LA NUOVA
CULTURA: POSITIVISMO E NATURALISMO
Accanto agli aspetti effimeri della vita
borghese nelle grandi città, si affermò nella seconda metà del secolo anche
un'istanza di rinnovamento della cultura ufficiale che assunse come punto di
riferimento il POSITIVISMO,
una filosofia che alle astrattezze dell'Idealismo romantico opponeva
l'efficacia concreta del metodo
scientifico galileiano, applicandolo in ogni campo del sapere. Il
positivismo univa l'impianto materialistico della cultura illuministica con le
aspettative di una società più giusta ed equilibrata avanzante dal socialismo
utopistico. La storia dell'umanità, dopo aver attraversato uno STADIO TEOLOGICO
(dominato dal pensiero religioso) e poi METAFISICO (dominato dalla razionalità
astratta), si apprestava ormai ad entrare nell'età del sapere concreto o
POSITIVO che avrebbe trovato nella scienza, nella tecnica e di conseguenza
nell'industria la sua massima esplicazione. Il Positivismo rinunciava ad ogni
inutile metafisica e forniva un notevole impulso al sapere sperimentale. In un
clima d'acceso ottimismo, di fiducia nella ragione chiamata ingenuamente a
promuovere il progresso senza fine dell'umanità, nascevano nuove scienze come
la psicologia e la sociologia. Contribuivano a suffragare l'entusiasmo i
successi ottenuti nel campo delle scienze naturali, dove si distinsero il
francese LUIS PASTEUR, le cui indagini sulla microbiologia permisero di
debellare infezioni batteriologice come il tetano, il tifo, la peste, e
l'inglese CHARLES DARWIN, al quale si dovette la teoria della selezione naturale. Lo scienziato
inglese sosteneva che la natura, senza alcun disegno provvidenziale, opera una
selezione delle varie specie sempre in lotta fra loro per l'esistenza e che a
causa del condizionamento ambientale sopravvivono solo le specie e gli
individui più adatti. Su tali basi nel saggio L'origine dell'uomo (1871)
Darwin poteva affermare che la stessa specie umana discende da quelle
precedenti, suscitando un enorme scalpore nei circoli culturali
tradizionalistici e provocando l'immediata condanna dalla chiesa.
Nella letteratura e nell'arte s'impose
un'esigenza di realismo, che rinunciava allo spiritualismo elitario di gran
parte del Romanticismo e portava l'attenzione degli intellettuali verso le
classi subalterne come la piccola borghesia o il proletariato. A tali
riferimenti s'ispirò il romanzo
naturalistico, sorto in Francia e divenuto rapidamente un modello per
l'intero continente (Gustave Flaubert). Zola dal canto suo si prefiggeva la
realizzazione di un romanzo
sperimentale,
capace di cogliere il meccanismo dei fenomeni umani. La pittura a partire
dovette anche confrontarsi con la crescente diffusione della fotografia, quindi
prediligeva la rappresentazione drammatica di scene di vita popolare. Monet e
Renoir voltarono le spalle al realismo, ritenuto ormai dominio esclusivo
dell'obbiettivo fotografico, per sottolineare la soggettività delle impressioni
(IMPRESSIONISMO),
ricorrendo alla tecnica delle secche pennellate e dei forti contrasti
coloristici che apriranno alla pittura nuovi, ulteriori orizzonti.