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LA NUOVA INDAGINE SUI CONSUMI DELLE FAMIGLIE
Da gennaio 1997 l'Istituto nazionale di statistica ha completamente rinnovato l'indagine sui consumi delle famiglie attraverso la quale è possibile valutare i comportamenti di spesa delle famiglie italiane. La ristrutturazione ha riguardato tutte le fasi del processo di produzione dei dati ed è stata orientata alla qualità delle informazioni rilasciate e all'armonizzazione di definizioni e metodologie con quelle concordate in sede comunitaria. In particolare, oltre al disegno di campionamento, sono stati modificati i questionari e profondamente rinnovate le procedure di revisione, acquisizione e correzione dei dati. Attenzione specifica è stata dedicata al controllo delle operazioni sul campo, in stretta collaborazione con gli Uffici comunali di statistica, ai quali sono affidate le attività di rilevazione. Tutto ciò ha causato una rottura nella serie storica dei dati sulle spese per consumi pubblicati dall'Istat fino al 1996. Attualmente, sono disponibili i primi risultati delle indagini condotte nel 1997 e nel 1998 su campioni annuali di circa 24mila famiglie.
Nel 1998 la spesa media mensile delle famiglie è risultata pari a 4.020.952 lire, con un incremento del 2,5% rispetto all'anno precedente e senza variazioni apprezzabili riguardo alla composizione. La spesa alimentare rappresenta meno del 20% della spesa totale. Tale percentuale, secondo una tendenza tipica nelle economie avanzate, risulta in lieve diminuzione. Le spese per l'abitazione sono quelle che pesano maggiormente sul budget familiare. L'affitto, la manutenzione, le utenze domestiche rappresentano infatti, nel loro complesso, oltre 1/4 della spesa.
media mensile familiare. Per le famiglie che vivono in abitazione di proprietà (o in uso gratuito), viene considerato un 'fitto figurativo', ottenuto sulla base della valutazione delle stesse famiglie circa l'affitto che dovrebbero pagare per l'abitazione che occupano. Tale operazione è necessaria per poter effettuare confronti corretti. Le famiglie spendono molto anche per spostarsi (attorno al 15% della spesa totale). Tale voce di spesa, che include l'acquisto di mezzi di trasporto, la relativa assicurazione, i carburanti, i biglietti e gli abbonamenti per trasporto pubblico, ha assunto nel 1998 un peso maggiore rispetto all'anno precedente. Particolare attenzione merita la voce 'servizi sanitari e spese per la salute' che, nel complesso, pesa per oltre il 4%, cioè circa 180.000 lire mensili, corrispondenti all'esborso effettivamente sostenuto dalle famiglie, al netto dei contributi del Servizio sanitario nazionale. Le voci principali sono rappresentate dalla spesa per medicinali (circa 70.000 lire mensili) e dalle visite mediche, generiche e specialistiche (poco meno di 60.000 lire).
Sia i livelli sia la struttura della spesa risultano differenziati sul territorio, in entrambi gli anni considerati. Nel Mezzogiorno, la spesa media mensile è inferiore di oltre 1.000.000 di lire rispetto al Nord. La differenza è attribuibile quasi del tutto ai generi non alimentari: infatti, per il totale delle spese alimentari le differenze territoriali non superano l'1%, mentre per i beni non alimentari raggiungono il 30%. In particolare, le spese per l'abitazione, per i trasporti, per la salute e per il tempo libero sono consistentemente più elevate nelle regioni settentrionali rispetto a quelle meridionali e insulari. Nel Centro i livelli di spesa sono generalmente intermedi rispetto alle altre due ripartizioni. Si distingue, tuttavia, la spesa alimentare che è più elevata sia rispetto alle altre due ripartizioni sia, ovviamente, rispetto alla media nazionale. Le differenze nei livelli di spesa sono generalmente accompagnate da significative modificazioni della sua composizione. La spesa alimentare rappresenta circa il 20% al livello nazionale, ma soltanto il 18% nel Nord e il 23% nelle regioni del Mezzogiorno. Di contro, le spese per l'abitazione e le utenze domestiche (che incidono per oltre il 26% a livello nazionale) risultano pari al 28% del totale nel Nord e al 23% nel Mezzogiorno. Importanti differenze territoriali si riscontrano pure per la voce 'Altri beni e servizi' che include spese estremamente diversificate quali cura della persona, effetti personali, vacanze eccetera. D'altronde, queste spese sono più agevolmente comprimibili in contesti economici disagiati. Nell'ambito di tale voce una quota significativa (circa 25%) è costituita dai pasti consumati fuori casa, tra i quali si includono le consumazioni effettuate sia nei ristoranti sia presso mense e tavole calde, generalmente legate all'attività lavorativa e scolastica. Nel Mezzogiorno tale spesa risulta pari al 50% di quella che caratterizza le regioni del Centro-Nord. Una tendenza interessante riguarda alcuni beni alimentari: pane e cereali, carne, oli e grassi, zucchero, caffè eccetera. A fronte infatti di un aumento della spesa complessiva delle famiglie, per queste voci si riscontra, invece, una diminuzione generalizzata sul territorio, che in alcuni casi supera il 10%, indicando un mutamento nelle abitudini alimentari delle famiglie che si stanno orientando verso generi a più basso contenuto di grassi e zuccheri. Anche la spesa per l'istruzione mostra una diminuzione, determinata essenzialmente dalle spese per tasse e libri scolastici. Per contro, si registra un incremento, in termini sia assoluti sia percentuali e soprattutto nelle regioni centrali, della spesa per trasporti la quale include gli acquisti di autoveicoli e può quindi aver risentito dell'effetto 'rottamazione'.
