LA CARTA DELLE CACCE
e LA CARTA DEL PAESE DELL'AMORE
La straordinaria configurazione che aveva
assunto la regione parigina alla fine dell'Ancient
Regime in seguito alla creazione di tutte queste dimore circondate da parchi è
stata fortunatamente fissata sulla Carta delle Cacce, tracciata dal 1765 per
ordine del re dall'ingegner Jean-Baptiste Berthier. Come nella mappa del cielo, essa è cosparsa di
stelle: sono i crocevia in cui si radunano le cacce. L'inseguimento della
selvaggina ha indotto i re ad uscire dalle foreste demaniali, spingendoli ad
estendere il loro dominio ai pascoli e ai campi arati. In effetti la passione
per la caccia, costante dal primo dei Valois
all'ultimo dei Borboni, mette localmente in pericolo
l'equilibrio naturale della fauna. Si cacca a tiro, alla corsa e perfino a
volo, ogni giorno e per tutta la stagione. Tuttavia, mentre Luigi XIV si
accontentava di un cervo al giorno, ce ne vogliono tre per Luigi XV, che
triplica la consistenza della propria scuderia di caccia e delle proprie mute.
Per permettere la produzione di selvaggina senza interrompere la caccia al
tempo degli amori, i cacciatori si spostavano da Versailles a Fontainebleau, a Compiegne ed in
altri posti. Ciò malgrado, il lupo scompare da Versailles alla fine del regno di
Luigi XIV.
La tenta di Versailles è inizialmente un parco di cacca racchiuso entro mura di
cinta, una parte del quale è stata destinata a giardini ed all'edificazione del
castello. Il parco della dimora del 1623 comprende una quarantina di ettari
acquisiti da 17 proprietari diversi. Questo parco viene raddoppiato con
l'acquisizione della signoria nel 1632. Nel 1636 il complesso, che corrisponde
agli atuali giardini, è stato recintato. Nel 1662,
quando l'interesse di Luigi XIV per Versailles è ancora affatto nuovo, il parco
ha raggiunto i 1000 ettari. Alla fine del suo regno si distinguono i giardini
che coprono 95 ettari, il Piccolo Parco che ne copre 1700 e che dispone di un
proprio recinto e infine il Parco di Cacca di 6000 ettari, recintato da un muro
di 43 chilometri. All'interno sopravvivono otto parrocchie, alcuni astelli, borghi e masserie.
L'abbondanza di selvaggina nel vallone di Galie non è sufficiente a spiegare questa improvvisa
infatuazione dei re per un luogo apparentemente cosìdisgraziato.
Senza dubbio ha contato molto, all'origine, il temperamento ombroso di Luigi
XIII che ha creduto di trovare in questo sito il ritiro a cui ambiva. Luigi
XIII rifuggiva la corte di Saint-Germain e
soprattutto le dame che, al seguito della regina, riempivano il castello dei
loro fulgori, i fulgori delle conversazioni, delle toilettes,
delle risate e delle grazie femminili. La regina stessa non ha un suo spazio
nella prima palazzina di Versailles. Nel novembre del 1626 ella compie un
viaggio in giornataper visitare la nuova dimora, poi
ancora nell'aprile del 1653 per vedere gli ampliamenti realizzati. Quando il
vaiolo minaccia Saint-Germain, Luigi XIII chiede a Richelieu di far condurre a Versailles i principini; ma
rifiuta di ricevervi la regina e il suo seguito: "Confesso che potrebbe anche
alloggiare a Versailles con i miei figli ma temo questa moltitudine di donne
che mi rovineebbero tutto" (Corrispondenza di Luigi
XIII con Richelieu). Tuttavia, fra il seguito della
regina, Luigi XIII aveva notato Luise de La Fayette per cui nutriva una casta passione. Per sfuggire
alle avance del re, la pia fanciulla non trovò altro scampo che quello di
entrare in convento. Disperato, il re parte per Versailles dove vorrebbe ormai
vivere da anacoreta dopo aver abdicato a favore del figlio. Se avesse messo in
atto il suo progetto, si sarebbe ammirato l'adattamento al sito a questa
austera vocazione.
Gli amori contrastati di Luigi e di Luisa
vengono descritti nella Carte du Tendre,
in un capitolo di Clèlie, il romanzo-fiume
di Mademoiselle de Schudèruy,
altra testimone dei primi lavori versagliesi.