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IL SISTEMA POLITICO DELLA POLIS
Nella polis era emersa la forza sociale delle aristocrazie guerriere.
Loro esprimevano al loro interno un re: il basilèus. Lui, a differenza delle civiltà antiche, non rappresentava un potere forte, le sue funzioni di governo si svolgevano in armonia con la volontà degli aristocratici. In seguito, le sue prerogative si ridussero unicamente alla sfera religiosa.
Le poleis greche si basavano sull'esclusione di gran parte della popolazione: gli schiavi, gli stranieri (meteci), e le donne.
IL SISTEMA POLITICO DI SPARTA
Al vertice del governo spartano erano due re che ricevevano il potere per via ereditaria. Essi sul campo di battaglia comandavano gli eserciti, e in città si limitavano a ricoprire compiti sacerdotali.
Ben più potenti erano i cinque èfori, l'insieme dei loro poteri era impressionante: controllavano l'applicazione delle leggi, l'educazione dei giovani, il comportamento cittadino, si occupavano della politica estera, amministravano la giustizia e potevano persino giudicare il lavoro dei due re.
A Sparta, l'assemblea dei cittadini, chiamata apella, era soltanto la riunione di un corpo militare educato fin dall'infanzia.
L'apella aveva prerogative ristrette: poteva soltanto approvare o respingere la proposte avanzate da un consiglio ristretto, la gerusìa, di cui facevano parte i due re e ventotto anziani.
Questo particolare rapporto tra assemblea e consiglio, qualifica il regime spartano come un'oligarchia.
IL SISTEMA POLITICO DI ATENE
Anche ad Atene il governo era stato occupato dagli aristocratici che eleggevano tra di loro ogni anno nove arconti preposti a tutte le funzioni di governo. Loro erano assistiti da un consiglio chiamato Areopago composto dagli arconti usciti di carica. Nel complesso questa organizzazione aveva un carattere oligarchico.
In quel tempo la maggior parte delle terre agricole era in mano ai nobili e la maggior parte della popolazione era composta da braccianti agricoli, i teti.
La tensione sociale ad un certo punto stavo raggiungendo i limiti, allora gli aristocratici decisero di affidare il caso a un uomo di prestigio: Solone.
Solone, dopo piccoli provvedimenti per i poveri, introdusse una riforma che mirava ad allargare la partecipazione alla vita politica. I cittadini furono divisi in quattro classi, distinte in base al reddito annuale, dai più ricchi ai più poveri.
La novità più importante fu che i teti, pur esclusi dalle cariche governative, potevano partecipare all'assemblea popolare: l'ekklesia.
Allora ci fu un ridimensionamento, fu creata la bulè, un nuovo consiglio composto da 400 membri scelti fra tutti i cittadini.
Più avanti però ci fu una nuova crisi perché ogni classe voleva far prevalere i propri interessi.
In questa situazione emerse un politico, Pisìstrato, che dopo vari tentativi riuscì a prendere il potere della città. Nel primo periodo mantenne le leggi e gli ordinamenti, ma era solo apparenza perché la polis essendo governata da un solo uomo non poteva più essere considerata una comunità di cittadini che si autogovernano.
Poi però quando Pisìstrato morì, l'arcontato Clistene riuscì ad attuare una riforma che fece diventare Atene democratica. Il territorio fu diviso in trenta distretti, trittìe, ognuna di questa distribuite in dieci tribù: una trittìa della città, una della costa e una all'interno. Ogni singola tribù designava 50 consiglieri che andavano a comporre il consiglio dei 500.
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