La spesa media mensile risente del numero di componenti della famiglia; tale spesa, nel 1997, varia fra 2.427.049 lire per le famiglie monocomponente a 5.072.496 lire per le famiglie con 5 o più componenti. L'aumento della spesa non è proporzionale all'ampiezza familiare, ma risente delle economie di scala che si determinano nell'ambito dei nuclei familiari per cui l'incremento marginale della spesa, al crescere del numero dei componenti, risulta fortemente decrescente. Per esemplificare, passando da 1 a 2 componenti la spesa aumenta di oltre il 30%, mentre passando da 4 a 5 e più componenti meno del 5%. Anche la struttura dei consumi varia con l'ampiezza familiare. In generale, le famiglie numerose concentrano la spesa sui generi alimentari (oltre il 22% del totale), mentre per le famiglie monocomponente la quota più consistente è riservata all'abitazione e alle utenze domestiche (il 33,7% nel 1997 e il 34,1% nel 1998). All'aumentare del numero di componenti, che generalmente implica un più elevato numero di figli in famiglia, aumentano le spese per l'istruzione e il peso che esse hanno sulla spesa media mensile familiare. Le famiglie in cui la persona di riferimento è una donna presentano, sia nel 1997 sia nel 1998, una spesa più contenuta rispetto a quelle con persona di riferimento uomo. Tuttavia, la differenza è consistente unicamente per le famiglie unipersonali: in questo caso, le donne sole spendono circa il 23% in meno degli uomini soli. Ciò è dovuto essenzialmente alla diversa età; infatti, mentre le donne sole sono generalmente di età avanzata, gli uomini single sono per lo più giovani, inseriti nel mondo del lavoro. L'età e le relazioni di parentela tra i componenti, e quindi le tipologie familiari, incidono sul livello e sulla struttura della spesa. Gli anziani (con età superiore a 65 anni), siano essi soli o in coppia, spendono mensilmente meno dei giovani (con età inferiore a 35 anni) i quali mostrano caratteristiche di spesa più diversificate. Per questi ultimi, infatti, i trasporti, l'abbigliamento e le calzature, il tempo libero e la cultura assorbono quote di spesa consistenti, mentre per gli anziani, soprattutto se soli, rispetto a percentuali di spesa molto ridotte per le voci precedenti, si riscontrano quote più elevate per la salute, i combustibili e l'energia elettrica. Le coppie con figli presentano livelli di spesa generalmente più elevati della media nazionale. L'aumento del numero di figli induce un aumento della spesa media mensile che, però, si riduce progressivamente. Inoltre, le famiglie con un più elevato numero di figli destinano in media una quota più consistente di spesa ai generi alimentari e riducono invece la quota di spesa per l'abitazione. Ciò dipende anche dalla maggiore presenza di famiglie numerose nelle aree meridionali del Paese, dove la quota di spesa per l'abitazione è generalmente inferiore rispetto alla media nazionale. Infine, vale la pena di notare come le famiglie monogenitore (che includono sia quelle con figli minori sia quelle in cui i figli, pur maggiorenni, convivono ancora con i genitori, spesso anziani) presentino un livello di spesa più contenuto rispetto alle altre famiglie con figli, con una concentrazione inoltre sulle voci corrispondenti ad esigenze primarie.
