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LA VITA E' BELLA
Alla fine degli anni '30 due amici, Guido e Ferruccio, decisero di andare a lavorare in città. Durante il viaggio i freni della macchina si ruppero e finirono in una grande campagna. Mentre Ferruccio sistemava i freni, Guido andò a lavarsi le mani in una cascina dove incontrò una ragazza di nome Dora. Siccome Dora cadde dal cielo, lui la salutò dicendole: " Buongiorno Principessa!". Guido se ne innamorò a prima vista. I due si rividero in città perché, visto che senza volerlo aveva rotto le uova in testa all'assessore comunale, doveva scappare e questa volta fu lui a cadere addosso a lei.
Guido, per incontrare Dora che faceva la maestra, fa finta di essere l'ispettore che doveva arrivare da Roma e riesce così a vederla.
Una volta l'attende sotto un temporale all'uscita dell'opera e, facendo finta di essere il suo fidanzato , la fa salire in macchina e trascorrono così una serata insieme.
Ormai completamente innamorato di Dora, Guido continuò a fare il cameriere al Grand'Hotel in attesa di aprire una libreria in città. Durante una serata, Rodolfo, il segretario comunale, annunciò il suo fidanzamento con Dora in un gran ballo lasciando Guido stupefatto e sconvolto. Senza darsi per vinto Guido cerca il modo di conquistare la donna amata, soffiandola al fidanzato di cui lei non è innamorata. Guido entrò nella sala dove Dora e Rodolfo annunciavano il loro matrimonio ed in groppa al cavallo dello zio ebreo, che alcuni razzisti avevano dipinto di verde con scritte antisemite, si piazzò davanti al tavolo dei fidanzati. Gli ospiti erano stupefatti. Guido la invitò a salire sul cavallo, lei accettò, salì sul tavolo ed andò via con lui. I due misero su famiglia e diedero alla luce Giosuè. L'Italia era in piena Guerra mondiale ed il clima politico fascista era intollerabile. Un giorno mentre padre e figlio si dirigevano verso la libreria ,Giosuè chiese al Babbo perché un negozio vietava l'entrata ai cani ed agli ebrei. Guido per sdrammatizzare la realtà gli rispose dicendo che ogni persona a casa sua fa quello che vuole. Il giorno del compleanno di Giosuè, mentre la madre si era allontanata per andare a prendere la nonna, i nazisti portarono via il padre e il figlioletto. Cominciò così il viaggio sul treno verso i campi di concentramento nazisti per Guido, Giosuè e per lo zio che morirà nella camera a gas. Per non abbandonare la sua famiglia, Dora decise di salire sul treno della morte.
Alla fine del viaggio, padre e figlio vennero portati nello stanzone dei detenuti giovani ai quali spettavano i lavori pesanti. Appena entrati trovarono altri prigionieri distrutti dalla fatica. Guido tradusse dal tedesco all'italiano le regole del campo dettate dal militare nazista. Per non spaventare il bambino trasformò queste regole in un gioco nel quale chi si sarebbe comportato bene avrebbe vinto un carro armato. Il padre disse al figlio che in tre casi avrebbero perso dei punti: se si sarebbe messo a piangere, se avrebbe voluto la merenda, se avrebbe cercato la mamma. Guido ordinò al figlio di stare sempre nascosto e di non farsi vedere dall'uomo che gridava. Il padre era costretto ai lavori forzati: doveva trasportare per tutto il giorno degli incudini. Malgrado fosse molto stanco e denutrito, cercava sempre di essere sereno davanti a suo figlio. Un giorno, Guido, decise di far prendere un po' d'aria a Giosuè, lo nascose dentro una carriola coprendolo con una coperta. I due entrarono in un ufficio vuoto e mandarono un messaggio a Dora tramite un microfono .
Giosuè ormai stanco voleva tornare a casa, ma Guido lo convinse a restare ricordandogli il premio del gioco: il carro armato. Tutti i bambini dovevano fare la doccia, ma Giosuè, come era solito fare, scappò e andò dal padre che lo riportò nel suo stanzone. Erano gli ultimi giorni di guerra, gli alleati si avvicinavano, mentre i nazisti si preparavano a scappare decisero di cancellare ciò che restava del campo. C'era molta confusione. Guido ne approfittò per andare a cercare la moglie. Per nascondersi meglio nel reparto femminile si travestì da donna. Quando vide partire un camion carico di donne, chiese se a bordo c'era Dora. Fu tutto invano, il camion partì e Guido rimasto solo nel cortile venne scoperto dalle guardie. Iniziò a scappare, si arrampicò su un muro ma venne identificato. A questo punto non gli rimase che arrendersi alla guardia che gli puntava addosso il fucile. Mentre il soldato stava per premere il grilletto, un suo superiore gli da degli ordini in tedesco. Il militare sospende in quel momento l'esecuzione e fa cenno a Guido di seguirlo. Egli capì che stava andando alla fucilazione, ma sapeva anche che Giosuè, nascosto in un gabbiotto nel cortile, lo stava guardando. Per non impaurirlo " gioca" l'ultima carta: si mette a camminare come una marionetta e quando passa davanti al nascondiglio del bambino gli fa l'occhiolino. Venne fucilato quella stessa notte e il mattino dopo gli americani entrarono nel campo di concentramento deserto. Giosuè uscì dal nascondiglio, come d'accordo con il padre, soltanto quando ci fu silenzio e vide arrivare il carro armato.
Il suo sogno si era avverato, aveva vinto il gioco. Più tardi ritrovò anche sua mamma.
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