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I partiti politici




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I PARTITI POLITICI





Costituzione dice che per partecipare alla vita politica e istituzionale è possibile:

Iscriversi ad un partito politico  (art.49)

Partecipare alle votazioni per le elezioni delle assemblee rappresentative

Partecipare a referendum e petizioni  (metodi diretti)

Confideremo il primo caso previsto dalla Costituzione.


1. Partiti politici: natura pubblica e privata


Sono associazioni il cui scopo è di influire sull'indirizzo politico generale dello Stato.per farlo i cittadini partecipano alle elezioni politiche e amministrative cercando di conseguire il più elevato numero di seggi nelle diverse assemblee rappresentative quali sono parlamento, regioni, province, ecc.

I partiti hanno molta influenza sui cittadini per il loro ruolo d'intermediari fra popolo e organi costituzionali; grazie ad essi ai cittadini è conferito il potere di concorrere a determinare la politica nazionale.


Articolo relativo ai partiti art.49 della Costituzione.

Esso n'evidenzia la duplice natura:

Associazioni private e volontarie: sono associazioni non riconosciute, perciò soggetti alla disciplina degli articoli 36 seguenti del C.c. La ragione: esigenza di evitare ogni tipo di controllo, compresi quelli disposti per le associazioni riconosciute. (Idem per i sindacati). Perciò i partiti non hanno personalità giuridica, non è richiesta per i motivi d'autonomia.

I loro compiti pubblici: essi hanno le seguenti funzioni

i        Intervengono nelle operazioni elettorali, con le liste dei candidati.

i        Partecipano alla maggioranza di governo designando i loro ministri.

i        Indicano l'indirizzo politico dello Stato, scaturito dalla convergenza delle differenti opinioni esposte dalla maggioranza e dall'opposizione in seno alle assemblee rappresentative.

Il presidente del consiglio incaricato incontra i segretari dei partiti prima di formare il nuovo governo e inoltre la dissociazione di un partito della maggioranza di governo comporta la crisi del governo.


La Costituzione chiede che i partiti concorrano con metodo democratico alla determinazione degli indirizzi politici, tale espressione ha duplice significato:

Nella struttura interna del partito: nel senso che le decisioni devono essere l'espressione della maggioranza degli appartenenti e devono essere garantite anche le minoranze.

Nell'azione esterna: sono escluse violenza e forza come mezzi per imporre le proprie ideologie.


Ogni cittadino è libero di associarsi a qualsiasi partito ed ha anche la possibilità di fondarne di nuovi pur avendo dei limiti stabiliti dalla Costituzione; essi sono rappresentati da:

Divieto di riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del partito fascista.

Divieto di costituire associazioni segrete e associazioni che perseguono scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare (art. 18)

La limitazione per alcune categorie di persone del diritto di iscriversi ad un partito politico; tale restrizione riguarda categorie di funzionari pubblici, che hanno l'obbligo di agire con assoluta imparzialità nell'esercizio delle loro funzioni, così da evitare interferenze politiche nell'espletamento delle loro attività. Fra di loro l'art. 98 cita: magistrati, militari di carriera in servizio attivo, funzionari e agenti di polizia, rappresentanti diplomatici e consolari all'estero.






2. Il sistema dei partiti politici.


Primi partiti nel 1700 in Gran Bretagna, classi ricche. Tipologia tipica di tutti i parlamenti; era espressione di classi sociali omogenee, erano privi di fondamenti ideologici. Detti partiti dei notabili a causa dei personaggi di spicco e prestigio che ne facevano parte, essi non avevano rapporti con le masse e la popolazione. C'era anche da considerare che non tutta la popolazione aveva la possibilità di poter votare a causa delle distinzioni in base al censo e al sesso.

Con l'avvento del suffragio universale nascono i partiti di massa basi ideologiche più accentuate e organizzazione più stabile.

Attualmente i partiti esprimono interessi di categorie differenti anche in conflitto fra loro.

Riferendosi al numero dei partiti esistenti in uno Stato si possono avere situazioni di:

A.    Partito unico

B.    Due partiti (Sistema bipartitico)

C.    Più partiti (Sistema multipartitico)


A.   Il partito unico.

L'esistenza di un partito unico è tipica d'alcuni Stati socialisti e del Terzo mondo. In essi non è permesso il pluralismo.es. alcuni paesi dell'Est.

B.    Il bipartitismo.

Ci sono presenti due partiti differenti giacché portano idee differenti ovvero:

Uno porta idee più progressiste

L'altro idee più tradizionali o conservatrici

Con il passare degli anni però la differenza tende a diventare sempre più minima.

Si intende sistema bipartitico anche quando fra più partiti solo due sono in grado di contendersi il governo dello

Stato (es. laburisti e conservatori).

Il pregio è dato dalla stabilità di governo e dalla concreta possibilità d'alternanza fra i partiti poiché ad ogni tornata

elettorale è possibile che entrambi ottengano una maggioranza.

C.    Sistemi multipartitici. (Italia)

Esistenza di più partiti che esprimono idee molto differenti, in essi è molto difficile che un partito ottenga la maggioranza assoluta, così il governo diventa espressione di coalizione di partiti, cioè d'accordi fra diverse correnti su un programma comune.

In Italia succede che.

Fino al 1992 vi erano moltissimi partiti in quanto per fare un partito bastavano pochi voti; in seguito alle riforme intervenute

dopo il referendum del 1993, si sono fatte delle modifiche:

si è adottato il sistema maggioritario; questo ha determinato la necessità di aggregarsi in poli o gruppi, per avere

possibilità concrete di vittoria.

per poter partecipare al riparto dei seggi in sede proporzionale la camera deve raggiungere una soglia minima del

4% dei voti

sia per parlamento, comuni e province c'è stata la formazione di un sistema bipolare, o al massimo tribolare.


3. Il finanziamento pubblico dei partiti e la disciplina delle campagne elettorali.


Il legislatore si è occupato dei partiti solo per vietare la ricostituzione del partito fascista e per disciplinare il finanziamento pubblico dei partiti.

La legge relativa al finanziamento pubblico è stata introdotta nel 1974 per contrastare la prassi occulta dei finanziamenti occulti ai partiti, essi erano finalizzati a coprire gli elevati costi che i partiti dovevano sostenere per operare:

oneri per il personale per le sedi per i congressi per la pubblicità per le campagne elettorali

La legge è stata criticata e nel 1978 ne fu chiesta l'abrogazione tramite referendum popolare.

Risultato  il 59% si pronunciò a favore del mantenimento della legge, ma visto che in molti ne richiesero l'abrogazione il parlamento introdusse delle modifiche.. Lo stato erogava dei contributi proporzionali alle spese che si sostenevano nelle campagne elettorali. Lo stato devolveva annualmente erogava contributi in base alla consistenza del gruppo.

Si scoprì però che i partiti continuavano a ricevere finanziamenti occulti, così nel 1992 fu fatto un altro referendum, così da ottenere una parziale abrogazione della legge. E nel 18 aprile del 1993 il 90% si pronunciò a favore dell'abrogazione. Attualmente i partiti non percepiscono più il contributo annuale ma solo quello in occasione delle consultazioni elettorali. E' stata poi emanata una legge (10 dicembre 1993 n°515) con la quale si è posto un limite alle spese per favorire la parità fra partiti e candidati, e per assicurare le pari opportunità d'accesso ai mezzi d'informazione. Quest'ultima legge ha lasciato però spazio a varie lesioni perciò non è improbabile che sia introdotta in futuro una nuova disciplina.




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