La spesa familiare risulta strettamente correlata con la condizione professionale della persona di riferimento del nucleo; se svolgono un'attività lavorativa, la spesa media mensile familiare risulta più elevata rispetto alla media nazionale. Tuttavia, si registrano notevoli differenze secondo la posizione nell'attività lavorativa: la spesa media mensile delle famiglie di imprenditori e liberi professionisti è la più elevata e supera di oltre 2 milioni quella delle famiglie di operai ed assimilati. La spesa più bassa viene registrata per le famiglie in cui la persona di riferimento risulta 'in altra condizione non professionale', categoria in cui confluiscono i disoccupati, i pensionati, le casalinghe eccetera. Le differenze nell'ammontare complessivo della spesa sono dovute essenzialmente alla spesa non alimentare. Essa, infatti, nel caso delle famiglie di imprenditori e liberi professionisti, risulta più che doppia rispetto a quella delle famiglie con persona di riferimento in condizione non professionale; per le spese alimentari il divario è inferiore ad un quarto. Le differenze si mantengono praticamente inalterate nei due anni considerati e si presentano riguardo sia al livello della spesa sia alla sua composizione. La quota destinata ai beni alimentari incide infatti soltanto per il 14,5% nelle famiglie di imprenditori e liberi professionisti (che spendono in media circa 900.000 lire al mese), mentre supera il 21% per le famiglie di operai (840.000 lire circa al mese), pensionati (circa 700.000 lire) ed altri in condizione non professionale (630.000 lire circa).
Nell'ambito delle spese non alimentari, le quote destinate all'abitazione e ai trasporti e comunicazioni, pur risultando sempre le più elevate per tutti i gruppi considerati, presentano differenze significative. In particolare, le famiglie la cui persona di riferimento è pensionata o si trova in condizione non professionale destinano oltre il 30% della spesa totale per l'abitazione, una quota decisamente superiore rispetto a quella osservata per le altre famiglie. Le famiglie in cui la persona di riferimento è ancora inserita nel mondo del lavoro presentano una più forte propensione alla spesa per i trasporti e le comunicazioni, il tempo libero e la cultura.
Le spese per l'abitazione rappresentano la parte più consistente del bilancio familiare. Esse si compongono di numerose voci che vanno dall'affitto, per le famiglie che non possiedono l'abitazione in cui vivono, alla manutenzione ordinaria e straordinaria, alle utenze per i servizi di cui l'abitazione dispone (energia elettrica, telefono, gas, acqua, condominio eccetera). Ciascuna voce presenta aspetti che vale la pena di valutare in dettaglio. Per le famiglie che effettuano spese (affitto,
manutenzione, pagamento di mutui eccetera) è stata calcolata la media degli esborsi. In Italia poco più del 20% delle famiglie vive in abitazione in affitto: esattamente il 22% nel 1997 ed il 21% nel 1998. Esse, nel 1997, hanno speso mediamente 431.839 lire per il canone di locazione dell'abitazione. Nel Mezzogiorno, la spesa per l'affitto è inferiore del 20% rispetto al Nord e la differenza è aumentata nel 1998. Circa il 6% delle famiglie, in entrambi gli anni considerati, hanno effettuato lavori di tinteggiatura o di posa in opera di carta da parati, spendendo in media, per ciascun intervento, 770.832 lire nel 1997 e 782.406 nel 1998. Circa cinque famiglie su cento hanno riparato l'impianto idrico, quello sanitario o quello di riscaldamento, con una spesa media per intervento di circa 620.000 lire nel 1998. Relativamente alla manutenzione straordinaria, gli interventi più frequenti sono rappresentati dai rifacimenti esterni, effettuati da circa il 2,5% delle famiglie, con una spesa media di 3.203.544 lire nel 1997 e 3.597.696 nel 1998. é interessante, inoltre, dare conto dei mutui pagati dalle famiglie per l'acquisto dell'abitazione che, pur rappresentando un investimento e non una spesa per consumi (nella quale dunque non vengono inclusi), costituiscono comunque un'uscita, spesso consistente. Oltre l'8% delle famiglie ha usufruito di un mutuo per il quale ha pagato mensilmente circa 570.000 lire. Nel Mezzogiorno, rispetto alle altre due ripartizioni, vi si fa ricorso meno frequentemente: circa il 6% delle famiglie dichiara di esserne intestataria rispetto al 9% nel Nord e nel Centro. Anche l'ammontare del mutuo presenta differenze territoriali che