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Storia dell'alcool
Storia:
Come la storia della canapa, anche
quella dell'alcol è antichissima. Le prime produzione di bevande alcoliche
avvennero per la fermentazione dei cereali e dell'uva e risalgono a migliaia di
anni prima di Cristo. Sappiamo per esempio che gli Egizi fabbricavano e
bevevano birra già intorno al 3000 a. C. Anche nel Codice di Hammurabi che
risale circa al 1800 a. C. sono riportate alcune leggi che servivano a regolare
il commercio del vino. In Cina sono altrettanto antiche le produzioni alcoliche
a partire dal riso. E anche nella Bibbia si parla più volte del vino.
Probabilmente altrettanto antiche saranno anche le polemiche per l'abuso legato
a queste sostanze, e ai pericoli religiosi, sociali e morali collegati allo
stato di ebbrezza che può provocare.
Anche nel Corano ci sono accenni di condanna all'abuso dell'alcol e su questi
accenni alcune società islamiche hanno costruito la proibizione e la condanna
dell'alcol religiosa e legislativa. Possiamo per esempio ricordare che quando il
caffè fece la sua comparsa in Europa, intorno al 1500, era soprannominato il
'vino degli arabi' e la diffusione e il successo della sostanza in
oriente e nei paesi musulmani è in effetti da mettere storicamente in
correlazione anche al fatto che in molti luoghi e in molte epoche il consumo di
alcol era effettivamente proibito.
In Europa, al contrario, anche se le filippiche contro il vino si trovano sin
dai tempi biblici, la Chiesa non ha mai preso nette posizioni di condanna verso
questa sostanza. E anche ai tempi della Riforma, nella prima metà del 1500,
riformatori come Lutero e Calvino vedevano nel vino più dono di dio che non una
sostanza da cui astenersi, limitandosi a predicare la moderazione come per
tutte le cose. E' interessante insistere su questa precisazione, perché
l'atteggiamento che predica il non abuso, è molto diverso da quello che
condanna una sostanza come dannosa in sé e predica od obbliga all'astinenza. E
questo secondo aspetto emerge successivamente in alcuni ambienti religiosi decisamente
fondamentalisti e per niente permissivi come le sette di quaccheri e
anabattisti. E' in queste religioni portatrici di un estremismo
ideologico-religioso che si trovano i fondamenti dei proibizionismi dell'alcol
che hanno storicamente fatto capolino qua e là anche in Occidente. E' in
Inghilterra che prende piede tra il 1500 e il 1600 un movimento ostile alle
denunciare all'alcol sulla scia della denuncia dell'abuso dell'alcol. Qui nel
1525 viene varata per la prima volta una legge che vieta l'ubriachezza, per
ragioni di ordine pubblico e la considera un crimine perseguibile. E
dall'Inghilterra la mentalità e le leggi passano poi nelle colonie della Nuova
Inghilterra dove nel 1600 oltre a condannare l'ubriachezza si tenta di
osteggiare e controllare i locali pubblici che servono alcolici.
Il proibizionismo dell'alcool :
Anche per tutto il '700 le
polemiche contro gli alcolici continuano a interessare Inghilterra e colonie
americane e si tenta anche di proibirli. Ma va precisato che accanto alle radici
moralistico-religiose questa mentalità risente del fatto che in questi
territori si bevevano soprattutto liquori e distillati ad alto contenuto
alcolico, al contrario del continente dove in effetti si beveva soprattutto
vino e birra, molto meglio tollerabili. Dopo la guerra d'Indipendenza, nella
neonata America il clima ostile all'alcol aumenta, forse insieme alla
consapevolezza dell'indipendenza dall'antica madre patria. Benjamin Rush per
esempio, che era oltre ad essere uno dei firmatari della Dichiarazione
d'Indipendenza era anche un medico-psichiatra molto in vista si distingue per i
suoi scritti che negano ogni presunta virtù medicinale dell'alcol,
argomentazione questa che ritroviamo pari pari nelle varie controversie mediche
sui presunti o contestati effetti medicinali di tabacco, caffè, cannabis
Di fatto accanto alle pressioni proibizioniste c'era anche l'agguerrita
opposizione dei consumatori, oltre che gli ingenti interessi economici dei
fabbricanti, commercianti e dello Stato che si arricchiva anche con le tasse
sugli alcolici, ancora una volta come nel caso di tabacco e caffè. Al 1794
risale infatti una sommossa passata alla storia come la ribellione del whisky
proprio per protesta contro il tentativo di imporre una tassa sui liquori.
E tra tasse e movimenti religiosi poco permissivi, anche nell'Europa del nord
intorno all'800 si registra la nascita di movimenti anti-alcol sul modello
americano e leggi che regolano la commercializzazione degli alcolici e
proibiscono la distillazione domestica. Mentre sul fronte americano nel 1871 lo
stato del Maine approva la prima legge proibizionista sull'alcool, seguito
successivamente da altri 13 stati: è vietata la fabbricazione, vendita e
consumo delle bevande alcoliche. Il passo successivo è quello di trovare intese
e leggi federali e non più solo locali. Nasce quindi un movimento politico
importantissimo e piuttosto vasto, la lega anti-saloon.
in Europa uno scenario non troppo diverso si è delineato in Finlandia, che
promulga nel 1884 delle leggi molto severe che regolano la vendita dei liquori.
Tanto che qualche decennio dopo, in Finlandia gli alcolici vengono addirittura
proibiti, determinando la nascita immediata di un mercato nero.
L'alcool nel nostro secolo:
Il 29 gennaio del 1919 é la
volta degli USA: viene approvato il XVIII emendamento alla Costituzione degli
Stati Uniti, con questo atto il divieto di fabbricazione, vendita e consumo di
alcol è esteso a tutti gli Stati Uniti.
Mentre i promotori esultavano per la vittoria ottenuta, nel giro di pochissimo
tempo i risultati della legge si rivelarono catastrofici, perché la nascita del
mercato nero, per gli enormi interessi economici in questione, portò al
fenomeno tutto americano del gangsterismo.
La guerra tra i contrabbandieri e le diverse organizzazioni criminali che
cercavano di conquistare e di accaparrarsi l'ingente giro di affari fu
terribile e aspra.
I locali controllati dalla mafia che vendevano whisky sottobanco si
moltiplicavano a dismisura. Inutile dire che la qualità delle bevande alcoliche
servite, prive di qualsiasi controllo e di garanzie, erano delle miscele spesso
veramente dannose, distillate in chissà quali condizioni e allungate con i
peggiori additivi, esattamente come avviene ai nostri giorni nel caso delle
sostanze stupefacenti che si smerciano abusivamente e senza possibilità di
controlli.
L'esperienza universalmente riconosciuta come fallimentare del proibizionismo
americano, comunque non ebbe vita lunga e il 5 novembre del 1933 fu abrogata da
F.D Roosvelt attraverso il XXI emendamento alla Costituzione.
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