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L'ILLUMINISMO
La vita culturale del XVIII secolo fu dominata da un grandioso movimento intellettuale che, in omaggio al ruolo rischiaratore assegnato alla ragione, è stato chiamato "Illuminismo".
In questo variegato e complesso fenomeno culturale convergono posizioni e orientamenti molto diversi, ma è possibile individuare alcune caratteristiche comuni. Tra queste, innanzitutto, il modo di considerare la ragione, strumento che appartiene a tutti gli uomini indistintamente, in grado di vagliare criticamente la realtà, con il proposito concreto di assicurare la felicità e il benessere degli uomini.
L'illuminismo fu un fenomeno essenzialmente laico che, in un periodo di discriminazioni religiose, si schierò in favore della tolleranza, cioè della possibilità per chiunque di professare liberamente la propria fede. In prima fila, in questa battaglia fu il francese Voltaire, la cui idea di tolleranza era un diretto corollario dell'idea illuminista di religione naturale contro l'oscurantismo delle verità rilevate. In politica fu sostenitore dell'assolutismo illuminato, al contrario di Motesquieu il quale sosteneva che il potere del monarca dovesse essere limitato a leggi e organismi costituzionali: di qui la fondamentale teoria della divisione dei poteri ripresa da Locke.
Quest'ultimo ha esposto la sua famosa teoria sulla Legge di natura affermando l'esistenza di diritti naturali, quali la vita, la libertà e la proprietà, considerando lo Stato un'istituzione umana. In tal modo la sovranità dello Stato veniva fondata sulla volontà dei cittadini e sul loro consenso, ammettendo come pienamente legittima l'opposizione ad un potere che violasse questi diritti, come anche affermava Jefferson.
In una posizione a sé va collocato Rousseau, per la sua critica alla società vista come una continua sopraffazione del forte sul debole, del ricco sul povero, iniziata con l'istituzione della proprietà privata.
Tutti i paesi europei parteciparono, in maggiore o minor misura, al movimento illuminista ed un solo tratto accomunò intellettuali, riformatori e pubblico colto: la convinzione di essere tutti partecipi di una grande opera di rinnovamento che non conosceva confini nazionali.
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