inoltre si accrescono nel tempo: tra il Mezzogiorno ed il Centro, che presentano i valori estremi, la differenza nel 1997 è risultata pari all'8% e nel 1998 al 14%. Tutte le famiglie, a prescindere dal titolo di godimento dell'abitazione, sostengono spese per le principali utenze. Per l'energia elettrica la bolletta ammonta in media a circa 120.000 lire per bimestre sia nel 1997 sia nel 1998, mentre quella per il telefono, comprensiva anche di telefono cellulare, si attesta intorno a 130.000 lire. Sono sempre più numerose le famiglie che possiedono beni durevoli dell'ultima generazione. Oltre il 60% del totale, senza evidenti differenze a livello territoriale, possiede il videoregistratore e arriva quasi al 28% la percentuale di famiglie che ha la lavastoviglie, bene particolarmente diffuso nelle regioni del Centro-Nord. Nel 1998 il personal computer è presente presso il 20% delle famiglie, mentre nel 1997 la percentuale era pari al 18%. L'aumento più consistente ha riguardato le regioni meridionali le cui percentuali si avvicinano sempre più quelle delle regioni settentrionali. A motivo dello sviluppo tecnologico, la spesa per acquisto di PC è diminuita da 2.670.777 a 2.461.527 lire tra il 1997 ed il 1998. Meno diffusa risulta la segreteria telefonica (soprattutto nel Mezzogiorno), il cui possesso è comunque in aumento, essendo passato dall'11% delle famiglie nel 1997 al 13% nel 1998. Inoltre, risultano in aumento le abitazioni dotate di un condizionatore d'aria (dal 6,0% del 1997 al 6,8% del 1998), sebbene la spesa media per acquisto sia aumentata da 1.877.238 a 2.033.898 lire. Risulta in leggero aumento anche la
presenza in casa del fax che tuttavia riguarda ancora soltanto il 4% delle famiglie. Un discorso a parte merita il telefono cellulare che ha presentato nel biennio la più elevata velocità di diffusione su tutto il territorio nazionale: nel 1997, infatti, era posseduto dal 21% delle famiglie e l'anno successivo la percentuale ha superato il 35%. L'aumento ha corrisposto ad una consistente diminuzione del prezzo; la spesa media sostenuta da coloro che hanno effettuato l'acquisto è passata infatti da 685.692 lire nel 1997 a 545.346 nel 1998.
La nuova indagine sui consumi è effettuata ogni anno in 488 comuni e coinvolge un campione di circa 24.000 famiglie. Il disegno di campionamento è a due stadi: le unità di primo stadio sono i comuni, le unità di secondo stadio sono le famiglie. Il territorio italiano è stato suddiviso in 234 strati, in base alla tipologia del comune, alla sua dimensione demografica ed alla regione di appartenenza. In particolare, 107 di tali strati sono formati da un unico comune (comuni autorappresentativi - AR) e comprendono tutti i capoluoghi di provincia più altri quattro comuni non capoluogo che partecipano ogni mese all'indagine. Gli altri comuni (non autorappresentativi - NAR) sono raggruppati, all'interno di ciascuna regione, in modo da ottenere strati all'incirca della stessa dimensione demografica. In ciascuno dei 127 strati così ottenuti, si estraggono tre comuni campione che partecipano all'indagine rispettivamente il primo, il secondo e il terzo mese di ogni trimestre. In sintesi, l'indagine coinvolge ogni trimestre 107 comuni AR e 381 comuni NAR. Le famiglie da intervistare sono estratte in modo casuale delle liste anagrafiche del comune. Oltre a tali famiglie (denominate "famiglie dell'elenco base"), viene selezionato anche un secondo gruppo di unità (denominate "famiglie dell'elenco suppletivo"), da utilizzare in caso di rifiuto iniziale, irreperibilità o impossibilità a collaborare della "famiglia base". La scelta dell'unità sostitutiva avviene considerando il numero di componenti e la sezione di censimento di residenza della famiglia da sostituire. Per ogni mese e per ogni regione sono scelti casualmente due periodi di sette giorni denominati "periodi di riferimento". In ogni comune campione le famiglie da intervistare sono suddivise in due gruppi di pari numerosità che partecipano all'indagine rispettivamente nel primo e nel secondo periodo di riferimento. Ciascuna famiglia partecipa una sola volta all'indagine. La raccolta dei dati è affidata ai comuni che hanno il compito di selezionare le famiglie da intervistare, di individuare, formare, supervisionare e dare assistenza ai rilevatori secondo le modalità ed i tempi indicati dall'Istat. Tutte le 24.000 famiglie che partecipano all'indagine sono preavvertite del