LA SITUAZIONE DEI
BALCANI DOPO L'ARRESTO DI MILOSEVIC
Slobodan Milosevic diceva di essere il
protettore dei serbi. Ma a tirare le somme, nel giorno della sua uscita di
scena, in tutti i Balcani ci sono più profughi serbi che albanesi, bosniaci,
croati. Per gli altri popoli che hanno incrociato il loro destino con quello
dell'ex presidente sono stati anni tremendi di massacri ed esodi biblici. Ma
oggi è quasi tutto alle spalle. I serbi, invece, sconfitta dopo sconfitta sono
stati cacciati dalle Krajine, da Mostar, da Sarajevo, dal Kosovo. I profughi,
circa 700.000 persone, insorgono contro chi vuole far processare Milosevic dal
Tribunale dell'Aja, dichiarandosi loro vittime dei massacri.
Il governo di Milosevic ha accuratamente evitato
grandi assembramenti di profughi, frammentando il «problema» per tentare di non
vederlo. Dei 700 mila profughi i più fortunati e ricchi sono riusciti a rifarsi
una vita. Hanno affittato un appartamento, trovato un lavoro. Trentacinquemila
sono emigrati all'estero. Gli altri, e sono 15 mila, sono rimasti appesi al
ricordo di quello che non hanno più.Dai campi profughi giungono voci che
giustizia è stata fatta, cioè che l'arresto di Milosevic è una vittoria di
tutta l'umanità ; i protagonisti delle guerre balcaniche sono sulla bocca di
tutti i profughi. Il presidente croato scomparso, quello bosniaco, il leader
dell'Esercito albanese di liberazione del Kosovo compongono per la gente dei
campi un poker di figure a cui attribuire tutte le proprie disgrazieAlcuni
profughi aggiungono a questi quattro anche Carla Del Ponte, il procuratore per
i crimini di guerra del Tribunale internazionale, motivando queste
dichiarazioni in quanto lei non ha perso nulla, anzi con le guerre ha fatto
carriera, per cui la soddisfazione di condannare Milosevic deve essere lasciata
ai profughi.
In Serbia ci sono oltre 400 campi di accoglienza ufficiali e una miriade di
altri abusivi. Sono dormitori per operai di ditte che al momento della
divisione della vecchia Jugoslavia hanno dovuto abbandonare le loro strutture
in Serbia, vecchi alberghi socialisti, casette per il campeggio estivo dei
«giovani pionieri» di Tito. Tutti rifugi di emergenza che sono diventati il
surrogato di una casa vera. Sono pochissime le organizzazioni umanitarie che
hanno aiutato questa gente durante l'era Milosevic. Delle italiane c'erano solo
il Cesvi, l'Ics e Intersos. Adesso sono dodici e la corsa internazionale
all'aiuto è partita, ma c'è tanto da fare. Un campo, quello di Sljvnovice e
Planum, è costruito sopra una discarica di rifiuti. I bambini vengono morsi dai
topi e le epidemie di epatite A e tubercolosi non si fermano. A Pancevo,
proprio sotto la grande raffineria Petrohemija bombardata dai caccia Nato,
vivono ancora 120 persone, divise in tre baracche; da quando l'impianto è esploso
per le bombe, non cresce più nulla., non ci sono neppure gli insetti, tutto è
coperto da una patina grigia e oleosa.Questo è diventato un posto dove neppure
le bestie vogliono vivere ed è Milosevic che ha provocato tutto questo per cui
è giusto che paghi per i suoi crimini,
non importa dove, l'importante è che paghi.