Jung, Carl
Gustav
psicanalista
svizzero (Kesswyl 1875-Küsnacht, Zurigo, 1961). Dopo aver studiato medicina a Basilea, si dedicò alla psichiatria
seguendo i corsi di P. Janet a Parigi e di E. Bleuler a Zurigo. Nel 1907 si
recò a Vienna, dove conobbe S. Freud e ne divenne immediatamente il discepolo
prediletto. Nel 1908 fu promotore del primo convegno di psicologia freudiana e
nel 1910 divenne presidente dell'Associazione Internazionale di Psicanalisi.
Questo avvenimento creò notevoli dissapori nel gruppo dei discepoli di Freud,
che condussero alla diaspora di molti di essi, primo fra tutti A. Adler. Dopo
l'assunzione di J. alla presidenza dell'associazione, comunque, cominciarono i
primi dissensi anche tra questi e Freud, sia per divergenze sul modo di condurre
l'Associazione, sia anche per motivi più direttamente legati a problemi
teorici. J. aveva cominciato a elaborare un suo sistema originale: cercava
conferme a tale suo sistema anche in studi antropologici e religiosi (compì,
infatti, alcuni viaggi in Africa e presso i Pueblo dell'Arizona e del Nuovo
Messico per constatare direttamente le manifestazioni della psiche primitiva) e
si distaccava sempre più dalle idee del maestro. Dal 1912 al 1914 si completò
infine il distacco tra i due, e J., abbandonata definitivamente la psicanalisi
classica, fondò una sua scuola, detta di psicologia analitica. Rispetto a
Freud, J. presta molto meno importanza alla sessualità. Anche il concetto di libido è quindi in J. diverso: egli
infatti concepisce la libido come
un'energia psichica indifferenziata, che potrà rivolgersi all'interno o
all'esterno dell'individuo. È questo il livello attitudinale della tipologia
junghiana: a un orientamento verso l'esterno della libido corrisponderà infatti il tipo estravertito, a un orientamento
verso l'interno il tipo introvertito. Ma accanto al livello attitudinale J.
considera anche un livello funzionale, in cui agiscono pensiero, sentimento,
sensazione e intuizione. Di queste quattro funzioni, ve ne sarà una superiore,
che avrà un ruolo predominante, con un'altra ausiliaria; le altre due agiranno
a livello inconscio, particolarmente l'inferiore, che si esprimerà soprattutto
nei sogni e nelle fantasie. Ancora da osservare come J. ponga, accanto
all'inconscio individuale, un inconscio collettivo, comune a tutti gli uomini,
determinato per evoluzione, in cui sono depositate le esperienze della specie
umana sotto forma di «archetipi», definiti come «condizioni congenite di
intuizione». Essi si rivelano nei sogni, nei simboli, nelle leggende comuni a
tutte le razze e società. L'inconscio personale è invece strettamente
determinato dalla storia dell'individuo e i suoi contenuti possono emergere
alla coscienza nei sogni, come nel trattamento analitico, sotto forma
soprattutto di complessi, concetti associati a emozioni che orientano il
comportamento. Nella neurosi J. individua un atteggiamento creativo volto alla
realizzazione di se stessi (processo d'«individuazione») o, meglio, del «Sé»,
cioè dei contenuti universali della psiche giunti al livello chiarificatore e
organico della coscienza. Fra le opere principali: Wandlungen
und Symbole der Libido (1912; La libido, simboli e trasformazioni), Die Psychologie der unbewussten Prozesse
(1917; Psicologia del processo inconscio), Die
Beziehungen zwischen dem Ich und dem Unbewussten (1928; trad. it. L'Io e l'Inconscio), Seelenprobleme
der Gegenwart (1931; trad. it. Il problema dell'inconscio nella psicologia
moderna), Psychologie und Erziehung
(1946; Psicologia ed educazione).