borsa). Le motivazioni di tale scelta - analoga a quella di tutte le Borse dei Paesi euro - derivano da volontà di non influenzare negativamente la liquidità del mercato, (frammentando il listino in gruppi di titoli negoziati in valuta diversa), da ragioni di efficienza tecnologica (è opportuno evitare la duplicazione di modalità di negoziazione e contabilità) e dall'intenzione di tutelare la competitività della Borsa sul piano internazionale. Nel comparto obbligazionario i rendimenti dei titoli di Stato dei Paesi aderenti all'area euro si differenziano d'ora in poi solamente per il diverso rischio dell'emittente (per l'Italia, rispetto alla Germania, lo spread si può quantificare da un quarto di punto a mezzo punto).
Con la nascita dell'euro comune il mercato borsistico di riferimento per il risparmiatore italiano non è più Piazza Affari a Milano, ma il mercato azionario e obbligazionario europeo (dove ci sono circa 2500 società quotate). Per quanto riguarda il mercato azionario, si ragionerà sempre di più per settori piuttosto che per Paesi. L'alternativa all'acquisto di azioni Telecom Italia non saranno quindi le Generali, le Fiat o le Olivetti, ma France Telecom, Deutsche Telekom e così via. Ma oggi le commissioni di negoziazione nel resto d'Europa sono ancora più elevate rispetto a quelle italiane (anche il doppio rispetto allo 0,7% italiano), perché occorre aggiungere la percentuale richiesta dal broker straniero dato che pochi intermediari nel nostro Paese sono attrezzati per comprare direttamente le azioni sui mercati esteri.
Dal 1° gennaio 1999 anche tutte le nuove emissioni di titoli negoziabili del debito pubblico saranno denominate in euro, come pure i titoli di Stato preesistenti (Bot, Ctz, Btp, Cct). Anche in questo caso una delle ragioni fondamentali della scelta è rappresentata dalla volontà di assicurare condizioni di massima omogeneità per gli investitori e il mercato, senza differenziare gli strumenti in lire da quelli nuovi in euro. Sotto il profilo tecnico il processo di ridenominazione sarà agevolato da misure di 'dematerializzazione': ciò significa che i titoli di Stato non esisteranno più in forma cartacea, ma unicamente come iscrizione contabile. Chi possiede dei titoli cartacei dovrà riportarli in banca e aprire un conto titoli entro il 31 dicembre 1998. Con l'euro cambia anche il valore minimo di acquisto dei titoli di Stato: così, se prima occorrevano di regola cinque milioni, dal 1° gennaio 1999 basterà disporre di 1.000 euro (meno di 2 milioni di lire).
Per quanto riguarda i Fondi di investimento, la conversione all'euro non richiede alcuna operazione da parte di chi già detiene quote di fondi comuni. La Banca d'Italia ha previsto il 30 dicembre 1998 come ultimo giorno delle quote in lire e il 5 gennaio 1999 quale primo giorno di calcolo delle quote in euro. Il risparmio gestito italiano è stato suddiviso in nuove categorie. Per le azioni è rimasta una sola categoria nazionale (denominata Azionario Italia), mentre esistono sette tipologie per l'estero: Area euro, Europa, America, Pacifico, Paesi emergenti, Internazionali, Altre specializzazioni (con almeno il 70% delle azioni appartenenti alla voce di riferimento).
Il risparmio in posta
Dal 1° gennaio 1999 è possibile aprire nuovi libretti postali in euro agli stessi rendimenti e condizioni di quelli in lire, ma è ancora possibile aprire libretti in lire, sui quali fino al 31 dicembre 2001 le relative operazioni saranno registrate in lire. Poi a partire dal 1° gennaio 2002 i libretti saranno ridenominati in euro.
La conversione dei buoni fruttiferi ordinari e a termine (così come del debito pubblico non negoziabile sui mercati regolamentati) sarà effettuata il 1° gennaio 2002; per i buoni postali non è prevista la 'dematerializzazione' dei titoli posseduti dai risparmiatori (come invece per Cct e Btp). Sempre dal 1° gennaio 1999 è possibile acquistare buoni postali fruttiferi in euro: i nuovi buoni 'ordinari' sono previsti in sei tagli da 50 a 5mila euro (in lire da 96.800 a 9.681.000) e quelli 'a termine' in sette tagli da 250 a 25mila euro (in lire da 484.000 a 48.407.000). I buoni postali in lire continueranno a essere emessi fino ad esaurimento delle scorte, ma non oltre la data del 31 dicembre 2001.
Le Poste italiane hanno inoltre annunciato che, dal 1° febbraio 1999, rivolgendosi a uno dei 1.080 sportelli abilitati è possibile cambiare valute euro (in contanti) pagando 5mila lire di cifra fissa, senza ulteriori commissioni. Da quest'anno inoltre l'Italia emette francobolli con l'indicazione del valore sia in lire che in euro. Queste affrancature potranno essere utilizzate anche dopo il 30 giugno 2002 (quando la lira non avrà più circolazione legale), mentre non lo saranno i vecchi francobolli con il valore solo in lire.
BIBLIOGRAFIA
L'Unione Europea (Gian Piero Orsello) ed. Tascabili Economici Newton
Storia volume II e III (Giuseppe Galasso) ed.Bompiani
Storia della Filosofia volume 3 (Giovanni Reale - Dario Antiseri) ed. Editrice La Scuola
Diritto Stato e Sistema Economico (Elio Bonifazi - Alberto Pellegrino) ed. Bulgarini
La Grande Enciclopedia "Peruzzo - Larousse"
Risorse Internet: https://www.europa.eu.int/; https://www.ilsole24ore.it
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