loro imminente coinvolgimento, tramite una lettera a firma del Presidente dell'Istat. La lettera, oltre ad informare sui principali obiettivi dell'indagine, cita gli articoli di legge che regolano l'obbligo di risposta ed il rispetto della riservatezza. Nella lettera, inoltre, vengono illustrate le finalità del numero verde allestito per assistere le famiglie nella soluzione di problemi che possano insorgere durante l'indagine. Alle famiglie che partecipano alla rilevazione viene chiesto di tenere nota quotidianamente, nei sette giorni di riferimento, delle spese effettuate per generi di ampio consumo (alimentari, tabacchi, giornali eccetera) mediante un apposito questionario (denominato "libretto degli acquisti") e di partecipare all'intervista conclusiva condotta all'inizio del mese successivo. Durante tale intervista vengono rilevate, mediante un secondo questionario (denominato "riepilogo delle spese"), notizie socio-demografiche riguardanti i componenti della famiglia, notizie e spese relative all'abitazione, a mobili ed apparecchiature, ad abbigliamento e calzature, alla salute, ai trasporti e comunicazioni, al tempo libero, spettacoli ed istruzione, ad altri beni e servizi, oltre a notizie su reddito e risparmio. I questionari compilati, dopo un primo esame presso i comuni, vengono controllati da personale esperto presso l'Istat il quale verifica che le operazioni di raccolta dei dati siano state effettuate secondo le direttive metodologiche impartite. Il risultato di tale controllo viene comunicato all'Ufficio regionale dell'Istat competente per territorio, in modo che esso possa intervenire presso i comuni per evitare, nei successivi mesi di indagine, il ripetersi di problemi eventualmente riscontrati. I singoli questionari vengono quindi registrati, dallo stesso personale, su personal computer mediante un software che consente il controllo delle coerenze logico/formali del modello di rilevazione e la diagnosi di eventuali valori "sospetti" delle spese annotate. L'obiettivo di tale procedura è quello di ridurre gli errori di digitazione e di consentire la possibilità di ricontattare telefonicamente la famiglia per sanare eventuali lacune ed anomalie del questionario. L'istituzione di tale fase di revisione assistita da computer, mediante la quale si consegue un notevole miglioramento nella qualità dei dati, costituisce una delle scelte più importanti ed innovative che hanno caratterizzato la nuova indagine. Ulteriori incoerenze possono essere messe in luce attraverso il confronto con l'intero archivio dei dati. Le incoerenze vengono eliminate mediante specifici software, basati su una metodologia probabilistica, i quali correggono gli eventuali valori errati. Il metodo si basa, essenzialmente, sulla ricerca di una famiglia che abbia caratteristiche simili a quella che presenta il dato errato e che sia in grado, quindi, di donare l'informazione colmando quella mancante o rimpiazzando quella errata. I dati così controllati sono utilizzabili per la "costruzione" delle stime. Esse sono determinate moltiplicando i valori campionari per opportuni "coefficienti di riporto all'universo" che tengono conto delle differenti probabilità delle famiglie i essere incluse nel campione. Nella procedura si tiene anche conto di informazioni desunte da fonti esterne affidabili (il numero di famiglie e la popolazione residente, per sesso e classe d'età), in modo da ricostituire le caratteristiche principali della popolazione di riferimento nei vari periodi di indagine. Oltre a quelle riferite all'intero anno di rilevazione, ogni trimestre sono calcolate stime per particolari capitoli di spesa, utilizzate per la valutazione dei conti economici nazionali trimestrali. Il piano di diffusione dei risultati prevede la pubblicazione annuale della spesa media mensile familiare, a differenti livelli di disaggregazione, secondo alcune principali variabili (ripartizione geografica e regione, ampiezza e tipologia familiare, caratteristiche socio-demografiche della persona di riferimento eccetera). Contestualmente alla pubblicazione, viene messo a disposizione degli utilizzatori il file standard dei dati elementari, conforme alla normativa per la tutela della riservatezza e del segreto statistico. I dati dell'indagine sui consumi delle famiglie sono utilizzati anche per le analisi della distribuzione del reddito e della povertà.
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